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martedì 21 luglio 2015

Correre è come amare, ci metto passione e amore solo così viene fuori il meglio

La partecipazione a gare estreme è una scoperta, un contattare il proprio limite, sfidare se stessi, conoscere nuovi percorsi, sentire nuove emozioni; mentre alcuni considerano le gare estreme qualcosa da affrontare serenamente con sicurezza a volte sottovalutando la difficoltà ed il rischio che si corre.
Per tanti significa raggiungere un nuovo obiettivo o anche essere competitivi ed ambire alla vittoria. Tanti sono innamorati della corsa, si sentono vivi quando corrono, ci mettono tutta la loro passione e l’amore nel correre per tirare fuori il meglio di se stessi.
Per gli ultramaratoneti non si tratta di fare gare estreme ma occasioni per divertirsi, infatti affrontano tale imprese con opportuna preparazione e accorgimenti in modo da non trovarsi in condizioni di estrema difficoltà, certo, come nei lunghi viaggi che capitano imprevisti, anche nelle ultramaratone possono accadere degli imprevisti lungo il percorso, ma ciò non impedisce di fare esperienze che danno un senso alla propria vita.
Ecco cosa raccontano alcuni grandi ultraviaggiatori rispondendo alla “Che significa per te partecipare ad una gara estrema?”.:
Angelo Fiorini: “Cosa significava per me partecipare a gare estreme? La gente si domandava: ma chi te lo fa fare!!!!!! Per una medaglia! A queste persone rispondevo che solo chi prova una passione poteva capire l’adrenalina che cresce dentro di te quando fai una cosa cui credi e che non deve avere necessariamente un rientro economico e la corsa non ne ha nessuno! E la felicità nel tornare a casa con la medaglia al collo! Capisco che sia difficile per i più capire questa passione, ma sono soddisfazioni che ti riempiono di orgoglio anche se certe imprese non portano niente di concreto ti danno una carica che ti fa superare la fatica fisica. “
Marco Stravato: “Vivere quel viaggio, ringrazio sempre gli organizzatori per darmi la possibilità di correre o camminare in luoghi dove forse non sarei mai andato.”
Vincenzo Luciani: “Significa affrontare una prova, con la determinazione di farcela e con l’umiltà di chi corre sapendo dare del lei alla lunga distanza. Ogni volta è la prima volta, non basta aver fatto tante volte quella gara.”
Marco Dori: “Significa impegnarsi, raggiungere e superare i propri limiti, essere concentrato, correre nella natura, vivere le emozioni di una sfida sempre nuova.”
Enrico Vedilei: “Prepararmi psicologicamente e fisicamente, documentarmi sul tracciato, sulle condizioni ambientali e sul paesaggio che dovrò affrontare di li a poco. Anche questo è cultura generale che i libri di scuola non potranno mai insegnarti.”
Ivan Cudin: “Significa impegnarmi a fondo cercando di superare tante difficoltà alla ricerca di un obiettivo: raggiungere il traguardo.”
Giuseppe Mangione: “Partecipare a una ultramaratona per me è sempre una grande festa non la vivo in tensione ma un ritrovo con tanti amici se il risultato viene sono ancora più contenta ma finirla e già un risultato.”
Francesca Canepa: “Significa sapere con certezza a che ora parto ma non avere garanzie sul quando e sul se arrivo. Significa prepararmi ad affrontare eventuali imprevisti e significa sapere che sarà impegnativo mentalmente.”
Lisa Borzani: “Significa mettermi in gioco, provare a raggiungere l’obiettivo prefissato, iniziare un’avventura ‘programmata’ e preparata.”
Maria Chiara Parigi: “Partecipare ad una gara estrema vuol dire stare concentrati e fare del mio meglio senza mai perdere di vista la salvaguardia della mia vita!”
Filippo Canetta: “E’ solo un viaggio, nulla di estremo. L’estremo dipende dalla preparazione.”
Paolo Barnes: “Significa la quota di endorfine e la illusione di stare facendo qualcosa nella vita.”
Stefano Ruzza: “Gareggiare divertendomi, un vero semplice gioco a chi arriva prima. Se metto troppa serietà e aspettativa alla vicenda, diventa solo stress negativo.”
Michele Belnome: “SIGNIFICA CONOSCERMI SEMPRE DI PIU’. IO CHI SONO.”
Salvatore Musone: “Partecipare ad una sfida di andare oltre il limite e lo faccio grazie all’ appoggio di mia moglie e le mie due figlie che mi hanno sempre sostenuto ed incoraggiato: questo è stata la mia forza per andare avanti.”
Roldano Marzorati: “Una vacanza dalla noia, dalla routine di tutti i giorni, un’avventura.”
Roberto d’Uffizi: “Significa attraversare la ‘terra di nessuno’, una dimensione spazio-temporale di difficile spiegazione, laddove devi far appello solo a te stesso, cavartela da solo: una sofferenza enorme, ma anche uno stimolo enorme.”
