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sabato 20 maggio 2017

Autoefficacia e resilienza negli sport di endurance

Matteo Simone 
 

Resilienza ed autoefficacia per non arrendersi mai e per raggiungere i propri obiettivi. 

Gli atleti sperimentano sicurezza nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi leader, aumenta autoefficacia nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, si scopre di possedere capacità insospettate.
Di seguito alcune testimonianze, per esempio Alberto Ceriani, atleta non vedente capace di portare a termine un Ironman ecco come risponde alla domanda Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?La soddisfazione di vedere che nonostante i miei impedimenti fisici posso farcela.”

Si riconoscono i limiti mentali, e quindi la possibilità di andare avanti superando i blocchi mentali, e percorsi non solo lungo strade e sentieri ma anche dentro se stessi, una ricerca interiore attraverso la lunga corsa, le lunghe distanze.
Marco Dori, ultrarunner e Ironman, racconta le sue impressioni: “Significa misurarmi con i miei limiti soprattutto mentali. Non ho una corporatura da maratoneta; sono alto 1,94 mt e peso intorno ai 95 kg e negli anni passati già la maratona per me era una misura limite. Poi ho scoperto le ultra e ciascuna di esse è stato un percorso dentro me fatto di sfida, difficoltà, solitudine, contatto con la natura, rispetto, voglia di mettermi alla prova. Quando parto so che vivrò un’esperienza irripetibile e unica.

Gli atleti sperimentano di saper soffrire, di riuscire, di superare momenti difficili, per esempio il veterano Vincenzo Luciani dichiara:Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”

Si impara a superare qualsiasi ostacolo, per ogni problema c’è almeno una soluzione. Di fronte a sconfitte traggono insegnamenti.
Matteo Nocera vince la prima 6 ore all’esordio, vince la seconda 6 ore, ma alla sua terza 6 ore è costretto a fermarsi ma ne trae un grande insegnamento complimentandosi con il vincitore, di seguito  le sue parole: “E’ stata la mia gara più importante...! Adesso posso iniziare a correre sicuramente in modo più completo. Se per assurdo avessi vinto anche questa … di sicuro sarei rimasto indietro poi! P.S. L'equilibrio e la serenità in effetti le impari dopo le tempeste…! Concentrato sul Passatore! A presto Matteo Simone. “

Con la forte passione e giusta motivazione si può avere la capacità di gestire momento per momento eventuali imprevisti o crisi ed andare avanti nello sport e nella vita. 
La passione è un motore potente lo spiega Simona Morbelli rispondendo alla domanda Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?La motivazione credo sia la componente principale. Fare qualcosa che ti piace e farlo con degli obiettivi porta ognuno di noi a migliorarsi e non mollare. Forza, determinazione, costanza, resilienza, nel momento stesso in cui sei realmente motivato il tuo corpo aiutato dalla tua mente ti può portare ovunque.”

Essere resilienti implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio, affrontando le difficoltà grazie alle proprie risorse personali e relazionali. La pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne che in situazioni ordinarie sono insospettabili.
Tenacia, determinazione, resilienza accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso. Il non fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti permette di rialzarsi più forti e determinati di prima permette di ricominciare con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza.
L’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali misurarsi con l’impossibile, l’incerto, sfide continue, un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, conoscere se stessi, rialzarsi quando si casca, ci si infortuna.

Gli atleti sono disposti a mettersi alla prova, a misurarsi con le difficoltà, di seguito alcune testimonianze.
Ad esempio Susanna Forchino così risponde alla domanda Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?Il fatto di potermi misurare con i miei limiti, di constatare ogni volta che ‘volere é potere’ e di provare ogni volta una felicità immensa nel portare a termine un’impresa.

Mentre per Iolanda Cremisi è una continua ricerca, una continua scoperta di risorse interne, le più nascoste: “La forza che ho trovato in me stessa,  capire che, se si vuole, qualsiasi obiettivo può diventare raggiungibile, aver scoperto risorse interiori finora inesplorate, entrare in contatto con me stessa.

