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martedì 7 marzo 2023

Se riparti dopo una sconfitta diventerai più forte di prima

 Matteo Simone 3804337230- 21163@tiscali.it
 

La pratica di una disciplina sportiva insegna a saper gestire tanti aspetti nello sort e nella vita quotidiana. Si apprende ad apprendere da ogni esperienza che sia di successo o di sconfitta, notando proprie capacità e caratteristiche ma anche criticità da risolvere o allenare.

Di seguito, approfondiamo l’esperienza di un atleta attraverso risposte ad alcune mie domande.
Come sei cambiato attraverso lo sport? Lo sport mi ha creato un percorso nella vita. Grazie allo sport mi sono guadagnato (sottolineo guadagnato) un posto di lavoro e ora mi avvio alla pensione. L'agonismo nello sport l'ho riportato nel lavoro. Sicuramente ho imparato il senso del sacrificio e della disciplina ma anche del rispetto dell'avversario.
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Ho iniziato nella categoria ragazzi con i giochi della gioventù con la corsa di resistenza, sono stato reclutato da una società di atletica e da lì campestri, 800, poi 1500, poi 3000, 5000, 10000, mezza maratona, maratona, marathon des sables e infine 100 km.
La 100km che hai fatto era nel deserto, trail o su strada? La 100km delle Alpi, ex Torino S. Vincent”. 

La pratica di uno sport può diventare una grande palestra di vita che aiuta a focalizzarsi per obiettivi da raggiungere gradualmente, senza fretta, alzando un po’ per volta l’asticella delle difficoltà, cercando eventualmente di primeggiare allenandosi duramente e tirando fuori il meglio di sé.
Com'è stato il passaggio dal mezzofondo alla maratona del deserto? Ho dovuto imparare a correre piano. Ho coniato per l'occasione la dicitura involuzione tecnica. Per tanti anni mi ero allenato per correre il più forte possibile, ora invece dovevo imparare a correre piano e tanto, e il gesto tecnico era molto diverso.
 
Ci sono periodi e cicli di vita do ve si può spingere in un certo modo perché è quello il momento e il periodo giusto e ci sono altri periodi dove si può rallentare ma si può andare più ontano in base all’esigenza e alle caratteristiche della persona/atleta, una sorta di evoluzione personale che porta dove si vuole andare, provando e riprovando.
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? Non posso giudicarmi, ho scoperto di essere molto resistente.
 
Per arrivare a certi livelli altissimi sia nel mezzofondo che nella maratona di sabbia o 100km bisogna avere attitudine alla resistenza ed essere molto resilienti per andare avanti a lungo senza mollare e senza evitare la fatica che non fa paura ma risulta molto allenante nello sport e nella vita.
Che significato ha per te una vittoria o sconfitta? La vittoria è un momento, è effimera, ciononostante ti fa toccare il cielo con un dito. La sconfitta è dolorosa ma ti fa ripartire e se riparti dopo una sconfitta diventerai più forte di prima.
 
La vittoria è il sogno di tutto talentuosi e non e quando arriva, dura poco, svanisce subito ma dentro il cuore rimane una cicatrice a vita che fa star bene soprattutto nei momenti e periodi di crisi o di demotivazione, a cui ci si può appigliare per ritornare alla consapevolezza di quello che si è riusciti a fare e che ora è un altro momento e periodo e si può stare con quello che c’è senza pretese ma senza rassegnazione continuando a fare sempre meglio con quello che c’è ora, accontentatosi e pretendendo ancora un po’.
Le sconfitte risultano essere grandi allenamenti dove si estrae un grande insegnamento per far meglio la prossima volta rimanendo con i piedi per terra senza perdere il senso della realtà che fa sentire supereroi ma persona ordinarie con talento che vogliono allenarsi bene per ottenere grandi successi personali.
Com'è stato indossare la prima maglia azzurra? E l'ultima? La prima l'ho tenuta tutta la notte sotto il cuscino. Quando me l'hanno consegnata mi sono detto ecco il simbolo per il quale mi sono allenato tanto, ora devo esserne degno e viene il difficile. L'ultima non so, non ricordo, anche perché quando sei convocato in nazionale sei ancora al top, non sai ancora se sarà l'ultima.
 
