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martedì 17 luglio 2012

"Ferro 3 - La casa vuota". Un esempio di integrazione.



Su consiglio di un mio amico e collega ho visto questa stupenda produzione cinematografica dal titolo “Ferro 3 – La casa vuota”: questa favola del regista coreano Kim Ki-Duk mi ha incuriosito moltissimo. Ma al di là del grande valore artistico che una pellicola del genere può avere (rimando ai siti specializzati e a critici più esperti di me in questo settore per una analisi dettagliata), quello che mi piacerebbe condividere con voi in questa sede è una chiave di lettura più “gestaltica” che ha reso questo film, per me studioso del settore, un esempio fiabesco di una piena integrazione della personalità, obiettivo auspicato in ambito psicoterapeutico da cliente e terapeuta.

All’inizio ho pensato che ero io che, per deformazione professionale, scovassi parti di personalità da integrare anche laddove non ci siano affatto, ma il modo in cui il regista gioca con le metafore e i simboli mi ha fatto ricredere. Ovviamente per sostenere la mia tesi dovrò descrivere parti del film e consiglio a chi fosse incuriosito di guardarlo prima di continuare la lettura del seguente articolo.
I due protagonisti del film sono Tae-Suk che visita alcune case temporaneamente disabitate e Sun-Hwa che è vittima di violenza fisica e psicologica del marito. Volendole considerare come due persone distinte la storia narra dell’amore fiabesco che nasce un po’ alla volta tra i due. Ma scendiamo ad un altro livello di lettura (d’altronde ce lo suggerisce anche il regista quando alla fine commenta “Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno”) e consideriamo i due protagonisti nel seguente modo: Lui è una parte di Lei, la sua forza vitale, la sua energia, e le case disabitate che Lui visita sono aspetti di Lei. Vediamo se la storia regge lo stesso.
Inizialmente quando viene introdotto il personaggio di Tae-Suk scopriamo da subito che ha l’abitudine di intrufolarsi nelle case temporaneamente disabitate: lì si ristora e si riposa ma allo stesso tempo si prende cura degli oggetti che trova in esse, riparandoli; dei vestiti sporchi, lavandoli; cura le piante bagnandole con delicatezza; lascia un segno del suo passaggio scattando delle foto vicino a quadri, statue, altre foto che ci sono in casa.
La prima volta che i due si incontrano avviene quando Tae-Suk entra a casa di Sun-Hwa. Lei è rannicchiata in un angolo con tantissimi lividi e questa immagine contrasta con una sua bellissima foto appesa al muro. Proviamo ad ipotizzare che Tae-Suk (la forza vitale di Sun-Hwa, la sua energia) sia arrivato proprio in seguito alle percosse ricevute: immaginiamo che dopo aver subito dal marito l’ennesima violenza, colta dalla disperazione, dentro di lei sia affiorata una forza che voleva proteggerla dal marito e non farla sentire più vittima, una sorta di istinto di sopravvivenza o il “BASTA!” interiore che gridiamo quando non riusciamo più a reggere una situazione e vogliamo disperatamente cambiarla.

