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mercoledì 3 gennaio 2024

Giuseppe Pampanini, maratoneta: Se non ti diverti vedrai solo la fatica

 Mi fa continuare a fare sport l'aria che respiro con i compagni di squadra 
Matteo Simone 
 

Lo sport è una grande opportunità di conoscere se stesso e gli altri, scoprire risorse individuali e di gruppo, mettersi alla prova, uscendo fuori dalla zona troppo comoda di confort e provare a faticare apprendendo dall’esperienza.  

Lo sport contempla gioie e dolori, fatica e divertimento, successi e sconfitte, infortuni ma anche grandi soddisfazioni. 
Di seguito l’esperienza di Giuseppe (maratoneta, triatleta, istruttore), classe 1954, LBM Sport Team, attraverso riposte ad alcune mie domande. 
Qual è stato il tuo percorso nello sport? Da ragazzo ho cominciato con il calcio, nel ruolo di portiere, per qualche anno; poi ho fatto una stagione da tesserato dilettante e poi ho abbandonato a causa degli studi universitari. In Italia il sistema educativo non incoraggia gli studenti che vogliono praticare sport come invece succede in altre nazioni. Da adulto, a 55 anni, dopo decenni di sedentarismo, fumatore e in sovrappeso, ho ripreso gradualmente e questa volta lo sport è stato la corsa di lunga distanza. È nata come un modo per fare un cambiamento per la salute e per rimettermi in forma e poi ci ho preso gusto e si è trasformata in pratica agonistica. 

Nella vita ci sono sempre treni da poter prendere o da lasciare, si fa sempre in tempo a cambiare stile di vita aderendo a uno stile di vita più salutare che contempla sana alimentazione e un minimo di attività fisica che se piace può diventare una grande passione sperimentando sia benessere che performance con miglioramenti continui. 
Nello sport chi e cosa contribuisce al tuo benessere o performance? Cosa contribuisce? La consapevolezza di quello che faccio, il come mi alleno, cosa ho studiato alla FIDAL e i seminari che ho seguito per saperne e capire di più. Divertirsi quando tutte queste cose si incrociano e ti fanno trovare soddisfazione in quello che fai. Chi contribuisce? Sono le persone con cui sono in contatto. I compagni di squadra, tecnici e allenatori che mi hanno seguito, ma anche fisioterapisti, ortopedici a cui ho fatto ricorso quando è servito.

La pratica di uno sport è uno spaccato di vita dove si può sperimentare benessere grazie a un impegno consapevole costante e l’avvalersi a persone esperte e qualificate che indirizzano, suggeriscono, curano, allenano, tifano, sostengono, sportano. 
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? Non c'è solo una gara dove ho vissuto grandi emozioni. Essendo un appassionato di lunghe distanze succede spesso di vivere belle emozioni. Ce ne sono state più di una. Certamente le prime maratone, tra cui Roma; Stoccolma, che è stata la prima maratona internazionale (indimenticabile anche perché corsa interamente sotto la pioggia) e poi la maratona di Tokyo con cui ho concluso la serie delle Majors, traguardo inseguito per anni con in mezzo la pandemia.  
Sogni realizzati?  Sogno realizzato è stato completare il circuito delle Marathon Majors. Quando ho partecipato alla New York City Marathon nel 2017 neanche sapevo dell'esistenza del circuito. È stato un lungo percorso, impegnativo per tanti versi, con in mezzo la pandemia che ha fermato tutto per più di due anni. 
La tua gara più estrema o più difficile?
La gara più difficile portata a termine è stata la maratona di Firenze, con crampi continui negli ultimi chilometri. Mi fermavo e ripartivo; mi rifermavo e ripartivo. L'ho portata a termine solo con la forza di volontà. 

La maratona risulta essere un obiettivo importante per tanti runner, una grande esperienza sportiva, una grande sfida a seguito di un congruo periodo di allenamento.  
La prima maratona di Giuseppe risulta essere quella di Roma a 57 anni, il 20 marzo 2011 in 4h00’12”.  
Le successive sono comunque grandi sfide alla ricerca dell’esperienza migliore, della prestazione eccellente, del superamento di condizioni di gara avverse. 
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? Che sono un pazzo scriteriato. Scherzi a parte, i miei familiari pensano che dovrei ridurre l'intensità degli allenamenti e la partecipazione alle gare in considerazione della mia età. Gli amici atleti no. 
Cosa hai scoperto di te stesso praticando sport?
Ho scoperto che ho risorse di cui non avrei mai sospettato, sia fisicamente che psicologicamente, in particolare la resilienza, la capacità di resistere a situazioni di prolungata difficoltà. 

La pratica continua e costante di uno sport permette di acquisire sempre più confidenza con la fatica e sicurezza nelle proprie possibilità e capacità, si pensa di poter fare tutto, ma chi è al di fuori potrebbe essere preoccupato, apprensivo, teso per eventuali affaticamenti, infortuni, imprevisti che potrebbe capitare all’atleta. 
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare? All'inizio sì perché cercavo di raggiungere il massimo delle mie potenzialità. Dopo qualche anno e due infortuni importanti ho pensato che non ne valeva la pena. Adesso gareggio un po' al di sotto delle mie potenzialità, ho anche differenziato gli sport introducendo il triathlon e così facendo ho ridotto il rischio di infortuni.  

