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venerdì 6 luglio 2018

Gianluca Di Meo, ultrarunner: Ogni asticella superata è un motivo per gioire

Vivo le difficoltà e gli ostacoli, la stanchezza, le bufere con grande saggezza e serenità
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Gianluca di Meo, ultrarunner, si definisce avventuriero del limite, si sperimenta con se stesso e con gli altri attraverso la partecipazione alle più difficili competizione per chilometraggio, clima, terreni di gara impervi, dislivelli, condizioni quasi disumane.

Assapora la gioia dello sforzo per il raggiungimento dell’obiettivo, arrivare alla meta godendo il passaggio e i paesaggi, godendo la compagnia ma anche la solitudine per conoscersi meglio, ecco di seguito come si descrive Gianluca attraverso risposte ad alcune mie domande di qualche anno fa. 
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?Ognuno nel suo piccolo si può e si deve sentire campione. Ogni asticella superata è un motivo per gioire, per raggiungere obiettivi e sentirsi campione indipendentemente dal risultato. Quello che per un atleta è un risultato mediocre per un altro può essere gioia. Ognuno mantenendo il senso della realtà si può sentire nel suo piccolo un campione. Indipendentemente dal cronometro.”

Parole sagge, è vero campione non è solo colui che vince un mondiale o un olimpiade, ma lo è chi fa qualcosa che ha senso nella sua vita. 
Mi piace la descrizione che fa Sergio Mazzei (Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari) nella Prefazione al mio libro O.R.A. Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport: “A mio avviso, l’essere campioni non significa necessariamente ed esclusivamente primeggiare nelle pratiche sportive ma soprattutto riuscire a realizzare ciò che serve attraverso un processo irto di difficoltà. E’ un campione l’alcolista che attraversa il suo percorso dei 12 passi così come il tossicodipendente che esce dalla sua dipendenza, così come il padre di famiglia che riesce attraverso grandi sacrifici a provvedere ai bisogni dei suoi cari. E’ un campione lo studente che supera gli esami del suo corso di studi o il timido e imbranato ragazzo che riesce a dichiararsi alla ragazza sognata nonostante la paura del rifiuto. Altrettanto è un campione colui che perseverando attraversa tutti gli ostacoli che si presentano nel suo cammino verso la realizzazione dei suoi obiettivi. Anche dal punto di vista della pratica psicoterapeutica è un campione il paziente che ha il coraggio di osservare se stesso e la propria vita e che impara a usare propria consapevolezza.”
Come ha contribuito lo sport al tuo benessere?Lo sport fa parte della mia vita da quando sono nato. Non sempre ha contribuito al benessere, spesso l’estremizzazione dello sport può portare a nervosismi stress, ma in generale senza sport non mi sentirei vivo, e nella vita di tutti i giorni mi ha portato giovamento, a non mollare, a credere sempre in quello che faccio.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale?In gare oltre i 100km per non concludere una gara possono incidere tanti fattori. Una cosa che sembra piccola in una gara di lunga durata può trasformarsi nella causa o una delle cause del ritiro. Io tendo a cercare una soluzione alle condizioni che non permettono di concludere una gara e ho accumulato esperienza nel tempo per questo i ritiri sono stati pochi. Basta sbagliare qualche particolare per non riuscire a esprimere il massimo rendimento. Soprattutto con l’aumentare dei km dove il fisico è soggetto a più stanchezza stress. I problemi di stomaco, di assimilazione del cibo e di evacuazione ripetuta sono i problemi che ho più spesso.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport?Non mollo lo sport. La testa è meno competitiva di anni fa, la cura degli allenamenti, alimentazione, sonno e altri particolari non sono quelli di un tempo, ma mi diverto in altro modo, come curare gli aspetti mentali, i materiali, le soluzioni ed alzare l’asticella della difficoltà ambientale più che chilometrica.”
Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance?Nessuno in particolare. Ho tanti amici con cui condivido le uscite in natura che mi fanno avere voglia di uscire anche quando ne ho meno voglia.”
Qual è una tua esperienza che ti possa dare la sicurezza che ce la puoi fare?Il ghiaccio come dicevo prima. Mi sono accorto che nella vita quotidiana, nelle città mi perdo spesso in un bicchier d’acqua, mi stresso con poco, nel traffico, quando perdo qualcosa, quando qualcosa va come non deve andare, in fila alla posta. In mezzo al ghiaccio no. Divento calmo. La bufera mi fa uscire quell’altro Gianluca. E vivo le difficoltà e gli ostacoli, la stanchezza, le bufere con grande saggezza e serenità. La serenità si può trovarla su un divano o dentro una SPA nell’idromassaggio, ma è vera serenità? Non lo so ma non è la mia.”

