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mercoledì 23 marzo 2022

Massimo Cerè, il 31 maggio 1976 conclude la 100km del Passatore a 17 anni

 E’ la mente che muove i muscoli, non il contrario
Matteo Simone 
 

Massimo sembra essere un grande sportivo, già da piccolo ha praticato tanti sport, dallo sci alla corsa, cimentandosi anche nell’ultramaratona quando era ancora minorenne concludendo la 100km del Passatore in 16h15’30”, quando non c’era ancora il limite di età dei 18 anni e ora continua a divertirsi con la pratica dello sport sperimentando più benessere che performance.

Di seguito approfondiamo la sua conoscenza attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Ho iniziato con lo sci in tenera età, poi come presciistica ho cominciato a correre in primavera/estate ed è diventato il mio primo sport abbandonando lo sci, poi dal 1990 al 2000 ho corso in bicicletta principalmente in mountain bike, ma anche (in misura minore) in bici da corsa partecipando a diverse Gran Fondo, anche adesso a 62 anni faccio attività sportiva (running, bici, mtb) in maniera assolutamente soft
Quando ti sei sentito campione nello sport? Quasi sempre quando mi riusciva di fare una cosa nel modo migliore (per me), oppure quando raggiungevo un obbiettivo, tipo finire una maratona in un determinato tempo, ma ora non è più così, ora mi sento un campione quando mi riesce di fare attività sportiva in maniera regolare e con continuità.

Partenza della 100 km
(Massimo Cere è il n. 1098)
Campione è chi riesce a ritagliarsi un po’ di tempo per mettersi in moto praticando una disciplina sportiva e sperimentando sia benessere che performance.
Nello sport cosa e chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? Sinceramente nessuno, ho fatto tutto da solo e per questo ho fatto anche tanti errori in passato, ora visto che la performance non mi interessa più, mi concentro solo sul benessere curando l'alimentazione e continuando a fare attività sportiva aerobica, senza raggiungere i valori di soglia.
Come vivi il pre-gara, la gara e il post-gara? Una volta il pre-gara lo sentivo molto, ora non vedo l'ora che arrivi il giorno della gara per stare in compagnia, l'approccio adesso è diverso, per quanto riguarda il post-gara come ho detto prima, mi sentivo un campione quando andava bene per me (indipendentemente dal piazzamento) e, se fosse andata male, lo prendevo come uno stimolo per migliorare.

Nella vita ci sono tempi e fasi dove si può spingere e cercare ottime prestazioni e record e periodi dove ci si può rilassare e continuare a fare sport per puro piacere e per continuare a tenersi in forma.
Quale tua esperienza passata ti rende più sicuro di potercela fare?
Io non sono mai sicuro di niente, però diciamo che la mie esperienze passate (un po' tutte) mi hanno reso abbastanza sicuro in generale, per lo meno non mi fanno avventurare in ‘imprese’ dove ho qualche dubbio di potere portarle a termine, come facevo in gioventù...vedi la 100 km del Passatore.

Massimo forse è stato l’unico a correre la 100km del Passatore da minorenne nel 1976 e poi dal 1977 sono cambiate le regole e il 30 maggio 1977 corre di nuovo la 100km del Passatore da maggiorenne portandola a termine in 15h25’.
Cosa pensano familiari, amici, colleghi della tua attività sportiva? Sinceramente non sono mai stati miei tifosi, anzi...a volte vedevano i miei impegni sportivi come qualcosa di poco necessario o di poco comprensibile, della serie: ‘Ma chi te lo fa fare di fare tanta fatica?’.

