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giovedì 12 settembre 2019

Oliviero Bosatelli, ultratrail: Con la determinazione si possono ottenere degli obbiettivi insperati

Quando vinci una competizione, quel giorno lì e per qualche altro giorno ti senti un campione
Matteo SIMONE 

Non c’è un’età per smettere di essere Campioni, ne è un esempio il Vigile del Fuoco Oliviero Bosatelli di 50 anni che vince per la seconda volta la gara dei Giganti, la 10^ edizione del Tor des Geants, in 72h37’13”, dimostrandosi un gigante persistente e resiliente e precedendo il canadese Galen Reynolds, 77h06’12” e Danilo Lantermino, 79h09’49”.

E’ risaputo che i Vigili del Fuoco sono resistenti e resilienti, riescono a lavorare per ore e ore senza interruzione per recuperare e portare in salvo persone per esempio nelle calamità e non fa eccezione Oliviero Bosatelli, il Vigile del Fuoco bergamasco, l’atleta ultrarunner che ha vinto per ben due volte, nel 2016 e 2019, il Tor Des Geants, una delle gare ultratrail più dure al mondo, 330 chilometri con 24.000 D+, sulle Alte Vie della Valle d’Aosta.
Di seguito, attraverso risposte ad alcune mie domande di un po’ di tempo fa, Oliviero racconta la sua passione per lo sport che considera semplicemente un hobby ma che gli permette di sperimentare sensazioni ed emozioni piacevolissime.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Non esiste un campione assoluto, ma tanti campioni. E quando vinci una competizione, quel giorno lì e per qualche altro giorno ti senti un campione.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare atleta?Fin da piccolo facevo sport, dalla pesca al tennis, alla corsa, ecc. Per poi stabilizzandomi sulla corsa a fasi alterne come impegno, per poi avere un lungo stop dal 1998 al 2014 per impegni famigliari e lavorativi, per poi riprendere la passione della corsa.”
Hai dovuto scegliere nella tua vita di lasciare uno sport a causa di studio o lavoro?Per questioni lavorative e pure fisiche si, ma dato che lo facevo e lo faccio per hobby mi era pesato relativamente.”
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e performance?I fattori sono stati vari, uno di questi è stato quando un cliente mi ha guardato, io avevo indossato una maglietta abbastanza aderente mi disse ‘vedo che ti stanno venendo anche a te le maniglie della amore’ non pesavo poi tanto, sui 80 kg. E mi sono reso conto che mi piace mangiare e il metabolismo non era più quello di una volta, e quindi o ripreso a fare della camminate in montagna con la moglie, perché la corsa mi era stata sconsigliata dal dottore per problemi di schiena.

Mi sa che Oliviero dovrebbe ringraziare quel cliente che con una semplice affermazione gli ha permesso di essere consapevole maggiormente rispetto al suo aspetto fisico e tale consapevolezza gli ha permesso di passare da una fase precontemplativa a quella dell’azione e poi al mantenimento, iniziando e continuando a fare attività fisica per il suo benessere e poi, perché no, per la performance forse inaspettata.
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere?Concludendo le 'Ultra Trail, mi sono reso conto di avete una buona resistenza sia fisica che morale, rinforzando in me la convinzione che con la determinazione si possono ottenere degli obbiettivi insperati. E da parte della gente il fatto che mi considerino umile e timido.

Le gare di endurance ti mettono alla prova sia fisicamente che mentalmente; è importante non solo la preparazione fisica ma anche un sano approccio mentale e una preparazione nutrizionale.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?L'alimentazione che seguo una settimana prima di un gara lunga prevista è normalissima, mangio di tutto e bevo di tutto cercando comunque di assumere dei sali, magnesio e potassio dopo gli allenamenti. Nell'ultima settimana elimino caffè e limito al minimo alcolici (vino) ma non la birra, elimino quasi tutti i carboidrati e mangio proteine e nei ultimi tre giorni inverto. 
Facendo parecchio sport e quindi utilizzando parecchie energie ritengo che qualche integratore vada preso. Dopo la gara per due giorni l'appetito è scarso ma poi recupero rimangiando di tutto.”

