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martedì 18 luglio 2017

Emilio Vellandi, trail: Ho visto l’arrivo della LUT ed è stato amore a prima vista

Matteo Simone 

Lo sport ti permette di guardare sempre avanti, di avanzare sempre in qualche modo, di vedere sempre cosa c’è ancora di incompiuto e organizzarsi bene per fare qualcosa ritenuto sempre importante e allettante.

Di seguito Emilio racconta la sua esperienza rispondendo a un mio questionario.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Se per campione intendi vincere una gara no, ma io mi sento campione ogni volta che raggiungo un obiettivo o supero un mio limite e quindi all’arrivo di un ultra trail mi commuovo come se avessi vinto le olimpiadi e mi prendo qualche minuto da solo per guardarmi dentro e godermi il risultato.
Qual è stato il tuo percorso nella pratica sportiva?Ho iniziato con il basket dai 6 ai 18 anni e nel frattempo dai 10 anni in poi correvo le stracittadine di 10km. Poi una lunga pausa durante l’università e il periodo di avvio dell’attività professionale. 
Poi di nuovo montagna, inizialmente sulle cime dolomitiche a cercare di collezionare più 3000 possibile finché un giorno passeggiavo per Cortina ed ho visto l’arrivo della LUT ed è stato amore a prima vista: circa un mese dopo ero al traguardo della mia prima Camignada poi 'sie refuge' e per ora non mi sono più fermato.”
Quali fattori  contribuiscono al benessere e performance nello sport? “La capacità di staccare la spina dagli impegni quotidiani e restare soli ad ascoltare il proprio corpo, scoprendo che i limiti spesso sono mentali e non fisici.
C’è qualcuno che contribuisce al tuo benessere e performance nello sport? Lo sport di resistenza è una sfida con sé stessi, ma ovviamente occorre che chi ti vive accanto in famiglia o nel lavoro non ti faccia pesare le assenze per gare ed allenamenti. Io ho la fortuna di avere Raffaella che condivide con me la passione per la corsa e questo aiuta di certo.

Certo, lo sport rientra nell’organizzazione dell’individuo conciliando lavoro e famiglia e considerando che è un aspetto e risorsa fondamentale per l’individuo e chi gli sta intorno, certo ci vuole un giusto equilibrio.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva?Che sono un pazzo a non accontentarmi di distanze più corte in ambiente meno pericoloso, ma poi vedo che anche i più critici sono in realtà solo preoccupati, perché mi capita spesso di incontrare persone a cui hanno raccontato con soddisfazione i miei traguardi.

Si è apprensivi e preoccupati ma orgogliosi allo stesso tempo.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?Gli episodi più divertenti sono legati alle allucinazioni sensoriali che dopo un certo numero di ore in gara (in genere almeno dopo le 12 ore) mi capita di avere; ho visto spesso inesistenti volontari che segnavano un bivio che non c'era, ho visto durante la QUT 2017 una pozzanghera che rifletteva il cielo all’alba ed ho creduto fosse un burrone senza via d’uscita, ho visto una donna con un passeggino in uno stretto sentiero alpino, ho visto in lontananza un inesistente piazzale pieno di autobus in fondo ad una valle ma mancavano ancora due ore al piazzale e soprattutto non c’era traccia nemmeno di un’auto.
Ma la più divertente è stata durante la LUT 2016, quando alle prime luci dell’alba nel sentiero che scende verso il lago di Misurina ho visto un orso a bordo sentiero ed a voce alta ho esclamato 'oh, c….o, un orso e adesso?'; ovviamente erano tutti alberi quelli che poi avvicinandomi vedevo. Credo che dopo un certo numero di ore di fatica senza dormire, il subconscio faccia emergere paure e desideri come negli incubi e nei sogni.

E’ l’esperienza di tanti atleti di sport di endurance, io stesso nella durissima 100km di Asolo, nell’ultima parte di gara vedevo il percorso che si trasformava in selva oscuro, cespugli e rami trasformati in cinghiale, essere umano e murales, esperienze uniche che ti mettono alla prova ti fanno entrare all’interno di te stesso in profondità, ti fanno cercare risorse residue negli anfratti nascosti del tuo corpo e della tua anima.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport?Non credo di aver scoperto qualcosa, ma di aver avuto la conferma di una tenacia nella ricerca di traguardi quasi impossibili che anche nella vita professionale mi sono sentito riconoscere; diciamo difficilmente mi arrendo anche quando il tempo sembra non essere sufficiente o la stanchezza dovrebbe prendere il sopravvento, e questo sia in corsa che nella vita.”

