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giovedì 10 dicembre 2015

Michele Graglia, Ultrarunner: Da quel momento non mi sono più fermato

Matteo Simone

Michele Graglia non è uno dei tanti ultramaratoneti che ho intervistato, ma uno dei più resistenti e più resilienti per l’impegno, la determinazione, la passione nel dedicarsi a gare lunghissime e durissime di corsa a piedi. 

Questa sua dote e passione l’ha scoperta alcuni anni fa imbattendosi con le corse di lunga distanze, e da allora non si è più fermato ma ha trovato le modalità giuste per essere più performante diventando espertissimo e formandosi per quanto riguarda l’importantissimo approccio mentale ed anche formandosi sull’alimentazione giusta.
Ho rivolto a lui alcune domande e le risposte sono interessanti ed utili per coloro che si apprestano a percorrere lunghi chilometraggi ma anche utili sono le risposte per coloro che sono anche esperti di questo modo di praticare sport. Ecco di seguito cosa ci racconta.
Ti puoi definire ultramaratoneta?Ho corso la mia prima Ultra a Maggio 2011 e dopo più di 4 anni di gare corse in paesi e continenti diversi, al momento, mi ritengo Ultramaratoneta.”
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?Significa avventura pura! Trovo inoltre che essere Ultramaratoneta sia la migliore rappresentazione di me stesso, mi ha permesso di scoprire un mondo completamente nuovo, dove i limiti non esistono e di un fascino incontrastato.”

Questa disciplina sportiva è considerata durissima ma chi la pratica lo fa per passione e per scoprire nuove realtà, quasi mondi paralleli, si tratta di avventure, viaggi scoperte.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?Sotto le feste di Natale 2010 lessi per caso il libro UltraMarathon Man di Dean Karnazes. Lo trovai di grandissima ispirazione e, senza cognizione di causa alcuna, decisi di voler provare questa pratica. 
Dopo meno di 6 mesi (Maggio 2011) partecipai alla KeysS100 (160km) dove, dopo allenamenti intensissimi, mi trovai in testa fino al 140°Km. Purtroppo la mia inesperienza (e completa ignoranza in ambito nutrizionale e di idratazione) giocò un ruolo fondamentale quando picchiai a terra svenuto per gravi problemi di iponatrimia. Impiegai più di 2 mesi per riprendermi e poco più di 6 mesi dopo partecipai alla Everglades 50 (miles) dove portai a casa la vittoria, e da quel momento non mi sono più fermato
.”

E’ importantissima l’esperienza, si incontra per caso questa disciplina, ci si appassiona, ma è importante avere il massimo rispetto di quello che si sta facendo ed essere disponibili ad imparare dall’esperienza.
Il 21 gennaio 2012 Michele vinse la "1st Everglades 50 Mile Ultra Run (USA) trail" in 8h18'27", precedendo il danese Jesper Ken Olsen 8h45'14" e lo statunitense Craig  Foxhoven 9h36'17". 
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?Semplicemente avventura ed esplorazione, non solo di paesaggi selvaggi dove spesso mi trovo a correre ma forse, e soprattutto, esplorazione dei propri limiti e delle proprie capacita. Le Ultra sono un vero e proprio viaggio introspettivo. “
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?Al momento la mia passione non mi lascia, anzi, e fino a quando avrò il desiderio di spingere ‘oltre’ continuerò questa fantastica avventura. Dopotutto esempi come il grande Olmo mi fanno sperare al meglio, con l’evidente possibilità che nelle corse di lunga distanza si può essere competitivi fino a oltre 60 anni!
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?Dopo la brutta esperienza della mia prima gara imparai molto e mi portò a studiare e imparare molto. Decisi quindi di prendere la qualifica di Running Coach e Nutrizionista Sportivo presso la USA Track&Field per meglio gestire la mia preparazione atletica e nutrizionale. Fino a questo momento non ho avuto infortuni che mmi abbiano messo in pausa, ovviamente qualche infiammazione o problemino qua e la sono normali, ma questa introduzione è solo per evidenziare che, con i giusti recuperi e la giusta cura per il proprio corpo, gli infortuni possono sempre essere evitati.”
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?Passione e il desiderio di spingere sempre oltre.”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?E' inevitabile, si attraversano momenti davvero unici, di un’intensità inesplicabile. L’andare ‘Oltre’ è la differenza che c’è tra essere un corridore "normale" e un ultrarunner. Quando il corpo non ce la fa più è la mente (e il cuore, inteso come passione - motivazione - ispirazione) che ti permettono di andare Avanti".

