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mercoledì 28 agosto 2019

Alessandra Fior, triathlon: Lo sport è una metafora di vita, regala delle emozioni uniche

Lo sport prevede tanto impegno per ottenere tante soddisfazioni
Matteo SIMONE 

Lo sport permette di sperimentare sensazioni ed emozioni forti e intense, soprattutto se si tratta di affrontare perlopiù acque libere dotati eventualmente di muta per poi passare alla bici e terminare con la corsa. 

Di seguito Alessandra racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stata la gara dove hai sperimentato le emozioni più belle? La gara dove ho sperimentato le emozioni più belle è stata, in assoluto, l’Ocean Lava di Parenzana, un mezzo ironman che definirei un po’ una sfida con me stessa: la preparazione si è concentrata in 1 solo mese e, nonostante ciò, è andato tutto meravigliosamente bene. E’ stata un’occasione dove ho compreso appieno l’importanza della “forze mentale”, superiore senz’altro alla necessaria preparazione fisica. 
Il coach che a suo tempo mi seguiva, mi consigliò inizialmente di affrontare la sola frazione nuoto, un test per il successivo 70.3 al quale, da li ad un mese, avrei dovuto partecipare come ospite.  L’acqua era stragelida, inizialmente non volevo partire, ed una volta uscita, insieme al coach, ho deciso di affontare la metà del percorso bike. Troppo divertente il tutto, troppa l’incredulità di vivere quel contesto e di coprire, km dopo km, il percorso gara. Finii col completare tutti i 90km. 
Con il coach sempre presente in zona cambio a monitorare il tutto, ho deciso di iniziare la frazione running: emozionantissima perché in parte un trail running, un sali scendi su single track, la mia passione. E’ stata una gara carica di imprevisti: la mancanza dei prodotti antisfregamento per la muta che mi hanno procurato delle abrasioni al collo, la dimenticanza di calze per la frazione bike e run che mi hanno costretta a percorrere 7km circa scalza, sono arrivata alla mezza maratona scalza perché avevo delle vesciche, sono arrivata in condizioni pietose ma carica di felicità.

Lo sport permette di trovarsi in situazioni le più disparate e difficili ma alla fine sei te stesso che decidi, ti organizzi da solo o con l’aiuto di un coach o qualcun altro e riesci a cavartela e comunque cavartela con la consapevolezza delle proprie possibilità e mezzi scoprendo sempre più se stessi soprattutto nelle difficoltà.
La gara più difficile?Ogni gara ha le sue difficoltà e lati magici associati. Ogni gara ha il suo percorso, definito, spiegato e illustrato al briefing pre partenza. Un viaggio noto, dove ogni atleta visualizza e si contestualizza. La parte teorica, dove ogni partecipante, in base ai propri punti di forza e di debolezza, prepara la propria strategia sulla carta. Poi c’è il giorno della gara, dove tutto può cambiare, un mare mosso, la pioggia, il vento, la grandine, oppure il gran caldo, le meduse, mille variabili atmosferiche da mettere in preventivo. E poi c’è la percezione del nostro stare. 
Le condizioni fisiche  e mentali che quel giorno, sono fondamentali e che possono livellare o acuire le oggettive difficoltà. Per quanto mi riguarda, per tutti i tre 70.3 affrontati, le condizioni personali erano ottimali, rimanevano quindi le oggettive difficoltà, ma quelle sono per tutti. L’acqua particolarmente fredda a Parenzana,ed a Malta, il vento forte in Sardegna, al Challenge del Forte Village.”

Quello che sperimentano tanti atleti è che più è dura è la lotta e più glorioso è il trionfo, quindi si può far tutto gradualmente e progressivamente partecipando ad allenamenti e gare sempre più impegnative e sorprendenti per il clima atmosferico o le condizioni di percorso o gara.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva?Senz’altro i mille imprevisti verificatisi durante il 70.3 di Parenzana. Sembrava che quella gara non dovesse andare. Tutto è iniziato con la rottura degli occhialini a pochi minuti della partenza: un atleta straniero, vedendomi in difficoltà, mi ha prestato un paio dei suoi; le varie dimenticanze (vasellina e calze bike e run) che mi hanno procurato, come dicevo abrasioni al collo e vesciche ai piedi e, non ultimo, problemi con il cambio che mi ha costretto a riposizionare la catena ogni qualvolta usciva di sede. Nonostante tutto ciò, positiva mentalmente, ho sorriso ad ogni km di gara, specie quando scalza ho superato il gonfiabile dell’arrivo.”

Eccellere o emergere o comunque sperimentare performance è sempre qualcosa di positivo che serve a trovare motivazioni valide per continuare a impegnarsi duramente e continuamente ogni giorno, nonostante gli impegni lavorati e famigliari, qualcosa a cui non si può fare a meno, qualcosa che nutre, che sazie, che fa sperimentare benessere psicofisico, emotivo e relazionale.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: pre-gara, in gara, post-gara?Amo fare sport, avere del tempo libero o, perlomeno, organizzarmi al fine di ritagliarmelo, ma nonostante ciò sia nel pre-gara, sia durante gli allenamenti la sensazione iniziale è di estrema tensione. Non pratico ahimè sport a livello professionale pertanto il senso di responsabilità nei confronti di un figlio e della mia libera professione è totale. So che sto per uscire/gareggiare per migliorarmi, per stare bene, per scoprire luoghi nuovi, immergermi nella natura, iniziare analisi introspettive propositive, ma non perdo mai la concentrazione, specie quando esco in bici. I rischi sono molti e l’asfalto, già assaggiato, fa male! Cerco sempre comunque di assorbire tutto ciò che di positivo incontro (un paesaggio particolarmente emozionante, il supporto di chi mi segue in gara, la sensazione di benessere che un corpo allenato restituisce, etc), e di farne tesoro al fine di incrementare sempre più questa fantastica passione per lo sport! Ciò fa si che nel post gara, nonostante la stanchezza per la fatica appena affrontata, il desiderio più forte sia quello di programmare la prossima sfida!

