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martedì 11 aprile 2017

Alessandro Torchiana, Ultratrail: Il TOR... mi piacerebbe tantissimo

Matteo SIMONE

 
Approfondendo la conoscenza di ultrarunner e sperimentando personalmente il mondo dell’endurance posso dire che si tratta di un mondo fantastico, bizzarro, straordinario, sorprendente, sensibile, rilassante, eccitante, strano. Di seguito si racconta anche Alessandro Torchiana che vorrebbe partecipare al Tor, una gara di più di 300 km con dislivelli importanti che lo terrebbe occupato fisicamente e mentalmente per circa 150 ore.

Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? “La passione per la natura e per la corsa mi ha portato a scoprire questo fantastico mondo (ultratrail) che mi permette di unire le due cose.”

Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta? “No, mai.. nemmeno per un momento…. Nemmeno nei momenti più duri.”

Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “No, mai.. Forse perché non “tiro” mai al 100% delle mie possibilità. A me piace arrivare alla fine di una gara e dire…ecco se devo rifarla ora, ho ancora forze sufficienti.”

Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta? “La voglia di scoprire le possibilità, le potenzialità del mio corpo, il vivere la natura, la montagna, giorno e notte.”

Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “No, mai.. Non è qualcosa che cerco.”

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “La voglia di misurarsi, di capire “cosa” può darti il tuo corpo.”

Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Non c’è una gara in particolare. Ogni percorso ha le sue difficoltà e le sue bellezze.”


Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine? “Penso che se si affrontano nel modo giusto, non ci siano gare impossibili.”

Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “E’ sempre un grande piacere e soddisfazione verificare “cosa “ si è in grado di fare e scoprire che spesso i limiti sono più mentali che fisici.”

Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “I miei famigliari mi seguono (anche se un po preoccupati…in particolar modo la moglie) e sono fieri di me.”

I familiari, soprattutto i partner non possono che giudicare estremi e spericolati gli ultrarunner, il rischio di consumarsi, di sottomissione alle tempeste e intemperie, di incidenti vari in percorsi ardui ci può essere, ma la passione è passione, fa parte del gioco del vivere.

Che significa per te partecipare ad una gara estrema? “Vuol dire imparare a conoscermi meglio, a sapere in ogni momento cosa posso richiedere al mio corpo, vuol dire confrontarsi con altri atleti per imparare.”

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “La lucidità mentale in ogni situazione.”

In gare di endurance è importante la lucidità mentale, altrimenti c’è il rischio di perdersi nei sentieri di montagna, o peggio ancora di mettere il piede in fallo e farsi male.

Bisogna essere in grado in ogni momento di capire se bisogna fermarsi per far riposare corpo e mente o se è sufficiente distrarsi (magari canticchiando una canzone) per riacquistare la lucidità mentale necessaria.

Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa? “Sono molto più rilassato e felice....questo si riflette anche nell’ambiente famigliare e lavorativo. Una persona serena e felice trasmette serenità e sicurezza”

Se potessi tornare indietro cosa faresti? O non faresti? “Sicuramente comincerei prima l’esperienza dei trail. Purtroppo questa disciplina l’ho scoperta solo a metà 2012.”

Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “No non uso nulla. Anzi la cosa che mi preoccupa un po’ è che nelle ultra mangio pochissimo, dovrei trovare il modo per alimentarmi nella maniera corretta.”

Non ci si può nutrire solo di amore o di passioni, lo sport ci fa consumare tantissimo carburante, ci fa azzerare le scorte di glicogeno, ci fa intaccare i grassi e a volte anche i muscoli, diventa importante una buona integrazione, anzi l’allenamento nutrizionale diventa importante quanto quello fisico e mentale così come diventano importanti gli opportuni recuperi e riposi o coccole.

Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali? “Cerco centri dove gli esami mi sembra che vengano svolti nella maniera più accurata e professionale possibile.”

E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “No, visto che io praticamente corro solo la domenica....anzi dovrei allenarmi di più.”

Sogni realizzati e da realizzare? “L'anno scorso a Luglio ho portato a termine la Dolomiti Sky Run di 130km con 11500D+ gara che mi ha dato tanto sotto tutti i punti di vista...e anche se può sembrare strano...sono gare che mi rilassano...mi "riposano"...Spero un giorno di riuscire a coronare il mio sogno.... partecipare ad un edizione del TOR!”

Potresti raccontare un po', che significa mi ha dato tanto sotto tutti i punti di vista? “Quando partecipo a queste gare, non le vivo dal punto di vista agonistico, ma le vivo come un viaggio di esperienze. Io sono contento quando una gara mi fa crescere come persona, quando mi lascia "qualcosa" dal punto di vista umano. Il fatto di arrivare al traguardo è un aspetto secondario.”

Potresti dettagliare? “Sicuramente il fatto di passare molto tempo immerso nella natura, aiuta a rilassarsi, a ritrovare equilibri persi nella frenetica vita quotidiana. Poi mi piace tantissimo sentire come il mio corpo si adatta e mi asseconda portandomi a coprire distanze e difficoltà che possono sembrare incredibili...ma li in quelle condizioni tutto sembra più semplice e naturale. Si è più consapevoli dei propri limiti, delle proprie debolezze, dei propri punti di forza. In quelle circostanze mi capita di emozionarmi e di piangere...solo per la felicità di "esistere", di provare sensazioni di gioia solo per il fatto di essere li, in quel momento.”

Momenti critici, difficili, problemi? “Può sembrare strano ...tutti pensano che si provi fatica e sofferenza...ma in realtà i momenti difficili non sono dovuti alla sofferenza fisica ma a momenti di difficoltà emotiva. Queste difficoltà vengono superate anche grazie al rapporto umano che si instaura con altri corridori che si trovano sul percorso. Magari stai con loro poche ore...ma sono intense...si instaura un feeling che in città sarebbe inimmaginabile. A conferma di ciò, capita che in prossimità del traguardo quando mi rendo conto che il mio viaggio è terminato.... provo una sorta di tristezza.”

Ci stai provando a iscriverti al tor? “Il TOR... mi piacerebbe tantissimo...devo prima convincere la moglie...lei è molto apprensiva e già quando faccio queste gare che durano 45-50 ore non dorme e fisicamente ne risente più di me!!...ad un TOR dove sarei in giro in montagna per 150 ore....penso che sarebbe troppo per lei! Vedremo…. Comunque non è detta l'ultima parola.”

Interviste, racconti e testimonianze di atleti di sport di endurance mi hanno permesso di scrivere il libro dal titolo "Ultramaratoneti e gare estreme", Prospettiva Editrice, Civitavecchia, Collana: Sport & Benessere, anno 2016, pagine 298, Brossura.
https://www.ibs.it/ultramaratoneti-gare-estreme-libro-matteo-simone/e/9788874189441

Matteo SIMONE
https://www.retedeldono.it/it/iniziative/a.p.s-spiragli-di-luce/matteo.simone/di-corsa-per-spiragli-di-luce

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