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martedì 31 dicembre 2019

Sebastien Balondrade, Ironman: Essere preparati fisicamente e mentalmente

Toute course peut se finir, il faut juste se préparé physiquement et mentalement
Matteo Simone 

Più è dura la gara è più è importante l’uso della testa, Sebastien Balondrade racconta l’utilizzo degli aspetti mentali per fare cose grandi, per superare difficoltà estreme e crisi. 

Sebastien sembra essere un Ironman molto estremo che si allena nella sofferenza e nel dolore per fortificarsi nello sport e nella vita.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?Io lavoro molto sull'aspetto mentale nei miei allenamenti. Questi allenamenti sono essenziali per una performance sulla gara estrema. Mi piace fare allenamenti molto più duri rispetto alla gara. Durante alcuni allenamenti, mi provoco volontariamente alcuni problemi che potrebbero accadere in gara come ad esempio: l'ipoglicemia / ipotermia / disidratazione / ecc. Per quanto riguarda l’aspetto psicologico, creo una bolla e un mondo a parte che posso controllare durante le mie gare, mi permette di dimenticare il dolore durante la gara, ma anche fare passare il tempo più velocemente. 
Durante gli allenamenti, creo anche immagini positive che consistono in buoni ricordi con la mia famiglia per i momenti peggiori durante la gara. Uso anche un metodo di respirazione 10 minuti al giorno per il rilassamento.

Molto interessante la testimonianza di Sebastien per far comprendere come allenarsi mentalmente per prevenire e prevedere situazioni difficili da affrontare, gestire, superare; per comprendere come è importante fare esercizi di respirazione, come simulare in allenamento per poi affrontare la gara con più sicurezza.
La tua gara più estrema o più difficile?Triathlon brutale estreme in Llanberis senza esitazioni. Questa non è la gara in cui ho sofferto di più, ma questa è una gara che comprendeva tutte le condizioni davvero estreme sia fisicamente che mentalmente: le condizioni climatiche ed i percorsi molto difficili hanno messo il mio corpo a dura prova: era necessario essere molto forti per non mollare.

Ci si può allenare a non mollare, ad aspettarsi tutto, a prepararsi al peggio per mettersi alla prova e per incrementare autoefficacia e resilienza.
Quale gara estrema ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?Ogni gara può essere portata a termine, basta essere preparati fisicamente e mentalmente alle difficoltà che caratterizza la gara. Tuttavia alcune gare in tutto il mondo sono molto difficili da completare, perché i cancelli orari sono molto difficili da rispettare!

Nelle gare di endurance bisogna fare i conti con i cancelli orari, le durate delle gare sono di diverse ore ed a volte di giorni, l’organizzazione della gara stabilisce dei tempi massimi per ogni step della gara, per esempio in una gara di Ironman a cui ho partecipato con partenza alle 07.00 i cancelli erano per la prova di nuoto entro le 09.15, per la prova di bici entro le 15.00 dopo i 120km ed entro le 17.30 dopo i 180km, mentre entro la mezzanotte bisognava terminare anche la maratona.
C’è una gara estrema che non faresti mai?Mi è capitato di non terminare la gara per problemi di salute dove i medici mi hanno fermato. Ma l'anno seguente mi sono presentato alla gara per finirla! Possiamo perdere, è ciò che rende bello il mio sport: l'imprevisto; ma mi rifiuto di rinunciare a non finire quello che ho iniziato.

Se non si riesce a portare a termine una gara si può sempre riprovare preparandosi meglio altrimenti si può anche rinunciare.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?Diversi motivi. Il primo è che ho sempre vissuto in condizioni estreme, prima di iniziare a fare sport, ho fumato, bevuto, mangiato, senza rispettare il mio corpo. Oggi è il contrario. L'altra ragione è che trovo molta soddisfazione nel dolore e nella ricerca di miei limiti; in passato ho fatto soffrire molte persone e non potrei mai restituirli la loro quota di felicità che li ho levato. E’ un modo per me di scusarmi nell'accumulare questo dolore dentro di me. Il problema è che la testa e il corpo si abituano a questo dolore e sono costantemente alla ricerca di gare più dure.”

