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martedì 18 settembre 2018

Mondiali 100km: Italia 6° posto squadra maschile con 4 atleti classificati


Il Campionato Mondiale 100 km di corsa su strada, disputato l’8 settembre 2018 a Sveti Martin na Muri in Croazia, è stato vinto dal giapponese Hideaki Yamauchi con 6h28’05” che ha preceduto il connazionale Takehiko Gyoba 6h32’51” e il sudafricano Bongmusa Mthembu 6h33’47”. Il primo italiano è stato Giorgio Calcaterra (Calcaterra Sport ASD) con il crono di 6h42’35”.
Il Giappone ha vinto il titolo a squadra maschile precedendo Sudafrica, Germania, Stati Uniti, Spagna. L’Italia porta a casa un 6° posto della squadra maschile con 4 atleti classificati, tra i quali Giorgio Calcaterra , Hermann Achmueller (Laufclub Pustertal) 7h10’55”, Lupo Francesco (Atl. Imola Sacmi Avis) 7h38’21” e Andrea Zambelli (Pol. Scandianese) 8h08’11”.

Un onore indossare la maglia azzurra e anche una grande responsabilità, ma se si è abituati, se si è sicuri di se stessi, se si è sostenuti da familiari amici, fan tutto diventa più fattibile e sostenibile; soprattutto se alla base c’è tanta passione, motivazione e intenzione di far bene e di dare il massimo per la squadra Italia. Di seguito alcune testimonianze dei protagonisti italiani attraverso risposte ad alcune mie domande:

Che aria hai respirato?
Giorgio: “La Nazionale ha una bella aria, rappresentare l'Italia è un grande onore.
Francesco: “Ho semplicemente vissuto un sogno, essere parte di una grande manifestazione sportiva. Con atleti, amici e familiari da tutto il mondo. Una cosa incredibile. Aria di festa, di tensione. In gara il sudore, la tanta fatica.”

Gli ultramaratoneti non sono gente capaci solo di faticare non guardando in faccia a nessuno, ma anche loro hanno un cuore grande, si emozionano, sono sensibili, hanno tanti pensieri, dubbi, preoccupazioni e hanno bisogno non solo di fiducia in sé e resilienza ma anche tanto sostegno e supporto soprattutto dalle persone a loro care.
Cosa ti ha aiutato e cosa ha remato contro?
Giorgio: “Mi ha aiutato la mia determinazione, la mia passione per la corsa e il tifo di tanti amici. Non ho avuto cose che mi hanno remato contro.”
Francesco: “Aiutato la mia famiglia, partita il venerdì notte, arrivando il sabato mattina appena prima della partenza. Stavo corricchiando verso l'ingresso in griglia e quando li ho visti e poi abbracciati non riuscivo neanche a parlare, è stato uno dei momenti più intensi e carichi di emozione. Remato contro, qualche acciacco durante la preparazione. Altro... con la testa ho remato più forte io "ai contro".”

A volte lo sport contagia, prende, rapisce, sequestra, coinvolge, fa sperimentare sensazioni ed emozioni intense, forti, uniche e se c’è anche potenzialità e talento allora si investe in tempo, programmi e progetti di performance.
Cosa è cambiato in te nel tempo?
Giorgio: “Sicuramente ho un po' più di esperienza, ma il fisico un po' è cambiato.
Francesco: “La passione è sempre quella del primo giorno in cui mi sono innamorato della corsa. Un po’ alla volta è cambiata la consapevolezza di poter fare anche abbastanza bene.”

Quando si indossa la maglia azzurra c’è una grande responsabilità di fare bene, c’è anche il rischio di sentire addosso la pressione da parte di tanti che mettono gli occhi addosso all’atleta per puntare un dito, per aspettare un fallimento, ci vuole tanta forza interiore per far bene nonostante tutto con proprie convinzioni, con l’aiuto di persone esperte che ti conoscono bene e ti sanno apprezzare nel mondo giusto senza sottovalutare e senza esagerazioni. E’ importantissimo il contributo per la squadra oltre che la prestazione cronometrica, per quest'ultima ci saranno altre occasioni.
Cosa porti a casa?
Giorgio: “Bellissimi ricordi, un altro po' di esperienza e un tempo che comunque mi soddisfa.
Francesco: “Porto a casa ricordi che rimarranno per sempre nel mio cuore. Ho conosciuto persone straordinarie.” Hai appreso qualcosa in più su te stesso o dagli altri atleti? “Sì, sia su di me che dagli altri atleti. Sono persone straordinarie oltre che grandi atleti.”

Quando si torna a casa dopo eventi particolari di estremo sforzo fisico, c’è la voglia di raccontare a coloro che comprendono questo sport bizzarro le proprie gesta, le proprie difficoltà i propri pensieri per essere apprezzati, per sorprendere, per confrontarsi. In ogni caso, si portano a casa tanti insegnamenti, incontri, racconti.
Cosa dicono di te a casa, al lavoro, gli amici?
Giorgio: “Con me sono tutti molto gentili. Mi fanno molti complimenti e mi spronano a non mollare.”
Francesco: “A casa sono davvero felici, solo loro sanno quanto impegno ci è voluto in questi anni. Così come i miei amici. Al lavoro passerà tutto nell'anonimato, ma va bene così non è una polemica.”
Cosa racconti a casa, al lavoro agli amici?Le mie esperienza, la mia voglia di correre e di star bene.”

Dietro una gara mondiale indossando una maglia azzurra c’è un mondo di sensazioni e soprattutto si tratta di un periodo da dedicare all'evento dedicato che va dal momento della notizia della convocazione fino al post gara, importante è tutto il periodo di attesa e di percorso per arrivare alla gara importante, e poi tutto passa, tutto cambia, restano ricordi e ricca esperienza.
Dedichi a qualcuno questa tua prestazione?
Giorgio: “A l'Italia, una nazione che ha tante cose belle e di cui sono Fiero. All'Italia e in particolare a tutti i runners, perché la corsa ci unisce e alla fine siamo tutti una grande famiglia!
Francesco: “Come sempre alla mia famiglia, il mio unico vero sostegno. Poi a tutti i familiari e amici che erano venuti a sostenerci. Hanno contribuito ad allentare la tensione nei giorni precedenti la gara e durante la manifestazione il loro tifo è stato fondamentale. Correndo su circuito, sapere di vedere un volto amico pronto a incitarti in diversi punti del percorso per me è stato fondamentale. Li ho ringraziati personalmente uno ad uno, ma ne approfitto per ribadirlo. Magnifici, mi ritengo fortunato di averli conosciuti.” (Fotografo Sandro Marconi “Scrotofoto”)

Dopo ogni gara dopo i primi momenti si tirano le somme e si sviluppa tanta consapevolezza su quello che c’è stato e quello che non c’è stato, si comprende meglio cosa si può fare in futuro, cosa potrebbe servire per far meglio e in modo diverso. Da una parte bisogna accettare lo stato del momento e dall'altra parte bisogna cercare di puntare sempre più in alto.
Lasci qualcosa in Croazia?
Giorgio: “Lascio il mondiale 2018, un mondiale bello dove avrei voluto arrivare in condizioni migliori ma che comunque non mi ha deluso.
Francesco: “Lascio un pizzico di rammarico. E quella strana sensazione di aver vissuto tutto così in fretta, quasi senza rendermene conto.”


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