Lo sport diventa un adattamento alla vita, alle difficoltà, un sentirsi sempre più sereni e sicuri nell’affrontare persone e situazioni.
Quali capacità, caratteristiche, qualità aiutano nel praticare il tuo sport?Non arrendersi mai, avere sempre dei nuovi sogni ed obiettivi da perseguire, usare gli stimoli e la conoscenza di sé stessi che lo sport ti trasmette per migliorare anche negli altri aspetti della vita e viceversa.”
Che significato ha per te praticare sport?Porsi dei traguardi e raggiungerli, e anche se arrivi ultimo sarà allora come aver vinto.”

Diventa uno status mentale, organizzarsi mentalmente ad affrontare momento per momento la giornata e pianificarsi per il futuro per portare a termine impegni e progetti sfidanti.
Quali sensazioni sperimenti nello sport?Libertà, ottimismo, fiducia in se stessi e amicizia con i compagni di viaggio con i quali a volte si sviluppano poi dei legami che durano nel tempo e che sembrano avere radici più lontane, come è successo con Luca 'Cranner' Sovilla che è diventato subito uno di famiglia come se fossimo cresciuti insieme.”
Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport?Praticando uno sport di montagna, i rischi e le difficoltà sono principalmente quelli connessi a qualsiasi attività fisica in un ambiente che va conosciuto e rispettato ed in questo la mia precedente esperienza “escursionistica” sicuramente aiuta.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano nella pratica del tuo sport?Fisicamente soffro molto il caldo e vivendo a “quota zero” questo non agevola gli allenamenti. Quanto all’ambiente, non mi spaventano passaggi impervi o dislivelli impegnativi: il mio unico limite è la velocità e quindi non sempre riesco a superare i limiti di tempo imposti dalle gare.”
Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? Mi fa sentire vivo e mi dona sempre nuovi obiettivi: senza mi annoierei e rischierei di attendere la 'terza età' (che peraltro si avvicina a grandi passi) con enorme tristezza.
Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi al tuo sport?Non diventerete ricchi, ma vi permetterà di provare delle emozioni positive che vi aiuteranno ad avere successo nella vita professionale, qualsiasi sia il vostro lavoro e a non abbandonare mai di fronte alle difficoltà che la vita prima o poi vi porrà di fronte. E troverete degli amici veri come è successo a me con il Team Peggiori, che è una specie di famiglia in cui convivono con la stessa passione campioni che corrono i mondiali come Stefano Fantuz e dilettanti che inseguono i propri limiti.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport?
Non mi è mai capitato di approcciarmi alla psicologia dello sport, ma come ho detto prima i limiti negli sport di resistenza sono prevalentemente mentali e non fisici (il nostro fisico è in grado di fare cose che la nostra mente tende a negare), quindi se lo psicologo dello sport può aiutare ad andare oltre i limiti mentali, certamente può aiutare le performance sportive.”
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Quando ho visto il primo arrivo della LUT, uno dei miei sogni era finirla, ma per ora ancora non ci sono riuscito e quindi ci riproverò l’anno prossimo. Un altro obiettivo era tagliare il traguardo in una delle gare della settimana dell’UTMB a Chamonix, e ci sono riuscito due volte su tre partecipazioni (OCC2014 e CCC2015). Per ora l’obiettivo principale è provare a partecipare all’UTMB 2018 (e festeggiare così i miei 50 anni): mi manca ancora una gara di qualifica (ne ho già due) e spero di farcela finendo CCC2017 (ma ho un piano B con un paio di gare di riserva). Il sogno, dopo aver visto Christoph Geiger, un signore svizzero che ora ha 75 anni, finire l'UTMB 2015 e arrivarmi davanti al QUT 2017, è essere un giorno il più anziano finisher in gara e salire finalmente su un podio di categoria.”

E’ vero persone di età avanzata che continuano a fare sport sono un vero esempio per tutti, mantenersi in forma sempre diventa importante, seguire un sano stile di vita che contempla anche lo sport dà i suoi frutti, il mio amico Aldo Zaino all’età di 82 anni continua a gareggiare ed è un esempio per tutti, così come Walter Fagnani all’età di 93 anni continua a concludere il passatore una gara di 100km.
Sei consapevole delle tue possibilità, capacità, limiti?Sono consapevole di non averli ancora raggiunti i miei limiti e di avere le possibilità e le capacità di superarli e fissarne sempre di nuovi. Che è la principale motivazione per continuare far fatica e gioire dei miei piccoli risultati.”
Quanto ti senti sicuro, quanto credi in te stesso?Molto, ed in questo lo sport ha una parte fondamentale.”

