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mercoledì 11 aprile 2012

La percezione del mondo interiore


Psicoterapia della Gestalt
Rembrandt – Mèditation du philosophe - Louvre
     La maggior parte delle più importanti e riconosciute teorie della percezione hanno messo in risalto il ruolo degli organi sensoriali, in primis la vista, nel cercare di dare una spiegazione sul funzionamento percettivo. Questo ha implicato una costante e continua attenzione al mondo esterno, ad una concezione più ecologica, che vede l’uomo al centro di un ambiente in continua evoluzione.
  Se consideriamo solo i paradigmi propri della scienza, che si basano sostanzialmente su principi di verificabilità, criteri relativi alla ripetibilità dell'applicazione del metodo e sulla necessità di raggiungere risultati misurabili, c’è un aspetto della percezione di cui è difficile reperire ricerche e teorie di riferimento se non in testi vicini alla filosofia o alle pratiche spirituali: mi riferisco alla percezione del mondo interiore.
     Il primo problema che bisogna affrontare è la scelta degli strumenti da utilizzare in questa diversa forma di percezione: risulta ovvio che gli organi sensoriali, strumenti prediletti nella percezione della realtà esterna, non si possono utilizzare per questo tipo di indagine.
Psicoterapia della Gestalt
Ma Yuan
Disegno dell’epoca Dinastia Sung
     Una ricerca singolare e allo stesso tempo interessante è quella riportata nel libro di Aldous Huxley dal titolo “Le porte della percezione”. Nel suo saggio l’autore parte da un assunto che vuole verificare e cioè che la mescalina, una droga ricavata dal peyotl, una pianta messicana, aveva la proprietà principale di imitare la principale fra le psicosi, la schizofrenia.
L’autore nel verificare questa ipotesi utilizza la sostanza su di sé arrivando a conclusioni che se da un lato si allontanano dall’ipotesi iniziale, dall’altro aprono le porte a un nuovo filone da esplorare. Il lavoro che ne deriva, raccolto in questo saggio, non è altro che la descrizione dettagliata, e le relative riflessioni, basate su questa esperienza.
Psicoterapia della Gestalt
Ma Yuan
- Salici e Montagne -
Disegno dell’epoca dinastia Sung
     Nel suo argomentare, lui arriva alla seguente conclusione che cito testualmente: “L’uomo è composto da ciò che potrei chiamare il Vecchio Mondo di coscienza personale e, al di là di un mare di divisione, di una serie di Nuovi Mondi: le non troppo distanti Virginie e Caroline del subcosciente personale e dell’anima vegetativa; il Far West dell’inconscio collettivo con la sua flora di simboli, le sue tribù di archetipi aborigeni; e al di là di un altro più vasto oceano, agli antipodi della coscienza quotidiana, il mondo della Esperienza Visionaria.”
Secondo Huxley, la mescalina può aiutare l’individuo a transitare nel mondo che lui chiama dell’Esperienza Visionaria, questo mondo che lui definisce agli antipodi della mente e che non bisogna interpretare come una esperienza mistica. Essa infatti è ancora lontana dal Piano Divino, ma da esso ci si può affacciare per avere come un punto di vantaggio dal quale il Piano Divino può esser visto più chiaramente anziché dal livello dell’ordinaria esistenza individualizzata.
Come è possibile che la mescalina provochi il trasporto dell’individuo dall’esistenza quotidiana a un’altra realtà dove l’individuo è in grado di percepire se stesso e il mondo in maniera differente?
Psicoterapia della Gestalt
Caccia notturna – Dipinto di Paolo Uccello
 Museo di Ashmolean - Oxford
Questa sostanza permetteva all’autore di contemplare quanto lo circondava facendogli perdere interesse per le relazioni umane, le azioni e i doveri necessari. Solitamente noi conosciamo la contemplazione nelle sue forme più ordinarie, come pensiero speculativo; come concentrazione rapita nella pittura, nella poesia o nella musica. Con la mescalina invece si conosce la contemplazione all’apice ma non nella sua pienezza: essa infatti introduce alla contemplazione, ma una contemplazione incompatibile con l’azione e anche con la volontà di agire, con lo stesso pensiero di agire.[1] Contemplare senza agire.
    A questo punto possiamo chiederci: la percezione estetica di un’opera d’arte, che presuppone anch’essa una forma di contemplazione, può portare il soggetto ad una conoscenza del proprio mondo interiore? Può essere considerato uno strumento al pari degli organi di senso per questo tipo di esplorazione? Può, in altre parole, trasportare il soggetto nel mondo dell’Esperienza Visionaria?
Psicoterapia della Gestalt
