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giovedì 31 marzo 2016

Trattamento Sanitario Obbligatorio per gli Ultrarunner matti per la corsa

Matteo Simone

Gli ultrarunner vengono considerati fuori dal normale, fuori dall’ordinario, fare tanti chilometri di allenamento e di gare nelle condizioni più estreme sia climatiche che di dislivelli. Infatti famigliari ed amici si preoccupano per loro, e sconsigliano la loro pratica. 

Tanti pensano che gli ultrarunner andrebbero incatenati, gli dovrebbero mettere una camicia di forza per star fermi.
Anche Vincenza Sicari una ex maratoneta ora a letto quasi paralizzati viene considerata matta perché vorrebbe trovare una cura alla sua malattia ma è difficile, si tratta di una malattia rara e complicata che richiede un dispendio economico elevato e in Italia si fa difficoltà ad aiutarla, a fornirle le cure pertanto si dovrebbe rivolgere all’estero, ma è molto più semplice zittirla dicendole che è malata come tanta maratoneti ha già corso tanto in passato allenandosi per le maratone e facendo allenamenti di 220 km al giorno.
Ma i runner e gli ultrarunner sono con Vincenza e vorrebbero farla correre con loro, e se adesso è inchiodata in un letto di ospedale, la fanno correre nel loro cuore e nei loro pensieri dando voce alla sua richiesta di aiuto e invitando gente a raccogliere fondi per cercare di trovare un rimedio all’estero per le sue cure.
Gli amici inizialmente considerano l'atleta fuori di se, ai limiti della pazzia, ma con il tempo apprezzano gli aspetti del carattere che gli permettono di sostenere allenamenti e competizioni di lunghissima durata e di difficoltà elevatissima, diventando quasi fieri di essere amici e raccontando in giro le gesta, così a volte sono considerate, dei propri amici atleti, quasi a vantarsi di conoscere gente che fa l’impossibile, extraterrestri.
Di seguito alcune testimonianze di ultrarunner che rispondono alla domanda: Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?
Angelo Fiorini: “I miei famigliari, moglie e figli, sono stati contenti di questa mia nuova attività fino a quando si trattava di allenarsi al parco, fare una corsa salutare, hanno accettato anche la voglia poi di fare qualche garetta, fino alla mitica maratona di Roma, guardandomi come un extra terrestre, ma quando ho iniziato l’avventura da ultramaratoneta sono stati subito contrari prendendomi per matto.”
Marco Stravato: Molti amici pensano che io sia matto, forse che voglio dimostrare loro che sono più bravo, più forte, altri mi ammirano, in pochi vogliono vivere queste esperienze con me.”
Ciro Di Palma: All’inizio mi davano del pazzo. Adesso sono i miei primi tifosi.
Michele Belnome: Che sono un folle. Che non ha senso.
Mena Ievoli: “Mio marito e mia figlia dicono che sono matta, alcuni amici la stessa cosa altri mi chiedono come faccio a farlo e alcuni mi ammirano.”
Gianluca Di Meo: “Che sono matto, irresponsabile.
Monica Testa: “Amici pensano che sia matta ma provano tanta ammirazione, famigliari che sono matta solo il marito capisce.”
Armando Quadrani: “Ricordo che quando iniziai a corricchiare le prime garette c'era chi mi credeva matto e chi non mi credeva affatto. Dicevano: ‘mo' corre pure lui, se...vabbè’. Adesso costoro hanno iniziato a corricchiare.”
Andrea Boni Sforza: “Spesso pensano che sia una pazzia o uno spreco, per loro sono uno ‘sfigato’, ma per le persone ‘normali’. Tuttavia, ho la stima di chi mi ama e dei miei amici veri, e questo vale più di tutto.”