Certo, fissare piccoli obiettivi e poi gradualmente alzare l’asticella con obiettivi sempre più sfidante aiuta a sviluppare autoefficacia nello sport e autostima nella vita quotidiana.
Qual è una tua esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare?La prima volta che ho superato la distanza della maratona in gara ho capito che quello che per molti è un traguardo definitivo, per me poteva essere solo un punto di passaggio di un viaggio più lungo ed il mio motto è diventato 'se non sei capace di correre più forte, allora prova a correre più lontano'.”

Quando superi la distanza della maratona, ti si apre mente e orizzonti, comprendi che i limiti sono mentali e che le possibilità dell’essere umano sono infinite, si tratta solo di comprendere dove si vuole arrivare e come.
Quali sono le sensazioni relative a precedenti esperienze di successo?Mi commuovo di felicità quando ripenso a certi traguardi raggiunti quando qualche anno prima sembrava impensabile e ciò mi sprona a riprovarci per rivivere quelle sane emozioni.”

A volte se si pensa a quello che si è fatto in passato si è un po’ increduli, se abbiamo più fiducia in noi e ci impegniamo, riusciamo a fare cose straordinarie e inimmaginabili e poi ne possiamo sempre godere delle sensazioni ed emozioni sperimentate che diventano una sorta di tesoro da tenere nel nostro cassetto della memoria esperienziale.
Hai un modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno? “Sarebbe facile rispondere citando un sacco di campioni che ho avuto la fortuna di frequentare, ma è evidente che non possono essere i miei modelli nello sport, avendo capacità diverse dalle mie. Alcuni però, per il loro impegno sono esempi nella vita: uno per tutti Ivano Molin che vive lo sport da atleta, organizzatore di gare, ed allenatore dei giovani e tutto con un’umiltà non comune per uno che raggiunge i suoi risultati. Come esempio sportivo mi ispiro a tutti quelli che corrono come me nella coda del gruppo, e senza mollare mai raggiungono i loro obiettivi.
C’è una parola o una frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci ed impegnarti? “Mi piace ripensare ad un pensiero di Marco Olmo che dice più o meno così: 'Nella corsa gli ultimi non sono certo meno degni dei primi. Anzi, per certi aspetti lo sono anche di più. Arrivano fino in fondo correndo molte ore di più di quelli che sono in testa. Arrivano fino in fondo anche se sanno fin dall’inizio che non avranno mai una medaglia al collo'."
Come hai superato crisi, infortuni, difficoltà?Con la rabbia derivante dal fatto che non poter più essere parte del mondo della corsa in natura sarebbe un vuoto troppo grande da riempire. Ad inizio 2016 ho rischiato la vita per aver trascurato l’appendicite ed essere finito in sala operatoria con una grave peritonite; rialzarmi non è stato facile, ma dopo 3 mesi ho voluto fortemente essere al via della DUE ROCCHE 21km con 750+ con soli 10 km di allenamento alle spalle e con la tenacia e la forza di volontà l’ho finita entro il tempo limite ed è stato il mio nuovo inizio che mi ha poi portato nel giro di poco più 12 mesi a finire altre 5 ultra, di cui una di 100km. 
Riguardo a questo “incidente di percorso” c’è un episodio particolare a cui tengo molto: appena uscito dall’ospedale, Silvia Rampazzo è venuta a trovarmi con Michele e mi ha regalato la tazza premio finisher della Ronda Ghibellina che aveva appena vinto, facendomi promettere che mi sarei ripreso per andare a conquistarmene una da restituirle l’anno successivo, e così è stato! Quindi mai mollare e rincorrere sempre i propri obiettivi anche quando sembrano essersi allontanati per sempre.

C’è sempre un nuovo inizio, basta capire come e organizzarsi con nuove consapevolezze.
Per approfondimenti:
"Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida", edizioni-psiconline.
 “Sviluppare la resilienza (per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport)” – 22 aprile 2021 di Matteo Simone (Autore). 

Matteo SIMONE 

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