Michele spiega l’importanza non solo del corpo, del fisico, dei muscoli ma anche l’importanza del cuore, della passione, degli aspetti mentali che ti aiutano a superare le crisi che spesso sono momentanee.
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?Parte tutto dall’ispirazione ma credo sia principalmente dedizione e trovare la giusta motivazione. Quando (inevitabilmente) le energie vanno via e ogni muscolo nel corpo urla di dolore è tutta questione di trovare la giusta motivazione per continuare a spingere.”
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
La UltraMilano-Sanremo 2014 è stata sicuramente una delle gare più dure, principalmente per la sua distanza. Ben 285Km e come ‘prima volta’ è stata davvero un viaggio straordinario a livello psicologico principalmente.
Anche la Leadville in Colorado, corsa tutta tra i 3.000 e i 4.000 metri, è sicuramente nella top3!”.

Il 18 agosto 2013 Michele ha corso la Leadville Trail 100 Mile (USA) in 22h10'24" e il 30 marzo 2014 Michele vinse la 1^ edizione dell'UltraMilano-Sanremo 175 miles, 282.7km corsa su strada in 31h49'39", precedendo l'ungherese Ferenc Szonyi 33h16' e lo statunitense Dave Krupski 33h22'46". 
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?Credo che il dire ‘non potere’ sia l’unica cosa che ci possa fermare dal raggiungere gli obiettivi fissati. C’è un detto qui negli States che dice: ‘He who says he can and he who says he can’t, are both perfectly right.’ (Chi dice che può e chi dice che non può, hanno entrambi perfettamente ragione) Quindi, rispondendo alla tua domanda, no. Non credo esista gara o avventura che potrei ‘non’ terminare.
C’è una gara estremi che non faresti mai?La Yukon Arctic (Canada) e la Badwater (USA) sono considerate le due gare più estreme al mondo. La prima considerata brutale per essere la più fredda, con temperature intorno ai -40 gradi. La seconda considerate massacrante per essere la più calda, correndo attraverso la Death Valley con temperature intorno ai 50 gradi. Quest’anno (2016) ho intenzione di partecipare a entrambe. Quindi direi no, e la pura sfida (la famosa Challenge) che dà forza alla mia passione. Quindi più grande è la sfida, più forte è il desiderio di intraprenderla.

Più dura è la lotta più grande è la gloria, questo sembra essere il motto di Michele, per lui ‘potere’ o ‘non potere’ ha lo stesso valore, tanto lui può sempre, non esiste troppo caldo o troppo freddo.
Per Michele non esiste la fatica, non esiste la Paura, lui ci va a nozze con questo tipo di gare o avventure considerate estreme, durissime, lunghissime.
Questa intervista risale al 2015 e nel mese di febbraio 2016 Michele corse e vinse la "13th Yukon Arctic Ultra 100mi (CAN) trail" in 21h56' precedendo di più di 8 ore lo statunitense David Hirschfield 30h20' e il danese Michael  Faergegaard 33h45'. 
Nel mese di luglio 2016, per completare i suoi propositi, Michele corse anche la Badwater Ultramarathon (USA) 135mi in 34h00’10” e nel 2018 Michele vinse la Badwater in 24h51’47” precedendo gli statunitensi Jared Ryan Fetterolf 25h33'42" e Don Reichelt 27h08'30", attraversando tre catene montuose per un totale di 4.450 m. di salita e 1.859 m. di dislivello negativo con temperature superiori ai 40 gradi. Tra gli atleti finisher c'erano altri due atleti italiani: Julius Augustus  Iannitti 38h43'30" e Simone Leo 42h46'15". . 
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?E' il senso di esplorazione che ci porta a connettersi con se stessi, a scoprire se stessi, a migliorare e a crescere sempre. Senza questa ricerca di evoluzione si stagna. Il nostro mondo non ha più continenti da attraversare o valli da esplorare o paesi da conquistare. Esistono solo limiti da abbattere e credo questa sia la vera esplorazione della nostra generazione, rivolta verso i nostri limiti, intesi come limiti umani. Lo trovo estremamente affascinante.”
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?La mia famiglia mi supporta molto e questo è importante per me, anche se credo sia normale che le preoccupazioni della mamma siano sempre piuttosto evidenti. Per questo motivo preferisco sempre non ‘vederli’ durante queste prove estreme, si attraversano momenti molto difficili e l’esperienza vissuta da parte di un genitore non è mai piacevole.”
Che significa per te partecipare a una gara estrema?Mettersi alla prova. La competizione non è mai contro gli avversari ma contro se stessi.”
Ti va di raccontare un aneddoto?Durante una 100 miglia nello stato di New York mancavano circa 30km alla fine ed era tutto il giorno che correvamo sotto una pioggia incessante. Il buio della notte aveva reso le valli della Virgil Crest di un buio pesto e il freddo cominciava a farsi sentire. Solo le nostre luci frontali aprivano un tunnel di luce tra la fitta boscaglia. A un certo punto comincio a sentire passi dietro di me, anche se voltandomi non cerano altri corridori in vista. 
La cosa va avanti per diversi minuti fino a quando comincio a essere turbato. D’improvviso vedo delle figure al mio fianco e distinto tiro un urlo di terrore a pieni polmoni. Un mix di fatica, freddo e poca lucidità mentale avevano trasformato le ombre create dai rami e dalla mia luce frontale in un ‘branco di lupi’ che mi inseguiva. Parto cosi a tutta velocita nella direzione da cui ero venuto, in cerca di aiuto. Dopo pochi minuti realizzai che erano solo Allucinazioni! Scoprii poi che le allucinazioni sono una parte quasi "normale" del nostro sport.”