Anche per Vincenza Sicari la stessa storia, se la medicina non ha rimedi la paziente è matta, la malattia è nella sua testa, solo così si può congedare una persona che costerebbe tantissimo al Servizio Sanitario, è meglio zittirla, rinchiuderla, è più facile e meno dispendioso un Trattamento Sanitario Obbligatorio, la sua cura non dipende dalla medicina ma dallo stesso paziente. Vincenza deve trovare in se stessa le risorse, le capacità per aiutarsi. Ed allora intervengono i suoi amici runner, altri matti e solo loro possono comprendere la sofferenza, il dolore, il senso di rabbia e di impotenza di Vincenza e così fanno di tutto per aiutarla nella loro pazzia contagiosa.
Ancora alcune testimonianze degli ultrarunner.
Mario Connor: “Dicono che sono matto.”
Efisio Contu: “Che sono un pazzo ma mia moglie e miei figli sono orgogliosi.”
Luca Pirosu: “Pazzo per i familiari, un piccolo eroe per gli amici.”
Marco Gurioli: “Ma si dividono fra chi mi ammira e chi mi crede un po' matto.
Domenico Martino: “Familiari e amici mi sono vicino alcuni amici sono un punto di forza mi chiamano spesso in gara mandano messaggi qualcuno dice che sono pazzo.....hahaha.”
Matteo Colombo: “Anche se mi considerano un pochino matto, spero e mi auguro che in fondo siano fieri ed orgogliosi… anzi ne sono sicuro !!!
Sara Paganucci: “I miei familiari pensano che sono pazza ma vedono che sono più tranquilla e soddisfatta quando corro. All'inizio erano un po ‘gelosi’ del tempo che sottraevo loro, adesso mi seguono e mi sostengono nelle gare.”
Marco Gombia: “Per ora che sono semplicemente un pazzo masochista.”
Mauro Marchi: “Che sono fuori di testa.”
Germano Dotto: “Follia.”
Andrea Borgiani: “Che sono matto.”
Franco Magliano: “Che sono pazzo e che loro si stancherebbero a farli con la macchina tutti quei km che io faccio di corsa.”
Giovanbattista Malacari: Che sono letteralmente fuori di testa.

Nonostante vengano considerati matti per la corsa, un grande cuore ed una elevata sensibilità dimostrano di avere i runner e gli ultrarunner, se una di loro ha un problema, basta dar voce al problema e si cerca di trovare una soluzione e tante possono essere le soluzione ma il fine è unico aiutare Vincenza che per il momento sta male, di un male che appare raro, quasi inspiegabile dalla medicine e richiede ulteriori accertamenti e cure adeguate possibilmente all’estero come spesso avviene.
E allora che fare per una persona che sta male, ognuno ha i suoi problemi, ognuno ha qualcuno in famiglia o un amico o un conoscente che sta male, ma il popolo dei runner, me compreso, si attiva perché quando un atleta si impegna nello sport, fa sacrifici per ottenere risultati, ci rappresenta nelle manifestazioni Internazionali e Mondiali come le Olimpiadi, allora tocca anche a noi fare qualcosa per qualcuno, è ora di attivarsi ognuno con le proprie modalità e possibilità, senza se e senza ma.
Gli ultrarunner della
UltraMilano-Sanremo si sono attivati per Vincenza Sicari. Così scrivono sulla raccolta fondi della rete del dono: “La nostra storia di atleti parla di salite, di sudore, di fatica e di sfide. Ora possiamo affrontare tutti assieme un’altra sfida, ancora più grande e ancora più importante. Correre assieme a una di noi che oggi ha bisogno del nostro aiuto. La maratoneta olimpionica Vincenza Sicari dal 2013 soffre di un grave disturbo neuromuscolare difficile da diagnosticare e curare e ha bisogno di un aiuto per affrontare questa sfida. Noi atleti di UMS, in occasione dell'edizione 2016 dell'ultramaratona no stop più lunga d'Europa, che si terrà dall'8 al 10 Aprile, corriamo assieme una gara nella gara: raccogliere fondi in favore di Vincenza per finanziare la ricerca e spedire le sue biopsie all’estero".
 
Ecco un pensiero per Vincenza di uno dei tanti donatori: “Vorrei fare di più, vorrei anche abbracciarti, stringerti ed accarezzarti, vorrei farti comprendere quanto questa storia non è solo la tua ma anche la mia e quella di tanti altri”.

Si parla di Vincenza sicari nel libro
Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti – 8 ottobre 2018 di Matteo Simone (Autore).

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
380-4337230 - 21163@tiscali.it

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