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giovedì 25 maggio 2017

La pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire risorse interne

Matteo SIMONE

Con la forte passione e giusta motivazione si può avere la capacità di gestire momento per momento eventuali imprevisti o crisi e andare avanti nello sport e nella vita. 

La passione è un motore potente, lo spiega Simona Morbelli rispondendo alla domanda: Quali i meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?La motivazione credo sia la componente principale. Fare qualcosa che ti piace e farlo con degli obiettivi porta ognuno di noi a migliorarsi e non mollare. Forza, determinazione, costanza, resilienza, nel momento stesso in cui sei realmente motivato il tuo corpo aiutato dalla tua mente ti può portare ovunque.”

Essere resilienti implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio, affrontando le difficoltà grazie alle proprie risorse personali e relazionali. 
La pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire risorse interne che in situazioni ordinarie sono insospettabili.
Tenacia, determinazione, resilienza accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso. 
Il non fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti permette di rialzarsi più forti e determinati di prima permette di ricominciare con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza.
L’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali misurarsi con l’impossibile, l’incerto, sfide continue, un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, conoscere se stessi, rialzarsi quando si casca, ci si infortuna.
Di seguito la testimonianza di Roberto d’Uffizi, atleta ultrarunner che risponde alla domanda: Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Ho scoperto che riesco a trasformare gli aspetti negativi in positivi, o al limite, a ragionare costruttivamente per la risoluzione di un problema. Quando hai un filo di forza e ti devi ingegnare per arrivare al traguardo, puoi tranquillamente avere la resilienza necessaria per affrontare altre problematiche quando sei in condizioni di relativo equilibrio psicologico e fisico.

In condizioni estreme avviene una sorta di autoregolazione organismica, sembri di essere all’estremo senza soluzioni, in una condizione di quasi arresa, ma poi arriva sempre un momento di lucidità riparativa che ti porta in salvo e ti toglie dalla situazione di crisi, e tutto ciò poi ti serve e ti aiuta nella vita quotidiana, lo sai che si risolve tutto se vuoi e ti impegni e se sei fiducioso. Questo è il vantaggio della resilienza, trasformare tutto, raccogliere sempre dalle esperienze il buono che c’è.
Gli atleti sperimentano di saper soffrire, di riuscire, di superare momenti difficili.
Per esempio il veterano Vincenzo Luciani dichiara: “Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”

Si impara a superare qualsiasi ostacolo, per ogni problema c’è almeno una soluzione. Di fronte a sconfitte traggono insegnamenti.
Si scopre di possedere capacità insospettabili, e questo serve da insegnamento anche nella vita oltre che dallo sport, si impara a superare qualsiasi ostacolo. Per ogni problema c’è almeno una soluzione, è possibile trovare tale soluzione che ti porterà al traguardo finale a superare gli imprevisti le sofferenze che comunque diventano passeggere.
Tutto quello che si apprende nelle gare di endurance poi viene trasferito nella quotidianità, ecco cosa ha scoperto Marco Zanchi: “La capacità di affrontare i problemi e difficoltà in gara ti possono essere d’aiuto anche nella vita quotidiana!” 
Simile scoperta l’ha fatta anche Matteo Colombo: “Ho imparato a gestire e a controllare le mie emozioni e miei stati d’animo soprattutto nei momenti di difficoltà e debolezza… per me correre significa anche migliorarmi in qualità di persona nel mio quotidiano e nella mia vita privata, lavorativa, sociale, famigliare, ecc.”
Si diventa più forti, questa è una scoperta di Giuliano Cavallo: “Diventare più forte caratterialmente ed essere sempre ottimista.” 
Simile scoperta l’ha fatta anche Iolanda Cremisi: “Ho trovato in me stessa una forza incredibile, e anche nella vita di tutti i giorni ho imparato ad avere pazienza e riuscire sopportare situazioni difficili.”
Insomma si cambia in meglio, una sorta di autoterapia, di seguito l’esperienza di Maria Moramarco: “Ho scoperto di avere tanta pazienza e determinazione. Correre è un po’ come fare terapia, scopri te stesso e riconosci debolezze, pregi e difetti, hai una visione di vita diversa da quella che hai vissuto prima.”

Gli atleti sperimentano più sicurezza nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, inoltre sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi leader. In sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri ma prima di tutto da se stessi.
L’ultracorsa diventa l’attività che ti permette di andare avanti anche nella vita, più vai avanti nelle distanze e nelle difficoltà delle ultracorse e più sei in grado di andare avanti nelle difficoltà della vita quotidiana, lavorative, familiari.
Per approfondimenti sul mondo degli ultrarunner è possibile consultare il libro "Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida", Edizioni Psiconline.

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it  
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR 

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