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sabato 27 maggio 2017

La 100km del Passatore, gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza

Matteo Simone

Senza fretta, avanza sempre con attenzione e distrazione, recupera ogni tanto soprattutto ai ristori approfitta a camminare ingurgita sempre qualcosa, gioca di anticipo nel conservare energie fino alla fine, nota e osserva respiro e sensazioni corporee dentro e fuori di te, metro per metro, chilometro per chilometro, ristoro per ristoro, avanza sempre, non pensare alla fine, vivi ora-

La 100km del Passatore da Firenze a Faenza diventa sempre più una gara obiettivo di tanti runner e ultrarunner. Si corre ogni anno l’ultimo fine settimana di maggio da oltre 40 anni, decine di anni fa i protagonisti erano i fratelli Gennari che arrivavano sempre a podio e Vito Melito che l’ha vinta.
Ultimamente protagonista indiscusso è Giorgio Calcaterra il Re della 100km, pluricampione al mondo di 100km, vinicitore delle ultime 11 edizioni consecutive.
Il pensiero di fare una 100km si innesta in alcuni atleti come un virus anche se gli allenatori li scoraggiano perché lapreparazione è lunga, dura e faticosa e dispiace vederli rallentare i ritmi di corsa, i ritmi per forza di cosa devono rallentare. Ma l’essere umano è strano cerca sfide con se stesso, vuole esplorare il mondo che lo circonda ma anche il suo mondo interno.
Importante avere sempre una direzione, un obiettivo difficile, sfidante da poter mobilitare le energie occorrenti per trasformare sogni in realtà. Per tanti è un ingresso nel mondo delle ultramaratone. Di seguito alcune testimonianze di atleti che si dedicano o si vogliono dedicare alle lunghe distanze, in particolare con l’obiettivo Passatore.
Anche Alessandro Reali, da pochi anni nel mondo della corsa, ha maturato la sua decisione di partecipare al Passatore, di seguito le sue parole: “Ho iniziato a correre circa 5 anni fa, dopo aver conosciuto un gruppo di persone del mio quartiere con le quali ogni mattina condividiamo qualche ora di sport e sane risate tra il nostro parco, il bar e la palestra. Da lì ho iniziato a fare gare di 10 km, per poi avventurarmi nelle mezze maratone, mi sono appassionato sempre di più e ora corro circa 4 maratone l’anno. Quest’anno proverò un’altra esperienza, la 100 km del PASSATORE insieme al mio amico Massimiliano i prossimi 27 e 28 maggio.”

La prima 100km è importante e bisogna esserci con corpo, cuore e testa, di seguito Pasquale Artuso racconta la sua prima esperienza: “Erano almeno due anni che coltivavo l’idea di partecipare a questo evento, chiamarla gara sarebbe troppo riduttivo, ma per affrontare questo tipo di sfide bisogna essere pronti e preparati soprattutto con la testa oltre che con le gambe. A 2km dalla fine si entra nel paese, spengo la frontale e la metto in tasca, ormai è fatta, 98km e corro ancora, sono appena passate le 4:00 del mattino, è ancora buio, ho vinto la scommessa col sole, arriverò prima io del suo sorgere. L’ultimo km è qualcosa che non si può descrivere, un misto di gioia, soddisfazione e sofferenza. Dedico questo traguardo a mia moglie che mi ha sempre sostenuto, ai miei figli ai quali spero di aver insegnato che “volere è potere”, ai numerosi amici che mi hanno sempre incoraggiato e a me, bravo ad averci creduto fin dall’inizio.

Durante la gara del Passatore, dove i partecipanti sono migliaia, si fanno incontri straordinari, di seguito Marco Stravato racconta una sua esperienza: “All’ultimo passatore prima incontrai la vincitrice di una 100 km del Sahara, stava attraversando una crisi pazzesca, l’ho incoraggiata a non mollare, a camminare che la crisi prima o poi passa, ed è passata, poi ho incontrato un ultra che aveva corso la settimana prima la nove colli e correva per defaticamento la 100 km del Passatore, invece intorno all’80° km sorpasso un podista, vedo che si mette in coda, gli dico vai avanti e lui mi risponde non ti preoccupare vai avanti tu che hai la luce, percepisco dall’accento che è un ciociaro, gli chiedo ma di dove sei? e lui mi risponde, di Cassino ed io, allora sei Antonio Di Manno e lui con stupore mi risponde di si, e tu sei Marco Stravato allora? Ci eravamo sempre scambiato delle battute su FB, ma non ci eravamo mai conosciuti di persona, così abbiamo condiviso molti km di quel Passatore, poi negli ultimi 5 km lui stava meglio ed ha accelerato.”

Per Valentina Spano, come tante altre gare, il Passatore è come un viaggio, un viaggio anche dentro se stessi: "E’ un'avventura, un gioco. Spesso vedo posti bellissimi (come nei trail) oppure vado in città che altrimenti non avrei visitato, spesso, come nel caso del Passatore, la gara diventa un viaggio. Sempre, la gara è un viaggio dentro se stessi.”