Marco Zanchi: “Una nuova sfida, nuova avventura, nuove emozioni.”
Valentina Spano: “E’ un'avventura, un gioco. Spesso vedo posti bellissimi (come nei trail) oppure vado in città che altrimenti non avrei visitato, spesso, come nel caso del Passatore, la gara diventa un viaggio. Sempre, la gara è un viaggio dentro se stessi.”
Gianluca Di Meo: “Essere VIVO.”
Vito Rubino: “La possibilità di allontanarmi dalla ‘gabbia’ delle quotidianità urbana e dal comfort. Significa mettermi in una situazione di stress dove è necessario concentrarmi e sforzarmi per andare avanti o per tirarmi fuori da una situazione pericolosa.”
Silvio Cabras: “Significa mettersi sempre in gioco, poi è un'occasione per socializzare con nuove persone cui si crede negli stessi valori! “
Dante Sanson: “Disciplinare la vita in modo dettagliato in funzione del raggiungimento obiettivo, durante la gara poi vuol dire godere del tempo potendo isolarsi e pensare solo a se stessi e a come ottimizzare ogni singolo attimo ogni singolo passo o decisione finalizzando il tutto al raggiungimento di un ambizioso e difficile obiettivo il quale può e deve arrivare e passo dopo passo si avvicina. Della serie ‘è bello perché è difficile ma non impossibile da raggiungere’ ma il tutto va gestito con estrema attenzione ed un pizzico di coraggio nel prendere le giuste decisioni in base alle proprie sensazioni.”
Armando Quadrani: “Mettersi in discussione ogni volta e cercare di vincere una scommessa con noi stessi.”
Riccardo Borgialli: “Partecipare alle gare mi permette di confrontarmi con gli altri atleti e valutare il mio livello, in particolare poi in gara si registrano tempi sempre migliori perché vuoi l’adrenalina, vuoi il vedere ‘i forti’ correre veloce, tutto questo fa si che tu possa dare ancora di più di quello che hai. In altri casi invece la gara è l’unico modo per fare un percorso, mi spiego, percorsi da 100 e più km non potrebbero essere corsi ‘rapidamente’ se non ci fossero ristori e assistenza da parte di un organizzazione, queste gare infatti molte volte permettono ai partecipanti di vedere luoghi che altrimenti non riuscirebbero mai a visitare.”
Stefania: “Un viaggio all'interno di me stessa.”
William Da Roit: “Significa essere pronto a tutto e non avere paura di niente!”
Vito Todisco: “Partecipare ad un ultra è per me la stessa cosa che prova uno a farsi un week end al mare, la vivo sempre come una vacanza, un modo per staccare la spina dalla routine quotidiana.”
Matteo Pigoni: “Rimettermi in gioco con me stesso.”
Mario: “Arrivare in fondo in qualsiasi condizione fisica e mentale.”
Giuliano Cavallo: “Poter superare ancora una volta se stessi.”
Giorgio Piras: “certo c’è sempre apprensione e timore, ma anche  la consapevolezza che se qualche cosa non va per il verso giusto ci si ferma anzitempo.”
Enrico Togni: “Dirmi al traguardo: hai visto Enrico? Ce l’hai fatta anche questa volta, soddisfazione, autostima.”
Efisio Contu: “Scoprire sin dove posso arrivare.”
Luca Pirosu: “Trovarti insieme a un centinaio, migliaio di persone che hanno una mentalità verso la vita simile alla tua e perchè no una sana competizione per vedere a che livello sei, non è solo muovere le gambe un’ultramaratona, ma usare molto la testa con la distribuzione delle energie nel percorso durante le ore di gara.”
Alberto Ceriani: “Una grande soddisfazione personale.”
Susanna Forchino: “Significa prendermi uno spazio tutto per me, fuori dagli impegni quotidiani e fuori dal tempo.”
Iolanda Cremisi: “Significa mettermi in gioco, fare i conti con me stessa, con le mie paure, la mia stanchezza, i miei dolori, ma anche saper dosare le forze  e usare la giusta prudenza.”
Alina Losurdo: “Estremo per me non esiste, a ogni gara ci devo arrivare con la giusta preparazione altrimenti non parto. (Forse) Estreme possono essere le condizioni meteo ma non una gara.”
Andrea Accorsi: “Più o meno quello che significa svegliarmi ogni mattina, lavorare 12/14 ore al giorno, avere una famiglia e convivere con una società di cui spesso mi sento schiavo all’interno delle mie libertà. Fare fatica.”
Stefano: “E' un modo per provare se stessi, per scoprire cosa posso fare. E' una soddisfazione personale partecipare e soprattutto concludere la prova a prescindere dal riscontro puramente cronometrico.
Emma Delfine: “Osare.”
Marco Gurioli: “Mettermi in gioco.”
Antonio Dedoni: “Un traguardo da raggiungere e portare a casa.”
Julien Chorier: «Il s’agit d’une course sur laquelle on va passer une vingtaine d’heure d’effort dans un environnement très varié. (Trattasi di una gara dove si passano una ventina di ore di fatica fisica e mentale in un ambiente molto vario.)
