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martedì 31 maggio 2016

Riccardo Vescovo: Al momento della gara cerco di rilassarmi entrando in una sorta di meditazione

Matteo SIMONE

Interessanti le esperienze ed i racconti dei diversi atleti nelle diverse specialità e nei momenti diversi degli allenamenti, gare, post gare.

Di seguito si racconta Riccardo Vescovo, rispondendo ad alcune domande tese a realizzare un volume sullo sport, benessere e performance.

Qual è stato il tuo percorso per diventare un Atleta?Ho iniziato a 5 anni con il nuoto per volere dei miei genitori, a 10 anni dovendo rinunciare al nuoto, a causa di un fastidio dovuto al cloro, ho intrapreso la via del Karate seguendo le orme di mio cugino. La passione per quest’ultima disciplina è cresciuta nel tempo tanto da praticarlo attualmente con il titolo di Istruttore e grado di 1° Dan (Cintura Nera). Lo scorso anno ho voluto integrare la mia vita sportiva con il pugilato, allo scopo di perfezionare il combattimento usando solo gli arti superiori, ed il nuoto con l’obbiettivo di incrementare la potenza il fiato la coordinazione ed anche per l’allungamento muscolare che questo sport comporta. 
Quali sono le varie difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nella tua disciplina? Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale?Per quanto riguarda il nuoto non vedo grandi rischi, a parte per la schiena nel compiere la tecnica a delfino in maniera errata. Mentre la difficoltà più grande è mantenere un andatura costante lungo tutto il tragitto dovuto alla pesantezza dei movimenti nell’acqua ed alla mancanza di fiato che si fa sempre più sentire. Mentre per gli sport di combattimento i rischi sono più elevati in quanto si possono ricevere dei colpi abbastanza forti in varie parti del corpo. Anche qui la difficoltà è mantenere una buona respirazione e anche un'elevata concentrazione. Infatti, a differenza di molti altri sport durante una competizione oltre alla fatica si ha di fronte un avversario che ce le vuole ‘suonare’, di conseguenza il livello di attenzione deve essere maggiore. Sinceramente non ricordo di non aver mai finito una gara, ma sicuramente il ‘caldo’ è la condizione ambientale che riduce notevolmente le mie prestazioni.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Non ho rimpianti rifarei le cose che ho fatto, e soprattutto mi ritengo fortunato di aver trovato il Karate tradizionale delle origini che ormai non si trova più che mi ha aiutato moltissimo a superare le difficoltà finora incontrate e lo rifarei infinite volte.”
La tua gara più estrema o più difficile? Quale gara ritieni non poter mai riuscire a portarle a termine?Ricordo che alla mia prima gara di nuoto feci 50 metri a delfino ed arrivai a dir poco stremato alla fine, sicuramente dovuto alla mia scarsa conoscenza nella tecnica ma posso dire che è stata la gara più difficile che mi fosse capitata a quel momento in quanto non avevo mai fatto una cosa simile. Per come la penso sono dell’idea che se ci si allena si può riuscire a portare a termine qualsiasi gara, però devo dire che ho seri dubbi sui 200 metri a delfino. Penso che oltre ad una buona tecnica occorra avere una capacità vitale, per quanto concerne il fiato, davvero notevole.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: pre-gara, in gara, post-gara?Sia nel pre-gara che in gara si ha l’obbiettivo di vincere, solo che nella prima situazione, abbiamo una notevole grinta e determinazione nell’allenamento finalizzato allo scopo, di conseguenza non si pensa ad altro che a dare ancor di più di quello che si è dato fino a quel momento. Al momento della gara invece, naturalmente parlo specificamente del mio caso, data l’elevata emotività e paura, sensazioni che ad una gara non mancano mai, cerco di rilassarmi entrando quasi in una sorta di meditazione e convincendomi che ‘quel che è fatto è fatto’ ed è inutile starsi ad agitare troppo, il che potrebbe inficiare sulla stessa gara. È un po’ come abbandonarsi all’avvenire degli eventi. Ma appena arriva il mio turno e scatta il ‘VIA’ ecco che li esplode tutto ciò che ho dentro fino alla fine. Anche il post gara ha il suo perché in quanto non solo ti puoi rilassare dato che la tempesta è passata, ma perché si ha letteralmente un crollo dovuto al calo repentino di tutte le endorfine e dell’adrenalina che ti facevano stare a duemila un attimo prima della gara.”
Quali sono i tuoi pensieri in gara?La verità è che al momento della gara cerco di non pensare a nulla ma bensì mi concentro sull’ascoltare ancor di più il mio corpo perché dovrà rispondere alla perfezione ai mie comandi durante la prestazione”.
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere atleta? E' successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva? Hai mai pensato di smettere di essere atleta?Non ho mai abbandonato lo sport, primo perché mi fa stare bene e secondo perché non sopporterei l’idea di diventare “debole”, nel senso che lo sport mi da forza più di molte altre cose e non parlo solo di forza fisica ma bensì forza di andare avanti in tutto. Le sconfitte ti buttano giù certo, li per li sei demoralizzato, però, non so come, dopo poco tempo riesco a pensare positivamente che cambiando tattica ed allenandomi di più potrei riuscire in ciò che ho fallito precedentemente. Ho dovuto ridurre per qualche settimana la mia attività a causa di piccoli infortuni ed è stato pesante, però anche se non potevo utilizzare una parte del mio corpo nulla toglieva che potessi fare altro. Devo dire di non essermi mai fermato e mai ho pensato di smettere di essere un atleta.

