Matteo SIMONE
Spartathlon 246 km da Atene a Sparta, trattasi di una gara per gente adulta e matura, gente con tanta esperienza di sofferenza e sopportazione, non perché è masochista ma perché vuole apprendere sempre di più dalla scuola della sport di endurance per fortificarsi sempre di più.
Lo sport
diventa una palestra per poi poter affrontare situazione lavorative, familiari
e personali difficili che mettono alla prova e bisogna sentirsi pronti ad
affrontare tutto, così come succede in una gara ultra come la Spartathlon.
Di
seguito le esperienze di alcuni atleti.
Ultramaratonista Luciano Alves: “246 km Spartathlon, la più
importante ultra maratona al mondo, per la prima volta avrò il privilegio di
rifare il percorso di Filippide e raggiungere i piedi di Leonida. Ora ci
vorranno poco più di 170 giorni prima di essere sulla linea di partenza e
attraversare i 246 km che separano l'Acropoli di Atene dalla statua del re
Leonida a Sparta. Combatterò con grande forza e determinazione per
rappresentare il mio paese con tanto amore, ho combattuto duramente per
arrivare qui, grazie a Dio e alle persone che mi crederanno.”
Ecco casa spinge persone a percorrere lunghi percorsi e lunghe gare correndo per chilometri e chilometri fino al traguardo. Chiamateli pure masochisti ma si tratta di persone che si emozionano, si mettono in gioco, si arricchiscono dentro e portano a casa sempre qualcosa, una medaglia, tanta soddisfazione, tanta gioia pura.
Ciao
Giuseppe ancora finisher alla Spartathlon che effetto ti fa? “Un'emozione incredibile; gioia pura per aver concluso una gara davvero
magica e unica. E' tutto incredibilmente ben organizzato, il tutto a misura di
corridore che si sente sostenuto in ogni momento grazie anche ad un pubblico
sempre caldo, appassionato e competente. Una gioia ancora più intima perché
giunta in un momento personale non facile.”
Tanta
roba, tanta emozione, tanta soddisfazione, qualcosa di inesprimibile, terminare
una gara impegnativa e durissima dove ci si accede dopo prove dure e lunghe,
dove non tutti riescono e dove solo pochi riescono a ottenere l’iscrizione, dei
partenti non tutti arrivano al termine, una gara faticosa, dove ti puoi fermare
per stanchezza fisica o mentale, per ipotermia, per altri motivi.
Quali
i momenti critici? Eventuali crisi o difficoltà? “Le crisi
lungo un percorso tanto difficile, lungo (con i suoi oltre 240km) e selettivo
sono state svariate; il momento sicuramente più duro, e in cui a più riprese ho
pensato al ritiro, è stato nelle ore del pieno della notte in cui abbiamo
affrontato un lungo tratto di salita e successiva con pendenze molte
impegnative e soprattutto sotto un diluvio battente e forte vento. Ho faticato
tantissimo e patito un freddo pungente
sostenuto solo dal pensiero di poter tagliare il traguardo. Finalmente
la strada è tornata a spianare e le prime luci del giorno mi hanno scaldato e
spinto verso Sparta.”
Tutto
torna, tutto passa, si arriva sempre a vedere la luce alla fine del tunnel,
alla fine della notte, all’inizio del giorno. Le crisi sono tante ma gli ultrarunner e in particolare Giuseppe è abituato a
conoscerle, affrontarle, gestirle, superarle, ci si adatta a tutto, al freddo,
al caldo, alla pioggia, ci si alimenta bene e a sufficienza, si è provvisti di
tutto, acqua, barrette, gel.
Nuovi
incontri? Hai corso tratti in compagnia? “Una mia caratteristica,
non so dire se positiva o negativa, è quella di correre quasi sempre in
solitaria. Difficilmente trova dei compagni di avventura, o vanno troppo forte
o troppo piano e allora vado con il passo cercando di rimanere concentrato
sulla gara. Anche qui ho corso praticamente sempre da solo scambiando poche
parole di sostegno solo durante le fasi di sorpasso.”
