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mercoledì 23 ottobre 2019

Come migliorare la performance e spunti dal libro Triathlon e Ironman

Matteo Simone 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

Sabato 26 Ottobre 2019!
Tanti consigli su come migliorare le performance nel running con la esperta di nutrizione Chiara Sista e lo psicologo Matteo Simone! Dalle ore 15.00 è stato inoltre possibile ritirare i pettorali per la corsa del giorno successivo!

Presentato il nuovo libro “Triathlon e ironman. La psicologia del triatleta”

Un aspetto che incide sul benessere e la performance nello sport non è solamente l’allenamento fisico ma anche l’allenamento mentale volto a gestire gli allenamenti duri e faticosi e le gare che comportano ansia e stress. Un allenamento mentale per sperimentare benessere, raggiungere elevate performance e prevenire eventuali problemi.
Per affrontare il periodo di preparazione atletica ci vogliono convinzione, grinta, forza e determinazione. La cosa importante, quindi, è decidere le priorità e gli obiettivi, e impegnarsi per il loro raggiungimento. È indispensabile fare progetti credibili a se stessi. Bisogna sapersi monitorare nel corso del tempo, sapersi testare o farsi testare.
Nella preparazione atletica è importante considerare la preparazione fisica, la preparazione nutrizionale e la preparazione mentale. Importante è anche la preparazione mentale per rispettare le varie sedute di allenamento che a volte sono troppe impegnative e potrebbero far perdere all'atleta fiducia in se stesso o nei confronti del preparatore.
La preparazione mentale è importante per gestire eventuali periodi di infortuni o crisi per mancanza di fiducia dei propri mezzi o per problematiche familiari o di squadra. La preparazione mentale è importante anche nel decidere sul proprio futuro agonistico e di benessere fisico. E’ importante farsi aiutare nelle diverse scelte o rinunce.
Nel periodo di preparazione è importante essere disponibili mentalmente ad accogliere i miglioramenti, mettere in conto che potrà essere la volta buona, considerare che stavolta si potrà riuscire perché si è fatto qualcosa di diverso rispetto a prima.
Di seguito alcune testimonianza tratte dal nuovo libro “Triathlon e ironman. La psicologia del triatleta.”
Francesco: Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Che a volte penso troppo, dovrei lasciarmi andare di più: è esattamente in questi momenti che ho raggiunto le mie prestazioni migliori.

Molte volte il limite è nella nostra testa, a volte è importante osare, andare oltre, provare, rischiare.
Hai rischiato il doping? C’è un messaggio che vorresti dare per sconsigliare il doping? “No, non ho mai rischiato: so che ci sono persone che lo praticano, ma è una scelta che non condivido assolutamente. Le gare anzitutto sono un momento in cui confrontarti con te stesso, indipendentemente dal riscontro cronometrico: assumere sostanze che aumentano le prestazioni, è solo prenderti in giro.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport? In che modo e in quali fasi? “Sicuramente è un aiuto in più a favore dell’atleta e può essere utile in qualsiasi fase (dalla preparazione al post-gara). In generale può essere di supporto in un momento di difficoltà personali dell’atleta e poi nello specifico per il miglioramento della prestazione e per curare ogni fase di preparazione della stessa.”

Daniel Fontana: Quali sono le condizioni che ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Errori nella preparazione, mancato recupero degli allenamenti, overtraining o aspettative sbagliate.”

C’è tanto dietro la vita di un atleta, tante decisioni da prendere, tanti allenamenti da fare, curare tutti gli aspetti fondamentali per preparare al meglio una competizione. Pertanto, è importante un lavoro di goal setting per decidere e programmare bene e con attenzione l’obiettivo gara da raggiungere, e così prepararla nel miglior modo possibile, soprattutto quando si tratta di un atleta al top, di livello alto.

Martina Dogana: Qual è stata la gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Ce ne sono tante, ma sicuramente quando ho vinto l’Ironman di Nizza, una vittoria che ha dato una svolta alla mia carriera e un senso a tanti anni di allenamenti. Inoltre, è stata la gara praticamente perfetta: la prestazione è stata ottimale grazie la gestione dello sforzo, delle emozioni e dell’integrazione.”

Nell’ironman deve andare tutto alla perfezione, si deve conciliare ogni cosa: il giusto sforzo, l’integrazione ottimale, un buon periodo di preparazione, bisogna trovate la “chimica” vincente, un buon equilibrio corpo, testa, cuore, si deve incastrare tutto. Ho sperimentato anch’io tutto ciò nel 2015 durante il mio primo Ironman all’Elba, era tutto difficile: la prima gara, la prima volta che indossavo la muta, il percorso impegnativo, l’incognita bici, è filato tutto liscio, dopo nove mesi di preparazione. Bella soddisfazione, importante per andare avanti.
Quali sono le condizioni che ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Mi è capitato di gareggiare in condizione fisiche non perfette (residui di bronchite asmatica o di influenze intestinali). Soffro tanto il caldo o il freddo estremi, ma ho anche imparato a gestirmi in condizioni del genere.”

