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lunedì 24 ottobre 2022

Sara Pastore vince la gara open dell’Ultimo Sopravvissuto con 187,6 km

 Ciò che mi porto a casa è molto di più di una vittoria
Matteo SIMONE

Il 15 ottobre 2022 ore 14:00, ha avuto inizio a Castellaneta Marina (TA) la “Big Dog's Backyard World Championship - L'ultimo Sopravvissuto”, organizzata dall’ASD Tri4noma.

Si tratta di una gara a eliminazione su un circuito di 6,706 km con il tempo limite per completare ogni giro di 60 minuti.
La vincitrice della gara open è stata Sara Pastore che è riuscita a correre 28 giri consecutivi di 6,706 km nel tempo limite di un’ora per giro, totalizzando 187,6 km. Tra i partecipanti anche Giorgio Calcaterra che ha totalizzato 181km in 27 ore.
Il vincitore assoluto è stato Antonio Di Manno che con il record personale di 57 giri ha totalizzato 382km.
Di seguito, approfondiamo la conoscenza di Sara attraverso risposte ad alcune mie domande.
Complimenti Sara, com'è andata la gara? Soddisfatta? Criticità? L'ultimo sopravvissuto è una gara particolare che richiede al corpo e alla mente uno sforzo non indifferente. Non posso che essere soddisfatta di come sia andata, il mio organismo ha sostenuto bene la fatica, la mancanza di sonno e il fabbisogno energetico. Le gambe si sono abituate di ora in ora a fermarsi e, dunque, i muscoli ad allungarsi e a ripartire nel gesto di una corsa che diventava durante il giro man mano sempre più fluida. Il resto l'ha fatto la testa, determinata a finire ogni singolo giro, anche quando sono inciampata e ho terminato il giro con le ginocchia sanguinanti. 

Una vera sfida è la gara dell’ultimo sopravvissuto, una gara dove non bisogna correre il più veloce possibile per arrivare prima di tutti, ma bisogna gestirsi ogni ora rientrando nel tempo di un’ora per poter essere al via ogni ora successiva. Dove ogni ora qualcuno può rimanere fuori dai giochi e resta in gioco chi ha più talento, chi ha più teta, chi sa gestirsi nell’integrazione, nella costanza nell’economia del gesto sportivo.
Hai scelto tu questa gara o ti hanno coinvolto? Mai come questa volta sono stata io a scegliere questa gara: l'anno prima mi ero ripromessa che ci sarei stata e da tempo ripetevo al mio amico Antonio Di Manno, vincitore della gara a squadre, che desideravo fare questa esperienza.

Sara sta facendo grandi passi un po’ per volta, valutando e definendo i suoi prossimi obiettivi con cura e attenzione, presentandosi alla partenza di gare di ultramaratona ben consapevole di cosa va incontro e con voglia di fare sempre meglio.
Quali allenamenti sono risultati importanti e/o fondamentali? Non saprei dirlo. E' una gara particolare, dove ogni atleta si allena in modo diverso e nella fase di allenamento molti inseriscono delle simulazioni, cosa che, da allenatrice, suggerisco di fare anche io a un mio atleta. Tuttavia, il mio lavoro continuo con il corpo da istruttrice di running, fitness, pilates e yoga, mi porta a dover ritagliare il tempo per il mio allenamento personale. Mi sono chiesta in che modo potessi unire il "dovere" all'allenamento e il risultato è stato: mettere sulle gambe tutti i km che potevo e, quando non riuscivo ad uscire per la corsa quotidiana, effettuare tutti gli spostamenti per Roma a piedi di corsa. A volte i chilometri della giornata erano sono una 15ina, altre volte 27, la domenica ne raggiungevo 30 o 35 perché aggiungevo alle gare in calendario (in genere distanze vicine alla mezza maratona corse ad un buon ritmo) ogni fine settimana un bel riscaldamento e un lungo "defaticamento". Il mio obiettivo era allenare non solo il mio corpo, ma anche la testa e far sembrare la corsa il gesto più naturale possibile in modo da poterlo ripetere senza troppa fatica.

