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martedì 2 luglio 2019

La "capacità di saper soffrire"

Matteo SIMONE

In condizioni estreme avviene una sorta di autoregolazione organismica, sembri di essere all’estremo senza soluzioni, in una condizione di quasi arresa, ma poi arriva sempre un momento di lucidità riparativa che ti porta in salvo e ti toglie dalla situazione di crisi, e tutto ciò poi ti serve e ti aiuta nella vita quotidiana, lo sai che se vuoi, ti impegni e se sei fiducioso si risolve tutto

Questo è il vantaggio della resilienza, trasformare tutto, raccogliere sempre dalle esperienze il buono che c’è.
Gli atleti sperimentano di saper soffrire, di riuscire, di superare momenti difficili.
E' un esempio il veterano Vincenzo Luciani:Un motivo di orgoglio e di autostima; l’acquisizione di una mentalità da ultramaratoneta nel senso di capacità di autoregolazione delle proprie energie fisiche e di autocontrollo psichico sperimentato sulla lunga durata della prestazione sportiva; una capacità di saper ‘soffrire’, tener duro e saper resistere ad uno sforzo prolungato.”

Con la forte passione e giusta motivazione si può avere la capacità di gestire momento per momento eventuali imprevisti o crisi ed andare avanti nello sport e nella vita. 
Interessante il pensiero di Daniele Leonardi, grande camminatore: “Riflettevo sulla "capacità di saper soffrire" e sulle sensazioni provate anche durante il recente cammino aragonese. Un'esperienza, quella di camminare, che forse il runner considera minore, ma che posso garantirti ha numerosi aspetti interessanti. Non è semplicemente un diverso interessamento delle fasce muscolari con un rallentamento eccessivo dei tempi di percorrenza. Si possono apprezzare innumerevoli aspetti di tutto quel che ci circonda, che durante la corsa possono sfuggire, ma soprattutto aggiungere alle valutazioni dello sforzo fisico, l'importanza delle riflessioni personali sul vissuto e il divenire. A dimostrazione che il cervello anche durante attività impegnative, riesce ad affrontare, elaborare, e rivalutare un'infinità di situazioni, aprendo anzi la possibilità a nuove prospettive d'interpretazione. Consiglio vivamente un'esperienza di cammino ad un runner, in fondo il primo e l'ultimo passo nello spazio temporale di una corsa, lo si fa camminando.”

La pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne che in situazioni ordinarie sono insospettabili. Tenacia, determinazione, resilienza accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso. Il non fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti permette di rialzarsi più forti e determinati di prima permette di ricominciare con più entusiasmo di prima, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza. 
Di seguito alcune risposte di ultramaratoneti alla domanda “Cosa significa per te essere Ultramaratoneta”. 
Mauro Fermani: “Vuol dire non accontentarsi, aver voglia di mettersi alla prova, soffrire e cercare di raggiungere altri obiettivi senza smettere di sognare.” 
Luca Pirosu: “Sfiorare la sofferenza con una delle cose che ti piace di più, sembrerà arrogante, ma ti senti invincibile!” 
Nicola Ciuffreda: “Significa saper soffrire e gestire meglio la fatica più di un maratoneta, soprattutto a livello psicologico che non fisico.”

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

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