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martedì 5 giugno 2018

Barbara Moi, 100km Passatore: È stata un’esperienza fantastica sono strafelice

Era la mia prima 100 km e avevo come unico obiettivo quello di arrivare
Matteo SIMONE

Le gare di lunga distanza non solo per uomini ma anche per tante donne che riescono a barcamenarsi tra lavoro, famiglia e impegni vari trovando il tempo utile e opportuno per allenarsi e per sperimentare benessere da sole o in compagnia, su strade o su prati. 

Di seguito Barbara racconta la sua esperienza di gara di 100km del Passatore rispondendo ad alcune mie domande. Una volta stabilito cosa si vuol fare e come bisogna mettersi a tavolino e programmare un periodo di allenamento per arrivare pronti e preparati ad affrontare la gara soprattutto se si tratta di una ultramaratona di 1000km, soprattutto se si è alla prima esperienza, soprattutto se si tratta della 100km del Passatore dove è prevista una lunghissima salita fino al Passo della Colla, ma si può fare tutto, e questo è quello che sperimentano tanti atleti ultrarunner.
Come stai? Come è andata? Soddisfatta?Eccomi. È stata un’esperienza fantastica sono strafelice. Era la mia prima 100 km e avevo come unico obiettivo quello di arrivare. È stato tutto talmente emozionante che è difficile riuscire ad esprimerlo a parole.”

Gli ultramaratoneti faticano tantissimo, soffrono ma quando portano a termine una durissima e lunghissima gara si sentono ripagati di tutti i sacrifici e sforzi fatti per allenarsi e sperimentati in gara e l’esperienza diventa ricchissima e densa di sensazioni ed emozioni uniche e intense.
Problemi, criticità?Non ho avuto grosse crisi. Un po’ nell’ultima parte dal 70 km in poi ero sola al buio la stanchezza e il sonno iniziavano a farsi sentire e un po’ di sconforto mi è venuto e all’80 km un mio amico mi ha trovato in una valle di lacrime e abbiamo poi finito la gara assieme; ma è bastato vedere un viso amico per superare tutto. Non ho mai pensato di ritirarmi non lo avrei mai fatto. Sarei arrivata a Faenza pure strisciando però è lunga i km in certi momenti non passavano mai.”

Si porta a casa tanta esperienza, tanta roba, tante amicizie, si soffre ma si è in contatto con se stessi e ci si fortifica sentendosi con una marcia in più rispetto a prima.
Cosa porti a casa? Immagini, odori, suoni?Mi sono emozionata salendo al passo della Colla. Era buio, la strada è a tornanti e vedevi tutte queste lucine davanti e dietro in silenzio. L’unico rumore quello dei passi. Bellissimo!!! L’arrivo a Faenza meraviglioso. Ho iniziato a piangere 3 km prima. I miei amici, quelli con cui ho condiviso questo fantastico weekend erano lì ad aspettarmi e il loro calore mi è arrivato dritto al cuore. E poi le persone che incontri lungo la strada ognuna con la propria storia ma tutti con un obiettivo comune: arrivare! E poi dopo la lunga notte la luce ritrovata che come per magia ci caricava di energia.”

Anche se l’atleta fatica da solo, nella sua mente ci sono tanti pensieri a volte disturbanti e a volte che aiutano, nell’atleta ci possono essere aiutatori interni e sabotatori interni, è importante far leva su persone di fiducia di riferimento che ti hanno detto belle parole e incoraggiato durante il lungo percorso di preparazione a gare così intense e dure, aiuta tanto anche il pensiero di rivedere queste persone che ti aspettano a braccia aperte e fanno il tifo per te comunque vada, perché si fidano delle tue intenzioni.
Cosa o chi ti ha aiutato? Mi ha aiutato sapere che i miei amici erano all’arrivo. Mi hanno aiutato le telefonate e i messaggi di quelli rimasti a casa. I 10 km che Stefania ha fatto con me e il sostegno che mi ha dato nei due giorni e i 15 km che Francesca ha fatto per me è venuta apposta con marito e figli perché voleva essere lì. Sono cose che non si dimenticano. Porto a casa il ricordo di un fine settimana grandioso, carico di emozioni. Non potevo chiedere altro di più a questo Passatore. L’ho desiderato tanto, ho dato il massimo in questi mesi facendo di tutto non solo corsa ma anche bici e palestra per arrivare un minimo sicura e me lo sono andato a prendere con la promessa che il prossimo anno sarò di nuovo lì.”

Una bellissima storia commovente che fa comprendere il senso di questo sport considerato estremo e per masochisti e invece a volte si scopre che dietro a tutto questo faticare e soffrire esce fuori la persona autentica e sensibile sempre in cerca di se stesso e dell’altro, di nuove sfide ma anche di recupero e coccole.
Prossimi obiettivi?Adesso un po’ di riposo e poi per ora principalmente trail. In autunno sono già iscritta alle Maratone di Parma e Firenze.”

Grande Barbara, sempre avanti aggiungendo sempre più aspetti per curare il suo sport che sia l’allenatore o il nutrizionista, che sia la tecnica di corsa o la palestra.
Per diventare performanti e sperimentare benessere allo stesso tempo bisogna curare tanti aspetti, l’ho notato allo stage running a Iten, la città dei campioni dove i corridori locali si allenano insieme e oltre a correre curano anche la parte superiore del corpo in palestra, curano la tecnica di corsa, gli addominali e tanto altro. 

Barbara è menzionata nel mio libro “Sport, benessere e performance”. 

Un’intervista a Barbara è riportata nel mio libro La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.  
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. Lo stesso autore ha partecipato a questa gara sperimentandosi e comprendendo cosa significa fare sport per tante ore, andando incontro a crisi da superare, mettendo in atto strategie per andare avanti e portare a termine la competizione. 

È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso. 

380-4337230 - 21163@tiscali.it 

Psicologo, Psicoterapeuta 

http://www.unilibro.it/libri/f/autore/simone_matteo 

http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html 

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