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mercoledì 28 giugno 2023

Mattia Franzoni terzo posto all’Idroman medio K113 (triathlon terribile)

 E' stata una conferma della mia resilienza e resistenza alla fatica
Matteo SIMONE
 

Domenica 11 giugno 2023, ha avuto luogo l’Idroman (triathlon terribile) che prevedeva le distanze medie (K113), olimpico e sprint.

Davide Rossetti (Lykos Triathlon Team) ha vinto l’Idroman/K113 in 5h21’36”, precedendo Andrea Ruini (Swatt Tri Club) 5h30’39” e Mattia Franzoni (Flandres Love Sportl) 5h31’57”.
Di seguito, approfondiamo la conoscenza di Mattia Franzoni attraverso riposte ad alcune mie domande post gara.
Qual è stato il tuo percorso nella pratica dell'attività fisica? Sono nato in una famiglia di sportivi, mio padre è stato professionista di ciclismo e ha sempre avuto una squadra di ciclismo. Personalmente ho un'esperienza sportiva di ciclismo che è durata fino ai 18 anni (ora ne ho 32) e in questa esperienza ho avuto buone opportunità andando in nazionale e partecipando ai Campionati Europei. Però a causa di un infortunio a 18 anni, purtroppo ho dovuto terminare l'attività e fermarmi alle categorie giovanili senza arrivare mai al professionismo.  Dopo uno stop di alcuni anni, alcune operazioni e tanta fisioterapia ho ricominciato a fare sport con amici (giocando a calcio) e nel 2019 ho deciso di iniziare a provare a fare triathlon ma in modo totalmente amatoriale e come "divertimento".
La gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle? Sicuramente durante il mio periodo di gare ciclistiche. Mi viene in mente una gara che ho vinto che avevo preparato in maniera molto specifica soprattutto con l'aiuto di mio padre e la soddisfazione di avere la mia famiglia all'arrivo contenta per me è stata una senza molto bella.
 
Giuseppe Franzoni, classe ’63, papà di Mattia Franzoni, è stato ciclista professionista n
egli anni 1985-1989 ottenendo le seguenti prestazioni: 28° al Giro della Toscana ('86), 14° al Giro della Toscana ('87), 16° al Giro della Romagna ('88), 17° al Giro del Veneto ('88), 44° al Giro dell'Emilia ('88).
Anche Mattia, classe ’91, è stato ciclista agonista con le seguenti prestazioni: 1° giugno 2008 vinse la 24^ Brescia – Montemagno; 13 aprile 200 vinse il 16° Trofeo Padovani; 14 agosto 2008, 3° al 7° Gran premio Città di Mura; 27 luglio 2008, 3° al 14° Memorial Luigi Pasolini; 20 luglio 2008, terzo al Trofeo Alb.Rist. Al Vecchio Palazzo; 8 giugno 2008, 3° al 12° Gran Premio dell’Arno (gara Internazionale); 22 giugno 2008, 4° al 39° Trofeo F. Buffoni (gara Internazionale).
Che significato ha per te il podio all’idroman 2023? Per me il triathlon è una sfida personale e nulla di più, Idroman è la gara che si addice di più alle mie caratteristiche e ovviamente sono contento del risultato ma è solo una soddisfazione personale.
Quali caratteristiche e qualità possiedi come atleta? Sicuramente sono dotato di un ottime caratteristiche di resistenza allo sforzo.
Un messaggio per spingere persone a fare triathlon?
Il triathlon è un bellissimo sport perché è molto vario e se vissuto con lo spirito giusto, ti permette di ottenere parecchie soddisfazioni e circondarti di persone super appassionate e condividere insieme a loro l'esperienza.
 

Il triathlon risulta essere una grande sfida, tre discipline sportive da mettere insieme con la capacità di passare dal nuoto alla bici e dalla bici alla corsa provando e riprovando in allenamento e in gara.