Non molla Riccardo, le sconfitte non lo demoralizzano, non lo buttano giù
, cerca di esaminare bene cosa c’è stato di buono e in che modo ha sbagliato per apprendere e fare meglio la prossima volta.
Ti è capitato di avere la sensazione che ti cascasse il modo addosso? Come sei riuscito a continuare?Si mi è capitato ed in quel caso invece di agitarmi ancor di più fino ad arrivare al collasso, mi sono concentrato sul completo rilassamento sulla respirazione lunga e profonda, ogni muscolo sciolto lasciato in balia della gravità. E se il mondo mi fosse caduto addosso veramente allora pazienza, sarei rimasto tranquillo e rilassato senza affannarmi troppo. Ma non è mai successo perché alla fine è sempre uno scherzo della mente tutto si risolve tutto puoi portare a termine e anche se ciò non avvenisse, in questo modo, lo accetteresti serenamente.”

Molto preparato Riccardo a prevenire e gestire situazioni difficili, sa come fare, conosce l’importanza della focalizzazione sul respiro e le sensazioni corporee, per restare in una situazione calma e serena ed attendere che passi la tempesta.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli a uno sport di fatica, impegno, sofferenze?Ai ragazzi direi di praticare sport perché fa bene ed aiuta anche nella vita quotidiana ma di fare ciò che piace, perché in realtà tutti gli sport sono faticosi in quanto comportano sacrifici ma se una cosa ci piace la fatica non si sente o meglio la si affronta in modo positivo senza che ci pesi addosso come un macigno.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva?Mai. Meglio perdere essendo se stessi che vincere grazie ad una provetta o pastiglia, non c’è soddisfazione, alla fine non sei tu a vincere ma la sostanza che hai assunto.”
Un messaggio che vorresti dare per sconsigliare l’uso del doping?Prima di tutto il doping non fa bene in quanto introduciamo nell’organismo un qualcosa a cui non è abituato, senza contare poi la natura di cui sono composte queste sostanze, ma soprattutto le sostanze dopanti non ci permettono di sentire la fatica il che è gravissimo perché la fatica è il nostro campanello di allarme naturale che ci dice quando dobbiamo fermarci per evitare il collasso che può portare anche alla morte. Inoltre chi assume sostanze dopanti, o trascorre una vita dopandosi e di conseguenza autodistruggendosi oppure una volta che smette deve iniziare tutto da capo, sempre se il corpo risponda bene, in quanto è stato tutto questo tempo senza conoscere se stesso occultato appunto da tali sostanze che non consentono la percezione vera di noi stessi.
Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti e in quali fasi dell’attività sportiva?Si la ritengo utile soprattutto per chi si addentra nello sport per la prima volta che oltre a trovarsi spaesato in un mondo nuovo e quindi bisognoso di una guida, potrebbe deprimersi e mollare sin da subito in quanto nei primi tempi non si hanno risultati eclatanti, di conseguenza qualcuno che gli faccia guardare con un po’ più di prospettiva non sarebbe sbagliato. La ritengo utile per i bambini dato che devono ancora formarsi e se si inizia sin da subito in futuro avranno meno dubbi e sbandamenti. Ma anche per gli adulti è utilissima per il fatto che spesso accade che questi si sentano più giovani di quanto potrebbe suggerire l’età veritiera e la non corrispondenza tra le reali prestazioni e quello che credevano di poter compiere a livello fisico potrebbero causare un calo del morale ed anche qui una guida la ritengo più che opportuna.”
Sogni realizzati e da realizzare?
Mi piacerebbe essere un atleta a livello nazionale e anche internazionale, soprattutto mi sarebbe piaciuto essere un atleta dell’Aeronautica Militare ma purtroppo non sono comprese le discipline da me praticate e non ho i titoli per esserlo. Ho lottato molto per questo ma ormai ho quasi perso le speranze anche perché ho 27 anni e non so quanto interesse io possa suscitare.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Che io ricordi non mi sono mai sentito un campione anche perché ho visto i veri campioni e non sono ancora a quei livelli.
Che consiglio daresti a coloro che devono fare scelte importanti nello sport?La scelta deve basarsi su ciò che ci piace e ci appassiona altrimenti il disinteresse arriverà sin da subito fino all’abbandono di quello che si è scelto.”
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere?Lo sport rende la vita migliore in quanto permette di conoscere il proprio corpo che a sua volta risponde positivamente alle nostre esigenze, di conseguenza anche nella quotidianità si ha maggiore facilità nel muoversi e nello svolgere diverse mansioni rispetto a chi è sedentario, anche a livello mentale contribuisce a scaricare lo stress ed allontana la depressione. La performance ed il benessere sono strettamente collegati alla costanza, all’impegno e soprattutto alla consapevolezza di dover compiere dei sacrifici per raccogliere dei buoni frutti nel tempo.