La maglia azzurra per rappresentare l’Italia in gare importanti di livello internazionale risulta essere il sogno di tanti atleti e quando arriva la convocazione l’emozione e la soddisfazione, la contentezza sono tantissime un grande premio e regalo per lunghi periodi di allenamenti duri e costanti, credendoci sempre. Ed è vero che quando arriva si fa sul serio, una grande responsabilità e pressioni per far bene e non sfigurare, per confermare la prossima convocazione. 
E non si sa mai quando è l’ultima, succede che si pensi che sia l’ultima e poi succede che in giro non si sono atleti che meritano e si riviene convocati oppure si pensa che si è tra i più forti e arrivano nuovi atleti che hanno dimostrato di valere di più, tocca vivere alla giornata nel momento presente facendo del proprio meglio e godendo l’esperienza ricca e unica.
Quali sensazioni sperimenti prima, durante e dopo una gara? Ansia, paura della fatica, cuore in gola, paura di non farcela, tutto che sta per esplodere, non so quanto resisto e poi dopo pace e stanchezza ma anche euforia se è andata bene. Se è andata male senso di vuoto, sembra che la vita finisca.

Non è tutto facile, soprattutto quando si è al top della forma e si è protagonisti in gara dove si deve dimostrare di essere tra i primi o vincente, tante emozioni e sensazioni da trasformare in energie incanalate verso il flow e la peak performance.
Nella tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Infortuni principalmente.
 
Livelli altissimi portano a carichi di allenamento altissimi e può capitare l’infortunio, il fisico, il muscolo, le articolazioni potrebbero andare incontro a usura e ci vuole tanto recupero, stretching, cura, fisioterapia, massaggi per prevenire, evitare, riabilitare, bisogna essere professionisti con a disposizione uno staff/team che si occupa dell’atleta per farlo durare il più a lungo possibile.
Quali abilità fisiche e/o mentali bisogna allenare?
Io sono dell'idea che ognuno deve essere allenato secondo le sue caratteristiche e in funzione di ciò ci si deve allenare per esaltare i propri pregi. Lavorare sui difetti la ritengo una perdita di tempo, traduco nasco cavallo da tiro? Dovrò allenarmi a tirare di più non potrò mai essere un purosangue da galoppo.
 
Molto utile e illuminante questa risposta, è vero che è facile allenare chi è già un talento ma non troppo facile perché bisogna prevedere carichi di allenamento adeguati alla persona per esaltare pregi e caratteristiche che lo aiutino a eccellere, stando accanto con continui feedback per capire come rimodulare il piano di lavoro giorno dopo giorno.
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Fondamentale. Io personalmente curo l'aspetto psicologico di mia figlia che ha iniziato a correre. Sia ben chiaro non mi improvviso psicologo ma mi limito a trasmettere esperienza e a parlarne oltre ad analizzare problematiche, successi e insuccessi.
La tua gara più difficile? Tante: la 100 km, una crisi in maratona, alcune marathon des sables.
 
Gare di endurance, a partire dalle maratone e oltre, sono le più difficili sia da allenare che da correrle per la grande varietà di aspetti da curare da quello fisico a quello mentale, nutrizionale, abbigliamento adeguato, giusti recuperi, gestione crisi, condizioni climatiche.
Come hai superato crisi, sconfitte, infortuni? Ripartendo con tenacia e umiltà.
 
Si può sempre ripartire e ricominciare, gradualmente, senza fretta, con pretesa ma senza troppa presunzione, rispettando se stesso e la lunga distanza.
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? Divertitevi, è fondamentale. Senza divertimento non si affrontano le difficoltà. Ci vuole anche un pizzico d' incoscienza ma soprattutto tenacia, anche un po' di moderata presunzione non guasta.
 
Lo sport soprattutto all’inizio è gioco e poi si può pensare di fare seriamente per ritornare da grandi a giocare.
C'è stato il rischio di incorrere nel doping? Sì, ma preferisco non parlarne, non ne vale la pena.
Un messaggio per sconsigliarne l'uso? Contate i morti.
 
Con il doping si può andare anche un po’ più forte ma si dura poco sia nello sport che nella vita, meglio andare un po’ più forte allenandosi meglio senza evitare la fatica che risulta essere il doping naturale senza effetti collaterali, meglio scegliere un po’ più di fatica e non il doping.
In che modo ti senti un riferimento per gli altri atleti? Per la mia esperienza.
Cosa c’è dietro un successo? Tenacia, presunzione, dedizione, sacrificio, fortuna.
Cosa toglie e cosa dà lo sport? Toglie una parte della vita perché i sacrifici costano. Cosa dà ti rimando alla prima domanda.
Quali erano i tuoi allenamenti più importanti e decisivi? Ultimo allenamento prima della maratona 10 giorni prima: mattino 40' a 4'km + 10 km 30'30"/40", pomeriggio idem.
 
