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martedì 15 settembre 2020

Stefano Bonazzoli, basket: Giocare sempre utilizzando la testa

La sete di vincere e la competizione sono il mio pane 
Matteo SIMONE

A volte lo sport diventa un ingrediente indispensabile nella vita della persona, come il pane, l'acqua, la pasta. di seguito Stefano, della Gamma Basket Segrate, racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.

Qual è stato il tuo percorso nella pratica dell'attività fisica?Ho iniziato all'età di 4 anni giocando a basket e crescendo mi sono appassionato allo sport in generale e all'attività fisica". 
Nello sport chi hanno contribuito al benessere e/o performance? "Le persone che hanno contribuito sono mio cugino, mio zio e tutta la famiglia. Crescendo, invece, è stato importantissimo il mio primo vero Coach che mi ha insegnato tutto e mi ha permesso di essere il giocatore che sono". 

Nello sport è importante essere coinvolti e stimolati fin da piccoli e soprattutto sarebbe importante avere figure professionali di riferimento che possano aiutare a tirare fuori le risorse nascoste e occorrenti nei momenti critici o più delicati, soprattutto quando si va a caccia di performance.
Quale esperienza ti da la convinzione di potercela fare? "Un risultato tanto desiderato è ciò che serve per dare fiducia". 
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? "Tutti mi considerano un ottimo giocatore ed è per questo che la mia famiglia e i miei amici sono orgogliosi di me". 

Quando si vuole qualcosa a tutti i costi, ci si impegna e si cerca di trasformare sogni in realtà e ogni risultato raggiunto è una mattonella che incrementa l'autoefficacia e aiuta a essere sempre più sicuri.
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? "Un episodio curioso mi è capitato nel 2017 durante un allenamento. Durante il riscaldamento un mio compagno mi passa la palla e io vado a schiacciare. Appena schiaccio sento uno strano rumore provenire dal ferro, allora abbassiamo il canestro per controllare e scopriamo che si è letteralmente spaccato".
Nel suo gioco Stefano è talmente convinto e grintoso che a volte le attrezzature del campo da basket cedono sotto la sua potenza.
Cosa ti fa continuare a fare sport? Hai rischiato di mollare? "La passione e la dedizione per il mio sport sono sconfinate, la sete di vincere e la competizione sono il mio pane ed è per questo motivo che non ho mai pensato di smettere". 
Quali caratteristiche possiedi nella pratica del tuo sport? "Le caratteristiche principali del mio tipo di gioco sono l'atletismo, la visione di gioco e il tiro. Atleticamente sono molto prestante, la visione è una dote che però può essere allenata e l'essere un tiratore naturale (e non costruito) è un grande vantaggio perché ti offre un margine di miglioramento molto più ampio". 

Stefano ha tanta esperienza ed è consapevole delle sue doti e del suo talento, è fondamentale la visione di gioco che permette di andare avanti comprendendo quello che accade intorno facendo in modo da agire spiazzando gli avversari ma in sintonia con i propri compagni di gioco per andare il più possibile a canestro.
Che significa per te praticare attività fisica? "Praticare attività fisica per me significa libertà, svago, è un momento in cui non penso più alla vita di tutti i giorni ma mi concentro solo sull'allenare il mio corpo e divertirmi. Praticare attività fisica significa anche avere cura di se stessi e del proprio corpo". 
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? "Per me lo sport è libertà, passione. Quando gioco non esiste nulla oltre al basket in quel momento, da quando entro in campo fino a quando esco l'unica cosa a cui penso è dare il massimo. Il massimo impegno e la vittoria sono le condizioni migliori affinché io sia veramente contento e rilassato". 