Dipinto di Henry “Doganiere” Rousseau
Volendo analizzare il fenomeno su un piano prettamente speculativo, considerando i dipinti ad esempio, possiamo dire che a parità di merito (poiché niente può compensare la mancanza di talento) quelli che trasportano l’osservatore nel Mondo dell’Esperienza Visionaria prima degli altri, sono i paesaggi che rappresentano oggetti naturali a una grande distanza e quelli che li rappresentano vicinissimi.
Psicoterapia della Gestalt
Buddha seduto di Khmer
La distanza dà fascino alla veduta; ma lo fa lo stesso la propinquità. Una pittura Sung di montagne, nuvole e torrenti lontani ci trasporta; ma altrettanto ci trasportano i primi piani di foglie tropicali nelle giungle del – Doganiere – Rousseau o la famosa e bellissima foresta in primo piano rappresentata nella Caccia Notturna di Paolo Uccello. Lo stesso punto di vista non umano deve essere adottato da ogni artista che cerchi di rendere la scena a distanza. Queste visioni trasportano la mente verso gli antipodi poiché la Natura primitiva ha una strana somiglianza con quel mondo interiore dove non si tiene conto dei nostri desideri personali e neppure degli interessi durevoli dell’uomo in generale.
Nell’attività cognitiva verticale vi è un primo trattamento gerarchico ascendente (bottom-up) in cui salgono subito alla coscienza percettiva le caratteristiche ecologicamente rilevanti ovvero legate ad un riconoscimento (anche non concettuale) della forma percepita. A questo processo si unisce un apprendimento percettivo attenzionale guidato, ovvero un trattamento a cascata (top-down) degli stimoli, il quale permette una maggiore definizione in quantità e densità delle componenti trattate nella prima categorizzazione. Pensare la percezione nei termini di un’attività strutturata su più livelli di trattamento dell’informazione, ci dà la possibilità di descrivere il funzionamento dell’attenzione estetica come un’attività di tipo associativo fondata su un trattamento verticale e categorizzante, guidato da una risposta affettiva. (Estetiche della percezione Fabrizio Desideri; Giovanni Matteucci).
Psicoterapia della Gestalt
Lohan cinese della Dinastia Ming
     Solo la media distanza e ciò che può chiamarsi un primo piano più remoto sono rigidamente umani. Quando guardiamo molto vicino o molto lontano, l’uomo o svanisce del tutto o perde la sua supremazia. Lo stesso avviene di fronte alle cose smisuratamente grandi e smisuratamente piccole: l’astronomo guarda ancora più oltre a distanza del pittore Sung e vede ancora meno di vita umana; all’altro estremo della scala il clinico, il chimico, il fisiologo si occupano del primo piano: il primo piano della cellula, della molecola, dell’atomo, del quark, tutte cose che, viste e considerate alla distanza di qualche metro, e anche meno, non lasciano traccia.
Psicoterapia della Gestalt
Stele di Copan
Arte ma anche caratteristiche che si trovano in Natura, quindi, possono essere considerati strumenti per giungere allo stato di contemplazione e conseguentemente possono essere una via verso la percezione del proprio mondo interno.
Il potere di trasporto di molte opere d’arte è attribuibile al fatto che i loro creatori hanno dipinto scene, persone e oggetti che ricordano allo spettatore ciò che consciamente o inconsciamente egli sa dell’Altro Mondo dietro la sua mente.
     Un altro esempio possono essere i grandi capolavori statici dell’arte religiosa. Le figure scolpite degli idoli e degli dei-re egizi, le Madonne e i Pantocratori dei mosaici bizantini, i Bodhisattva e i Lohan cinesi, i Buddha seduti di Khmer, le stele e le statue di Copan, gli idoli di legno dell’Africa tropicale hanno una caratteristica comune: una profonda tranquillità. Ed è precisamente questo che dà loro il potere di trasportare lo spettatore fuori del Vecchio Mondo dell’esperienza quotidiana, lontano, verso i visionari antipodi della psiche umana.
Ricordiamoci che essere occupati è la legge del nostro essere. Ma ciò che ci serve per la percezione del mondo interiore dovrebbe essere un non far niente in particolare, rappresentato proprio da questi idoli sopra descritti.
     Lo stesso avviene in tutte le altre forme d’arte come la musica, la letteratura, l’architettura ed è possibile riscontrare forme di contemplazione in qualsiasi tipo di religione al mondo.
Possiamo rischiare una generalizzazione e dire che qualsiasi cosa, in natura o in un’opera d’arte, in grado di provocare una forma di contemplazione, potrebbe essere in grado di trasportare, anche se in forma parziale e attenuata, nel Nuovo Mondo dell’Esperienza Visionaria.


