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lunedì 25 aprile 2016

Federico Crotti, ultratrail: Sto imparando a conoscere veramente il mio corpo

Non ero mai salito su un podio, a 50 anni è proprio una bella soddisfazione 
Matteo SIMONE  21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta

Federico Crotti alla ricerca sempre delle gare più dure, difficili, estreme, si è imbattuto nella Madeira Island Ultra Trail (Portogallo) e ha scelto giustamente la distanza più lunga: 115km e 7000m di dislivello con partenza a mezzanotte.
A fine gara l’ha definito: “Il trail più duro mai fatto per condizioni climatiche, pendenze, dislivelli. Paesaggi incredibili unici.”

Vince Zach Miller in 13h50, tra gli Italiani eccellentissima prova di Fulvio Dapit sempre tra i primi si classifica 6° in 14h40.
Federico arriva felicissimo come un bimbo, 2° di categoria, la prima volta sul podio a 50 anni.
Anche l’amico Germano Dotto sale sul podio della gara minore di 85 km ma sul gradino più alto. categoria M55.
Federico Crotti, un atleta che ha iniziato con il piacere di correre sperimentando sempre di più le sue possibilità, la sua forza di volontà la sua scoperta per il trail e l’ultratrail arrivando a modificare la sua dieta e diventando vegano. Federico è alla continua ricerca dei suoi limiti ed al contempo alla ricerca delle sue possibilità, delle sue risorse, per lui più è dura la gara più è grande il trionfo.
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?E’ stato graduale, sono partito dalle distanze più brevi (10 – 15 km), per poi passare alla maratona. Poi mi sono appassionato alle gare di montagna, arrivando a percorrere Ultratrail oltre i 100 km.”
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?Riuscire a percorrere distanze che in passato non immaginavo di riuscire a fare. Riuscire a superare i momenti di crisi che si verificano puntualmente in ogni gara.” 
Cosa ti spinge a essere ultramaratoneta?Scoprire i miei limiti, dove può arrivare la forza di volontà. Inoltre, sto imparando a conoscere veramente il mio corpo, le mie risorse fisiche, ho modificato la mia dieta, diventando vegano.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?Più la gara è difficile e più per me è stimolante. Più ho sofferto durante la gara e più è soddisfacente riuscire a tagliare il traguardo.”
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?Non capiscono dove trovo le motivazioni. Ma,  comunque, si interessano e mi aiutano a praticare questa mia passione agevolandomi e non ostacolandomi. Mi consigliano di fare attenzione e di non esagerare ritenendo la mia passione usurante per il fisico e pericolosa.
Che significa per te partecipare a una gara estrema?La gara estrema è una gara che richiede una grande preparazione fisica e mentale fuori dal normale. Una gara che richiede una capacità di adattamento notevole a situazioni climatiche anche difficili.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
Sono molto tenace e combattivo. Programmo e preparo le mie gare in modo scrupoloso.

Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?Nulla di diverso, in passato mi sono appassionato ad altri sport: da giovane fino ai 30 anni sono stato calciatore, poi ciclista, tennista e ora runner.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?No, la mia dieta è composta per il 70/80 % di frutta che considero medicina".

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it  
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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