La prima ad accorgersi dell’altro è Sun-Hwa che lo inizia ad osservare da lontano mentre cura le piante, tira palle da golf su un bersaglio, aggiusta una bilancia: Lei si accorge di questa forza e ne è sorpresa, incuriosita e un po’ spaventata, un po’come quando ti ritrovi a fare i conti con una consapevolezza fugace che affiora in certi momenti della terapia. Ma senza voler forzare troppo la mano con i simbolismi, possiamo ricorrere alla bilancia come spiegazione di quanto sta accadendo. All’inizio la bilancia è rotta, fissa sul peso di 111 Kg: dopo averla aggiustata notiamo che Tae-Suk pesa 65 Kg e Sun-Hwa 46 Kg. Facendo la somma dei due pesi Lui (65 Kg) + Lei (46 Kg) = 111 Kg.  Questo spezza una lancia a favore dell’ipotesi che Tae-Suk sia una parte di Sun-Hwa. Tuttavia, quando lei acquista la consapevolezza dell’esistenza di questa forza, la riconosce ma la separa da sé, la sente come qualcosa di esterno da sé (cosa che cambierà alla fine quando ci sarà l’integrazione).
Continuiamo con la spiegazione: Sun-Hwa si lascia vedere da Tae-Suk proprio nel momento in cui il marito le chiede di rispondere al telefono in modo minaccioso attraverso la segreteria telefonica. Senza sentire cosa le dice il marito quando risponde al telefono capiamo che la sta maltrattando verbalmente. La telefonata termina con un suo urlo di disperazione e dolore e la conseguenza che Tae-Suk va via. Possiamo immaginare a questo punto che ci inseriamo in questa storia nel mezzo di un ciclo coniugale dove accade ripetutamente sempre la stessa dinamica: lei vessata dal marito sente di voler  reagire ma per un qualche motivo (che scopriremo verso la fine del film) reprime quella energia, quell’istinto, prima ancora che possa utilizzarlo per difendersi. Questa volta però evidentemente è al limite della sopportazione e quella parte che è scappata via (Tae-Suk) è stata percepita nitidamente: ha una speranza in quanto ha la consapevolezza che almeno esiste.
Infatti subito dopo Tae-Suk ritorna mentre Sun-Hwa è in lacrime e noi spettatori sentiamo la sua difficoltà a reagire. Lui inizia a prendersi cura di lei facendole ascoltare una bellissima melodia, facendole indossare il suo vestito più bello, che guarda caso tra i tanti era uno che il marito non voleva che indossasse perché costava molto.
Quando ritorna a casa il marito, subito partono i rimproveri ai quali Sun-Hwa non riesce ancora a reagire.  Dopo il marito cerca di addolcirla con una falsa gentilezza e poi prova a fare l’amore con lei ma quest’ultima gli resiste e il marito la picchia fino a che non si “passivizza”. A questo punto Tae-Suk, che ha osservato di nascosto tutta la scena, viene fuori in modo aggressivo scagliando contro il marito delle palline da golf, a simboleggiare la rabbia e il risentimento di questa sua energia troppe volte repressa. Tae-Suk va via nuovamente e Sun-Hwa ha un attimo di ripensamento nel vedere il marito soffrire, ma come dice il proverbio questo episodio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e Lei decide di seguire Lui e quindi di farsi proteggere da questa forza che adesso riconosce.
Sono soli, insieme, per strada. Tae-Suk, così come aveva fatto con il marito, inizia a colpire una pallina da golf con un “ferro 3” ma questa volta la pallina è legata con una corda ad un albero, o ad un palo. Questo gesto ripetuto in modo quasi ossessivo simboleggia certamente la rabbia di Sun-Hwa che in questo modo viene tenuta a bada ed espressa solo simbolicamente, senza essere agita.  
Iniziano a visitare insieme delle case temporaneamente disabitate e possiamo ipotizzare che ognuna di queste case rappresenta un valore a cui Sun-Hwa tiene: la Bellezza, il senso di Protezione, l’AMORE, la Semplicità, il Rispetto e il Prendersi Cura degli altri.
La prima casa che visitano è quella di un fotografo i cui scatti contengono nudi femminili, simbolo evidente di bellezza. Lì c’è una foto di Sun-Hwa molto bella che lei resta a fissare; mentre Tae-Suk dorme, Sun-Hwa scompone la foto in 30 pezzi e li dispone in maniera caotica. È possibile che essi rappresentino la sua attuale condizione, ossia quella di una donna che ha sempre agito in un certo modo e che adesso sta cambiando: questo cambiamento produce un caos in quanto vengono a cadere i suoi  abituali punti di riferimento e lei sembra non riconoscersi più.  Osserviamo che Sun-Hwa, per imitazione, comincia a prendersi cura degli oggetti in casa come faceva Tae-Suk all’inizio: a questo punto si assiste ad una prima loro integrazione, più meccanica che “sentita” al momento. L’inaspettato arrivo di una ragazza che bussa alla porta mette entrambi in allarme: essi si sentono degli intrusi, a simboleggiare che il senso di colpa è in agguato e lei ancora non si sente sicura: un po’ alla volta sta cambiando ma ancora non riesce a reggere il confronto pubblico e sociale di questo suo cambiamento. Prima di andare via da questa casa Tae-Suk si scatta delle foto e Sun-Hwa gli si mette accanto, in posa, ulteriore segno che sta iniziando un’integrazione tra le parti.
Tra una casa e l’altra osserviamo che Tae-Suk riprende a tirare la pallina da golf legata ad un albero ma Sun-Hwa si pone davanti e lo fa desistere: l’integrazione tra i due sta portando a considerare che il risentimento e la rabbia non portano a nulla e si può utilizzare quella energia (Tae-Suk) in un altro modo.
Altra casa, quella del pugile, simbolo del Senso di Protezione. Dopo aver assistito a dolci scambi affettuosi tra i due, Sun-Hwa inizia a piangere, forse perché affiora in lei la consapevolezza di non avere un posto e una persona che la faccia sentire protetta e al sicuro. Lui la coccola facendola sentire meglio ma l’arrivo dei proprietari della casa evidenzia che Lei si punisce per aver provato a cercare conforto e protezione da sé (attraverso di Tae-Suk): lui infatti viene pestato dal pugile e insieme scappano via.