Vengono mobilitate tante energie fisiche e mentali, pertanto è indispensabile successivamente un giusto recupero e tante coccole.
Chi ha contribuito nello sport al tuo benessere o performance?Ha contribuito al mio benessere sicuramente me stesso, e alla performance in parte la moglie, dato che servono parecchi sacrifici, anche di tempo e quindi a volte sacrifichi un po' la moglie col benestare...mentre i figli sono già grandi e quindi il problema non sussiste.

Lo sport per passione e hobby diventa performante se si è sereni, ci si impegna e si ha talento. I familiari possono contribuire al benessere e alla performance con il sostegno e apprezzando gli sforzi compiuti.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva?I famigliari ormai si stanno abituando a queste mie avventure anche se prima, e un po’ anche adesso, mi danno del matto. Invece per quanto riguarda gli amici, tanti di quelli che non sono del giro delle corse, non concepisco neppure che esistano gare di questo tipo, distanza e difficoltà e quindi restano stupefatti.” 
Coccole e autoprotezione hanno posto nella tua preparazione o nel post gara?Le coccole date da chi ti è più vicino e da chi ti segue è la linfa per non mollare sia prima che dopo.”

Chi è del settore considera veramente Oliviero un Gigante. E’ importante avere vicino la famiglia che fa il tifo.
Cosa hai scoperto del tuo carattere praticando sport?Ho scoperto quello che sapevo già, la tenacia e ‘non mollare mai’, ‘lo stare da solo per ore e ore’. E ho scoperto di avere tanti amici veri e virtuali. Una parte di quelli nuovi, ti dimenticheranno quando non sarai più vincente, quelli veri ti staranno sempre vicino.”
Che significa per te partecipare a una gara sportiva?La partecipazione a una gara sportiva dipende che gara è: se devo difendere un titolo, se è solo per la presenza o se è goliardica. In base a queste situazioni le gare le faccio in modo competitivo o no.

In questo sport considerato anche estremo e non alla portata di tutti, bisogna essere cauti; è importante essere in contatto con il proprio corpo, le sensazioni corporee, ed è importante approcciarsi con umiltà e gradualità, monitorarsi.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?Non essendomi mai ritirato fino a ora non saprei dire quale sia il mio limite. Che il mio corpo si rifiutasse di proseguire per crampi o per stanchezza mi è successo solo due volte ma la mia volontà o testardaggine ha avuto il sopravvento.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, raduni, pre-gara, gara, post-gara?Se il fisico non risponde in modo positivo a determinati allenamenti e se sei ancora lontano da una competizione non mi influisce emotivamente, al contrario se manca poco ciò mi mette in apprensione. Per i raduni (il giorno prima della gara) quei pochi che ho fatto è un modo per stare in compagnia, durante la gara dipende che tipo di gare e come si evolve, si può essere contenti anche se non si arriva prima, sapendo che comunque sei stato bene e hai dato ciò che potevi dare, consapevole che lo fai per il piacere di divertirsi e non come professione. Dopo gara se sono gare estreme, ovviamente si cerca di recuperare in modo veloce la fatica e i vari acciacchi senza diventare matti. A livello emotivo se si ottiene un risultato come la out Orobie ti lascia una ricarica e uno stimolo altissimo che serve per proseguire nei obbiettivi che uno ha prefissato, uno di questi è anche solo di riuscire a finire una gara di lunga distanza, perché si sa che finire è già una vittoria.”
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara?Pensieri durante un allenamento un po’ di tutto, e anche nulla perché sono talmente lunghe le uscite. In gara se sono da podio penso a cosa dire all'arrivo.
La tua gara più estrema o più difficile?La gara più difficile finora fatta è quella che a livello fisico ti fa soffrire, crampi, energie finite ecc. ecc. e non la lunghezza. La mia gara limite non saprei, finora quelle che volevo fare e che ho fatto le ho sempre portate a temine.”
Quali sono le difficoltà e i rischi? Le difficoltà e i rischi nella mia disciplina, sono trovare il tempo per allenarsi e essendo un sport di usura, si spera sempre di non incorrere in eventuali traumi cercando di prevenire nel limite del possibile.”

