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mercoledì 6 novembre 2013

Descrizione libro “O.R.A.: Obiettivi, Risorse, Autoefficacia” (Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport)

Matteo Simone

L’obiettivo di questo mio scritto è illustrare argomenti riguardanti il raggiungimento di obiettivi nella vita e nello sport, con tecniche della psicoterapia della Gestalt, approccio E.M.D.R. e Ipnosi Ericksoniano, integrando con aspetti della Psicologia dello Sport, quali il goal setting, la motivazione, l’autoefficaicia, riportando un mio modello di intervento denominato Modello O.R.A. che è l’acronimo di Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia.

Modello O.R.A. (Obiettivi, Risorse, Autoefficaica) applicato al gruppo
Questo è un lavoro complesso e comporta la conduzione del gruppo da parte di uno psicoterapeuta che usi l’approccio EMDR, in modo da permettere un lavoro di definizione ed elaborazione di obiettivi e risorse occorrenti ed al contempo un lavoro di individuazione e potenziamento, rafforzamento di risorse.
Contempla interventi di gruppo ed individuali.
In gruppo avviene la definizione dell’obiettivo del gruppo mentre nelle sedute individuali viene definito l’obiettivo individuale.
Quello che potrebbe emergere, per esempio, voglio vincere campionato come obiettivo di gruppo; voglio essere capocannoniere, o miglior portiere con minor goal subiti, ecc.. come obiettivo individuale.
Oppure voglio vincere staffetta come obiettivo di squadra; voglio migliorare tempo mia frazione come obiettivo individuale.
Ogni componente del gruppo dovrebbe scrivere il suo obiettivo di squadra, il più dettagliato possibile, per esempio tempo di esecuzione, reti segnate, subite, vedersi nel raggiungimento dell’obiettivo di gruppo, sentire se è una cosa credibile ed osservare quali potrebbero essere le proprie risorse e quelle degli altri componenti per raggiungere l’obiettivo.
Quindi andrebbe scritto tutto in sedute di gruppo, i componenti riportano su un foglio tutto quello che sperimentano, obiettivi, risorse proprie o degli altri.
Vengono verificati gli obiettivi che ognuno ha individuato tra i componenti del gruppo, si notano eventuali differenze di obiettivi rispetto ai tempi di raggiungimento o qualitativi.
Si stabilisce un obiettivo condiviso da tutti i componenti e si individuano le risorse occorrenti per il raggiungimento dell’obiettivo della squadra, quindi ognuno individua le proprie risorse e quelle di ogni componente.
Si discute assieme rispetto alle risorse individuate e si stabiliscono assieme le risorse, qualità, caratteristiche che ogni componente ha disposizione e che sarebbe eventualmente da potenziare per il buon esito della performance della squadra.
Per aumentare la propria autoefficacia in modo da beneficarne l’intera squadra, è importante che le risorse individuate vadano legate ad esperienze passate dove si è dimostrato di possederle, in modo da recuperarle mentalmente, e al fine di questo recupero ogni componente può individuare episodi propri o relativi ad altri componenti del gruppo.
Per esempio un atleta può ricordare una propria prestazione di successo dove ha dimostrato di utilizzare la risorsa individuata per l’obiettivo comune della squadra, esempio, l’attenzione, la determinazione, la giusta gestione dell’ansia, il divertimento, ecc..
Dopo aver stabilito per ogni componente la risorsa occorrente per il buon esito della prestazione di squadra, si può invitare ogni componente ad immaginare la prestazione di squadra nella quale ogni componente si esprime con la risorsa occorrente. Questa esperienza permette di individuare eventuali aspetti critici, permette di vedersi raggiungere l’obiettivo stabilito, di sentire le sensazioni piacevoli collegate.
Questa modalità di lavorare con il gruppo permette anche un lavoro di consapevolezza della squadra rispetto alle proprie potenzialità.
A fine lavoro che può durare diverse sedute, ogni componente della squadra potrebbe avere la consapevolezza maggiore rispetto al proprio impegno nella squadra e quello degli altri, e scoprire come è percepito dagli altri componenti, potrebbe essere un’occasione di confronto e di allenamento a tavolino che aiuta a gestire le dinamiche di gruppo pre, durante e post prestazione sportiva.
Periodicamente è possibile stabilire un incontro per fare il punto della situazione e comprendere cosa c’è stato di positivo e su cosa sarebbe necessario focalizzare l’attenzione per costruire un clima di squadra teso alla performance.
Trattasi di un manualetto, un piccolo saggio da leggere che cattura inizialmente l’attenzione per la sensibilità degli argomenti, per la semplicità, per l’utilità nella vita quotidiana, gradualmente si arriva a comprendere il modello di intervento.