Anche per Federico Crotti si tratta di scoprirsi, misurarsi, di sfidare se stesso: “Scoprire i miei limiti. Dove può arrivare la forza di volontà. Inoltre sto imparando a conoscere veramente il mio corpo, le mie risorse fisiche

E’ importante essere consapevoli nel “qui e ora” di quello che si fa, momento per momento, facendo ogni cosa con la massima attenzione e concentrazione, non lasciando niente al caso, curando i minimi particolari, senza distrazioni.
Ecco cosa hanno scoperto molti ultramaratoneti del loro carattere.
Franco Draicchio: “Di essere più forte di quanto pensassi, affronto meglio le difficoltà della vita di tutti i giorni.” 
Ciro Di Palma: “Ho solo avuto conferme. Se voglio, posso fare tutto.” 
Monica Casiraghi: “Del mio carattere le ultra mi hanno insegnato a essere sicura e determinata e a superare le paure della vita.” 
Laura Ravani: “Che posso smettere di avere paura inutilmente. Che se rimango concentrata sulla realtà e su quello che sto vivendo in genere riesco a capire come devo comportarmi.”

Alcuni atleti introducono tecniche e metodi di allenamento mentale come la psichiatra Laura Ravani ecco cosa risponde alla domanda Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?La capacità di andare facilmente in auto ipnosi e il meccanismo di autoefficacia. Poi il preparare una gara mentalmente durante le settimane prima, attraverso visualizzazioni. Sono talmente abituata che se non lo faccio mi trovo impreparata e faccio flop.”

Per alcuni c’è un riscoprirsi diversi, più socievoli per esempio, è il caso di Enrico Vedilei: “Sembrerà strano ma ho scoperto di essere molto socievole e stare bene in mezzo alla gente, cosa che da piccolo non mi riusciva bene.”
E’ anche il caso di Silvio Cabras: “Avendo un carattere molto timido e introverso, socializzando mi ha dato la possibilità di aprirmi!”

Si scopre di possedere capacità insospettabili, e questo serve da insegnamento anche nella vita oltre che dallo sport, si impara a superare qualsiasi ostacolo. Per ogni problema c’è almeno una soluzione, è possibile trovare tale soluzione che ti porterà al traguardo finale a superare gli imprevisti le sofferenze che comunque diventano passeggere.

Tutto quello che si apprende nelle gare di endurance poi viene trasferito nella quotidianità, ecco cosa ha scoperto Marco Zanchi: “La capacità di affrontare i problemi e difficoltà in gara ti possono essere d’aiuto anche nella vita quotidiana!” Simile scoperta l’ha fatta anche Matteo Colombo: “Ho imparato a gestire e a controllare le mie emozioni e miei stati d’animo soprattutto nei momenti di difficoltà e debolezza… per me correre significa anche migliorarmi in qualità di persona nel mio quotidiano e nella mia vita privata, lavorativa, sociale, famigliare ecc.”

Si diventa più forti, questa è una scoperta di Giuliano Cavallo: “Diventare più forte caratterialmente ed essere sempre ottimista.” Simile scoperta l’ha fatta anche Iolanda Cremisi: “Ho trovato in me stessa una forza incredibile, e anche nella vita di tutti i giorni ho imparato ad avere pazienza e riuscire sopportare situazioni difficili.”

Insomma si cambia in meglio, una sorta di autoterapia, di seguito l’esperienza di Maria Moramarco:Ho scoperto di avere tanta pazienza e determinazione. Correre è un po’ come fare terapia, scopri te stesso e riconosci debolezze, pregi e difetti, hai una visione di vita diversa da quella che hai vissuto prima.”

Gli atleti sperimentano più sicurezza nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, inoltre sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi leader. In sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri ma prima di tutto da se stessi.
L’ultracorsa diventa l’attività che ti permette di andare avanti anche nella vita, più vai avanti nelle distanze e nelle difficoltà delle ultracorse e più sei  in grado di andare avanti nelle difficoltà della vita quotidiana, lavorative, famigliari.

Per approfondimenti sul mondo degli ultrarunner è possibile consultare Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019 
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo. 
Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze. 

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it  
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR 

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