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martedì 24 gennaio 2017

Palas Policroniades e Vito Rubino: 4500 km non-stop in mountain bike tandem

Matteo SIMONE

Palas Policroniades e Vito Rubino, coppia anche nella vita, hanno partecipato al Tour Divide, gara di mountain bike più lunga al mondo, 4500 km non-stop e in autosufficienza sulle Montagne Rocciose. 

La gara inizia a Banff in Canada e finisce ad Antelope Wells in New Mexico al confine con il Messico per un totale di 60,000 metri di dislivello. I concorrenti devono portare tutto l’occorrente tra cui cibo, acqua, e attrezzatura da campeggio.
Palas Policroniades e Vito Rubino hanno portato a termine la loro impresa in 30 giorni e 16 ore, usando una mountain bike in versione tandem. Palas e Vito raccontano la loro esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Come siete arrivati alla decisione di partecipare a tale gara? “Il desiderio irresistibile di avventura. Poi la voglia di esplorare posti nuovi e paesaggi spettacolari e infine la voglia di esplorare noi stessi e le nostre capacità.

Entrambi sembrano essere alla ricerca di avventure sportive sempre più ardue e con la voglia di affrontarle con la complicità di entrambi, ben motivati a far bene.
Uno dei due era più o meno sicuro o convinto nella partecipazione a tale gara? “Entrambi eravamo completamente determinati a portare a termine la gara. Bisogna esserci al 100% per farcela.”

In questo caso oltre alle capacità individuali di sapersi gestire in gare durissime è importante anche l’intesa della coppia per riuscire a rispettare il passo dell’altro, non strafare ma nemmeno andare troppo lenti, un compromesso che si può trovare se ci si conosce bene e da tempo.
C’è stata un’alternanza nelle fasi organizzative giornaliere: alimentazione, sveglia, manutenzione? I nostri giorni erano da 18-20 ore. In genere ci svegliavamo tra le 6 e le 8 del mattino, pedalavamo fino alle 2-4 di notte, poi accampavamo, mangiavamo qualcosa, e dormivamo da un minimo di 2 ore a un massimo di 5 ore (con l’eccezione di un paio di notti che abbiamo dormito di più e le ultime due notti che non abbiamo dormito). Il giorno dopo, facevamo colazione, disfacevamo la tenda e poi in marcia. Mangiavamo in parte in sella e in parte durante delle piccole soste. Ci rifornivamo in paesini di passaggio. Altre volte invece, per far fronte a delle condizioni metereologiche, ci siamo dovuti fermare al tramonto e siamo ripartiti prima dell’alba. La manutenzione basica della bicicletta la facevamo circa ogni due giorni, oppure quando si rompeva qualcosa.”
C’era possibilità di rifornirsi facilmente durante il percorso? “
Bisognava programmarlo studiando bene la mappa. Generalmente ci affidavamo a ruscelli per l’acqua (avendo l’accortezza di filtrarla) mentre invece portavamo acqua in più (fino a 14 litri) nelle parti più aride. Per il cibo ci rifornivamo nei paesini di passaggio; non si attraversano grandi città. Quando andava bene trovavamo dei supermercati normali, ma il più delle volte nel Tour Divide si fa ricorso al cosiddetto ‘gas-station food’, cioè il cibo che si vende nei negozini/mini-market dei benzinai. Il mio piatto preferito? ‘Beef Ravioli’ in scatola by ‘Chef Boyardee’, una specialità americana di ispirazione italiana preparata da uno chef immaginario francese. Lascio immaginare… Ma la cosa buona è che si trovava in tutti i mini-market dei benzinai.”
Quale era la parte della giornata più difficile per ognuno di voi? “La sveglia dopo 2-3 ore di sonno. E anche quando pedalavamo durante la notte e iniziavamo ad avere allucinazioni e colpi di sonno.”

Leggendo questa risposta, il primo pensiero è considerare quello che raccontano Vito e Palas una follia, ma poi subito mi rendo conto che abbiamo bisogno tutti di sperimentare, ognuno a modo suo, ogni cosa ha un senso per la persona che la sperimenta.
Durante il percorso c’erano controlli sanitari o cancelli orari? “Nel Tour Divide non ci sono controlli sanitari e/o cancelli orari. Gli atleti sono completamente indipendenti e responsabili di controllare le proprie condizioni e idoneità a continuare. Non esiste un tempo limite ufficiale ma si considera come cutoff un tempo pari al tempo record (nella categoria di riferimento) x 2. In generale, un tempo inferiore ai 34 giorni è considerato un tempo di tutto rispetto. (Per confronto ciclisti che percorrono questo tracciato senza gareggiare ci mettono 2-3 mesi.)”
Avevate modo di confrontarvi con gli altri concorrenti o gente lungo il percorso? “Nel Tour Divide si può decidere di partire con altri partecipanti (il cosiddetto ‘Grand Depart’), oppure si può partire in un qualsiasi altro momento e cronometrare il proprio tentativo (possibilmente, ma non obbligatoriamente, facendo uso di un tracker GPS). La seconda modalità è detta ITT (Individual Time Trial) ed è quella che abbiamo seguito noi. Quindi eravamo pressoché in solitaria. Abbiamo incontrato altri ciclisti sul percorso che però non partecipavano alla gara. Per il resto potevamo passare giorni senza vedere un’anima.
Usavate social o telefono per restare in contatto con famiglia, amici e ricevere sostegno? “Avevamo un dispositivo GPS per essere seguiti durante il percorso da amici e famiglia (durante gli ultimi 10 giorni di gara). Durante la maggior parte del percorso non c’è copertura telefonica, quindi è stato difficile mantenerci in contatto con la famiglia, soprattutto nelle parti più remote del percorso. Per lo più pero eravamo scollegati. Quando c’era segnale mandavamo messaggi di aggiornamenti utilizzando viber, whatsapp o il sito ufficiale della gara.”

Quasi scollegati dal mondo esterno social, ma in contatto con i propri bisogni ed emozioni, la coppia avanza, tanto famigliari ed amici sanno che Palas e Vito hanno sempre qualcosa di straordinario da inventarsi e non temono per la loro salute e incolumità, conoscono le loro capacità.
Quale è l’immagine che più è rimasta impressa?Le immagini dei paesaggi che abbiamo attraversato sono tutte collegate come nella pellicola di un film, lunga dalle Montagne Rocciose del Canada fino al deserto del Chihuahua del Messico.”
Cosa avete scoperto durante questa lunga impresa insieme?Abbiamo scoperto che con la determinazione, la passione e la grinta si possono raggiungere obiettivi altrimenti inaccessibili. Queste caratteristiche ce le porteremo dietro ben oltre il Tour Divide per affrontare le difficoltà quotidiane.”

Si può considerare l’impresa come una palestra per apprendere a vivere meglio nella quotidianità.
Come state ora dopo la lunga impresa sportiva? “Tristi che sia finita ma contenti di avercela fatta.

Certo tornando a casa si può avere la nostalgia delle bellezze, sensazioni, emozioni sperimentate a contatto con la natura con tutti gli odori, i suoni, i silenzi, i colori.
Nel libro “Lo sport delle donne” riporto l’esperienza raccontata dalla coppia Palas Policroniades e Vito Rubino, dal Canada al Messico in mountain bike tandem per 30 giorni.
Vito è menzionato nei libri: 
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline 
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice.  

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it  
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR 

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