Durante la gara si corre con diverse condizioni climatiche e quindi, bisogna fare attenzione al freddo, al caldo, all’integrazione alimentare, a non distrarsi lungo il percorso, a monitorarsi attentamente.
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale?Soffro parecchio il freddo che mi induce a non aver voglia di fare allenamenti e i problemi cronici del mio fisico: mal di schiena e crociato laterale interno.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport?Ci sono stati momenti della mia vita dove veniva prima la famiglia e quindi lo sport veniva messo in parte e in altri momenti mi allenavo quasi tutti i giorni dalla serie stacchiamo un po' la spina. Mi fa continuare questo sport le gratificazione personali e quelle che vengono dall'esterno e il benessere fisico salvo acciacchi.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Crisi vanno e vengono; sconfitte fan parte dello sport; infortuni: rallentamento attività fisica, fisioterapisti e prevenzione.”
Ti hanno consigliato di ridurre la tua attività sportiva? Hai mai pensato di smettere?Sì, mi hanno consigliato di smettere di correre qualche anno fa, per discopatia degenerativa 4°, 5° e 6° anello. Domanda: 'e con la corsa?' Risposta: 'attacchi pure le scarpe da corsa al chiodo', e così ho fatto per qualche anno dato che avevo anche altri impegni familiari. Ho cercato di mantenermi in forma e rinforzare la parte debole con ginnastica specifica alla schiena risolvendo per ora il problema.”
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport?Tutti dovrebbero cimentarsi in qualsiasi sport nel limite del possibile, soprattutto quando si è giovani riuscendo così fin da piccoli a comprendere cosa vuoi dire fare sacrifici per degli obbiettivi ovviamente. Se si è bambini deve essere più un gioco. La differenza è non poca tra sport di gruppo o sport singolo, con tutte le loro caratteristiche d'allenamento e psicologiche.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva?No mai perché se arrivano i risultati bene altrimenti pace. Non me ne faccio una malattia esistenziale.” 
Un messaggio per sconsigliarne l’uso? Doping è barare con noi stessi e con gli altri. Penso che a lungo andare ci siano anche conseguenze negative per il nostro fisico. E il rischio di essere scoperti, con la conseguenza di passare dalle stelle alle stalle, tutto ciò che ne consegue a livello psicologico, qui si che poi servirebbe lo psicologo.
Ritieni utile la figura dello psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi?La figura dello psicologo è sicuramente utile, per tutte quelle persone che non rendendosi conto o non riuscendo a farne a meno, mettono la loro passione al di sopra di tutto il resto, con conseguenze gravi, sia fisiche che sentimentali, e equilibrio mentale.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?  Attualmente mi trovo bene così. Non ho nulla da recriminare. Anche perché lo sport che io faccio, sicuramente non potrei farlo da professionista ma solo come hobby e non deve prevalere troppo su altre soddisfazioni della mia vita.

Un'intervista a Oliviero è riportata nel libro "Il piacere di correre oltre".  
Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022.  
In linea di massima, la passione della corsa permette alle persone di mettersi alla prova, di condurre un sano stile di vita, di salire su un treno fatto di fatica e gioie, di relazioni, di mete e obiettivi da costruire, di situazioni da sperimentare.
Bisogna sviluppare consapevolezza delle proprie risorse e capacità, ma anche dei propri limiti: è necessario consolidare questi concetti per mantenere un buon equilibrio. Nel nuovo libro di Matteo Simone Il piacere di correre oltre, l’autore riprende la sua consuetudine di parlarci di sport soprattutto attraverso il dialogo con gli atleti.  
Leggere il testo di Matteo Simone ci permette di conoscere alcune dinamiche psicologiche che forse ignoriamo o per lo meno di cui non siamo consapevoli. L’autore nota che ciascuno di noi, se lo vuole, può riuscire a raggiungere i propri obiettivi nello sport come nella vita, e così diventano più addomesticabili e gestibili, la fatica e la paura; al contempo si rafforza la mente, si eleva l’autoefficacia personale e si sviluppa la resilienza.  

Matteo SIMONE 
21163@tiscali.it +393804337230
Psicologo, Psicoterapeuta

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