Sono tante le fasi che attraversa l’atleta, sfide personali da portare a completamento attraverso periodi più op meno lunghi di allenamenti seguiti da coach e cure adeguate quali massaggi, fisioterapia e altri aspetti da considerare e non trascurare. Altri aspetti importanti sono il pre-gara e quindi conoscersi bene, tenere sotto bada sensazioni che possano destabilizzare l’atleta, avere tutto sotto controllo, essere fiduciosi rispetto alle proprie possibilità e il proprio stato di forma. E poi in gara tutto diventa più emozionante e ricco di sensazioni da sperimentare, ci si sente forti e resistenti se la giornata è sì oppure indecisi se qualcosa va storto o non riusciamo a mettere da parte problemi relazionali, famigliari o lavorativi. Quando finisce tutto, si elabora, si cambia, si torna a considerare quello che si è fatto, quello che si poteva fare, quello che si potrebbe fare la prossima volta.
Quali sono le difficoltà e i rischi nel tuo sport?  A cosa devi prestare attenzione?Le difficoltà nel praticare questa disciplina riguardano soprattutto l’aspetto organizzativo. Per chi come me lo pratica a livello amatoriale e si trova quindi a dover gestire altre priorità, è necessario avere una forte motivazione e senso spiccato dell’ottimizzazione dei tempi. Personalmente sono impegnata 10 ore al giorno in più sedi lavorative e, per quanto riguarda il nuoto, ho dovuto memorizzare gli orari di diversi impianti natatori, informandomi a monte sulla possibilità di permanere in vasca per più di 45’ (solitamente consentiti), o ancora di utilizzare le palette. 
Per quanto riguarda la bicicletta, il discorso non cambia molto. Anzi. E’ la frazione che richiede maggiori ore di allenamento, pertanto è necessario o perlomeno indicato, prevedere delle finestre temporali libere dove poter stare in sella a lungo. E’ capitato che uscissi alle 5 del mattino! Poi c’è l’aspetto atmosferico, gestibile per il nuoto e per la corsa, meno per la bici. Ma scatta l’asso nella manica, ovvero i tanto amati/odiati rulli indoor."

Lo sport permette di adattarsi a tutto, agli orari più strani come all’alba o di sera o durante le pause pranzo, ci si abitua a organizzarsi per allenarsi, per sentirsi in forma, per scaricare tensione, per condividere con altri allenamenti-
Come superi eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Ho subito un infortunio in gara, durante un trail running di 42km con circa 3000 mt di D+. La crisi c’è stata specie perché la condizione fisica era, nel mio piccolo, buona. Apprendere che devi rimanere ferma per almeno 2 mesi, non è facile, ma si impara a respirare. Sono cose che purtroppo capitano, le devi mettere in preventivo.

E’ importante non fare tutto da solo, ma avere persone di riferimento con le quali consigliarsi, chiedere aiuto, capire come hanno fatto loro a risolvere o a far meglio ed è molto importante respirare tanto e profondamente per affrontare situazioni difficili o di disagio.
Un messaggio rivolto ai ragazzi per farli avvicinare allo sport?Ho la fortuna di confrontarmi con tanti piccoli pazienti e ciò che noto e che comunque, rispetto al passato, difficilmente riscontro una non attività. Tutti praticano almeno uno sport. Ciò significa che è chiara l’importanza di praticare attività fisica.  Lo sport è una metafora di vita, che prevede tanto impegno per ottenere tante soddisfazioni, che regala delle emozioni uniche, e che soprattutto è un modo dinamico positivo e propositivo di affrontare i momenti di difficoltà della vita.”

Sempre più bambini, ragazzi, adulti si avvicinano a qualche pratica sportiva incentivati da familiari o insegnati e questo è importante perché lo sport è davvero un’importante palestra di vita per conoscere se stessi e per affrontare situazioni ordinarie o complesse da soli o in gruppo per star bene insieme e per raggiungere obiettivi.
Cosa hai scoperto di te stessa nel praticare attività fisica? Mi capita spesso di avere giornate 'no' o cariche di pensieri negativi dove la mente rema al contrario e le situazioni di difficoltà assumono dimensioni mastodontiche, lo sport è in grado di alleggerire tali situazioni, ridimensionandole e fornendo perlopiù soluzioni impensabili.

Lo sport aiuta a conoscersi bene soprattutto nelle difficoltà, a sapersi riorganizzare sempre perché non tutto fila sempre liscio e soprattutto nel triathlon ti cambiano le cose all’ultimo momento, annullano la prova in acqua, dimezzano le distanze e quindi tocca regolarsi e adattarsi alle situazioni, si parte per un’intenzione e una convinzione e ci si ritrova a fare qualcosa di diverso o inaspettato.
Pensi che sia utile lo psicologo sportivo? In che modo e in quali fasi dell'attività sportiva? Per quanto riguarda il discorso dello psicologo nello sport, non lo so, non ho esperienze quindi non saprei cosa rispondere, non lo so, sento parlare adesso di mental coach ma non ho mai approfondito l’argomento.”

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR 

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