Praticare uno sport è un gioco, una terapia, una cura, uno svago, un'opportunità per sperimentarsi e mettersi in gioco.
A cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? "Bisogna fare attenzione a giocare sempre utilizzando la testa. Il riscaldamento prima di ogni attività e lo stretching alla fine sono fondamentali per mantenere sempre il corpo in condizioni ottimali". 
Quali sono le difficoltà e i rischi? "I rischi sono gli infortuni, se si sbaglia il tempo o una scelta si rischia di farsi male seriamente. Inoltre devo sempre ascoltare il mio corpo e capire quando è il momento di spingere e quando è il momento di fermarsi per evitare di farmi male. Ogni scelta condiziona me e la squadra ed è per questo che bisogna sempre stare attenti". 

Praticare sport significa organizzarsi fisicamente e mentalmente, si tratta di un approccio basato sulla pazienza, sull'attesa senza fretta, sul focalizzarsi sul momento presente considerando che l’arrivo, il termine della gara è in là nel tempo, quindi no panico, non problema ora, si gode il percorso verso la meta serenamente sperimentando un mondo di sensazioni e disposti anche a incontrare, affrontare, gestire le eventuali crisi che arrivano e che poi se ne vanno.
Quali condizioni fisiche ti ostacolano nella pratica dell'attività fisica? "Le condizioni fisiche sono gli infortuni o anche dei semplici dolori premonitori che ti fanno capire che stai chiedendo più di quello che il tuo corpo può dare". 
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? "Onestamente non conosco molto bene la funzione dello psicologo sportivo ma penso che potrebbe essere importante per qualsiasi tipo di sport se questi è in grado di dare informazioni utili al miglioramento di un individuo o di una squadra". 

Più che informazioni lo psicologo può aiutare sia l'atleta che la squadra a incrementare la consapevolezza delle capacità, mezzi, possibilità; aiutare a visualizzare diversi scenari che si possono verificare e quindi comprendere come affrontarli, gestirli, risolverli; aiutare a sviluppare maggior fiducia in se stesi incrementando l'autoefficacia individuale e di squadra: sviluppare più resilienza soprattutto nei momenti critici in un particolare periodo di allenamento faticoso o in gara nelle situazioni più svantaggiose.
Qual è stato l'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? "Gli eventi sportivi più importanti per me sono stati diversi nel corso del tempo. Il primo risale a quando avevo 13 anni, quando sono stato chiamato per partecipare alla selezione per la squadra della regione Lombardia U14, la selezione italiana sarebbe stata lo step successivo. È stata un'emozione unica nonostante io non sia stato scelto perché non giocavo in una squadra blasonata. La mia rivincita personale è arrivata poi in U16 quando, in veste di capitano, ho portato la mia squadra non blasonata alla vittoria del titolo regionale della Lombardia che mi è valsa il premio di miglior giocatore e un'intervista su RAI3. Qualche mese più tardi io e la mia squadra abbiamo completato un fantastico anno coronandoci come campioni d'Italia CSI a Cesenatico". 

Se c'è convinzione, motivazione, passione, prima o poi i risultati arrivano con il duro allenamento e insistendo, non mollando ma riprendendo con forza e grinta.
La situazione sportiva più difficile? "La mia situazione sportiva più difficile risale all'anno in cui militavo nell'U16 perché ho subito un grave infortunio al gomito a metà marzo. Ero preoccupato perché la mia squadra doveva qualificarsi per i playoff del campionato e io non sapevo quando sarei potuto tornare a giocare. Fortunatamente ci siamo qualificati e io sono potuto tornare in campo dopo poco più di un mese grazie alla mia voglia di non mollare e di mantenere allenato il resto del mio corpo, così da diminuire i tempi di recupero". 

Bisogna crederci sempre fino alla fine e non mollare, se qualcosa non si può fare bisogna trovare un piano B momentaneo per aspettare con pazienza e fiducia che tutto si risolvi e ritorni il sereno e la possibilità di rimettersi in gioco con entusiasmo, forza e coraggio per dimostrare chi si è, da dove si è partiti , dove si è arrivati e dove si vuol arrivare.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? "Crisi non ne ho mai avute. Le sconfitte si superano capendo gli errori, cosa è andato storto e cosa va migliorato. Una volta capito questo bisogna allenarsi per arrivare più preparati alla prossima occasione, ma le vere chiavi sono non arrendersi mai e avere fiducia in se stessi e nei compagni. Gli infortuni sono una parte del gioco e vanno superati con il riposo e la riabilitazione. Non bisogna mai rientrare completamente prima del dovuto, bisogna farlo gradualmente seguendo le indicazioni del fisioterapista". 

