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venerdì 24 luglio 2015

Pietro Salcuni: Correre è la mia passione

Matteo SIMONE 21163@tiscali.it  

Pietro Salcuni, nato a Monte S. Angelo, all’età di 61 anni si definisce piccolo ultramaratoneta, perché ha tanta strada da fare per esplorare il mondo delle ultramaratone: “Sono un piccolo ultramaratoneta, sono ancora a 35 e nel giro di un mese arriverò a 37.”

Per lui essere ultramaratoneta significa amare correre per tante ore. Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Un podista che gli piace correre anche per tante ore”.
Ha iniziato piano piano ad allungare il chilometraggio in gara, appassionandosi sempre di più alla corsa.
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? Ho cominciato con le gare di 10 km poi pian piano ho deciso di correre una maratona e da li sempre gare con più km”.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?La passione per la corsa”.
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?Si sempre, ad ogni gara, ma poi arrivati al traguardo si pensa subito alla prossima”.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?Si ad un trail sono caduto, ed ho pensato di aver finito di correre, sono stato fermo un mese e poi di nuovo sulla strada.

Pietro non molla durante le sue lunghe gare fatica ma poi al traguardo pensa già alla prossima gara, gli capita anche di cadere ma si rialza e prosegue avanti per raggiungere le su mete, i suoi ardui obiettivi.
Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta? “In primis la gioia di correre e di conoscere posti e podisti e di condividere gioia e fatica.”

Con la corsa Pietro sperimenta gioia ed ha l’opportunità di andare in giro per partecipare a gare e per conoscere nuovi amici podisti compagni di gara e di avventure e piacevolmente condivide gioie e dolori delle lunghe distanze di corsa assieme.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Si ho partecipato a due gare da 100 km e credo che per me sia il limite, ma mai dire mai.

Per ora, per il momento, Pietro ha individuato le gare della distanza di 100km come suo limite, ma non si sa mai, un domani potrebbe provare anche distanze superiori.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? I meccanismi sono la determinazione e la voglia di portare a termine una gara per poter gioire al traguardo, una gioia che ti gratifica la mente e ti aiuta ad andare avanti nella vita.

Tante scoperte in queste lunghe gare considerate estreme, Pietro scopre la sua forte determinazione nell’allenarsi bene, nel prepararsi per affrontare queste lunghissime gare e poi la soddisfazione di essere arrivato al traguardo è notevole e sperimenta gioia che gli permette di andare avanti nella vita di tutti i giorni.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Oltre alla 100 km è stato un trail di 75 km gara massacrante per il fisico, distruttiva, ma al 30 km sono caduto, però quest'anno ci riprovo.” 

Come dicevo Pietro è uno resiliente, non molla, è caduto l’anno scorso durante un trail di 75km, quindi un ultratrail e quest’anno ci riprova, con più esperienza dalla sua parte, con più attenzione.
Una gara estrema che ritieni non poter riuscire a portare a termine?Gara estreme c'è ne sono tante, per adesso non sono pronto mentalmente a superare i 100 km chissà un giorno.”

Come diceva Pietro per ora il suo limite, la sua asticella l’ha posizionata alle gare della lunghezza di 100km e quindi sono queste le gare che per lui sono considerate più estreme, ma non si sa mai che un domani decida di prepararsi per fare un salto e decida di spostare l’asticella, staremo a vedere.
C’è una gara estremi che non faresti mai?Si la sei giorni.”

Ci sono gare infinite, dove si corre per tanto tempo, fino anche a 6 giorni, e Pietro considera questa tipologia di gara non adatta a lui, non farebbe mai una gara del genere. E’ importante avere le idee chiare e capire cosa si vuole fare e cosa si può fare.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “La voglia di vedere il fisico e la mente di un uomo dove può arrivare.

Pietro è alla continua scoperta di se e delle capacità umani fisiche e mentali, quindi continua a sperimentare i l suo fisico e la sua mente in queste gare della lunga distanza per mettersi alla prova giorno dopo giorno, ma sempre con attenzione.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?Nessuno è d'accordo, mi assecondano.”

Come succede a tanti altri ultramaratoneti, molti famigliari o amici non sono d’accordo su questa scelta di prolungare lo sforzo fisico sempre più in la, di allenarsi sempre più ore, di partecipare a gare sempre più estreme, non conoscono bene il senso di questo sport duraturo, ma considerando il benessere che sperimentano gli atleti in genere assecondano e supportano queste scelte.
Che significa per te partecipare ad una gara estrema?Provare nuove emozioni.”

Questo tipo di sport di endurance permette di sperimentare sensazioni ed emozioni da condividere con amici e parenti e questo diventa una delle motivazioni principali.
Ti va di raccontare un aneddoto? “Certo, alla mia prima 50 km ho avuto il supporto di una collega con la bici, il percorso era composto di salite e discese, verso il 40° km incominciava la discesa, chiedevo all'amica ‘ma la discesa quando incomincia?' Lei mi rispose dicendomi che la discesa era cominciata da tempo, praticamente non ero più in condizioni mentali perfette".

In queste lunghe gare dove avvolte ci sono crisi da superare, si arriva al punto di estraniarsi dalla gara, dal proprio corpo, avviene una sorta di flow, di flusso che ti permette di andare avanti senza fatica, avviene una sorta di dissociazione dal corpo che ti evita di sentire le salite, la sofferenza, e a volte ti sembra di avere delle allucinazioni, sentire o vedere qualcosa che non c'è.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Di essere molto paziente, nelle gare estreme bisogna avere tanta pazienza per arrivare al traguardo, e non avere fretta”.

Questa disciplina sportiva che comporta uno sforzo fisico per tante ore prima di giungere alla fine della competizione aiuta ad essere calmi e pazienti, riesce chi utilizza un approccio meditativo, riesce che si focalizza sul qui e ora e passo dopo passo va avanti, chilometro dopo chilometro, ristoro dopo ristoro, senza fretta godendosi il momento presente, il panorama, gli amici di avventura, è una formazione personale.
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa?La vita ti cambia, i familiari sono orgogliosi, anche se ti dicono non esagerare, pensa sono riuscito a far correre in un periodo tutta la famiglia, si lavora meglio pensando che la domenica sarai in giro a gareggiare.”

Come dicevo questo sport aiuta ad andare avanti nella vita, il lavoro non è più preoccupante perché sai che dopo hai a disposizione la ultracorsa che ti aiuta ad elaborare le difficoltà giornaliere.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Uso degli integratori a base di carboidrati e maltodestrine, aiutano i muscoli nei momenti di affaticamento
Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?Faccio la prova di sforzo, da un cardiologo.”

E’ importante integrarsi bene quando si fa uno sport prolungato ed è anche importante farsi monitorare da medici competenti.
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?Si perché sono sottopeso almeno di 5 kg ed ho 61 anni, però io sto bene così, correre è la mia passione”.
Hai un sogno nel cassetto? “I sogni sono tanti, per il momento va bene così, continuo a sognare anche perché si vive meglio”.

Ringrazio Salcuni Pietro per le sue risposte molto gradite che mi aiutano a conoscere meglio il mondo degli ultramaratoneti e che mi dà più elementi utili per la stesura dei miei libri.
Un’intervista a Pietro di alcuni anni fa è riportata nel libro “Ultramaratoneti e gare estreme” edito Prospettiva Editrice.

Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

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