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mercoledì 21 marzo 2018

Marco Zanchi selezionato per il Campionato Mondiale di Trail Running



Marco Zanchi è stato selezionato dalla FIDAL per il prossimo Campionato Mondiale di Trail Running che si disputerà a Penyagolosa (Spagna) il 12 maggio 2018.
Marco Zanchi inizia a correre per dimagrire, come fanno in tanti, ma in lui la passione e la voglia di correre aumenta sempre di più fino a diventare un’amante delle lunghe distanze, ma l’importante è che non si corra sull'asfalto, infatti Marco considera la 100 km su strada una gara estrema che non farebbe mai. Quindi più che Ultramaratona Marco si definisce Ultratrailer.
Marco ci racconta come ha iniziato a correre: “Corro da oramai 15 anni, tutto cominciato per dimagrire, dopo pochi anni ho intrapreso la strada delle gare, un vizio che avevo già quando correvo in moto di trasformare la passione in competizione. Ho cominciato a correre anche in montagna skyrace e skymarathon, poi con il passare degli anni ho aumentato le distanze quando nel 2010 ho affrontato la mia prima Ultratrail la Lavaredo di 90km dove ho concluso al 2° posto e da allora ho intrapreso questa strada delle ultra distanze che in italia non avevano ancora successo.”

Marco ha la passione per la montagna e il visitare nuovi luoghi, si sente un po’ esploratore durante queste avventure. Per Marco come per altri Ultramaratoneti e soprattutto per gli Ultratrailer correre per lunghe distanze nella natura, per sentieri significa intraprendere dei viaggi tra la natura e con solo le tue energie a disposizione. Infatti da una parte c’è la passione per la natura, per la bellezza dei paesaggi, dall’altra parte c’è una voglia di misurasi con se stessi, di fare da solo, di superare sfide che a volte sembrano impossibili ma come racconterà Marco e come raccontano altri, a volte sembra di essere arrivati al limite, allo stremo delle forze, ma poi se scatta la molla mentale escono fuori risorse e capacità insospettabili, ti fermi credi che sia finito e dopo un po’ ti rialzi con nuovi stimoli, con più entusiasmo, questo significa essere resilienti, sapere che ce la puoi fare, che ad ogni crisi c’è almeno una soluzione, almeno una via d’uscita, basta trovare la porta giusta. E superando queste crisi, con l’esperienza aumenta anche l’autoefficacia personale, credi sempre più in te stesso e questa forza, caratteristica mentale si trasferisce, oltre che nello sport, nella vita privata, sai che puoi gestire, affrontare qualsiasi disagio, difficoltà, si diventa più sicuri.
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta? “Per ora mai, ogni tanto torno anche alle gare con distanze brevi skyrace più per allenamento e rivedere tanti amici.”
Nelle ultra distanze di corsa a piedi è importante fare attenzioni al proprio fisico, ai messaggi che manda, agli opportuni tempi di recupero e gli atleti di livello questo lo sanno bene.”
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “Per ora mai, incrociando le dita, la cosa principale in questa disciplina è anche saper ascoltare il proprio corpo e darsi i giusti tempi di recupero.”

Essere ultratrailer significa avere tanta passione per quello che si fa che ti permette di mobilitare tanta energia occorrente per percorrere lunghi tratti di sentieri per arrivare al traguardo nonostante le avverse condizioni climatiche.
Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta? “Le emozioni che si provano in questi ‘viaggi’.”

In questo tipo di competizioni o avventure o lunghi viaggi si ha modo di sperimentare il limite per diversi motivi, ma l’importante è saper gestire, soprattutto con l’esperienza o con l’aiuto di amici più esperti.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Sì più di una volta, sia per aver esagerato nelle mie capacità che per le condizioni climatiche che mi hanno colto di sorpresa.”

E’ importante considerare anche la forza mentale oltre che quella fisica, senza motivazione, senza passione non si va lontani, ci si ferma al minimo impedimento, disagio, difficoltà, non si è disposti a soffrire.
Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Passione per questo sport per la montagna, emozioni e ricordi che porti dentro ogni volta che giungi al traguardo.
La gara più estrema o più difficile per Marco è stata il Tor des Geants 2014.
Per gli ultramaratoneti non esiste una gara da non poterci riuscire, arrivano alla consapevolezza che possono tutto se vogliono.
Quale è una gara estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine? “Non l’ho ancora trovata, come faccio a dirlo?”
C’è una gara estremi che non faresti mai? “Io dico sempre ‘mai dire mai’, 10 anni fa quando ho saputo dell’esistenza della famosa Ultra Trail du Mont Blanc dicevo che sarebbe stata impossibile, ma se ci penso bene mi dici di fare 100km su strada ti rispondo MAI!”

