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mercoledì 12 settembre 2018

Franco Collè vince il Tor des Geants 2018 in 74h03’

Matteo Simone

Franco già nel 2014 vinse il Tor des Geants in 71h49' e quindi con la vittoria del 2018 è il primo atleta a fare doppietta. 

Il record della manifestazione è di 67h52’15” ottenuto dallo spagnolo Javi Dominguez, che ha vinto il Tor nel 2017. Al secondo posto si classifica il canadese Galen Reynolds 74h40’36” che precede l'altoatesino Peter Kienzl 77h31’11" e quarto il bergamasco Oliviero Bosatelli 80h49'26".
Il record della manifestazione è di 67h52’15” ottenuto dallo spagnolo Javi Dominguez, che ha vinto il Tor nel 2017.
Tra le donne vince la spagnola Silvia Ainhoa Trigueros Garrote in 87h50'31" che ha preceduto Scilla Tonetti e Jamie Aarons che arrivano insieme in 95h54’35”.
Qualche anno fa ho conosciuto Franco Collè disposto a raccontare delle sue motivazioni, le sue esperienze, le sue impressioni.
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?La ricerca del mio limite ed una grande passione per la montagna.”

E’ importante avere la consapevolezza della necessità anche delle energie mentali oltre che di quelle fisiche, è una sorta di completamento e assieme, a braccetto, permettono di proseguire, di andare avanti.
Avviene una sorta di dialogo tra mente e corpo, le energie fisiche e mentali vanno avanti come in una cordata, si considerano e si aiutano a vicenda, a volte è il fisico che deve impegnarsi e usare forza, potenza, elasticità, a volte è la mente che deve superare difficoltà e le eventuali crisi.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?A mio avviso essere ultramaratoneta non vuol dire essere un atleta, bensì una persona che ha imparato a gestire in modo ottimale le proprie energie fisiche e mentali.”

A volte sono gli altri che comprendono le tue capacità e fanno di tutto per metterti sulla strada giusta. Basta solo indirizzarti ed il resto viene da solo, se scopri che si tratta di qualcosa che ti piace, che fai con facilità e con passione, il resto viene da solo.
Qual è stato il tuo percorso per  diventare ultramaratoneta?Mi ci sono approcciato quasi per caso grazie ad uno ‘scherzo’ di mia sorella che mi ha iscritto ad una gara di oltre 300 km. Dopodiché ho cercato di arrivare alla gara allenandomi in maniera graduale e progressiva.”

L’ultratrail richiede diverse componenti, l’amore per la natura, per la montagna, per le sensazioni che si sperimentano, inoltre l’ultratrail richiede una grande dotazione fisica di base da poter allenare gradualmente, con passione, motivazione e forte determinazione. L’ultramaratona diventa uno stile di vita, piace correre a lungo e sperimentare fatica, sensazioni corporee, raggiungimento di obiettivi.
Hai sperimentato il limite nelle tue gare?Certo, in ogni gara cerco di arrivare al mio limite, stando attento a non superarlo.

La gara diventa un test che verifica le proprie capacità, la propria prestazione cercando di dare il massimo e avvicinarsi al proprio limite ma sempre con la massima attenzione e rispetto per quello che si sta facendo, rispetto per gli avversari e amici di gara e rispetto dell’ambiente naturale.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?
La capacità di riuscire a superare mentalmente le crisi (che sono inevitabili in questo tipo di gare) ed una grande consapevolezza dei propri mezzi.

Le crisi come vengono così se ne vanno se si è pazienti, se si conoscono bene i propri mezzi e le proprie risorse, se si ha autoefficacia e resilienza ben sviluppata.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?Ogni gara è di per se estrema…proprio perché l’atleta, per riuscire ad ottenere una buona performance, deve riuscire ad arrivare il più vicino al proprio limite cercando di non oltrepassarlo.”

L’estremo si può domare, è importante una notevole attenzione e capacità di studio e programmazione in vista di quello che si deve affrontare e quello che si vuole ottenere nello sport e nella vita, tutto può essere portato nelle possibilità ordinarie.
Quale gara estrema ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?Nessuna, penso che con la giusta preparazione si riesca a compiere qualsiasi gara estrema.