Sotto stress si conosce bene una persona in base a come reagisce; infatti, sono le situazioni difficili che fanno emergere il carattere, fanno crescere, e ti formano come persona e come atleta.
Approfondendo sempre di più il campo dello sport e soprattutto gli aspetti che contribuiscono al benessere e alla performance, si conoscono persone straordinarie, che trovano nello sport estremo piacere e sperimentano l’importanza non solo del corpo, del fisico, ma soprattutto della testa, quanto sia fondamentale l’abilità mentale, prima di tutto, di appassionarsi e motivarsi nella pratica di una disciplina sportiva e poi di continuare a sperimentare benessere, fino ad arrivare a prestazioni eccellenti, vere performance che ti fanno star bene, credere nelle tue capacità di trasformare sogni in realtà.

Gian Luca Di Nunzio: Quali condizioni ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Il triathlon è anzitutto una condizione mentale. Il ‘non ce la faccio, adesso mi fermo…’ è sempre in agguato. Io sono entrato nell’ottica del piacere. Non mi costringe nessuno. Fatto salvo lievi infortuni (scivolata in bici), che mi hanno impedito di concludere la gara, preferisco arrivare pur senza grossi risultati di classifica, piuttosto che fermarmi. In una sola occasione ho interrotto una gara a causa di un allenamento sbagliato o, più specificatamente, a causa di un ‘sovrallenamento’ (il cosiddetto ‘overtraining’): sono arrivato alla gara stanco e scarico, dunque demotivato. Ma si tratta di un caso isolato che, anche se negativo, costituisce comunque esperienza.
Cosa e quali persone contribuiscono al tuo benessere o tua performance? “Non ho mai nuotato in vita mia. Da bambino non mi hanno mai portato in piscina. Ho iniziato a nuotare a 35 anni (adesso ne ho quasi 39) e non sapevo neppure che bisognava fare la doccia prima d’entrare in vasca. Sono caparbio per natura. Ho deciso che dovevo imparare a nuotare, tanta era la voglia di provare una gara così affascinante quale il triathlon. Una figura importante e determinante in tal senso nella mia vita, è stata quella di un istruttore di nuoto del Centro Sportivo Esercito di Roma, che mi ha seguito e fatto partire con programmi di allenamento agonistici sin dal principio, arrivando nel giro di pochi mesi a prestazioni dignitose. In seguito ho continuato ad allenarmi con costanza e dedizione, arrivando anche a coprire distanze di 16 km di nuoto settimanali (64 km mensili). Questi risultati personali – che esulano da quelli agonistici – sono alla base della mia soddisfazione. Sono felice e gratificato.”

Franco Varesio: Quali condizioni ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Quando non mi sento bene, preferisco sempre mollare per non rischiare, anche se inevitabilmente poi, subito dopo, mi pento.”

Filippo Dal Maso: Quali sensazioni sperimenti facendo sport (pre-gara, gara, post-gara)? “L’elenco è sicuramente lungo, può succedere sempre di tutto, diciamo che nel pre-gara la tensione e la famosa ansia da prestazione prevalgono su tutto. Puoi cercare di nasconderle, ma loro ci saranno sempre. Un po’ l’esperienza le attenua, ma non le puoi eliminare, le famose farfalle nello stomaco ci saranno sempre. In gara siamo sul misto di fatica alternata a momenti di rabbia e felicità. A seconda delle situazioni la rabbia che si prova con sé stessi è davvero alta, un inconveniente inaspettato, un errore tecnico, una dimenticanza nella preparazione dei materiali oppure un dolore improvviso senza capirne il perché; ma anche felicità, quando capisco che sto bene, che il mio corpo e la mia mente stanno reagendo esattamente come previsto, mi piace esaltare questi momenti, sento che possono esaltare anche l’andamento seguente della prestazione sia essa gara che allenamento. Il post gara dipende tantissimo da quanto e come è andata la fase gara, se è andata male segue delusione e rammarico, invece se è andata bene felicità e serenità di non aver sofferto per nulla.”

Matteo Villani: Quali sono le condizioni che ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale?
Alimentazione sbagliata pre-gara.”

Lo sportivo non è solo, è affiancato dall’allenatore che dovrebbe conoscere le sue potenzialità, i suoi punti di forza e di debolezza, dovrebbe costruire con l’atleta un progetto di obiettivi raggiungibili, stimolanti, da rivalutare all’occasione, dare feedback adeguati.
L’allenatore dovrebbe spiegare le sedute di allenamento, l’importanza del gesto sportivo, il significato, raccontare aneddoti, far parte della storia sportiva dell’atleta, condividere momenti di gioia e sofferenza, di vincite e di sconfitte, essere disposto ad ammettere di aver fatto un errore, di aver preteso, di aver sottovalutato, di non aver considerato.

Ringrazio la casa editrice “Prospettiva editrice & c. Sas di Patti Francesca” per la fiducia e per il grande lavoro che richiede la pubblicazione e la distribuzione del libro.
Ringrazio tutti gli atleti che hanno avuto la cortesia, la gentilezza e la disponibilità a raccontare le loro esperienze legate allo sport.
Ringrazio Flavia Salomone per sua gradita Prefazione e soprattutto le sue parole di conclusione: “Un libro positivo, un inno alla vita, un invito a non arrendersi questa ultima fatica di Matteo Simone. Un travolgente abbraccio fatto d’amore per la persona, per la sua meravigliosa unicità, un prendersi per mano e andare, correre là oltre il confine alla scoperta della meraviglia del vivere.”
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Ringrazio l'amica collega Rita Tancredi per la sua cortesia, generosità, gentilezza, disponibilità nel contribuire alle correzioni della bozza.

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it  
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR 

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