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giovedì 17 settembre 2015

Michele Belnome, ultrarunner: Osare di più, nei limiti della ragione

Tanti gli ultramaratoneti nelle Puglie, tra i tanti interessanti mi è capitato di incontrare Michele Belnome durante la 100 km del Gargano. 

In queste competizioni si ha modo di soffrire per la fatica, ma anche di scherzare, di conoscere gente, di sostenere persone oppure di essere sostenuti. Si fanno dei tratti di strada assieme, si condividono dei momenti presso un ristoro, insomma è una competizione anomala, poca ansia ma tanta fatica e resistenza e voglia di arrivare al traguardo.
Ecco di seguito cosa ci dice Michele Belnome della sua esperienza di ultramaratoneta.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? Esserlo significa fare ciò che per gli altri è ritenuto impossibile.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? Ho cominciato con le 10 km. Poi le mezze maratone. Senza alcuna pretesa partecipai alla "6 Ore dei Templari" che si svolge a Banzi (PZ), riuscii a percorrere 54 km nonostante avessi a malapena nelle gambe non più di 2o km.
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta? Il fascino, la bellezza e soprattutto "La fatica".
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta? Spesso quando sei in gara pensi "Ma chi te lo fa fare", ma quando giungi al traguardo tutte le negatività svaniscono, quindi posso dire che non smetterò.
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta? Non essere mai sazi. Infatti nell'anno in corso, oltre alla 100 km del Gargano già disputata, parteciperò alla 100 km del Passatore (sarà la 3^ consecutiva).
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? Non ancora. so che devo osare di più, sempre nei limiti della ragione.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? La gioia, l'ignoto, la consapevolezza che stai facendo qualcosa di unico e stupendo.
La tua gara più estrema o più difficile? La mia 1^ partecipazione alla 100 km del Passatore. Pioggia, vento, tuoni, temporali, 5°C di temperatura. 1°C al Passo della Colla (913 m). Tutto questo il 24 Maggio 2013.
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine? Al momento non ho idea.
Una gara estremi che non faresti mai? “Mai” per me significa sconfitta.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? La passione.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? Che sono un folle, che non ha senso, che sono un bambino.
Che significa per te partecipare a una gara estrema? Significa conoscermi sempre di più. Io chi sono?
Ti va di raccontare un aneddoto? Aver invertito la calzata delle calze a compressione proprio in occasione della mia prima partecipazione alla 1000 km del Passatore.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? Sicurezza nell'affrontare la vita quotidiana, aggredire le situazioni negative. 
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa? Sicuramente in positivo.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? Mi piace guardare a quello che c'è adesso con prospettiva al futuro, perchè il passato non lo puoi cambiare, o lo accetti oppure no (ma si vive male).
Usi farmaci, integratori? Assolutamente no. voglio che ciò che riesco a ottenere a livello sportivo sia il risultato della mia fatica. Ti cito una frase del coach Maurizio Riccitelli, responsabile tecnico della nazionale italiana 100 km, con cui ho l'onore di condividere l'amicizia: "La fatica pulita" non è mai fine a se stessa e la follia non è imprudenza ma coraggio di osare!.
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva? Sì, tante volte, ma per me è soprattutto gioia e spensieratezza.
Hai un sogno nel cassetto? Correre, correre, correre fino a quando il fisico potrà consentirmelo.

Michele è menzionato nel libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline. 
Un'intervista a Michele è riportata nel libro "Il piacere di correre oltre" (Il piacere di correre oltre dal punto di vista di uno psicologo dello sport).  Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022.  
In linea di massima, la passione della corsa permette alle persone di mettersi alla prova, di condurre un sano stile di vita, di salire su un treno fatto di fatica e gioie, di relazioni, di mete e obiettivi da costruire, di situazioni da sperimentare.
Bisogna sviluppare consapevolezza delle proprie risorse e capacità, ma anche dei propri limiti: è necessario consolidare questi concetti per mantenere un buon equilibrio.
Nel nuovo libro di Matteo Simone Il piacere di correre oltre, l’autore riprende la sua consuetudine di parlarci di sport soprattutto attraverso il dialogo con gli atleti.  
Leggere il testo di Matteo Simone ci permette di conoscere alcune dinamiche psicologiche che forse ignoriamo o per lo meno di cui non siamo consapevoli.
L’autore nota che ciascuno di noi, se lo vuole, può riuscire a raggiungere i propri obiettivi nello sport come nella vita, e così diventano più addomesticabili e gestibili, la fatica e la paura; al contempo si rafforza la mente, si eleva l’autoefficacia personale e si sviluppa la resilienza. 

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