Una
gara con se stessi, contattando il profondo sé, il vero sé, in cerca di
risposte e di conferme, attento alla strada e a se stessi, attento alla
direzione per arrivare sano e salvo al traguardo e attento anche alle richieste
del proprio corpo.
Tutto
come previsto? Eri fornito di abbigliamento e cibo adeguati? “Prevedere tutto è impossibile, diciamo che sono arrivato come previsto
e sognato. Quest'anno, a differenza dello scorso anno quando mi accompagnò
l'amico Marco, non avevo un equipaggio di supporto lungo il percorso e mi sono
dovuto organizzare in maniera completamente autonoma usufruendo solo dei
servizi garantiti dall'organizzazione ai
vari punti di controllo dove era possibile mangiare, idratarsi, cambiare
materiale tecnico in funzione del tempo e anche sottoporsi a massaggi
defaticanti che personalmente faccio varie volte in gare come questa che durano
più di trenta ore. Chiaramente in queste condizioni è tutto più complicato,
devi mettere in preventivo un sacco di cose e devi veramente saperti gestire in
tutto e per tutto. Ho corso sempre con uno zainetto molto leggero che conteneva
tutto quello che avrebbe potuto servire in primis acqua e sali minerali.
Terminare la gara in completa autonomia è duro, anche dal punto di vista
psicologico non si ha mai il sostegno e l'incoraggiamento di una voce amica.
Quando finisci però la soddisfazione è ancora più grande.”
La
soddisfazione di finire la gara in queste condizioni è sempre la cosa più
bella, ti permette di credere che si può fare tutto se lo vuoi, se ti impegni,
se ti prepari bene, se sei fiducioso, se sei previdente, non si inventa nulla,
ci si organizza per fare il proprio meglio.
Cosa
porti a casa? “Un'esperienza unica, difficile da
trasmettere e soprattutto la sensazione che alla mia età posso ancora
migliorarmi se ben allenato. E molta esperienza.”
Cosa
stai raccontando a casa, agli amici, al lavoro, a te stesso? “Tutti mi chiedono, vogliono sapere e io ben volentieri illustro la mia
partecipazione. Per la gente comune correre per 250 km è una cosa distante anni
luce non riesce a capire a fondo. A me stesso dico semplicemente "bravo
Giuseppe" in un modo o nell'altro hai portato a casa il risultato in mezzo
a tante difficoltà. Dico bravo non bravissimo perché sento di valere un tempo
migliore e spero di poterlo dimostrare nelle prossime edizioni.”
Si
fanno queste gare anche per ricordare, per raccontare agli altri e a se stessi,
per trovarsi in situazioni difficili e uscirne sempre, proseguendo sempre con
estrema attenzione e non sottovalutando niente, nemmeno il minimo dettaglio e
non abbassando mai la guardia, sempre centrato e focalizzato sul momento
presente, avanzando chilometro dopo chilometro, fiducioso e sicuro di se.
Nuove
consapevolezze? Mete? Obiettivi? Direzioni? “Nuove
consapevolezze non ce ne sono; alla mia età ci sono solo conferme: la conferma
di praticare una disciplina estrema e che richiede tanto impegno, sacrificio e
umiltà. Ma il tutto è ampiamente ripagato e la direzione è certamente quella
corretta da seguire fino in fondo.”
Bella
storia, bella testimonianza, di uno sport che vogliamo non perché siamo
masochisti ma perché vogliamo provare ad adattarci alle situazioni più
difficili.
Un’altra esperienza interessante è di Andrei
Nana che non solo è un atleta
fortissimo sulle lunghe distanze ma è anche laureato in Psicologia presso
l'Università del Tennessee e promuove la corsa di lunghe distanze attraverso
l’International 100 + UltraRunning Foundation, Inc.
Inoltre Andrei Nana è fondatore del Nana
Endurance Training che fornisce allenamento di resistenza di
alta qualità incentrata sulla combinazione di aspetti fisici, mentali ed
emotive necessarie per aiutare a raggiungere obiettivi di resistenza e crescita
personale. Andrei Nana è anche Responsabile/Amministratore
della squadra degli Stati Uniti Spartathlon.