In effetti coloro che corrono sono sempre visti con giudizio da familiari e amici che considerano l’impegno come tempo perso e fatica sprecata, ma che corre sa cosa significa preparare e portare a termine una gara podistica, una maratona e soprattutto una gara di 100km, una grande sfida, grandi scoperte, grandi insegnamenti.
Un episodio curioso, divertente, triste, bizzarro della tua attività sportiva?
Di tristi nessuno, però ne ho due divertenti che amo ricordare: il primo era uno sfottò continuo tra me e Vito Melito (mio grande amico) gli dicevo: ‘vedi Vito, nel 76 non c'era sul regolamento il limite minimo di età per partecipare alla 100 Km, per cui avendola corsa a 17 anni, sono il più giovane d'Italia ad averla portata a termine, perché l'anno dopo uscì un regolamento che specificava l'età minima di iscrizione!...18 anni! Per cui il mio record rimarrà imbattuto il tuo purtroppo no!’ e da lì partivano i suoi improperi in una lingua a me sconosciuta
Il secondo: nel Bolognese c'era una gara famosa di 30 km la Porretta Corno alle Scale, molto dura e un anno (non ricordo quale credo 2012) si disputò in Luglio e si partì con quasi 30°, sapevo già che sarebbe stata un calvario, oltre alla temperatura, per le mie condizioni fisiche non certo buone, per farla breve arrivai ultimo assoluto e a premio di categoria (premiavano i primo 5) perché si ritirarono in tantissimi

Questa è una bella ed esclusiva testimonianza, Massimo e Vito due recordman, ma soprattutto vito Melito, un grande ultrarunner del passato
, ha vinto 4 edizioni della 100 Km del Passatore (Firenze-Faenza) di cui 3 consecutive nel 1976, 1977 e 1978 dove ha la miglior prestazione di 6h40’31” e ne 1981 dove si è laureato Campione del Mondo con il crono di 6h53’15”. E’ stato anche Primatista Italiano dei 50 Km in 2h 59’44”.
Vito è menzionato nel mio libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo sport? Poca velocità, ma parecchia resistenza e molta forza di volontà.
Nella pratica del tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Cosa e chi ti ostacola?
Ora sono i piccoli grandi acciacchi fisici, causa l'età e l'attività effettuata nel tempo che a volte mi impediscono di fare sport, da giovane era l'inesperienza, correvo troppo (perché mi piaceva molto) e molto a lungo e spesso mi bruciavo non dando al mio corpo il tempo di recuperare.

A volte la corsa chiama ed è difficile rinunciare, si sperimentano sensazioni ed emozioni uniche e intense, non si vorrebbe smettere mai, si vuol partecipare a gare sempre più lunghe e/o difficili.
Per quali aspetti e fasi ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Nel mio sport e non solo nel mio, a livelli agonistici lo psicologo lo ritengo quasi indispensabile, perché è la mente che muove i muscoli, non il contrario
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più belle? Venicemarathon.
La tua situazione sportiva più difficile? Venicemarathon.
Come hai affrontato, gestito, superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Le crisi all'inizio cercavo di combatterle contrastandole nel momento che si presentavano, poi in seguito cercavo di impedire che mi venissero con un allenamento adeguato e nel caso le gestivo in maniera diversa, quasi subendole, rallentando per poi riprendere dopo che erano passate (se passavano).
Sconfitte: nessuna, nel senso che anche se una gara andava male per me non era una sconfitta, ma uno stimolo per capirne il motivo e per fare meglio la volta successiva. Infortuni: rallentamento dell'attività, terapie giuste fatte da professionisti e tanta pazienza senza mai demoralizzarsi.

Ottima testimonianza e molto utile per chi la legge, si tratta di accettare, da una parte, ciò che succede come avversità e periodi bui e dall’altra parte capire come prevenirli possibilmente o comunque gestirle, affrontarle e superarle nel miglior modo possibile. E ogni sconfitta e/o crisi e/o infortunio è sempre una lezione per apprendere e far meglio la prossima volta.
Cosa hai scoperto di te stesso e degli altri nella pratica dello sport? In me stesso ho scoperto un carattere che non sapevo di avere e che lo sport è una grande metafora della vita, negli altri ho sempre cercato (e scoperto in alcuni) lealtà e quelli che non lo erano non li prendevo nemmeno in considerazione. Mi sono fatto parecchi amici che frequento ancora facendo anche sport assieme.