Sebastien Balondrade ha trovato nello sport un modo per espiare le sue colpe ed uno stile di vita alternativo a quello precedente che lo stava portando lentamente alla rovina, ora la sua vita è lo sport, la fatica, la sofferenza. 
Il dolore sperimentato nello sport non è vano, ma gli permette di sentirsi vivo, di fare qualcosa per se stesso, di trovare uno scopo per la sua vita, andare avanti sempre più determinato nel raggiungere obiettivi sempre più difficili ed estremi, senza paura.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?Sono particolarmente orgogliosi di me e a volte mi prendono per uno sciocco. Ma non hanno paura per me in gara perché tutto è sotto controllo: il rischio è minimo. Questo non è il caso di alcuni allenamenti dove ho potuto mettermi in pericolo più facilmente.

In effetti, per prepararsi a gare ritenute estreme bisogna fare allenamenti altrettanto estremi che in autonomia diventano difficili e qualche volta anche un po’ rischiosi per essere in solitudine o condizioni atmosferiche avverse mentre in gara c’è assistenza per tutto il percorso e comunque in genere c’è un po’ di compagnia.
Che significa per te partecipare a una gara estrema?Queste gare mi permettono di convalidare il lavoro svolto a monte. Queste gare mi permettono di stare con me stesso per molto tempo per dimenticare questa società dei consumi in cui viviamo e mettermi alla prova fisicamente e mentalmente. Così sentiamo sensazioni e sentimenti estremi durante queste gare; si può essere al top della forma e un minuto più tardi completamente nel baratro. Mi piace giocare con i sentimenti estremi. So anche che partecipando a queste gare, la mia famiglia le vive con me e vibra al mio fianco; vederli felici e passare attraverso tutte le possibili emozioni mi riempiono di gioia.

Sebastien sembra essere sempre alla ricerca di sensazioni forte con la consapevolezza che tutto passa, tutto cambia e che è importante anche la vicinanza della famiglia che accudisce, coccola, si preoccupa, sostiene.
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?Ho la fortuna di essere una persona molto organizzata e non si lascia sopraffare. Ho la fortuna di avere un lavoro in cui non lavoro al mattino. Di contro la mia famiglia viene prima di tutto e voglio prendermi cura dei miei figli (ho 5 bambini) e mia moglie. Senza la mia famiglia non farei molto ed è importante mantenere l'equilibrio. Questo mi permette di trovare la motivazione e la forza necessaria quando gli allenamenti diventano molto difficili. Così mi alleno la mattina molto presto e la sera tardi. Un fine settimana su due, faccio lunghe sessioni di allenamento. In definitiva posso conciliare vita familiare, il lavoro e anche lo sport, se il tempo è limitato.

Sebastien sembra aver trovato il suo equilibrio nella vita e nello sport con la consapevolezza che non si può vivere di solo sport ma che è importante anche un lavoro per mantenere se stesso e la sua famiglia e che comunque la famiglia è un grande orto da coltivare e innaffiare con presenza, interesse e attenzion.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?Se potessi tornare indietro, ricomincerei in questo modo. Sport con il supporto di tutta la famiglia mi ha permesso di rivivere, di diventare un'altra persona, una persona molto meglio di quanto io sia mai stato e mi fa continuare a progredire. Per me è ormai impensabile fare a meno dello sport. Per la salute del mio corpo, ma anche per la pace della mia famiglia.

Per Sebastien lo sport è stata una grande scoperta, ed è tutt'ora una valida ed efficace terapia che lo ha rimesso al mondo occupandosi di se stesso, del suo corpo e della sua mente.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Non faccio uso di nessun farmaco, anche quando ho dolore, lascio che il mio corpo si riprende. Io uso due integratori naturali al giorno: l'olio di fegato di merluzzo al mattino per la vitamina D che fornisce e la vitalità che ne deriva. Magnesio Marine durante la notte, per il muscolo ed il recupero dei nervi.”
Ai fini dell'idoneità per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?Ogni anno vado dal medico per il mio certificato medico. Ogni due anni vado dal mio cardiologo per una visita completa. Ogni anno un esame del sangue completo e dopo ogni gara estrema un esame del sangue mirato. Vado anche dall'osteopata e seguo una dieta.

