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mercoledì 19 agosto 2015

Franco Collè, ultratrailer: arrivare il più vicino al proprio limite


E’ difficile trattenersi dal superare i propri limiti, la tendenza generale è di non fermarsi prima del limite ma azzardare un pochetto di più ed ecco allora che si rischia di farsi del male, si può incorrere in infortuni, si può scivolare per troppa stanchezza, si  possono trascurare dei sintomi importanti.
Si sente parlare di incidenti in montagna, di infortuni o malessere durante gare considerate estreme per il percorso impegnativo, per la lunghezza della gara, per le condizioni atmosferiche.
E’ importante fare attenzione, conoscersi bene e sapersi fermare al momento opportuno. Una signora mi ha raccontato che suo nipote per raccogliere le ultime 4 arance nei rami più alto dell’albero è cascato con danni fisici quasi irreparabili, bastava fermarsi un pochetto prima.
I veri campioni nelle discipline impegnative e considerate estreme come l’ultratrail questo lo sanno e fanno molto attenzione alle proprie sensazioni e non trascurano nessun dettaglio che potrebbe essere fatale per la propria salute e comunque ti porta alla miglior performance.

Ho sottoposto il questionario a Franco Collè, atleta esperto di Ultratrail disposto a raccontarci delle sue motivazioni, le sue esperienze, le sue impressioni.
Ti puoi definire ultramaratoneta? “Penso di poter essere considerato tale in quanto ho corso numerose gare di distanza superiore ai 42 km.”
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “A mio avviso essere ultramaratoneta non vuol dire essere un atleta, bensì una persona che ha imparato a gestire in modo ottimale le proprie energie fisiche e mentali.”

E’ importante avere la consapevolezza della necessità anche delle energie mentali oltre che di quelle fisiche, è una sorta di completamento ed assieme, a braccetto di permettono di proseguire, di andare avanti, avviene una sorta di dialogo tra mente e corpo, le energie fisiche e mentali vanno avanti come in una cordata, si considerano e si aiutano a vicenda, a volte è il fisico che deve impegnarsi ed usare forza, potenza, elasticità, a volte è la mente che deve considerare le difficoltà, superare le difficoltà e le eventuali crisi.
Qual è stato il tuo percorso per  diventare un ultramaratoneta? “Mi ci sono approcciato quasi per caso grazie ad uno ‘scherzo’ di mia sorella che mi ha iscritto ad una gara di oltre 300 km. Dopodichè ho cercato di arrivare alla gara allenandomi in maniera graduale e progressiva.”

A volte sono gli altri che comprendono le tue capacità e fanno di tutto per metterti sulla strada giusta. Basta solo indirizzarti ed il resto viene da solo, se scopri che si tratta di qualcosa che ti piace, che fai con facilità e con passione, il resto viene da solo.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “La ricerca del mio limite ed una grande passione per la montagna.”

L’ultratrail richiede diverse componenti, l’amore per la natura, per la montagna, per le sensazioni che si sperimentano, inoltre l’ultratrail richiede una grande dotazione fisica di base da poter allenare gradualmente, con passione, motivazione e forte determinazione.
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta? “Per adesso no, il giorno che lo penserò smetterò.”

L’ultramaratona diventa uno stile di vita, piace correre a lungo e sperimentare fatica, sensazioni corpore, raggiungimento di obiettivi.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “Fino ad ora, fortunatamente, non ho mai avuto seri infortuni se non qualche piccola infiammazione o sbucciatura.”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Certo, in ogni gara cerco di arrivare al mio limite, stando attento a non superarlo.”

La gara diventa un test che verifica le proprie capcità, la propria prestazione cercando di dare il massimo ed avvicinarsi al proprio limite ma sempre con la massima attenzione e rispetto per quello che si sta facendo, rispetto per gli avversari e amici di gara e rispetto dell’ambiente naturale.
Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “La capacità di riuscire a superare mentalmente le crisi (che sono inevitabili in questo tipo di gare) ed una grande consapevolezza dei propri mezzi.”

Le crisi come vengono così se ne vanno se si è pazienti, se si conoscono bene i propri mezzi e le proprie risorse, se si ha autoefficacia e resilienza ben sviluppata.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Ogni gara è di per se estrema…proprio perché l’atleta, per riuscire ad ottenere una buona performance, deve riuscire ad arrivare il più vicino al proprio limite cercando di non oltrepassarlo.”
Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine? “Nessuna, penso che con la giusta preparazione si riesca a compiere qualsiasi gara estrema.”