***

     Uno stato simile si cerca di raggiungere attraverso la tecnica della meditazione.
Sono state date innumerevoli definizioni di meditazione: secondo il modello proposto da Naranjo, esistono diverse forme di meditazione che non sono differenti tra loro, bensì sono complementari. Queste forme di meditazione possono essere raggruppate intorno a tre assi, come rappresentato nella figura di seguito riportata.
Più nello specifico, possiamo affermare che l’asse della cognizione si presta ad una meditazione centrata sull’attenzione all’esperienza sensoriale, vissuti e processi di pensiero (prestare attenzione) o su un regno astratto e immaginario (evocazione del sacro); l’asse della volizione, invece, si presta ad una meditazione centrata sul calmare la mente (non fare) o sul lasciare andare; infine, l’asse affettivo è centrato su principi di mancanza di energia, di sentimento, rinuncia e sacrificio (non attaccamento) o su una piena energia psichica (amore).
Psicoterapia della Gestalt
Questi sei processi fanno tutti parte dello stesso processo meditativo: non sono altro che approcci diversi a un singolo processo di sospensione dell’io o di temporaneo dissolvimento dell’io.
Le frecce convergenti del disegno dovrebbero fare intuire che i diversi approcci portano tutti allo stesso risultato.
     Ma perché abbiamo bisogno di ricorrere a questo processo di sospensione e dissolvimento temporaneo dell’io? Che cos’è questo “io”?
Secondo la teoria dell’autoregolazione organismica di Fritz Perls, l’uomo è stato progettato per vivere in armonia con il mondo. Quando ci abbandoniamo alla spontaneità interiore, l’individuo funziona correttamente.
Ebbene possiamo considerare l’io come un usurpatore che prende il controllo della psiche, cosicchè al posto di una situazione salutare e auspicabile, di controllo dell’intero complesso corpo/mente da parte del processo di regolazione organismica, è solo una parte ad avere il controllo e ad instaurare un’implicita tirannia interiore.
Per fare tutto ciò, l’io attiva un processo di incoscienza attiva, che consiste nel bloccare la consapevolezza, interferire con l’impulso e impedire la percezione delle sensazioni corporee complete, della consapevolezza emotiva e della conoscenza diretta del pensiero.
Le sei azioni meditative sopra descritte non sono altro che sei modi per disfare l’io. Questo provoca un effetto che è molto simile all’effetto figura-sfondo.
Psicoterapia della Gestalt
Bloccando temporaneamente l’io, esso passa sullo sfondo facendo risaltare in primo piano alla nostra coscienza ciò che invece quotidianamente risulta essere sullo sfondo: la nostra vera Essenza.
Le sei azioni meditative, quindi, altro non sono che sei sentieri che conducono alla realizzazione dell’Essere.
     Uno di questi sentieri, è quello del “lasciare andare”, il cui punto centrale consiste nel lasciare che la mente segua spontaneamente il suo corso. Questo stato è ben rappresentato dalla metafora zen del cielo vuoto che permette il passaggio di nubi e uccelli; una condizione in cui il meditante diviene consapevole di un nucleo stabile mentale, sempre silenzioso e indifferenziato, non disturbato né oscurato dalla corrente dei pensieri o da altri eventi mentali, che proprio in considerazione della non ostruzione (della condizione mentale) dà il via a una libertà creativa massima e a un adeguamento organico.
Il lasciare andare, nel momento in cui dissolve tutto quello che è presente nella psiche, diventa una cura naturale a tutto quello che sta andando per il verso sbagliato. Quali che siano le dinamiche, le abitudini, i pensieri e le emozioni, se siamo in grado di interrompere ogni attività non funzionale a cui ci stiamo dedicando, otterremo un temporaneo stato di salute.
Condizione questa molto simile allo stato di “contemplazione” che abbiamo descritto all’inizio.
     C’è un dipinto di un artista giapponese del diciassettesimo secolo che riassume quanto appena espresso: esso rappresenta una gazza marina, appollaiata su di un ramo spoglio, in attesa, senza scopo. Sopra, sotto e intorno, niente. L’uccello orientale si contenta semplicemente di esistere, di essere intensamente e assolutamente là.
Lui semplicemente È.




Gaetano Buonaiuto


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[1] “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”. (Vangelo - Luca 10, 38-42)
Marta corrisponde alla via del fare, mentre Maria corrisponde alla via del contemplare. La mescalina apre la via di Maria, ma chiude la porta di quella di Marta. Per questo motivo la contemplazione risulta all’apice  ma non ancora nella sua pienezza. Perché nella sua pienezza la via di Maria include la via di Marta e la solleva, per così dire, alle proprie più alte possibilità.



Bibliografia

Claudio Naranjo – La via del silenzio e la via delle parole – Astrolabio
Aldous Huxley – Le porte della percezione – Mondadori
Vangelo – Luca 10, 38-42
Fabrizio Desideri e Giovanni Matteucci – Estetiche della percezione – Firenze University Press