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lunedì 8 ottobre 2018

Riccardo Borgialli, Campione Italiano Trail Corto 2018

Sono andato a Milano per giocarmela
Matteo SIMONE

Si è disputata l’ottava edizione di Salomon Running Milano di 25km valida per il Campionato Italiano Trail Corto 2018 il cui titolo maschile è stato assegnato a Riccardo Borgialli che ha concluso la gara in 1h30’43” davanti a Gabriele Maria Pace e Luca Ponti.

Il titolo femminile è stato vinto da Emma Linda Quaglia arrivata quarta assoluta in 1h35′ ottenendo anche il record di scalata di 3’45″ percorrendo 644 gradini che portano al 23° piano in cima alla torre Allianz, inserita nel percorso di gara.
Di seguito Riccardo racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ti aspettavi questo titolo italiano? Sono andato a Milano per giocarmela, conscio che altri fortissimi atleti si sarebbero presentati. Poi in gara può succedere di tutto, in questo momento mi sento in forma su queste distanze per cui sapevo che se giocavo bene le mie carte avrei potuto ottenere ottimi risultati.

Lo sport è anche una grande opportunità per mettersi in gioco, per rialzarsi sempre, per riprendere dopo imprevisti e infortuni cavalcando l’onda del cambiamento con fiducia e resilienza seguendo nuove direzioni e rimodulando obiettivi comunque difficili, sfidanti ma raggiungibili con il duro lavoro, con l’impegno, con la passione e motivazione adeguata e con persone preparate e professionisti che sostengono, aiutano, preparano.
Come ti sei preparato e organizzato?Diciamo che a inizio anno questa gara non era in programma: le distanze che avevo in mente per questa stagione erano ben altre! Ma con l'infortunio alla bandelletta tutto è cambiato, dapprima uno stop di due mesi, poi il rientro, la ricaduta e infine solo ad agosto ho potuto ricominciare ad allenarmi bene e con continuità. In quel momento ho deciso, di comune accordo con il mio allenatore Fulvio Massa, di concentrarmi su gare più brevi e intense. Gli allenamenti hanno privilegiato perlopiù l'intensità, con un particolare occhio di riguardo ai gradini!

Lo sport permette di sperimentare sempre di più la consapevolezza delle proprie capacità, caratteristiche e risorse, soprattutto il trail che consiste nella corsa su sentieri di montagna dove bisogna sviluppare capacità motorie ma anche di attenzione e di osservazione del percorso, del contesto, di se stesso, di eventuali avversari, gestendo anche dislivelli e terreni che possono essere ostili e scomodi.
Che aria hai respirato?Devo ammetterlo, un po' diversa rispetto alle gare in montagna che sono abituato a frequentare. Anche per la tipologia di gara, sembrava quasi di essere al via di una mezza maratona (cosa che per altro ho fatto solo una volta nella mia vita, correva l'anno 2012 ed io ero ancora più "calciatore" che 'runner'). Ad ogni modo lo spirito sportivo degli atleti al via era il minimo comun denominatore che ci legava, l'aria che si respirava era quella di una festa dello sport, e tutto l'evento è stato davvero molto piacevole e ben organizzato.”

Vincere un titolo italiano significa avere capacità diverse e adattabili ai diversi contesti di gara, significa essere pronti a organizzarsi atleticamente per percorrere percorsi di gara mettendo in atto strategie opportune volte a fare del proprio meglio nei tratti in cui ci si sente di possedere qualità adatte e gestire i tratti di percorso meno indicati alle proprie capacità.
Cosa ti ha aiutato e cosa ha remato contro?Sicuramente l'arrivare dalle corse in montagna mi ha aiutato a non "impiantarmi! (Come si dice in gergo) nei cambi di ritmo, ho patito invece un po' i lunghi tratti pianeggianti dove Gabriele Pace sfoderava tutti i suoi cavalli!” 
Qual è stato il tuo punto di forza?La versatilità. Passare da montagna a strada adattandomi alla perfezione, e in più grinta e voglia di riscatto!”

Si apprende sempre, sia dalle vittorie che dalle sconfitte o dagli infortuni, bisogna essere sempre sereni e positivi e comprendere lo stato del momento, essere pazienti per poter ripartire con entusiasmo e gradualmente, e sparare le proprie cartucce quando ci si sente in ottima forma.
Cosa è cambiato in te nel tempo?Quest'anno, più di ogni altra cosa, ho imparato a conoscermi, a rispettare il mio corpo e capire quando posso stressarlo e quando invece lo devo tenere a riposo. L'infortunio mi ha insegnato ad avere pazienza e non avere fretta, che la costanza, i sacrifici e l'impegno, prima o poi, pagano. Penso che da quest'anno posso ritenermi un atleta maturo.” 
Hai appreso qualcosa in più su te stessa o dagli altri atleti? Ho imparato che la grinta, la voglia di riscatto, sono doti che in un atleta non devono mai mancare. Perché sono quelle che ti danno la forza per allungare il passo nel rettilineo finale.

