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giovedì 14 luglio 2016

L’arte del riposo e del recupero con l’aiuto di pensieri ed immagini

Matteo SIMONE
 Dedicato a Mary Moor

Nella vita ciò che conta è la capacità di ricominciare dopo essere caduti” José Mujica (Presidente della Repubblica dell’Uruguay) 

L’atleta vincente riesce a trovare la determinazione, la calma, lo spirito di sacrificio per ricominciare dopo ogni stop prolungato, dopo ogni sconfitta. Importanti sono la meditazione, la visualizzazione, il lavorare sull’autoefficacia, esercizi di rilassamento.

Attraverso la meditazione la persona riesce ad aspettare i tempi occorrenti per il recupero, riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione temporale.
L’atleta può sentirsi soggetto attivo nel processo di riabilitazione, definire un piano di ripresa, di ripartenza, sviluppare un piano per un’azione futura efficace può individuare le risorse occorrenti da potenziare, sia personali che esterne, allenatore, fisioterapista, psicologo, medico.
Sviluppare  risorse interne allo scopo di aiutare a stabilire un senso di efficacia e di possibilità per il Futuro, creare un suo Consigliere Interiore o un “Allenatore Interiore”, creare una “Squadra Interiore” di aiutanti o di sostenitori, ognuno in grado di apportare un’influenza positiva.
L’atleta può fissare obiettivi minimi di ripresa rispettando i tempi e le modalità occorrenti, senza fretta di riscattarsi o di dimostrare a qualcuno. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
Persuasione verbale da parte di altri, dei quali si hanno fiducia e stima attraverso gli incoraggiamenti verbali che tendono a sottolineare gli elementi positivi di un gesto o una azione.
La persona che avrà sviluppato un forte senso d’autoefficacia sceglie obiettivi più elevati, è più motivata, usa le proprie capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa, gestisce meglio i fallimenti, è più tenace e ottiene risultati più soddisfacenti di chi invece ha una percezione negativa delle proprie possibilità.
Rilassamento progressivo neuromuscolare: consiste in un esercizio di contrazione e decontrazione muscolare. Si ottiene una consapevolezza delle proprie sensazioni della tensione psicologica e della sua scomparsa quando i muscoli si rilassano. L’intento è di educare l’atleta alla riduzione volontaria del tono muscolare. Gli esercizi devono essere svolti giornalmente e progressivamente devono essere coinvolti la maggior parte dei muscoli del corpo.
Quando si è tesi, si è ansiosi prima di fare qualcosa di importante nella vita, nello sport, nel lavoro, è importante pensare qualcosa di positivo, di bellissimo, in psicologia dell’emergenza si parla di posto sicuro, si invita a ricordare, pensare, immaginare, visualizzare un posto dove si è sperimentato pace, serenità, tranquillità, questo aiuta a rilassarsi.
Anche in psicologia dello sport si usa fare un lavoro sull’autoefficacia attraverso il ricordo di un’esperienza positiva dove si è sperimentato successo o comunque di riuscita, di averci saputo fare. 
Dedico questo articolo a Mary Moor.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Ho scoperto di avere tanta pazienza e determinazione. Correre è un po' come fare terapia, scopri te stesso e riconosci debolezze, pregi e difetti, hai una visione di vita diversa da quella che hai vissuto prima.
Hai un sogno nel cassetto?Restare il più a lungo possibile un’ultramaratoneta!”

Ho visto Maria correre serena, con il sorriso, in buona compagnia e queste sono sensazioni che anche lei vorrebbe sperimentare il più a lungo possibile.
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?Quel senso di libertà, di protagonismo, anche se è solo a livello personale, non esternato. Mi fa molto piacere soprattutto dimostrare a tante donne che restano dietro la finestra per paura di essere viste e giudicate che cambiare si può. Vorrei far capire loro che le mie non sono imprese, ma semplice passione di correre, che mi fa stare bene, sia sola che con gli altri.”

Sperimentare l’ultramaratona per Maria è sentirsi libera di fare quello che gli pare che può essere considerato difficile, impegnativo, usurante, ma è una sua scelta che le soddisfa e dove sperimenta sensazioni importanti ed uniche fatte di fatiche e di soddisfazioni nell’essere protagonista. 

Ho visto Maria correre serena, con il sorriso, in buona compagnia e queste sono sensazioni che anche lei vorrebbe sperimentare il più a lungo possibile.
Ho dedicato a Maria Moramarco, in un momento particolare della sua vita, il mio libro "Ultramaratoneti e gare estreme, 
Prospettiva editrice, Civitavecchia, 2016. 
Nel libro "Lo sport delle donne” riporto un’intervista a Maria Moramarco.
Maria è menzionata nei libri:
"L'ultramaratoneta di Corato. Esperienze, sensazioni, emozioni e aspetti psicologici di un atleta di corsa delle lunghe distanze", Arduino Sacco Editore, Roma, 2017 
"Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida", Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La 100km del passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.
Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? 

Matteo Simone 3804337230- 21163@tiscali.it  

Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR  

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