L’estremo è relativo, dipende dalla motivazione e dalla passione, può diventare estremo una ultramratona sull’asfalto o sulla pista per un amante della montagna.
C’è una gara estremi che non faresti mai?Sicuramente le gare senza montagne.”

Pian piano si può andare un poco avanti per provarsi, per sperimentarsi, per sentire e sentirsi vivo.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?La voglia di provare a vedere fino a dove si può arrivare.”

Per ogni impresa bisogna passare attraverso degli ostacoli, rinunce, sofferenze, difficoltà, crisi, ma una volta raggiunto l’obiettivo ci si accorge che a volte per ottenere qualcosa di importante nello sport e nella vita bisogna attraversare momenti di turbolenza.
Che significa per te partecipare ad una gara estrema?Significa mettermi alla prova e cercare di sfidare me stesso nell’ottimizzazione delle energie.”

L’estremo non è solo nell’impresa che si sta affrontando ma anche nelle piacevoli sensazioni multisensoriali sperimentate, quindi ne vale proprio la pena sperimentare l’estremo delle due facce della medaglia.
Ti va di raccontare un aneddoto?Ogni gara è ricca di aneddoti: dai paesaggi mozzafiato che si vedono durante le albe ed i tramonti, alle allucinazioni durante le lunghe notti del Tor.”

L’ultramaratona ti permette di allontanarti fisicamente e mentalmente dall’ordinario, dal routinario, dal normale, ti permette di stare tanto tempo con te stesso premettendoti di conoscerti a fondo, è una sorta di rifugio interiore ed allo stesso tempo una sorta di autoterapia. Scendi all’interno di te stesso, fai un viaggio interno che ti permette poi quando rimetti i piedi sulla terra e ti confronti con gli altri di sperimentare una sicurezza personale ed una sicurezza in te stesso rispetto a quello che sei e quello che fai senza badare ad eventuali giudizi altrui.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Che sono un amante della solitudine e della mia necessità di ritagliarmi degli spazi lontano dall’inquinamento acustico e luminoso.”

La famiglia prima o poi riesce quale può essere il benessere sperimentato da una persona dedita all’ultramaratona e se ne fa una ragione comprendendo che è un lor mondo che considerano fantastico, accolgiente e sicuro.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?Sicuramente i miei famigliari patiscono quando mi vedono stare male o mi vedono durante qualche crisi, ma sono i primi ad emozionarsi quando vedono che sono riuscito a compiere un’altra impresa.” 
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa?Beh sicuramente la mia famiglia si è adattata alla mia vita e quando può mi segue nelle gare, in alternativa si attacca all’ipad e segue il live trail da casa. La mia vita lavorativa non è cambiata, anche perché non può cambiare…faccio i normali orari da ufficio come qualsiasi altro dipendente pubblico, a differenza che le mie ferie le utilizzo per fare le gare mentre i  miei colleghi le utilizzano per andare al mare.”

In genere gli ultrarunner sono persone semplici, naturali, sensibili e minimaliste, cercano di non utilizzare farmaci, molti sono vegetariani, vegani. Nelle gare lunghe è possibile fare anche dei pasti in quanto i ritmi di corsa non sono notevoli ed il sangue che affluisce all’intestino per la digestione non penalizza i muscoli impegnati nell’attività sportiva, comunque è importante conoscersi.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Non uso farmaci e pochissimi integratori. Nelle gare più corte riesco a utilizzare qualche gel e barretta, mentre nelle gare più lunghe sono obbligato ad alimentarmi con pasti normali.”

E’ importante avere sempre degli obiettivi di miglioramento e ambizione di riuscita e di benessere.
Hai un sogno nel cassetto?A dir la verità i sogni nel cassetto per il momento si sono tutti avverati. Ho fatto ben di più di quello che pensavo fosse nelle mie possibilità. Ovviamente però strada facendo ci si vuole sempre migliorare e riesco sempre a pormi dei nuovi obbiettivi.”

Un'intervista a Franco è riportata nel libro "Ultramaratoneti e gare estreme", di Matteo Simone (Autore) dove è possibile vedere in copertina, Franco Collè in azione. 
Prospettiva Editrice, 2016.
Inoltre, Franco è menzionato nei libri:
"Sport, benessere e performance"
"Maratoneti e ultrarunner".

Matteo SIMONE
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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