Per preparare gare di ultramaratona, bisogna fare tanti chilometri ma più che altro bisogna essere confidenti con la fatica, quindi ogni occasione per faticare è ben accetta, che sia un tratto di strada a piedi o prendere le scale invece che l’ascensore, aiuta a costruire un corpo e una mente resiliente e pronta a faticare per più ore, anche per più giorni, sapendosi gestire e integrare adeguatamente per recuperare ciò che si spende in termini di energie.
Ti alleni da sola o in compagnia? Mi alleno spesso da sola perché "ritaglio" durante la giornata i momenti per me e non sempre riesco a organizzarmi con gli altri. Quando possibile corro con il mio compagno, ma accade credo due o tre volte al mese.
Eventuali allenatori? Tecnici? Amici più esperti? Essendo io stessa allenatrice non sono seguita da altri amici o tecnici.
Paura, tensione, ansia, durante gli allenamenti? Prima e durante la gara? Affronto gli allenamenti nel modo più naturale e sereno possibile: so che il mio corpo non è una macchina e a volte si può sentire più o meno stanco o provato dalla giornata e dal carico muscolare. Credo che la corsa, in allenamento o in gara, non debba essere vissuta con tensione, paura o ansia, ma debba essere gestita con serenità, ringraziando le proprie gambe e il proprio corpo per quello che riescono a fare se mossi da volontà e motivazione. L'idea di una corsa che sia principalmente tensione e fatica è lontana dalla mia idea di benessere e credo che in molti casi non sia d'aiuto neanche a livello agonistico.

L’allenamento è fatica ma non solo, è anche piacere nel riuscire e soddisfazione nel continuare a coltivare una grande passione. E’ importante allearsi con le parti del proprio corpo ed essere consapevoli che non possono stare sempre a nostra disposizione, non possono sempre faticare ma a volte dobbiamo trattarle bene con cure adatte e riposo necessario.
Cosa hai scoperto ancora di te? Ho scoperto che posso "resistere" a una corsa lunga più di un giorno, al freddo umido della notte e al non dormire (in realtà non sono mai stata una gran dormigliona). Ho scoperto che se ho un obiettivo la mia testa è capace di superare dolori o momenti critici con rapidità. Ginocchia sanguinanti, doloranti o no io quel giro dovevo finirlo, il dolore sarebbe passato. Mi sono ri-scoperta più caparbia e forte mentalmente e fisicamente di quello che credevo.

Approcciarsi alle ultramaratone, significa anche inoltrarsi in se stessi, scoprire proprie possibilità, risorse, caratteristiche, scoperte nuove alzando sempre più gradualmente l’asticella delle difficoltà, apprendendo sempre un po’ di più su se stessi e sugli altri.
Cosa hai portato a casa? Cosa hai lasciato lì?
Ogni gara è un viaggio e il bagaglio di ritorno è sempre più pieno e pesante di quello dell'andata. Faccio fatica a chiudere la cerniera della valigia questa volta, perché ciò che mi porto a casa è molto di più di una vittoria. Mi porto a casa le chiaccherate dei primi giri, le mie "interviste" per conoscere i miei compagni di viaggio quando ancora eravamo freschi e lucidi, mi porto a casa lo spirito di coesione e collaborazione tra atleti nonostante si sia trattata in tutto e per tutto di una competizione, mi porto a casa ogni arrivo e ogni partenza, perché ogni volta le emozioni erano diverse. Mi porto a casa il piacere di aver corso accanto a chi mi conosceva bene e mi ha conosciuta ancora di più stando ancora una volta al mio fianco. Mi porto a casa gli sguardi all'inizio disorientati, ma poi sempre più partecipi, di mio papà e mio fratello che mi hanno accompagnata e ancora una volta hanno mostrato quanto il loro affetto fosse un fondamentale carburante della mia forza.
A Castellaneta ho lasciato quella pineta che da piccola amavo esplorare (durante le vacanze estive vado lì da quando sono nata), ma che non avevo mai visto con questi occhi e durante il buio intenso della notte. Lascio ancora una volta un po' di me, un po' dei miei sorrisi e un po' dei miei "alé alé" per incitare gli altri atleti in gara.

Questa sembra essere una bellissima testimonianza di una gara competitiva ma ricca di benessere percepito con amici di fatica e familiari. Viene fuori l’importanza dell’approccio allo sport sereno e volto a riscoprire, oltre a se stessi e agli altri, anche luoghi che già si conoscevano in modo diverso. Ricche e intese esperienze accanto a persone care, atleti e non per perseguire obiettivi e viaggi in comune, condividendo, gioie, passioni, fatiche.
Prossimi obiettivi?
Il mondo ultra mi affascina e sicuramente ci "ricadrò" presto. Superare i 187,6 km è sicuramente un obiettivo, in più sarebbe bello poter concludere una 100km o una 24h con i tempi desiderati.
Sogni da realizzare? Poter continuare a correre con la stessa passione, serenità e voglia di sempre.

Sembra che per Sara il meglio debba ancora venire sia nel mondo ultra dello sport che nella vita quotidiana, con tanta facilità e serenità.
Cosa dicono i tuoi amici di squadra? Si sono complimentati con me e hanno ritenuto la mia impresa eccezionale, mi hanno detto di aver sempre creduto e di continuare a credere nel mio potenziale.

E’ importante far parte di una squadra che sostiene, che incoraggia, che corre accanto, che stimola, considerando lo sport uno strumento di unione, confronto, condivisione.

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
380-4337230 - 21163@tiscali.it

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