Questa situazione simboleggia il conflitto nevrotico in atto dentro di Sun-Hwa: Lei prova a prendersi cura di sé (attraverso di Lui) ma allo stesso tempo si sente in colpa per averlo fatto (forse perché il contesto intorno a lei, rappresentato dal marito, non vuole questo cambiamento in quanto così facendo perderebbe tutto il potere che ha su di lei). Questo conflitto provoca comunque dentro Sun-Hwa tanta rabbia e risentimento in quanto una parte di lei vuole e ha bisogno di sentirsi bene mentre l’altra parte, è sotto ricatto del marito e ciò non le permette di vivere la propria vita. Questa rabbia rivolta all’esterno diventa distruttiva: Tae-Suk inizia a tirare la pallina da golf, ma nonostante le protezioni che usava per tenere a bada questa rabbia,  provoca del male ad un passante innocente. Qui è Sun-Hwa a prendersi cura di Tae-Suk e a capire che quella rabbia non avrebbe portato a nulla di buono ma doveva indirizzare quell’energia vitale in modo più costruttivo.
Altra casa, quella degli innamorati, simbolo dell’AMORE, in cui Sun-Hwa bacia e ama Tae-Suk, e quindi se stessa: si inizia così ad intravedere una possibile alternativa alla sua condizione!
Altra casa, quella più semplice di tutte, in cui trovano un signore anziano morto e insieme se ne prendono cura, pulendolo con rispetto e sotterrandolo. A questo punto vediamo loro due sereni insieme e Lei che ormai è forte quanto Lui, ma qui avviene che vengono beccati dalla polizia, simbolo di un Super-io punitivo che non tollera più questo suo cambiamento. Osserviamo la polizia che si accanisce su di Tae-Suk e non tocca minimamente Sun-Hwa; vediamo che la polizia si accorda con il marito: in qualche modo anche quest’ultimo gioca un ruolo fondamentale sui suoi sensi di colpa, infatti scopriamo finalmente dov’era il ricatto e la trappola: lui passa dei soldi alla famiglia della moglie e il prezzo da pagare è proprio la sopportazione passiva della situazione coniugale che lei sta vivendo. La polizia chiama il marito che se la riprende: Sun-Hwa ritorna alla sua vecchia vita e Tae-Suk viene messo in prigione dopo essere stato maltrattato dal marito con l’aiuto della polizia (metaforicamente prendiamo atto di come tutte le volte che veniva fuori Lui, cioè quella parte di Lei, essa veniva letteralmente schiacciata e brutalizzata dal marito e dai sensi di colpa della moglie). È bellissima la metafora di Tae-Suk, la parte più vitale di Sun-Hwa, viene messa in carcere (ingabbiata) in una cella di isolamento per poterla domare e controllare.
Tuttavia qualcosa è cambiato: mentre Sun-Hwa cerca di resistere al marito in modo passivo, Tae-Suk inizia ad escogitare un modo per nascondersi a tutti. Più Lui impara a nascondersi e più Lei riesce a reagire al marito. Molto più sicura di sé, la osserviamo indossare un vestito elegante e con esso recarsi alla casa dei due innamorati (dove si erano baciati) e senza sentirsi più un’intrusa si addormenta sullo stesso divano. L’Amore che simboleggiava quella casa è diventato amor proprio, amore per se stessa.
Al ritorno a casa viene maltrattata di nuovo dal marito ma questa volta Sun-Hwa sembra non curarsi più di lui.
Lui nel frattempo ha imparato a stare dietro alle persone senza farsi scoprire, dopodiché viene liberato. Con questa rinnovata forza interiore Tae-Suk si vendica dell’agente di polizia che l’aveva punito ingiustamente, simbolo che la sua forza è cresciuta ed è diventata più forte di un super-io colpevole e punitivo che gli portava sensi di colpa. L’ultima sfida resta con il marito.
Nel frattempo grazie alla sua rinnovata forza, Tae-Suk rivisita tutte le case e le “riempie” con la sua presenza senza aver paura e senza sentirsi un intruso: tutto ciò che simboleggiavano quelle case è stato finalmente accettato e fatto proprio. Ritorna nella casa dei sue amanti, quella che simboleggia l’Amore e forse proprio nel decidere di optare per l’Amor proprio, proprio nel decidere di rispettarsi e amarsi c’è la sua nuova forza. Quando ritorna nella casa del fotografo scopriamo che la sua foto è quasi tutta stata ricomposta correttamente tranne che per due pezzi: ormai si sente bella anche dentro e così facendo Tae-Suk si riprende la foto di Sun-Hwa.

Ormai l’integrazione è avvenuta e anche la sua espressione è cambiata: la vediamo serena e felice. Se c’è ancora chi ha dei dubbi, li abbandoniamo quando vediamo Sun-Hwa che si riflette allo specchio e vede Tae-Suk, mentre il marito nella stessa scena vede solo la moglie. A un certo punto la sentiamo dire a Tae-Suk “Ti amo”: ha imparato ad amarsi e a rispettarsi e a prendersi cura di sé e questo la rende sorridente e felice. Il contesto intorno a sé non è per nulla cambiato, ma Lei si sente libera dalla gabbia e libera di amarsi e rispettarsi senza bisogno dell’approvazione, dell’amore o del consenso dell’altro, in questo caso del marito. Alla fine Sun-Hwa cattura Tae-Suk che si nascondeva dietro di lei, e lo bacia, mentre la testa di Tae-Suk si sovrappone ad un primo piano di Sun-Hwa. L’immagine finale di Lui e Lei insieme sulla bilancia che segna zero come peso fa capire che l’integrazione è stata interiorizzata.

Un grazie particolare alla dott.ssa Perna Sara che ha collaborato alla stesura dell'articolo