Anche Michele come tanti altri ultrarunner o ultraciclyng racconta aneddoti relativi ad allucinazioni, succede che la stanchezza, la fatica faccia brutti scherzi, ma poi sorridi, ci ridi sopra e continui più determinato più prima e più convinto nel raggiungere il tuo obiettivo che sia di terminare la gara, il viaggio, l’avventura, l’impresa oppure di fare il tuo miglior risultato.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?L'Ultramaratona porta alla scoperta di se stessi ma soprattutto alla formazione del proprio carattere e alla crescita personale. Il desiderio e la passione possono portare lontano e quello che ho imparato è che i limiti sono solo quelli che poniamo a noi stessi. Realmente, non esistono limiti a quello che il corpo umano può raggiungere con la giusta preparazione e motivazione.
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?Chiaramente una pratica sportiva simile richiede moltissime ore dedicate alla preparazione sia fisica che mentale. Questo rende le relazioni personali alquanto difficili. Per fortuna mia moglie supporta questa mia passione e riesco a gestire la nostra vita sentimentale anche se con qualche difficolta a volta. Dall’altra parte invece la mia vita sociale è diventata pari a zero.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?Da un certo punto di vista adoro il mio percorso, con I suoi tentativi ed errori prima di trovare la strada giusta. Chiaramente se potessi tornare indietro, all’inizio prenderei un Coach con esperienza per evitare certe ‘facciate’.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?No, assolutamente, no farmaci, nemmeno anti-infiammatori. Come supplementi, duranti i carichi e gare, prendo solo aminoacidi ramificati per recuperare più velocemente. Ho però cambiato sensibilmente la mia nutrizione eliminando completamente glutine, quindi pasta, pane e altri carboidrati semplici ma incrementando notevolmente l’assunzione di vegetali e frutta. Questo favorisce l’assunzione di tutte le vitamine ed enzimi necessari.”
Ai fini dell'idoneità per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?Solitamente faccio una visita sportiva e una cardiologica ogni anno, per assicurarmi che tutto sia a posto.”
Qualcuno ti ha consigliato di ridurre la tua attività sportiva?Si, probabilmente più volte di quelle che posso ricordare, anche se a dire la verità prendo i consigli dei dottori con le pinze trovo che molte opinioni manchino di cognizione in questo ambito. Basti pensare che fino agli anni '80 alle donne era proibito partecipare alle maratone perché considerate ‘letali’ e perché si pensava che avrebbero causato danni permanenti alle ovaie. Questo spiega il mio approccio e il perché considero che anche la pratica medica abbia bisogno di una evoluzione.”
Hai un sogno nel cassette?1000 sogni e un mondo intero da esplorare! Il mio più grande sogno è attraversare tutti i grandi deserti del pianeta, un grande sogno nel cassetto che spero di poter realizzare nel futuro prossimo!".

Interessante la storia di Michele Graglia che lascia la vita da modello e si dedica al running.
 
Interessante il libro di Michele Graglia scritto con Folco Terzani, “Ultra: La libertà è oltre il limite.” 
http://www.lafenicebook.com/2017/05/recensione-ultra-la-liberta-e-oltre-il.html 
Michele Graglia è menzionato nel libro "Correre Con La Mente Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni". 

Matteo Simone 3804337230- 21163@tiscali.it  
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR  

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