Sebastien è consapevole che la sua attività sportiva lo mette a dura prova e che bisogna essere integri per affrontare situazioni estreme in gara e in allenamento pertanto non bisogna trascurare visite accurate e alimentazione adeguata.
Qualcuno ti ha consigliato di ridurre l’attività sportiva?Sì, ovviamente, le persone che mi vogliono bene, vorrebbero che riducessi un po' per la mia salute. Ci sono anche quelli che non fanno sport e mi prendono per un pazzo o un extra-terrestre. Mi rendo conto che il mio corpo è messo a dura prova, ma sempre molto meno che nello stato che il mio corpo era quando ho iniziato a fare sport.”

Nel libro “Triathlon e ironman. La psicologia del triatleta​", edito da Prospettiva editrice, riporto un’intervista a Sebastien.

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

Sebastien Balondrade, Ironman: Il faut juste se préparé physiquement et mentalement
Sebastien Balondrade, Ironman: Essere preparati fisicamente e mentalmente
Matteo Simone 

Quels sont les mécanismes psychologiques que vous vous sentez vous aider à prendre part à des courses extremes?Je travaille beaucoup l’aspect mental lors mes entrainements. Ces entrainements sont indispensables pour faire une performance sur une course extrême. J’aime faire des entrainements beaucoup plus dur que ce que je vais subir en course. Pendant certains entrainements, je provoque certains problèmes volontairement qui pourraient m’arriver en course comme par exemple: une hypoglycémie/ une hypothermie/une déshydratation/etc. côté psychologique, je me suis créer une bulle et un monde à part que je peux contrôler pendant mes courses, cela me permet d’oublier la douleur pendant la course mais aussi de faire passer le temps plus vite. Pendant les entrainements, je me crée aussi des images positives constituées de bons souvenirs avec ma famille pour les moments de ‘moins bien pendant la course. J’utilise aussi une méthode de respiration 10 minutes par jour pour la relaxation"
Quelle était votre course la plus extrême et la plus difficile ? L’extrême brutal triathlon sans hésitation. Ce n’est pas la course où j’ai le plus souffert, mais c’est la course qui comportait toutes les conditions pour en faire une course vraiment extrême aussi bien physiquement que mentalement: les conditions météo et les parcours très difficiles ont mis mon corps à rude épreuve et le nombre de boucle dans chacun des sports et la montée de 9 kms et la descente dans la nuit ont malmené mon mental : il a fallu être très fort pour ne rien lâcher.
Ce qui est une course extrême que vous pensez que nous ne pouvons pas toujours être en mesure de terminer ? Toute course peut se finir, il faut juste se préparé physiquement et mentalement aux difficultés que la course comportera. Néanmoins quelques courses au monde sont très dures à terminer car les barrières horaires sont très difficiles à respecter!”.
Il y a une course extrême que vous ne feriez pas cela ? « Il m’est arrivé de ne pas finir de course pour des problèmes médicaux où les médecins m’ont arrêté. Mais l’année qui suivait je me représenté sur la course pour la finir ! On peut se louper, c’est ce qui fait la beauté de mon sport : l’imprévu ; mais je refuse de renoncer à ne pas finir ce que j’ai commencé.”
Qu'est-ce qui vous motive à déplacer de plus en plus transférer les limites physiques ? Plusieurs raisons : La première c’est que j’ai toujours vécu dans les extrêmes, avant le sport, je fumais, buvais, je mangeais n’importe comment, je ne respecter pas mon corps. Aujourd’hui c’est tout le contraire. L’autre raison est que je me satisfais beaucoup dans la douleur et la recherche de mes limites ; dans le passé j’ai fait souffrir beaucoup de personnes et je ne pourrais jamais leur rendre cette part de bonheur que je leur ai enlevé. C’est une manière pour moi de m’excuser en accumulant cette douleur en moi…Le problème c’est que le corps et la tête s’habituent à cette douleur et que je suis sans cesse à la recherche de courses encore plus dures.”