Importantissimo non perdere di vista se stessi, la propria salute e integrità, si può fare tutto con attenzione osando ma senza esagerare. Importante è essere in contatto con le proprie sensazioni corporee,
il proprio respiro capire come e quando spingere e come e quando recuperare, riposare, per andare sempre avanti integri e motivati.
 
Quali sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara? Tante. L' emozione della preparazione, l'immaginare una stagione, la sequenza e il tipo di gare; come inserirle in un macrociclo di allenamenti. E poi, quando si passa alla pratica, la stesura del programma di allenamenti e la loro realizzazione. La tensione pre-gara. La concentrazione nel corso della gara, e infine la soddisfazione o l'insoddisfazione post gara con la lezione che ti porti a casa per proseguire e migliorare. Ogni maratona è inoltre un'opportunità per scoprire, conoscere e condividere momenti preziosi con amici vecchi e nuovi.  
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e fasi? Gli aspetti psicologi sono sempre presenti. Per l'approccio alle gare, per la determinazione nel perseguire uno scopo. Per le gare più impegnative, per esempio, è importante la fase preparativa, la ‘visualizzazione’ del percorso da affrontare, l'analisi dei punti critici e l'immaginazione di un eventuale piano B. 

Lo sport risulta essere un grande contenitore molto benefico per gli atleti a partire dagli obiettivi da prefissare che comportano un
contro periodo di preparazione e il superamento di obiettivi intermedi, Ogni atleta si fa e si vede dei film su se stesso relativi al futuro prossimo in allenamento e in gara da solo e in compagnia per capire se si può fare, se si può osare, se è fattibile una data gara da interpretare a seguito di allenamenti e test.
 
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara? In allenamento penso a fare bene la sessione in base alla finalità dell'allenamento stesso. In gara invece dipende. Se la gara è di preparazione o non competitiva sono ‘concentrato’ sul divertimento. Se è una gara importante allora sono concentrato su come si svolge e sulle sensazioni, in base alle mie aspettative. È una sorta di ‘check and balance’ continuo.  

Risulta essere molto bello e simpatico condividere la passione con altri atleti, confrontarsi con loro, sfidarli in allenamenti e gare, conoscere atleti della propria squadra e di altre squadre, fare progetti insieme, condividere pre-gara, gara e post-gara, tornare a casa sorridendo, stanchi ma soddisfatti. 
Cosa ti ha fatto mollare e/o cosa ti fa continuare a fare sport?
Mi fa continuare a fare sport l'aria che respiro con i compagni di squadra, l'atmosfera intorno all' organizzazione delle gare: esserci, fare parte di questo mondo.  
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Nel superamento degli infortuni sono stati fondamentali il medico e il fisioterapista a cui mi sono rivolto, e tanta voglia di superare le difficoltà. Ho avuto un mio anno terribilis, un anno in cui mi infortunavo spesso. Un anno in cui non ho partecipato a nessuna maratona. 

La pratica di uno sport può essere bella per l’aria che si respira in gare ben organizzate e ben partecipate da atleti che si mettono in gioco senza stress, pressioni, tensioni. E se c’è veramente passione e motivazione, si mettono in gioco, sconfitte e infortuni e si è propensi a saper aspettare e farsi aiutare nella cura, con pazienza e fiducia. 
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport?
Per due anni ho allenato bambini e ragazzi. Adesso alleno amatori adulti. Sono approcci e modalità completamente differenti. C'è una cosa in comune: è il divertimento. Trovare una attività specifica che ti faccia divertire, che ti dia soddisfazione. Se non ti diverti vedrai solo la fatica e probabilmente abbandonerai.   
Prossimi obiettivi? Correre/camminare su tutti i continenti. Partecipare alla serie delle ‘SuperHalfs 

Le SuperHalfs sono le 6 mezze maratone che nel 2024 si correranno nelle seguenti città europee: Lisbona 10 marzo, Praga 6 aprile, Berlino 7 aprile, Copenaghen 15 Settembre, Cardiff 6 ottobre, Valencia 27 ottobre. 
Una frase o parola che ti aiuta nelle difficoltà? Non esistono condizioni sfavorevoli, esistono solo uomini arrendevoli. 
Ti ispiri a qualcuno? Mi ispiro a tutte quelle persone che, a dispetto della loro età anagrafica, continuano a praticare sport con passione e soddisfazione.   
Come ti vedi tra 10 anni? Non ne ho la più pallida idea. Mi piacerebbe continuare con i dovuti adattamenti agli anni che passano. Da qualche anno, per esempio, non completo tutte le maratone solo correndo, ma in parte correndo e in parte in fitwalking. 

Si può fare a ogni età e in ogni modo, ognuno con le proprie risorse residue e modalità del momento, senza strafare ma andando avanti e continuando a sperimentare benessere e performance. 

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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