Matteo Colombo: “Correre mettendomi sempre in gioco con me stesso, con gli altri e con la mia mente, la quale governa sempre il mio corpo.
Raffaele Luciano: “Quando mi iscrivo ad una ultramaratona, cerco di immaginare il percorso mentale che farò in gara, la gioia della partenza, il rivedere gli amici, le difficoltà, la lotta mentale tra ‘fermati che ti fai male  e addio corsa’ e  ‘dai che tutto passa anche questi 5 minuti in cui stai pensando di mollare’ e la voglia di arrivare; dopo il via della gara mi sembra di essere isolato dal mondo, corro con me stesso, inizia un viaggio di conoscenza interiore che mi sta aiutando tantissimo a migliorarmi e a smussare aspetti del mio carattere, oltre che ad affrontare le difficoltà quotidiane. “
Cecilia Polci: “Ogni gara è come una nuova avventura, un viaggio dentro e fuori di noi. Un’esperienza unica e sicuramente indimenticabile.”
Domenico Martino: “Partecipare ad una gara estrema significa vivere per la corsa, non riesco a spiegare, per me correre è vita, più vado verso l'estremo e più mi gratifica, mi sento appagato dopo una lunga distanza riesco a dire grazie Signore Dio nostro anche oggi mi hai dato tanta forza, per me correre è come amare, ogni cosa che faccio ci metto tanta passione e tanto amore solo così viene fuori il meglio.”
Sara Paganucci: “Partecipare ad una gara estrema è solo il completamento di un periodo di sudore, sacrificio e dubbi che si protrae per mesi, ma che ti da tanta emozione e soddisfazione. “
Tom Owens: “Big preparation. Big challenge. Adventure. (Grande preparazione. Grande sfida. Avventura)”
Alessandro Tanzilli: “Superare il proprio limite, stare con se stessi e la natura e nessun altro. In questo modo ti conosci fino in fondo.”
Vito Intini: “Preparazione, preparazione e preparazione fisica e mentale.
Filippo Poponesi: “Credo che prima bisognerebbe capire cosa s’intende per ‘gara estrema’. Ricollegandomi alla risposta precedente non credo di aver mai partecipato ad una gara estrema, se in ogni momento sei in condizione di poterti fermare e ritirare. Per me una gara estrema è una competizione dove, ad un certo punto, puoi rischiare di trovarti da solo in mezzo ai ghiacci, in mezzo al ad un deserto, in cima ad una montagna, senza viveri, né acqua ed aver perso l’orientamento. Lì rischi la vita e questa si che potrebbe essere identificata come gara estrema. Le ultramaratone più dure che ho corso io erano lunghe e faticose, ma da qui a definirle estreme ‘ce ne corre’ (scusa il gioco di parole J). Adesso che ci sto ripensando, però, nel 2010 ho partecipato ad un Ultratrail in montagna, Gran Trail Valdigne, circa 90 km con un D+ 5000 mt, e mi ricordo che ad un certo punto mi sono trovato ad arrampicarmi in un punto dove non sarebbe stato possibile potermi ritirare se non con l’ausilio dell’elisoccorso ed in un altro punto correvo sulla cresta di un monte con strapiombo sia a destra che a sinistra. Una piccola distrazione avrebbe potuto causarmi grave pericolo. Ecco, quella forse è stata la gara più estrema cui io abbia partecipato.
Manuela Vilaseca: “It’s like a journey to me. It’s like living one month in one day. It adds experience and lots os new stories to my book of life. (E’ come un viaggio per me. E’ come vivere un mese in un giorno. Aggiunge esperienza e tante nuove storie al libro della mia vita.)”
Alessandro Torchiana: “Vuol dire imparare a conoscermi meglio, a sapere in ogni momento cosa posso richiedere al mio corpo, vuol dire confrontarsi con altri atleti per imparare.”
Pietro Salcuni: “Provare nuove emozioni.
Miguel Heras Hernadez: “Otro reto personal. (Altra sfida personale.)
Fausto Parigi: “Metterci anima e corpo per finirla.”

Gli ultramaratoneti, in genere non sperimentano l’ansia della competizione, del pre-gara, ma in genere hanno un’aspettativa positiva, non vedono l’ora di affrontare il lungo viaggio che, come i lunghi viaggi, è fatto di conoscenza, di scoperte, di imprevisti.
Gli ultramaratoneti come si fa per i lunghi viaggi, si preparano in anticipo, si informano sulle condizioni climatiche sul percorso, su quello che è opportuno o indispensabile portare a seguito, si documentano. Come i lunghi viaggi diventa importante la preparazione, l’attesa, c’è una voglia di divertirsi, di conoscere, di scoprire se stessi e quello che succede.
Questo è il sorprendente, bizzarro, straordinario mondo degli ultrarunner, incontri, saluti, abbracci, condivisione dell’esperienza.

Matteo SIMONE
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html 

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