Lavori durissimi che possono imitare solamente atleti di livello altissimo e non atleti ordinari, ogni allenamento va calibrato per la persona che ha un certo talento.
Gli errori da evitare la penultima e l’ultima settimana prima della maratona? Più che errori da evitare direi consigli, cercare la sensazione positiva e scaricare e scaricare. Devi arrivare al giorno della gara che le gambe ti scappano via e tu devi avere voglia di spaccare tutto. Anche essere moderatamente aggressivo. Se non è così allora sì, hai commesso degli errori.
Sogni realizzati e lasciati in sospeso? Realizzati la 100 km, non raggiunti l'olimpiade, in sospeso una 24 ore e il camino di Santiago a passo spedito. 
Sei ancora intenzionato a provare una 24 ore? Si sono intenzionato a provare una 24h ma la cosa va pianificata, a settembre la pensione poi ci pensiamo.
Hai un modello di riferimento? Ti ispiri a qualcuno? Totò Antibo era il mito di riferimento attuale ma anche i fratelli Elvino e Loris Gennari. Guardando indietro Emil Zatopek per la tenacia. Lasse Viren per quelle progressioni che ti metteva giù con parziali di 200 mt 31"/30/29/28/27/26, mettigli il piede davanti se sei capace.
 
Salvatore Antibo, detto Totò (classe 1962), campione europeo dei 5000 e dei 10000 metri piani a Spalato 1990 e medaglia d'argento olimpica nei 10000 m ai Giochi di Seul 1988. Unico atleta italiano ad avere vinto una gara in Coppa del mondo, è stato primatista italiano dei 5000 e dei 10000 m piani, prima che entrambi i record venissero battuti da Yemaneberhan Crippa.
Record personali: 1500 m 3'43"49 (1988); 3000 m 7'43"57 (1991); 5000 m 13'05"59 (1990); 10000 m 27'16"50 (1989).
Ai Giochi olimpici di Los Angeles 1984 si classificò 4º nella finale dei 10000 m piani, vinti da Alberto Cova. Nel 1986, fu medaglia di bronzo agli Europei sui 10000 m in un podio tutto italiano, Mei, Cova, Antibo.
Nei 10000 m piani ai Mondiali di Tokyo del 1991, durante la seconda parte di gara fu vittima di un improvviso calo fisico; riuscì a terminare ma arrivò ultimo. Dopo la gara si saprà che la causa della crisi era stata un attacco di epilessia, malattia che gli era stata diagnosticata già da ragazzo.
Record nazionali: 5000 metri piani: 13'05"59 (Italia Bologna, 18 luglio 1990) (detenuto fino all'8 settembre 2020) e 10000 metri piani: 27'16"50 (Finlandia Helsinki, 29 giugno 1989) (detenuto fino al 6 ottobre 2019).
Tra le sue gare più importanti: 1984 Giochi olimpici Los Angeles 5000 m piani Semifinale 13'47"53 e 10000 m piani 4º 28'06"50; 1988 Giochi olimpici Seul 5000 m piani Semifinale 13'25"64 e 10000 m piani Argento 27'23"55; 1990 Europei Spalato 5000 m piani Oro 13'22"00 e 10000 m piani Oro 27'41"27; 1989 Oro in Coppa Europa (Regno Unito Gateshead), 5000 m piani - 13'43"84 e Oro in Coppa del mondo (Barcellona), 10000 m piani - 28'05"26; 1991Oro in Coppa Europa (Germania Francoforte sul Meno), 5000 m piani - 13'21"68 e 11º alla Stramilano 1h03'35".
Ho dedicato ai fratelli Gennari il mio libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline  
https://www.unilibro.it/libro/simone-matteo/100km-passatore-gara-coraggio-resilienza/9788899566258
I fratelli Gennari sono menzionati anche nel libro “Il piacere di correre oltre” (Il piacere di correre oltre dal punto di vista di uno psicologo dello sport). 
Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022. 
Emil Zátopek (Kopřivnice, 19 settembre 1922 – Praga, 22 novembre 2000) è stato un mezzofondista e maratoneta cecoslovacco. In carriera ha conquistato quattro medaglie d'oro e una d'argento ai Giochi olimpici. Zátopek fu anche il primo atleta a infrangere la barriera dei 29 minuti sui 10000 m piani (nel 1954); tre anni prima, nel 1951, era sceso sotto l'ora nei 20 km.

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