È andata come previsto? Criticità? In realtà le prospettive a inizio anno erano per l'ottenimento di un risultato migliore, però, purtroppo sono caduto in bici 2 settimane prima della gara e non mi sono allenato per 2 settimane e fino al giovedì precedente della gara pensavo che non avrei partecipato e quindi già partecipare è stato un successo.
Cosa hai scoperto di te e degli altri atleti in questa gara? E' stata una conferma della mia resilienza e resistenza alla fatica e all'adattamento in situazione difficili. Sapevo di non essere pronto a causa della caduta e dei vari impegni lavorativi che mi chiedono di incastrare gli allenamenti.
 
Si mettono in conto imprevisti e infortuni ma Mattia sembra essere uno che non molla dimostrando già da diversi anni di essere moltissimo resiliente avendo a disposizioni diversi piani per rimettersi in gioco in modo diverso e con sport diversi, sperimentando e apprendendo dall’esperienza, cercando di fare il proprio meglio serenamente, divertendosi e puntando al podio o alla vittoria.
Cosa porti via? Direi semplicemente soddisfazione personale.
Cosa e chi contribuisce al tuo benessere e performance? Vivo lo sport in modo completamente amatoriale. La cosa che contribuisce di più alle performance è la spinta dei miei amici che mi fanno da motivatori.
Una parola o frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? Divertimento.
 
Dalle parole di Mattia emerge tantissima motivazione intrinseca che gli permette di fare sport per se stesso con passione e anche una quota di motivazione estrinseca grazie agli amici che spingono, sostengono, tifano, supportano.
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? In questa fase della mia vita, lo sport è semplicemente divertimento, anche se un divertimento molto impegnativo. Non sento la necessità di avere uno psicologo o un mental coach per lo sport ma ho in attivo un'esperienza di mental coaching per il lavoro. Per come vivo lo sport credo che uno psicologo possa essere utile per la gestione della vita lavorativa, familiare e sportiva più che per avere un supporto prettamente sportivo.
La tua gara più difficile?
Credo sia stato il Campionato Italiano nel mio migliore anno di ciclismo. Quell'anno avevo le caratteristiche per vincere il campionato italiano, però a causa di un overtraining ho avuto un calo in quelle settimane con febbre e una diminuzione della performance. Tutti si aspettavano che avrei fatto un ottima performance ma in realtà mi sono staccato.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Sicuramente l'infortunio che mi ha obbligato a smettere di gareggiare nel ciclismo è stata una doccia fredda anche perché avevo buone prospettive di far diventare il ciclismo come lavoro.
 
Purtroppo a volte si perdono treni importanti, ma bisogna accettare gli eventi della vita e riorganizzarsi per il momento presente e il futuro prossimo con nuovi obiettivi ritrovando comunque motivazione ed entusiasmo.
Hai un modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno? Direi di no, per me il triathlon è nato come uno divertimento e non lo conosco bene a livello professionistico. Mi sono ispirato nel passato ai miti del ciclismo. Essendo uno scalatore non si può pensare ad altro che a Pantani.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività di atleta? Sono molto discordanti, nel senso che i miei amici che fanno triathlon vorrebbero un mio maggiore coinvolgimento mentre ovviamente la famiglia (mia moglie e anche in ottica di un figlio in arrivo) vorrebbero che riducessi al massimo la mia attività per stare vicino a loro.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare?
Sono in una fase della vita (ho un figlio in arrivo), nella quale credo che dovrò focalizzarmi su altre cose. L'obiettivo è quello di riuscire a mantenere il più possibile l'animo sportivo e se possibile migliorare nel nuoto che rimane il mio punto debole
 
Risulta essere un problema comune per gli atleti, da una parte si vorrebbe condividere fatiche e gioie in allenamenti e gare, dall’altra parte bisogna cercare di avere un sano equilibrio curando altri aspetti della propria vita, quali famiglia e lavoro.
 
Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

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