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martedì 26 ottobre 2021

Paola Pigni Liberarsi correndo di Sergio Giuntini, Assital 2021 note al testo

 STEFANO SEVERONI

Ho letto con interesse il libro Paola Pigni Liberarsi correndo di Sergio Giuntini Assital, Roma 2021. Il libro biografico ripercorre il percorso esistenziale e atletico di Paola Pigni, deceduta all’età di 75 anni lo scorso giugno dopo un malore

Si ricordano i suoi traguardi, i suoi allenamenti vissuti assieme a suo marito, il tecnico Bruno Cacchi, in passato docente all’ISEF e allenatore di tanti validi atleti italiani, corredando il ricco testo con immagini storiche e familiari. Ne emerge la figura di una donna caparbia, seria nei suoi impegni esistenziali, meticolosa negli allenamenti stabiliti dal marito-allenatore, deceduto due anni fa. Paoletta forse non aveva le qualità atletiche eccezionali di una velocista, ma la passione, l’impegno, la leggerezza nella corsa le hanno permesso di ottenere risultati incredibili. Tanti i titoli italiani conseguiti dalla Pigni nelle specialità del mezzofondo veloce e prolungato, nelle staffette, nella corsa campestre, poi i primati mondiali, europei e italiani su varie distanze. Ma soprattutto Paola è riuscita a far vincere alcuni tabù come quello per cui la donna non potrebbe correre a lungo. Proprio al funerale tenutosi nella chiesa Gran Madre di Dio, a ponte Milvio, è emerso come la Pigni rappresenta la donna simbolo della corsa al femminile. Tanti gli omaggi a lei tributati nell’occasione. Assai valida la proposta di dedicare a lei lo stadio della Farnesina ove parecchi anni fa la osservavo impartire preziosi consigli alla figlia Chiara proprio nel prato verde laddove tanti atleti giornalmente praticano lo sport che ha elevato l’esistenza della milanese trapiantata a Roma, città ove ha corso, studiato e costruito una famiglia con serenità e dedizione. Nell’introduzione si ricorda che Paola non è stata soltanto l’atleta capace di battere record nazionali, europei e mondiali, ma è stata altresì l’atleta che ha affrontato e superato i limiti culturali, sociali e antropologici che facevano dello sport femminile, in particolare certuni settori dell’atletica leggera, una sottospecie di quello maschile. Paola non è mai stata data per vinta e con la sua innata predisposizione alla sfida, ha affrontato e demolito tutti i tabù di allora, sostenuta dalla sua formazione conseguita alla scuola tedesca, arricchita, dalla cultura musicale operistica coltivata in famiglia. Nel libro si rammenta che il 31 dicembre 1971 ci fu a Roma la 7^ edizione della Maratona di San Silvestro. In gara anche Paola Pigni Cacchi, tesserata per la Snia Milano, da poco mamma e per la prima volta in maratona. Ella fermò il crono a 3h00’47”2. Il 27 ottobre la francese Chantal Langlace con 2h46’40” a Neuf Brisach aveva siglato la migliore prestazione femminile sui 42,195 km, che allora era olimpica solo per gli uomini. Per le donne, bisognerà attendere le Olimpiadi di Los Angeles 1984. La prima donna a completare una maratona era stata Kathy Switzer appena cinque anni prima. Poi, nell’estate 1972, la Pigni avrebbe vinto i 1.500m ai giochi Olimpici di Monaco. In quel 1971, il calendario nazionale delle corse su strada contava una dozzina di competizioni su distanza superiore ai 20 km. Poi la Pigni si ripresentò alla Maratona di San Silvestro il 6 gennaio 1988, per l’edizione 22bis. Paola fu 1^ donna sui 20,420 km, con il tempo di 1h33’12”, nella gara con partenza allo Stadio delle Aquile dell’Acqua Acetosa, dove poi ella avrebbe allenato le atlete della nazionale del pentathlon moderno. Ancora durante lo scorso inverno, la Pigni faceva delle lunghe camminate a Villa Glori, luogo che aveva già frequentato come atleta e allenatrice, che comprende un bellissimo circuito stradale ondulato di circa poco più di 1 km, misurato da Umberto Risi ed Enrico Spinozzi.

25.10.2021

STEFANO SEVERONI

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