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giovedì 26 febbraio 2015

CONVEGNO “Psicologia e sport per il benessere e la performance nella pratica sportiva”

Matteo SIMONE 

Il 25 febbraio 2015, presso il Palazzo Ducale di Camerino ha avuto luogo l’evento “Psicologia e Sport per il benessere e la performance nella pratica sportiva, organizzato dall'associazione Acrusd-Camerino in Corsa e promosso in collaborazione con Unicam, Cus e Liceo Sportivo di Camerino.

Hanno portato i loro saluti il prorettore dell’Università di Camerino Claudio Pettinari, il presidente del Cus Camerino Stefano Belardinelli, il Dirigente Scolastico dei Licei di Camerino, il docente del Liceo Sportivo di Camerino Alberto Montecchia, il rappresentante dell'Acrusd Giacomo Nalli e la coordinatrice del corso di laurea Unicam in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei Prodotti della Salute Rosita Gabbianelli. Al convegno, cui hanno partecipato le prime due classi del Liceo Sportivo, sono intervenuti il dott. Matteo Simone, autore del libro “Psicologia dello sport e non solo”, che ha illustrato come incrementare autoefficacia e resilienza per gestire lo stress e raggiungere obiettivi. A seguire Luigi Del Buono, Campione Europeo Master 2014 sui 3000 siepi, ha trattato l'aspetto mentale nella disciplina della Maratona presentando il libro "Maratona! my friend". 
Nel corso del Convegno “Psicologia e sport per il benessere e la performance nella pratica sportiva” organizzato dall’associazione "A.C.R.U.S.D. Camerino in corsa", in collaborazione con l’Università degli Studi di Camerino, ho invitato un alunno della 1^ e 2^ classe del Liceo Sportivo di Camerino a leggere un brano della Prefazione di Sergio Mazzei (Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari) al libro O.R.A. Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport:
A mio avviso, l’essere campioni non significa necessariamente ed esclusivamente primeggiare nelle pratiche sportive ma soprattutto riuscire a realizzare ciò che serve attraverso un processo irto di difficoltà. E’ un campione l’alcolista che attraversa il suo percorso dei 12 passi così come il tossicodipendente che esce dalla sua dipendenza, così come il padre di famiglia che riesce attraverso grandi sacrifici a provvedere ai bisogni dei suoi cari. E’ un campione lo studente che supera gli esami del suo corso di studi o il timido e imbranato ragazzo che riesce a dichiararsi alla ragazza sognata nonostante la paura del rifiuto. Altrettanto è un campione colui che perseverando attraversa tutti gli ostacoli che si presentano nel suo cammino verso la realizzazione dei suoi obiettivi. Anche dal punto di vista della pratica psicoterapeutica è un campione il paziente che ha il coraggio di osservare se stesso e la propria vita e che impara a usare propria consapevolezza. 
In fondo il campione è colui che spinto dalla propria autoregolazione organismica, che è la funzione che permette agli esseri viventi di raggiungere la salute e la libertà, è capace di assecondarla e favorirla tollerando sofferenza e frustrazione allo scopo di realizzare il proprio obiettivo: esprimere se stesso. Erving Polster, uno dei più autorevoli gestaltisti viventi ha scritto un libro dal titolo “Ogni vita merita un romanzo” che evidentemente sottolinea come il valore delle azioni vada ritrovato nella difficoltà relativa di ogni individuo che affronta la propria vita. Ben lungi quindi dal mito della prestazione fisica, del riuscire a realizzare il primato o l’eccellenza in qualche riuscito risultato sportivo, il valore dell’individuo andrebbe visto in relazione al vissuto soggettivo e quindi a quanto è difficile per qualcuno compiere una qualche azione
.”

Inoltre ho invitato Luigi Del Buono, Campione Europeo Master 2014 sui 3000 siepi ed autore del libro “Maratona! My friend”, a leggere un brano del libro “Psicologia dello sport e non solo” relativo l’affrontare al meglio una maratona:
Una maratona oltre ad essere una competizione atletica è un esercizio fisico prolungato nel tempo che supera le 2 ore e che può protrarsi anche per 6-8 ore, pertanto affrontare/sostenere questo sforzo prolungato nel tempo comporta una preparazione fisica e mentale, direi una preparazione totale dell’essere umano che comprende l’alimentazione, il corretto gesto atletico, una programmazione oculata degli allenamenti per un congruo periodo di tempo che può essere dai 2 ai 6 mesi a seconda della preparazione di base, delle caratteristiche, delle ambizioni dell’atleta.
Pertanto, a pochi giorni dalla partenza della maratona, l’atleta non può far altro che fare il punto delle sue condizioni in base ai test di allenamento e alle sue percezioni di benessere fisico/mentale.
L’atleta conoscendo il suo modo di affrontare questo tipo di competizione potrebbe essere già a conoscenza dei suoi errori durante la stessa competizione e potrebbe non far niente per evitarli avendo la presunzione che questa volta non cadrà negli stessi errori, un consiglio è pensare che questa è la volta buona per non fare errori, per esempio:
- non partire troppo veloce rispetto alle proprie potenzialità di prestazione ed evitare la solita crisi del dopo 30/35 km, in questo caso il suggerimento è di immaginare di percorrere una competizione di 37 km e 197 metri, considerando altri 5 iniziali di riscaldamento ad una andatura di una decina di secondi al km più lenti del ritmo gara in modo da evitare di correre i primi km ad una velocità troppo sostenuta rispetto al ritmo prefissato, perché il sentirsi freschi e l’adrenalina in circolo invitano a strafare. Si sa che la partenza ad una velocità superiore a quella prefissata brucia subito le riserve di zucchero e dopo di che diventa il grasso il carburante ma non è altrettanto redditizio.
- Un altro errore frequente è arrivare alla disidratazione, a causa della mancanza di sete durante la prima parte di gara e il non voler sforzarsi a bere per non perdere secondi ritenuti preziosi o per evitare di inciampare nei pressi dei tavolini del ristoro o nel non rischiare di perdere il gruppo di amici che hanno lo stesso ritmo di corsa. Un consiglio potrebbe essere nell’allearsi dall’inizio con un altro atleta che ha più o meno la stessa andatura di gara e decidere di alternarsi nel recuperare bevande ai ristori.
- Altro errore che in genere potrebbe incorrere il maratoneta è un ritmo non costante, perché può capitare che si viene superati e allora si cerca di seguire l’altro ad una velocità che anche se è leggermente superiore, alla lunga fa pagare le conseguenze.
- Altro errore è di partecipare alla competizione anche se non ci si sente preparati, e questo perché si e già organizzato il viaggio, si sono presi degli impegni, ecc., il rischio è di farsi del male, pertanto si fa sempre in tempo a rinunciare rimettendoci anche qualche soldo ma, in compenso, si preserva la propria salute nonché la propria forma fisica in modo da potersi preparare per una successiva competizione. Se non si è pronti si può anche valutare di optare per un test di distanza minore ma importante per una successiva maratona, tale distanza potrebbe essere tra i 21km 97 metri e i 25/35 km, in considerazione anche del fatto che ci sono poche gare di distanze intermedia tra mezza e maratona.”

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