Di seguito si presenta attraverso risposte
ad un mio questionario.
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere o performance? “Sono stato fortunato a rendermi conto che per avere successo in una ultrarunning bisogna allenare non solo il corpo, ma anche la mente e creare l'abitudine di finire sempre le gare. Ho anche imparato che è meglio sul treno piuttosto che sotto un treno così sono andato a ogni gara molto preparato.”
Molto simpatico Andrei, ha capito subito che con le ultramaratone non si scherza, non si può improvvisare e che non è solo questione di fisico, di muscoli, di forza o resistenza ma ci vuole tanta testa, bisogna allenare la mente ad andare oltre, ad andare lontano, diventa importante creare non una mentalità vincente ma una mentalità che arriva a destinazione che porta a termine la gara per non sperimentare di trovarsi sotto un treno e questo si può fare allenandosi bene ed arrivando alle gare ben preparati con il corpo e con la mente.
La gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Spartathlon era ed è la gara più stupefacente al mondo per me, è la gara in cui ho avuto la maggior parte delle esperienze spirituali.”
Prossimi obiettivi, sogni realizzati e da realizzare? “Continuare a migliorare la mia distanza in gare di 24H e di migliorare il mio tempo alla Spartathlon ogni anno. Mi piacerebbe passare a gare di 6 giorni pure.”
Sempre di più, sempre più km è l’obiettivo di Andrei, sempre più chilometri da percorrere in fare della durata di 24 ore, sempre meglio alla Spartathlon dove il tempo massimo è di 35 ore, ed inoltre gare sempre più lunghe, possibilmente di 6 giorni, provare ad andare sempre oltre. Quale è stata la gara più difficile? “Spartathlon e Vol State 500k.”
Dalle risposte di questi atleti emerge la consapevolezza dell’importanza del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico a sforzi estenuanti, ma emerge anche la consapevolezza dell’ascolto del proprio corpo, della possibilità che problemi fisici possano impedire di andare oltre anzi addirittura possono portare l’atleta ad uno stop definitivo per problemi gravi, per aver sottovalutato i messaggi del proprio corpo.
Per Ernesto Venditti sarebbe una grande festa partecipare alla Spartathlon, una gara tra le più ambite dagli ultramaratoneti e tra le più lunghe ed estreme, 246km da Sparta ad Atene. Ecco come racconta Ernesto la sua passione rispondendo ad alcune mie domande un po’ di tempo fa.
Come hai scelto il tuo sport? “Per caso a 23 anni poco prima di sposarmi, per il colpo della strega ho deciso di iniziare a correre, dopo 3 mesi ho corso la mia prima maratona a 2h42’ e dopo 2 anni correvo la mezza in 1h08’ e vice campione Italiano della 100km.”
Possiamo dire che per caso Ernesto si è fidanzato con la corsa e trovandosi bene con essa l’ha sposata partorendo subito una maratona da atleta da Élite con un tempo che gli atleti comuni non ci arrivano mai, io stesso ci sono arrivato dopo 10 anni di allenamenti.
Molto simpatico Andrei, ha capito subito che con le ultramaratone non si scherza, non si può improvvisare e che non è solo questione di fisico, di muscoli, di forza o resistenza ma ci vuole tanta testa, bisogna allenare la mente ad andare oltre, ad andare lontano, diventa importante creare non una mentalità vincente ma una mentalità che arriva a destinazione che porta a termine la gara per non sperimentare di trovarsi sotto un treno e questo si può fare allenandosi bene ed arrivando alle gare ben preparati con il corpo e con la mente.
La gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Spartathlon era ed è la gara più stupefacente al mondo per me, è la gara in cui ho avuto la maggior parte delle esperienze spirituali.”
Prossimi obiettivi, sogni realizzati e da realizzare? “Continuare a migliorare la mia distanza in gare di 24H e di migliorare il mio tempo alla Spartathlon ogni anno. Mi piacerebbe passare a gare di 6 giorni pure.”