Stefano sembra avere le idee chiare e ciò dovuto anche alla tantissima esperienza fin da piccino che gli ha permesso di rinforzarsi e diventare forte e stabile anche nelle situazioni più difficile, davvero un atleta resiliente.
Un messaggio per far avvicinare i ragazzi allo sport? "Lo sport fa bene al corpo e alla mente perché oltre a restare in forma ti permette di liberare la testa ed essere te stesso per qualche ora". 

Concordo con Stefano, lo sport diventa il momento di libertà, fa sperimentare benessere psicofisica e relazionale, fa apprendere dall'esperienza sia positiva che negativa, rafforza fisicamente e mentalmente.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? "Ho scoperto di essere estremamente competitivo, sia dentro che fuori dal campo, e ho scoperto che la mia determinazione in ambito sportivo mi ha aiutato molto anche nella vita fuori dallo sport. Inoltre ho scoperto che la mia leadership e il mio modo di giocare con i compagni sono stati di ispirazione per molti miei compagni e avversari e ciò li ha portati a migliorare notevolmente. Questo è un altro motivo per cui vado fiero di essere uno sportivo". 
Hai un riferimento? Ti ispiri a qualcuno? "Il mio punto di riferimento è sempre stato mio cugino Matteo. Io ho iniziato a giocare grazie a lui e a mio zio che mi hanno insegnato molto e tutt'ora prendo il gioco di mio cugino come ispirazione per il mio. Oltre a lui poi ci sono gli idoli, primo tra tutti sua maestà Michael Jordan". 
C'è una parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? "'Mai dire mai, perché i limiti, come le paure, spesso sono solo un'illusione'. Michael Jordan 'Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te'. Kobe Bryant".

Nello sport si fanno esperienze valide e illuminanti, si apprende dagli altri che diventano modelli di riferimento e poi con il tempo si diventa riferimenti per altri, è una ruota dell'esperienza che va avanti di generazione in generazione trasmettendo sani valori e giuste regole per stare e giocare in società.
Prossimi obiettivi e sogni che hai realizzato e da realizzare? "Il prossimo obiettivo è portare la mia squadra dalla Serie D alla Serie C Silver e poi riuscire a trovare spazio in qualche squadra di serie B. Per quanto riguarda il mio obiettivo personale è migliorare ancora la mia esplosività e l'elevazione". 
Come ti vedi a 50 anni? "A 50 anni mi vedo a lavorare come pilota di aerei e con ancora una grande passione per il gioco con la palla a spicchi". 
Quanto credi in te stesso? "Io credo molto in me stesso, so quanto valgo e so che devo sempre dimostrarlo, infatti la frase di Kobe 'Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te', è una delle mie linee guida che mi permette di continuare ad amare lo sport". 

Sembra essere molto ambizioso Stefano e ha dimostrato finora di avere le carte in regola per andare avanti e non mollare conquistando mete e sogni.
Come hai scelto la tua squadra e che intenzioni hai? "La mia squadra l'ho scelta grazie al mio coach della squadra precedente a cui era stato dato l'incarico di nuovo allenatore della mia attuale squadra. Lui mi ha sempre considerato come il suo 'figlioccio' con cui ha vinto tutto e allora mi ha proposto di seguirlo ed io ho accettato.

Nonostante lui sia stato esonerato l'anno scorso io ho continuato il mio impegno e lo continuerò fino a quando la società e i compagni mi daranno la possibilità di farlo". 

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta 
380-4337230 - 21163@tiscali.it
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html

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