Qu'est-ce que votre famille et vos amis de votre participation à des courses extrêmes?Ils sont surtout fier de moi et me prenne parfois pour un fou. Mais ils ont moins peur pour moi en course car tout est maitrisé et je suis entouré: le risque est minimum. Ce n’est pas le cas dans certains entrainements où je pourrais me mettre en danger plus facilement.”
Qu'est-ce que cela signifie pour vous de participer à une course extreme?Ces courses me permettent de valider le travail effectué en amont. Ces courses me permettent aussi de me retrouver avec moi-même pendant un long moment, d’oublier cette société de surconsommation dans laquelle nous vivons et de me surpasser physiquement et mentalement. On ressent tellement des sensations et sentiments extrêmes pendant ces courses; tu peux être au top de ta forme et la minute d’après complètement au fond du gouffre: j’aime jouer avec ses sensations de l’extrême. Je sais aussi qu’en participant à ses courses, ma famille va les vivre avec moi et vont vibrer à mes côtés; les voir heureux et passer par toutes les émotions possibles me remplissent de bonheur.”
Comment votre vie de famille, le travail?J’ai la chance d’être une personne très organisé et qui ne se laisse jamais débordé. J’ai la chance d’avoir un travail où je ne travaille pas le matin. Par contre ma famille passe avant tout et je veux pouvoir m’occuper de mes enfants (j’ai 5 enfants) et de ma femme. Sans ma famille je ne serais pas grand-chose et il est pour important de garder cet équilibre. Cela me permet de trouver la motivation et la force nécessaire quand les entrainements deviennent très difficiles. Je m’entraine donc très tôt le matin et tard le soir. Un weekend sur deux, je fais de longues séances. En définitive j’arrive à concilier, famille, travail et sport même si des fois c’est limite.
Si je pouvais revenir en arrière que feriez-vous ou pensez-vous pas?Si je pouvais revenir en arrière, je recommencerais dans cette voie…Le sport avec le soutien de toute famille m’a permis de revivre, de devenir une autre personne : une personne bien meilleure que je ne l’ai jamais été et je continue à progresser. Pour moi il est maintenant inconcevable de faire sans sport. Pour la santé de mon corps mais aussi pour la tranquillité de ma famille.
Utilise des médicaments, des suppléments? Pourquoi?Je n’utilise aucun médicament même en cas de douleur, je laisse mon corps récupéré de lui-même. J’utilise quotidiennement deux compléments alimentaires naturelles: l’huile de foie de morue le matin pour la vitamine D qu’elle procure et la vitalité qu’elle m’apporte. Le magnésium marin le soir, pour la récupération musculaire et nerveuse.”
Aux fins du certificat à l'activité concurrentielle, faire une enquête plus approfondie? Quoi?Chaque année je vais voir le médecin pour avoir mon certificat médical: il me prend ma tension et les battements du cœur. Tous les deux ans, je vais chez mon cardiologue pour un examen complet qui comprend électro cardiogramme, écographie et test d’effort. Tous les ans, une prise de sang complète et après chaque course extrême une prise de sang ciblée. Je vais voir aussi l’ostéopathe et j’ai un suivi diététique.”
Quelqu'un vous a recommandé de réduire le sport?Oui, forcément les gens qui m’aiment aimeraient que je réduise un peu pour ma santé. Il y a ceux aussi qui ne font pas du tout de sport et me prenne pour un fou ou un extra-terrestre. Je suis conscient que mon corps est mis à rude épreuve mais toujours beaucoup moins que dans l’état que mon corps était quand j’ai commencé le sport.”

Nel libro “Triathlon e ironman. La psicologia del triatleta​", edito da Prospettiva editrice, riporto un’intervista a Sebastien.
Il libro è stato presentato venerdì 29 novembre, bar caffetteria via Olevano Romano 37, a Roma. Moderatore: il triatleta Stefano Spina. Sono intervenuti, oltre all'autore: Alessandra Lippa (triatleta e presidente dell'Associazione Woman Experience) e Fabrizio Terrinoni (triatleta Ironman). Servizio fotografico a cura di Aldo Zaino, l'atleta runner classe '35. Servizio video a cura di Flavio Gioia. Ospite d'eccezione Beatrice Mallozzi, campionessa mondiale triathlon juniores.

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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