Gianluca in condizioni estreme ritrova con se stesso, è li che fa i conti con la sua ombra, è lì che si confronta con se stesso. Altrove si perde, diventa uno qualsiasi, si confonde con gli altri.
Quali caratteristiche e qualità hai dimostrato di possedere?La voglia di vedere cosa c’è oltre, cosa c'è dopo il tuo limite, dietro un ostacolo insormontabile, imprevisto, la voglia di trovare soluzioni e non scuse.
Quali meccanismi psicologici ritieni ti abbiano aiutano nello sport?La curiosità totale di tutto, dei tuoi limiti, di vedere posti, di mettersi in gioco. Sono affamato di scoperta fisica, mentale, geografica, ecc.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica?Ho scoperto che quello che spesso sembra fragilità può diventare una forza una risorsa. Ho scoperto di avere una grande forza e mi ha dato tanta autostima e fiducia in me stesso.
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping?Penso che la stima di noi stessi è la cosa più importante. Si fa sport per i suoi valori, rispetto di noi stessi, dell'avversario, l’accettazione dei nostri limiti e provarli a superare con il sacrificio e la fatica. Il doping è solo una scorciatoia. Lo fanno anche gli altri? Beh non è un buon motivo. Si fa sport per superare i propri limiti non per fregare anche se stessi.
Riesci a immaginare una vita senza sport?Lo sport è la mia vita. A qualsiasi livello, anche senza competizioni, la mia vita senza sport è come non poter respirare.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Spesso mi sono abbattuto. Sono così. Mi abbatto ma cerco subito soluzioni senza piangermi addosso. Le supero trovando soluzioni alternative.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi a questo sport fatto di fatica, impegno, sudore?Oggi i ragazzi non hanno più voglia di sudare e fare fatica come un tempo, a giocare nel cortile preferiscono la playstation, e le partite di calcio dove si corre poco. Certo non è cosi dappertutto. Ho fatto tirocinio presso una squadra di Atletica di Bologna per diventare allenatore ed è stato stupendo vedere quanto ragazzini di 10 anni abbiamo ancora voglia di sudare, faticare. Un messaggio può essere che più ci sono fatica e impegno, più hai fatto fatica in qualcosa, più la soddisfazione è maggiore.”

Gianluca è menzionato nel mio “Sport, benessere e performance”, edito da Prospettiva Editrice, 
dove sono riportare le tante gare della sua vita: “Ce ne sono talmente tante, che non saprei da dove partire e ciò è positivo. Le gare sofferte comunque ti lasciano qualcosa. Ma quelle dove hai iniziato soffrendo, e le finisci in crescendo e in posti straordinari, sono quelle che porto dentro.
‒ La 100 km di Lipsia 2008, la mia seconda 100 km. Sensazioni fantastiche dall’inizio alla fine; inesperto, chiudo in terra tedesca 7° con 8h20’.
‒ La Bologna Zocca di 50 km, l’ultra maratona di casa. Tanti amici sul percorso a fare il tifo e io a battagliare con i migliori ultra maratoneti in Italia. Chiudo 6° a 15’ da Marco D’Innocenti.
‒ L’UTMB 2010 acciaccato, percorso dimezzato per maltempo, le sensazioni man mano che i chilometri passavano diventano migliori. Chiudo 119° su 2˙500 partenti da tutto il mondo.
‒ Valdigne 2011, in Valle d’Aosta: paesaggi stupendi e io che da 100° al 50° km, vado in crescendo e chiudo dopo 100 km al 15° posto, superando atleti del calibro di Gianluca Galeati e Francesca Canepa.
‒ UTMB 2013, l’ultima gara a cui pensavo di partecipare nella mia vita. I miei genitori, mio nipote, mia sorella sul percorso. Una gara che neanche dovevo iniziare, ma gestita bene e non soffrendola mai dall’inizio alla fine: ed erano 168 km!
‒ Lavaredo 2014, la rinascita. Dopo mesi senza gare, una rivincita per 120 km: dall’inizio alla fine belle sensazioni. Chiudo 77° in 18h30’.
‒ Grande Corsa Bianca 2015: serenità, forza, ingegno, paesaggi stupendi. Lì ho capito chi sono come atleta e cosa mi fa stare davvero bene: il ghiaccio, l’autosufficienza, gli spazi deserti bianchi e in solitudine, il mio ambiente naturale
.”

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