L’estremo si può domare, è importante una notevole attenzione e capacità di studio e programmazione in vista di quello che si deve affrontare e quello che si vuole ottenere nello sport e nella vita, tutto può essere portato nelle possibilità ordinarie.
C’è una gara estremi che non faresti mai? “Sicuramente le gare senza montagne.”

L’estremo è relativo, dipende dalla motivazione e dalla passione, può diventare estremo una ultramratona sull’asfalto o sulla pista per un amante della montagna.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “La voglia di provare a vedere fino a dove si può arrivare.”

Pian piano si può andare un poco avanti per provarsi, per sperimentarsi, per sentire e sentirsi vivo.
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “Sicuramente i miei famigliari patiscono quando mi vedono stare male o mi vedono durante qualche crisi, ma sono i primi ad emozionarsi quando vedono che sono riuscito a compiere un’altra impresa.”

Per ogni impresa bisogna passare attraverso degli ostacoli, rinunce, sofferenze, difficoltà, crisi, ma una volta raggiunto l’obiettivo ci si accorge che a volte per ottenere qualcosa di importante nello sport e nella vita bisogna attraversare momenti di turbolenza.
Che significa per te partecipare ad una gara estrema? “Significa mettermi alla prova e cercare di sfidare me stesso nell’ottimizzazione delle energie.”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Ogni gara è ricca di aneddoti: dai paesaggi mozzafiato che si vedono durante le albe ed i tramonti, alle allucinazioni durante le lunghe notti del Tor.”

L’estremo non è solo nell’impresa che si sta affrontando ma anche nelle piacevoli sensazioni multisensoriali sperimentate, quindi ne vale proprio la pena sperimentare l’estremo delle due facce della medaglia.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Che sono un amante della solitudine e della mia necessità di ritagliarmi degli spazi lontano dall’inquinamento acustico e luminoso.”

L’ultramaratona ti permette di allontanarti fisicamente e mentalmente dall’ordinario, dal routinario, dal normale, ti permette di stare tanto tempo con te stesso pemettendoti di conoscerti a fondo, è una sorta di rifugio interiore ed allo stesso tempo una sorta di autoterapia. Scendi all’interno di te stesso, fai un viaggio interno che ti permette poi quando rimetti i piedi sulla terra e ti confronti con gli altri di sperimentare una sicurezza personale ed una sicurezza in te stesso rispetto a quello che sei e quello che fai senza badare ad eventuali giudizi altrui.
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa? “Beh sicuramente la mia famiglia si è adattata alla mia vita e quando può mi segue nelle gare, in alternativa si attacca all’ipad e segue il live trail da casa. La mia vita lavorativa non è cambiata, anche perché non può cambiare…faccio i normali orari da ufficio come qualsiasi altro dipendente pubblico, a differenza che le mie ferie le utilizzo per fare le gare mentre i  miei colleghi le utilizzano per andare al mare.”

La famiglia prima o poi riesce quale può essere il benessere sperimentato da una persona dedita all’ultramaratona e se ne fa una ragione comprendendo che è un lor mondo che considerano fantastico, accolgiente e sicuro.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “Non uso farmaci e pochissimi integratori. Nelle gare più corte riesco a utilizzare qualche gel e barretta, mentre nelle gare più lunghe sono obbligato ad alimentarmi con pasti normali.”

In genere gli ultrarunner sono persone semplici, naturali, sensibili e minimaliste, cercano di non utilizzare farmaci, molti sono vegetariani, vegani, fruttariani. Nelle gare lunghe è possibile fare anche dei pasti in quanto i ritmi di corsa non sono notevoli ed il sangue che affluisce all’intestino per la digestione non penalizza i muscoli impegnati nell’attività sportiva, comunque è importante conoscersi.
Hai un sogno nel cassetto? “A dir la verità i sogni nel cassetto per il momento si sono tutti avverati. Ho fatto ben di più di quello che pensavo fosse nelle mie possibilità. Ovviamente però strada facendo ci si vuole sempre migliorare e riesco sempre a pormi dei nuovi obbiettivi. Arrivare nella top ten delle World Series Ultra sarebbe un bel sogno per questa stagione estiva 2015.”

E’ importante avere sempre degli obiettivi di miglioramento e ambizione di riuscita e di benessere.
Per approfondimenti sul mondo degli ultrarunner è possibile consultare il libro "Ultramaratoneti e gare estreme" dove è possibile vedere in copertina, Franco Collè in azione .
Inoltre è in uscita il libro Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edizioni-psiconline, 2017

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
http://www.psicologiadellosport.net

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