La partecipazione a competizione dove si vince un titolo italiano è una grande opportunità per mettersi alla prova, per testarsi e sperimentarsi, per affrontare altri atleti di livello equivalente e si riesce a portare a casa sempre ricchi insegnamenti, tante sensazioni ed emozioni sperimentate e questo è lo sport che vogliamo, non solo rivalità, ma anche grandi momenti di intenso sforzo ripagato dal risultato di performance che sia primo o secondo o anche ultimo arrivato.
Cosa porti a casa?Oltre al titolo italiano? Porto a casa sicuramente il ricordo di una grande sfida con un grande amico, una bella battaglia sportiva che ha visto due atleti dare il massimo di loro stessi, e questo penso sia il regalo più grande che noi possiamo fare allo sport.”

Lo sport diventa un grande orto da coltivare che fa sperimentare sia benessere che performance ed è importante essere riconosciuti per quello che si fa, è importante ricevere attestati di stima e di rispetto, così come è importante dedicarsi allo sport con correttezza rispettando sani principi e valori e impegnarsi duramente per ottenere risultati di prestigio che compensano sforzi e sacrifici.
Cosa dicono di te a casa, al lavoro, gli amici?In famiglia sono molto orgogliosi, io cerco di minimizzare perché non mi piace essere visto come un "eroe", tutto quello che faccio è la conseguenza di tanto impegno e notevoli sacrifici, se mai dovrei essere io orgoglioso (e lo sono) di avere così tante persone che mi vogliono bene e mi seguono anche in capo al mondo per vivere la gara con me. Spesso a lavoro si sorprendono di cosa riesco a fare, è bello che si generi questo stupore, ma noi "addetti ai lavori" sappiamo che i nostri risultati non sono poi granché se confrontati con quelli dei professionisti...loro sì che sono fenomeni!

E’ importante essere circondati da persone che non mettono pressioni, che non mettono fretta, che non sono apprensivi ma piuttosto è importante essere circondati da persone che si interessano, sono presenti, non giudicano e non criticano, sanno aspettare, sono fiduciosi.
Cosa racconti a casa, al lavoro agli amici?In realtà racconto pochissimo. Preferisco ascoltare quello che hanno vissuto loro e vedere se in qualche modo ho contribuito alla loro felicità.”
Dedichi a qualcuno questa tua prestazione?Sì, la dedico a quel gruppo di persone che mi ha aiutato a superare l'infortunio dandomi le migliori cure che era in grado di fornirmi. A loro che, anche quando non potevo correre più di 20 minuti al giorno, non hanno mai smesso di credere in me.” 
Come recuperi ora e con quali coccole?Recupero con qualche corsetta a ritmo blando sui miei sentieri preferiti (quelli di casa) e un po' di relax a casa con la mia compagna.”

Dopo ogni gara si fa sempre il punto della situazione, ci sono nuove consapevolezze in base allo svolgimento e alla riuscita della gara, ci sono nuove mete, nuovi inizi, nuove sfide.
Che segno ti ha lasciato questa gara?Devo ammettere che la velocità un po' ha cominciato a stuzzicarmi, non escludo nel prossimo futuro di provare a preparare una mezza o una maratona.”
Ora cosa vedi davanti a te?Qualche altra gara per valorizzare questo stato di forma e poi un bell'inverno fatto di tanto sci alpinismo (lo sport più bello del mondo!)” 
Chi ti ha appoggiato, sostenuto, consigliato?Molta gente, in particolare nel corso di questa estate sono stati fondamentali i ruoli del mio allenatore (Fulvio Massa) e del mio fisioterapista (Nicola Falvino), oltre che a livello fisico, sono stati importantissimi a livello mentale.”

Nella mente degli atleti sempre sogni ambiziosi soprattutto indossare la maglia azzurra per rappresentare la propria nazione in competizioni internazionali.
Convocazioni in nazionale?Adesso è presto per parlarne, i mondiali saranno a giugno per cui bisognerà valutare chi è più in forma a tempo debito. Sappiamo che ci sarà una gara di selezione in primavera, per cui è dovere di tutti coloro che vorrebbero una maglia azzurra concentrarsi al massimo su quell'obbiettivo, io sarò certamente uno di quelli!”.

Riccardo Borgialli è menzionato nel mio libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline. 

Dott. Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR 

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