Il Passatore è nella testa di tanti runner, ecco cosa dice Vincenzo Santillo: “Ma l'unica cosa che conta è "sabato", arrivare e godersi il percorso perché il passatore non si corre ma bisogna goderselo. Ricordo bene finita la 100 km dopo aver riposato, che praticamente non ho chiuso occhio, alle 7 del mattino uscendo dal bed & breakfast vedevo le persone del posto che uscivano a correre e pensavo 'beati loro, ma facess nà corsa', Chest è!

A volte su invito di amici, parenti o medici ci dedichiamo ad attività per noi sconosciute o che non abbiamo mai avuto modo o occasione di praticare o di interessarci e come per magia gradualmente ci accorgiamo di diventare quasi dipendenti, ci accorgiamo che tali attività, tali interessi per qualche motivo ci procurano benessere, ci fanno sperimentare situazioni piacevoli.
Anche Gianluca Achille è orientato e proiettato verso il Passatore e lo scorso giovedì ha avuto l’opportunità di essere presente alla serata Purosangue presso LMB dove ho tenuto il workshop sull’aspetto mentale e psicologico in ambito sportivo, di seguito le sue parole di apprezzamento: “Ciao sono Gianluca, volevo ringraziarti ancora per la lezione sulla 100km quasi privata di giovedì scorso, spero di riuscire a mettere a frutto tutti i consigli.”

Carlo Ascoli e anche lui è pronto per affrontare sabato prossimo la 100km del passatore, dice di averla preparata bene e quindi proiezione finale sotto le 9 ore, vedremo. Carlo ha una bella carriera, con un bel podio, a partire proprio dal Passatore chiuso la prima volta sotto le 13 ore, di seguito racconta la sua gara della vita cono straordinarie sensazioni ed emozioni rispondendo alla domanda Qual è stata la gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La 100 km delle Alpi 2012 dove ho fatto il mio personale (8ore e 5 minuti) e dove sono salito la prima volta sul podio in una gara del genere (3°). Ho avuto tante fortune in quella gara: Ho corso lunghi tratti di quella gara insieme alla grandissima Monica Casiraghi, ad un altro grande come Nerino Paoletti arrivandogli appena dietro e subito dopo di me c’era un altro fortissimo atleta come Marco Lombardi agli inizi. Ciliegina sulla torta all’arrivo della gara chi mi mette la medaglia al collo? Giorgio Calcaterra. Cosa deve chiedere di più un ultramaratoneta? Pensare che 6 anni prima esordivo nella 100 km del Passatore con oltre 13 ore.”

Anche per Ernesto Venditti il passatore fa parte delle gare più belle della sua vita, ecco come risponde alla domanda Qual è stata la gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La marathon des sable e la 100km del passatore”.

Oltre ad essere una gara ambita e desiderata, il passatore si dimostra anche una gara dura per la lunghezza, per le lunghe salite, per l’eventuale clima variabile che puoi trovare, di seguito alcuni atleti raccontano la loro difficile esperienza rispondendo alla domanda Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
Ernesto Venditti: “100Km del passatore, oltrepassato il 65° km, pensavo che la gara fosse finita lì, tanta stanchezza, uno sforzo mentale incredibile.”
Marco D’Innocenti: “Nel 2013 mi sono ritirato al 96esimo chilometro del Passatore, quando ero in quinta posizione ed avevo una proiezione finale di 7h10’.”
Roberto D’Uffizi della società La Sbarra & I Grilli Runners: “La 100km del Passatore dello scorso anno, senza dubbio.”

Il Passatore è presente costantemente nei pensieri di Matteo Nocera, da poco nel mondo delle ultramaratone con due vittorie in gare di 6 ore, di seguito le sue recenti parole: “Ormai manca poco…! Sembrerà strano (non a te…) ma invece di essere un po’ teso per la gara sono molto rilassato e felice. Il solo fatto di poter correre il Passatore a avere la consapevolezza di poter stare anche (probabilmente) tra i primi 20 mi fa essere molto rilassato. Conosco i miei ritmi so che se parto regolare 4.40 circa è un ritmo che posso tenere e che può proiettarmi in una posizione interessante. I tuoi consigli sulla e di mia moglie... sulla gestione mentale della gara sono stati fondamentali. Allenare la mente (come diceva Velatta...) è stato più importante degli allenamenti fisici in se. Ti saluto con affetto e ti auguro un buon fine settimana.

Per Sara Valdo è si è trattato di realizzare un sogno, di seguito la sua risposta alla domanda Quali sono i sogni che hai realizzato? “Correre la 100km del Passatore, indossare la maglia azzurra e correre la Nove Colli. Da realizzare il Giro del lago di Balaton.”

Per Patrizio Di Antonio resta ancora un sogno il passatore: “Per me correre è una delle cose più belle che si può fare nella vita. Prima per me era solo un sogno (fino a 39 anni). Sogno un giorno di fare la 100 km del passatore.”

Segnalo il mio libro La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.  
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. Lo stesso autore ha partecipato a questa gara sperimentandosi e comprendendo cosa significa fare sport per tante ore, andando incontro a crisi da superare, mettendo in atto strategie per andare avanti e portare a termine la competizione. 
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su 
se stesso.
 

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