Infatti, il loro motto è: mai dire mai. Sono alla ricerca di avventure, dove potersi sperimentare, dove poter uscire dalla zona ordinaria di comfort e poter sperimentare nuove sensazioni ed emozioni.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “La ricerca di nuove emozioni e avventure, anche se credo che dopo il Tor de Geants non puoi andare oltre.”

Gli amici dopo averti considerato pazzo inizialmente, con il tempo si appassionano alle gesta dell’ultramaratoneta e sono loro a spingere sempre verso avventure più difficili ed impossibili, i famigliari anche se all’iniziano si preoccupano per le condizioni estreme dei lunghi percorsi poi ti sostengono e piace ricevere trofei e leggere notizie sui giornali.
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “Sono gli amici che spesso mi lanciano nuove sfide, mio padre è contento solo quando gli porto a casa i trofei!”

Partecipare ad una gara estrema significa  “Una nuova sfida, nuova avventura, nuove emozioni.”
Interessanti sono gli aneddoti raccontati dai diversi ultramaratoneti, ecco cosa ci racconta Marco: “UTMB 2011, mai fatto 170km tutto d’un fiato, al 90km sono in crisi, ho i crampi e voglio ritirarmi in uno sconforto totale. Sono sdraiato all’interno della tenda del ristoro da un’ora e di colpo arriva la mia amica Cinzia anche lei in gara, che urlando mi dice ‘dai dai alza le chiappe smettila di lamentarti e andiamo!’. Non mi sono più fermato recuperando 80 posizioni e giungendo 29° e primo Italiano.” Conclusione se vuoi puoi, le energie ci sono, sono nascoste, baste saper aprire la porta giusta, avere gli stimoli giusti, toccare il tasto giusto e gli amici sanno come fare, se ti conoscono sanno come fare per farti rialzare, ti puoi piegare ma non ti spezzi, ti puoi rialzare e completare il tuo percorso per diventare campione nello sport e nella vita, sempre più ricco di esperienze e di insegnamenti.”

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “La capacità di affrontare i problemi e difficoltà in gara ti possono essere d’aiuto anche nella vita quotidiana!”

Si scopre il proprio carattere, la propria persona, le proprie doti e capacità.
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa? “Ho avuto molti cambiamenti familiari in contemporanea al mio arrivo nel mondo Ultratrail subito dopo la perdita di mia madre e mi son reso conto di aver cambiato molto carattere e visione di come affrontare la vita.”

Cambia la visione esistenziale dell’ultramaratoneta sia famigliare che lavorativa. Cambiano le priorità, gli obiettivi, le relazioni.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Rifarei tutto anzi comincerei prima a correre e andare in montagna.”

Molti Ultramaratoneti se tornassero indietro vorrebbero scoprire prima questa disciplina liberatoria ed appassionante, quindi sarebbe importante parlarne soprattutto nelle scuole, fare avvicinare bambini e ragazzi alla scoperta dell’attività fisica e dei percorsi a contatto con la natura.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “Cerco di avere un’alimentazione completa e abbastanza naturale senza eccessi proprio per non dover ricorrere a integrazioni extra per poter supportare lo stress fisico imposto al mio corpo in queste gare. Naturalmente durante queste gare di durata sei costretto a ricorrere ad integratori energetici che ritengo più appropriati per il corpo del così detto pane e salame che a livello di nutrimento e protezione non è proprio salutare.”

Molti ultramaratoneti hanno seguono una dita naturale, molti diventano vegetariani o addirittura vegani.
Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali? “Essendo anche atleta della Nazionale Italiana siamo sottoposti a controlli maggiori rispetto alla classica visita medica agonistica, oltre a questo di mio principio mi tengo sotto controllo periodicamente.”

Pochi fanno ulteriori accertamenti considerato lo sport più stressante per il fisico ma manca lo stress della competizione, dei tempi, per gli atleti della nazionale c’è più interesse ed attenzione rispetto la loro salute.
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “Per ora mai, a volte se ascolti i medici dovresti stare sdraiato sul divano.”

Molti medici sconsigliano di fare questo tipo di attività considerata estenuante ed al minimo problema fisico chiedono di stare a riposo per un numero elevato di giorni o di smettere di fare attività fisica, ma gli ultramaratoneti sanno che vita è questo tipo di disciplina sportiva che ti da benessere psicofisico, emotivo e relazionale e lo fanno con attenzione cercando di preservarsi fino a 100 anni.
Hai un sogno nel cassetto? “Ne ho più di uno, spero di realizzarli presto in ordine?? Reunion e altri.”

Molti ultramaratoneti non vogliono svelare il loro sogno nel cassetto, ma in genere il sogno è partecipare a competizioni sempre più impossibili, indossare la maglia azzurra e partecipare a Mondiali e gare prestigiosi e durare il più possibile fino a 100 anni correndo ancora nel benessere.
(Marco è menzionato nei libri “Ultramaraotneti e gare estreme” e Sport, benessere e performance”)

Psicologo, Psicoterapeuta
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