Si rivolge agli adulti, educatori, operatori d’aiuto, studenti di psicologia, psicologi, psicoterapeuti, professionisti che gravitano attorno al mondo dell’atleta e agli atleti stessi.
Un modello di intervento denominato Modello O.R.A. da utilizzare in base alle competenze degli operatori, dei professionisti, in quanto il modello si può adattare in base alla propria professionalità.
Le persone sono interessate a capire cosa fare per riuscire in qualcosa. Non vogliono necessariamente essere curate ma apprezzate in qualcosa che riescono. Possono avere necessità di qualcuno che gli mostri in qualche modo una strada percorribile, che si prenda cura di loro, che sia interessato a quello che fanno, senza pretese, senza deliri di onnipotenza.
Introduzione a cura di Nino Geniola, psicologo-psicoterapeuta, riporto alcuni passaggi: “Matteo Simone parte da se stesso, dalla propria esperienza personale di sportivo e psicologo psicoterapeuta, proponendo un’integrazione di procedure volte alla creazione del suo modello, battezzato con l’acronimo O.R.A., che sembra rendere omaggio al “qui e ora” di perlsiana memoria.
In questo libro vi è la spinta ottimistica a ricercare il benessere attraverso lo sport, prestando attenzione alle risorse a disposizione dentro ogni singola persona.
O.R.A. è una formula efficace dal punto di vista del problem solving e può rappresentare un valido supporto a chi è interessato alla psicologia dello sport, della salute e del benessere.
Matteo Simone, in questo suo scritto, punta sull’idea che ogni persona possa dimostrare di avere talento e sperimentare autoefficacia, in qualsiasi campo della vita...”
Prefazione di Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari, riporto alcuni passaggi: “nell’attività sportiva così come nelle pratiche delle arti marziali, il lavoro con la consapevolezza  non si riferirà soltanto alla dimensione corporea ma andrà esteso evidentemente anche all’esperienza emozionale e a quella del pensiero.
Come ha ben evidenziato Matteo Simone descrivendo la pratica nella maratona, oltre un certo livello di soglia tendono a manifestarsi diverse emozioni cariche di sofferenza. Possono sorgere   sentimenti di impotenza e di rinuncia e rassegnazione che rappresentano, come egli l’ha definito, il “muro” sovente considerato invalicabile. Matteo scrive: 'Quindi quando arriva il momento della crisi, del muro, l’invito è osservare le sensazioni di fatica, di dolore, senza giudicare, senza reagire ma considerando di superare momento dopo momento, metro dopo metro, per arrivare al traguardo'.
Da tutto ciò si evince che emozioni e pensieri possono essere utilizzati per potenziare la propria determinazione al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Avendo un corretto atteggiamento come quello praticato nella meditazione Vipassana, emozioni e pensieri possono favorire lo sviluppo della concentrazione in quanto conseguentemente alla loro manifestazione si aumenta l’impegno di non distogliere l’attenzione acquistando pertanto, nel corso dello sviluppo della pratica,  maggiore presenza.”
Presentazione a cura di Isa Magli, riporto alcuni passaggi: “Raggiungere la positività nello sport è scoprire la capacità di resistere alle frustrazioni, agli stress, ad ogni impedimento dopo un evento traumatico, dopo un infortunio, dopo una sconfitta, riacquistando l’autostima, in special modo con una comunicazione efficace continuativa, empatica e non standardizzata.
Incuriosisce un argomento nuovo, quello della “CAPOEIRA”: infatti, dopo una definizione a largo spettro come in partenza in Brasile era una raccolta di diari di capi di spedizione, addetti a riportare indietro gli schiavi neri che volevano scappare, poi intesa come pratica nelle strade e nelle pubbliche piazze dell’esercizio di agilità e destrezza fisica, passa ad annoverare i momenti dell’evoluzione di essa.
Nel 1890 con l’art.402 era clandestina e il CAPOREISTA aveva solo un APELIDO, cioè un soprannome. Nel 1936 l’art.402 del codice penale fu revocato.
Nel 1974  fu riconosciuto come Sport nazionale brasiliano da praticare nelle “ACADEMIES” per il conseguimento  di un diploma la “FORMADURA”, fino a diventare disciplina universitaria e attività pedagogica valorizzando l’impegno-sforzo di ogni persona per l’apprendimento non della vittoria nel gioco, ma la cooperazione fra ludisti nella “RODA”(un momento dello stare insieme e, attraverso musica, canti e battiti delle mani, guardando l’altro e giocando con l’altro). Movimento base è la GINGA che con una gamba piegata in avanti e l’altra dietro serve ad attaccare l’avversario.
L’autore non risparmia l’elencazione degli strumenti della “CAPOEIRA” quali: il BERINBAU (arco musicale); l’ATABAQUE (tamburo); il PANDEIROS (tamburello a sonagli); l’AGOGO (campane di legno e metalliche); il RECO-RECO (specie di raspa di legno); il CAXIXI (strumenti idiofono africano).

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