Riesci a immaginare una vita senza sport?
 Si certo, una vita triste, malsana e molto faticosa senza stimoli e adrenalina. Una vita piatta.”
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Nella mia vita non ho mai preso neanche un gatorade per incrementare le mie performance. Mi piace l’idea di riuscire nei miei obbiettivi senza ‘aiutini’. Per quanto riguarda l’alimentazione ho visto e sentito diverse scuole di pensiero e seguito vari corsi ma sinceramente erano molto discordanti tra di loro. Quello che ho sempre fatto è mangiare un po’ di tutto senza mai saltare i tre pasti principali. Se mi viene fame una merenda tra un pasto e l’altro me la concedo salata o dolce che sia, non mi sono mai privato di nulla. Se devo dare un consiglio: mangiare ciò che ci richiede (ne risente in maniera positiva anche la mente) senza esagerare ed evitando schifezze tipo patatine fritte merendine ecc… (anche queste una tantum si può fare dipende poi dai vari soggetti). PS. Ultimamente prima degli allenamenti sto sperimentando la dieta del Dott. Mozzi sui gruppi sanguigni, sembra funzionare ma ripeto non lascio mai che condizioni in maniera pesante la mia vita.”
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere e performance? “Documentazioni su internet vedendo filmati seguendo corsi e chiedendo a chi ne sapeva di più e soprattutto a chi rispecchiasse benessere. Ma ciò che rende il tutto esaustivo è la sperimentazione su se stessi in quanto siamo tutti diversi e non ci sarà mai uno stile di vita uguale per tutti.”
La gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle?
 Quando ho superato tutte le prove del brevetto sportivo conquistando tutti ori, ed anche alle nazionali di Karate di Avellino nel 2012.”
Quale tua esperienza ti può dare la sicurezza di potercela fare nello sport o nella vita?In piena sincerità posso dire che non c’è un esperienza unica in particolare, ma l’insieme di tutto ciò che ho realizzato fino adesso e di cui ne sono soddisfatto.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa nell’aver intrapreso un’attività sportiva?Sinceramente i miei famigliari sono contenti se mi vedono felice e non giudicano più di tanto ciò che svolgo, ma credo che non pongano lo sport tra le priorità della loro vita. I miei amici o fanno sport con me e di conseguenza la pensano più o meno come me, mentre quelli che non praticano sport magari mi trovano un po’ troppo esagerato nell’allenarmi così intensamente. Per quanto riguarda la mia vita lavorativa non è cambiato nulla dato che praticavo sport già prima di lavorare. Sono comunque felice di riuscire a far combaciare le due cose.
Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?
Le mie prime gare di nuoto, ad ogni gara al tuffo mi si toglievano o la cuffia o gli occhialetti, fortunatamente non mi si è mai tolto il costume 
J. Un volta dovevo fare 50 metri stile libero e, non so come, al tuffo mi cala la cuffia davanti gli occhi e non vedo più niente per tutta la gara, il problema è che la vasca era da 25 metri quindi non vedendo nulla non sapevo quando dover virare per tornare indietro e fare i restanti 25 metri, morale della storia mi sono schiantato alla prima virata ed all’arrivo.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare atleta? Quali meccanismi psicologici ti abbiano aiutano nello sport?Ho scoperto una grande forza di volontà, ciò che mi ha aiutato a livello psicologico è stato fissarmi degli obbiettivi e la continua sfida contro me stesso, il cercare di raggiungere i propri limiti e superarli.
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere?Perseveranza, grinta, il riuscire ad alzarsi anche quando si finisce a terra. Insomma posso dire che non mi perdo d’animo facilmente.”
Che significa per te partecipare a una gara? Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?
Anche se la mia vera gara è contro me stesso, sono dell’idea che una sana competizione possa far bene in quanto ci permette di confrontarci con altri atleti e di conseguenza vedere a che livello siamo rispetto a ciò che c’è fuori, se stiamo facendo un buon lavoro oppure no. Posso dire di aver sperimentato il limite nelle mie gare, questo dovuto al fatto che durante un competizione il tasso di adrenalina è alle stelle ed insieme alla foga del momento si ha quel surplus che aumenta le tue performance rispetto a quando ci si allena in un ambiente più tranquillo. E data la grande voglia di vincere si da veramente il massimo arrivando letteralmente al limite.”

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

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