Sempre di più, sempre più km è l’obiettivo di Andrei, sempre più chilometri da percorrere in fare della durata di 24 ore, sempre meglio alla Spartathlon dove il tempo massimo è di 35 ore, ed inoltre gare sempre più lunghe, possibilmente di 6 giorni, provare ad andare sempre oltre. Quale è stata la gara più difficile? “Spartathlon e Vol State 500k.”
Dalle risposte di questi atleti emerge la consapevolezza dell’importanza del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico a sforzi estenuanti, ma emerge anche la consapevolezza dell’ascolto del proprio corpo, della possibilità che problemi fisici possano impedire di andare oltre anzi addirittura possono portare l’atleta ad uno stop definitivo per problemi gravi, per aver sottovalutato i messaggi del proprio corpo.
Come hai scelto il tuo sport? “Per caso a 23 anni poco prima di sposarmi, per il colpo della strega ho deciso di iniziare a correre, dopo 3 mesi ho corso la mia prima maratona a 2h42’ e dopo 2 anni correvo la mezza in 1h08’ e vice campione Italiano della 100km.”
Possiamo dire che per caso Ernesto si è fidanzato con la corsa e trovandosi bene con essa l’ha sposata partorendo subito una maratona da atleta da Élite con un tempo che gli atleti comuni non ci arrivano mai, io stesso ci sono arrivato dopo 10 anni di allenamenti.
Ernesto si dimostra un talento al punto di competere quasi da professionista ed inoltrandosi nelle distanze più lunghe ed affascinanti per tanti al punto da arrivare ad essere Vice Campione Italiano 100km, con la conseguente convocazione a partecipare agli Europei in Olanda con la Nazionale Italiana.
Un’esperienza che ti può dare la convinzione di potercela nello sport o nella vita? “Una mia ambizione che
ancora non sono riuscito a cogliere è la Spartathlon, mi auguro di poterla fare
per festeggiare i miei 50 anni.”
Oramai è
diventato un terno al lotto partecipare alla Spartathlon, è necessario aver
superato altre gare con tempi importanti per avere la sicurezza di poter
partecipare.
E’
importante lavorare in vista degli obiettivi, concentrarsi sul prossimo e importante
obiettivo. Bisogna allenarsi fisicamente e mentalmente.
L'allenamento fisico per
gare di lunga distanze consiste in lunghe sessioni di allenamento o
partecipazione a gare di corse lunghe. E’ importante confrontarsi con gli atleti
dello stesso livello o un po’ più bravi e gareggiare insieme per testarsi e
anche per apprendere dagli altri.
Per
quanto riguarda l'allenamento mentale, è importante essere convinti di ciò che
si fa e di ciò che si può fare, è importante sviluppare la consapevolezza del
proprio corpo, dei propri mezzi e delle sue capacità e caratteristiche.
E’ importante
lasciarsi coinvolgere in lunghi allenamenti e partecipare a gare molto
difficili e impegnative. È importante essere tanto positivi in modo da poter
lavorare sodo e superare enormi carichi di lavoro. È importante rispettare il
corretto recupero e il riposo per ripristinare il fisico e la mente. È
importante fare allenamenti di gruppo.
Nelle
corse di 24 ore e di durata superiore, bisognerebbe imparare a meditare per
superare i momenti di crisi in modo da non fermarsi, rafforzarsi con un lavoro sul
proprio respiro, prestare attenzione a se stessi e, sapendo che si può superare
tutto, si può correre focalizzandosi sul momento presente senza pensare alla
fine della corsa. Importante è anche la nutrizione e l'abbigliamento, bisogna
esercitarsi durante lunghe sessioni di allenamento, alimentandosi in autosufficienza
e provando anche l'abbigliamento appropriato.
Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Herói Fung ultra brasileiro uma das pessoas mais humanas que conheço. Boa sorte meu amigo. Que Deus te ilumine e proteja a todos os competidores. Forte abraço
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