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sabato 28 aprile 2012

Eric Berne e l'Analisi Transazionale


Eric Berne

Eric Leonard Bernstein, conosciuto come Eric Berne nacque a Montréal il 10 Maggio 1910. Dopo la laurea in medicina si arruolò nell'esercito come ufficiale medico.
     Nel 1941 iniziò il suo tirocinio come psicoanalista al New York Psychoanalytic Institute, con Paul Federn ed è proprio dalle teorie di quest’ultimo da cui inizierà a muovere i primi passi..
All’interno del corpo militare ebbe modo di raccogliere prezioso materiale clinico e iniziare a sviluppare le sue tesi. Congedato dall'esercito nel 1946, riprese il suo tirocinio in psicanalisi presso il San Francisco Psychoanalytic Institute. Nel 1947completò gli studi con Erik Erikson, con cui lavorò per due anni.
     Nel 1956, tuttavia,  la sua candidatura a psicanalista fu bocciata, con il suggerimento di fare altri quattro anni di analisi personale prima di ritentare a chiedere il riconoscimento.
     Berne fu invece galvanizzato dal rigetto, che rilanciò la sua ambizione di estendere la psicoanalisi. Iniziò quindi a tentare un approccio originale alla psicoterapia.


Le nascita dell'Analisi Transazionale

     A un certo punto della sua carriera, Berne si imbatté in un paziente che
aveva un’abitudine eccessiva al gioco d’azzardo: quest’individuo usava, per aumentare le sue possibilità di vincita, sia un sistema logico sia un sistema superstizioso. Le sue superstizioni prendevano la forma di alcuni rituali, come, ad esempio, fare una meticolosa doccia nel suo albergo dopo ogni vincita. Rilevante in questo senso era anche la logica distorta che egli usava per descrivere le sue perdite: se aveva perso 50 dollari, diceva che, avendone destinati 100 al gioco, e avendone persi solo 50, in realtà ne aveva guadagnati 50. D’altro canto, il suo pensiero logico di ogni giorno era completamente differente dal suo pensiero superstizioso. Durante una seduta di terapia, venendo a conoscenza di un episodio relativo all’adolescenza del paziente, Berne si rese conto che quest’ultimo impiegava nella vita di tutti i giorni due categorie di pensiero. Una era quella del pensiero logico ed efficiente che usava con successo nel suo lavoro, l’altra categoria era costituita da un sistema irrazionale che sarebbe stato più appropriato e si fosse manifestato in un fanciullo. Uno stato della personalità aveva a che fare con i suoi affari, un altro con le sue fantasie.
     Sia Berne che il paziente si resero conto che questi due distinti modelli di comportamento erano fenomeni i quali potevano prontamente essere identificati grazie al particolare tono di voce e alle espressioni facciali che l’accompagnavano.
Berne chiamò ciascuno di questi fenomeni uno “Stato dell’Io” caratterizzato da un modo distinto e coerente di pensare, sentire e agire.
     Un altro soggetto che Berne aveva in cura in quel periodo, era un avvocato che pur essendo un abile professionista, capace di portare avanti il suo lavoro con serietà, aveva momenti di perdita del controllo in cui rubava cose dai supermercati: in altre parole aveva degli atteggiamenti che sembravano proprio venire dal passato. Fu lo stesso avvocato a dire che quando rubava nei supermercati si sentiva come un bambino e, di fatto, da bambino lui rubava. Quando invece era in tribunale si sentiva un adulto. Anche con lui Berne iniziò ad analizzare i comportamenti dell’avvocato attraverso il bambino e l’adulto. La domanda era semplice: “In questo momento che sei?”  “Bambino”; “In questo momento che sei?” “Adulto”, e il semplice definire, incasellare i comportamenti nell’una o nell’altra categoria portava delle comprensioni, delle consapevolezze e dei piccoli cambiamenti. Ciò rafforzò l’idea di Berne di analizzare i suoi clienti in termini di Stati dell’Io.
Berne arrivò a questa teoria non componendola a tavolino, ma facendo moltissima pratica.
     Quello di Stati dell’Io, tuttavia, non è un concetto nuovo: già altri ne avevano parlato, ma Berne ne fa una parte centrale della sua teoria della personalità.