In effetti lo sport risulta essere un ottimo orto da coltivare che da piacere e amicizie oltre a fatica e sofferenze.
Quali allenamenti mentali utilizzi? Nessuno in particolare, diciamo che, soprattutto in maratona, mi convinco che ‘fra un po' è finita...non manca molto’, al 21Km scollino e dopo è tutta discesa e che l'ultimo (a volte anche gli ultimi 2) km non esiste, per me la maratona è di 40 km Arrotondo per difetto

Ognuno utilizza le sue strategie mentali per gestire la fatica e soprattutto gare lunghissime come la maratona e oltre, si suddivide la gara in blocchi da enne chilometri, si considera quello che si è già corso e comunque tutto passa, passano i chilometri, passa la fatica, si arriva in qualche modo all’arrivo il più possibilmente attivi ed energici.
Prossimi obiettivi? Sogni da realizzare? Continuare a fare sport e divertirmi fino a 200 anni.

200 anni è davvero un sogno ma continuare a correre è un sogno che si può trasformare in realtà continuando a fare quello che si può, allenandosi e partecipando a gare per divertirsi e sfidare se stessi e anche qualcun altro.
Quale domanda avrei dovuto farti? Pensi che la passione sportiva possa essere trasmessa a un'altra persona? Penso di sì, non tanto le tecniche (fisiche e mentali) perché lì ci vuole competenza, il mondo ne è pieno di allenatori improvvisati, ma l'entusiasmo quello sì si può e si deve trasmettere.

Ringrazio Massimo per questa domanda/risposta, in effetti è un obbiettivo di ogni praticante qualsiasi disciplina sportiva trasmettere entusiasmo nella pratica del proprio sport raccontando aneddoti e dando suggerimenti semplici per iniziare e per portare a termine gare sfidanti e poi il resto viene da solo, c’è chi si appassiona e chi non ne vuol sapere niente, importante è essere di esempio senza insistere.
Quali sono gli ingredienti del successo? Parlando di sport se escludiamo un buon allenamento che è indispensabile, direi determinazione, conoscenza dei propri mezzi, intelligenza e ‘cattiveria’ sportiva in gara e umiltà fuori gara.

In effetti non è sufficiente allenarsi bene per fare un’ottima performance ma bisogna allenare anche aspetti mentali quali la consapevolezza di come si è, cosa si vuol fare, come fare, la determinazione, la tenacia, la grinta, tutto va allenato, così come il rispetto, l’educazione, la modestia e l’umiltà.
Cosa diresti a te stesso quando eri più giovane? Di fare meno errori e di evitare di bruciarmi con gare lunghe in tenera età vedi 100 km a 17 anni.

In effetti si stratta di un’esperienza estrema ma che potrebbe lasciare il segno, purtroppo a volte ci si lascia prendere dalle prodezze dei campioni e si vuole imitarli istintivamente, comunque tutto è insegnamento prezioso.
A quale personaggio ti ispiri? E’ iniziato tutto con lo sci, per cui il mio idolo era Gustavo Thoeni, poi non ho avuto particolari personaggi a cui mi sono ispirato.

Gustav Thöni, è considerato uno dei più grandi campioni di tutti i tempi dello sci alpino grazie alle quattro vittorie nella Coppa del Mondo (1971, 1972, 1973 e 1975), al secondo posto conquistato nel 1974, a cinque Coppe del Mondo di specialità e ai successi ai Mondiali e alle Olimpiadi: vinse la medaglia d'oro nello slalom gigante e quella d'argento nello slalom speciale agli XI Giochi olimpici invernali di Sapporo 1972, l'argento nello slalom speciale ai XII di Innsbruck 1976, due ori (slalom gigante e slalom speciale) ai Mondiali di Sankt Moritz 1974 e altri due titoli mondiali in combinata nel 1972 e nel 1976. 
Come allenatore, guidò la nazionale italiana e per anni seguì personalmente Alberto Tomba, contribuendo ai suoi successi (tra i quali la vittoria della Coppa del Mondo, terzo italiano a riuscirci dopo lo stesso Thöni e Piero Gros).

Matteo SIMONE - 21163@tiscali.it
+393804337230 Psicologo, Psicoterapeuta

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