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martedì 28 aprile 2015

Si scopre per caso di essere ultramaratoneti

Non c’è un percorso per diventare un ultramaratoneta, si scopre per caso di essere portanti per le lunghe distanze, di sperimentare piacere e benessere nel percorrere lunghi percorsi, sentieri, strade a contatto con se stessi, con la natura, con gli altri, a sfidare i propri limiti, a fare cose impensabili a scollegarsi dal corpo per non sentire, per non essere fermati, per andare avanti, per sfidare l’ignoto, il dolore. Ecco quello che emerge ascoltando atleti al di fuori dal normale:
“In alcuni cammini religiosi ho incontrato alcuni amici ultramaratoneti e parlando delle mie e delle loro esperienze, mi hanno invitato spesso a uscire con loro tutti i giorni facendo mediamente almeno 10 chilometri. Giù di lì mi hanno invogliato a partecipare a una ‘gara’ (100km del Passatore) altri la chiamano la più bella del mondo, e cosi ci andai. Da quella poi sono scaturite altre.”
“Ho iniziato a corricchiare una mezzamaratona con un amico per scommessa a 32 anni. Da lì non mi sono più fermato.”
“Il mio percorso per diventare ultramaratoneta, è stato molto graduale. Ho iniziato oltre 15 anni fa, spronato da un amico, a corricchiare nel parco per passare il tempo mentre i nostri figli si allenavano alla scuola calcio. Con poco entusiasmo gli ho dato retta, perché ero un amante praticante del pallone.
La corsa non mi diceva gran che, ma giorno dopo giorno, km dopo km, la cosa cominciava ad intrigarmi soprattutto perché le gambe rispondevano bene alla fatica e il fiato c’era! Così mi sono iscritto ad una Società sportiva e ho iniziato ad allenarmi per fare qualche gara, prima da 10 km, poi la prima mezza maratona, la seconda, la terza e finalmente la voglia di provare la vera maratona: quella di Roma! E’ stato un successo personale, una grande soddisfazione per un traguardo che fino ad un anno prima neanche mi sarei sognato! E cosi con la consapevolezza di avere una capacità in tale disciplina, ho continuato e di maratone ne ho fatte in varie parti di d’ Italia. La svolta ci è stata quando ho cambiato società sportiva, iscrivendomi alla Società Villa de Santis, dove ho trovato un gruppo di veri ‘matti’ per la corsa, tanto da convincermi a fare la prima ultramaratona da 50 Km, la Pistoia Abetone, poi la 100km degli Etruschi poi la ventriquattrore, dove ho percorso 185 km, poi le Tre Cime Di Lavaredo sulle Dolomiti da 50 km circa e la Nove colli di oltre 202 km tra i colli dell’Emilia Romagna!!!! Nel giro di tre anni abbiamo partecipato a tante ultramaratone tanto da vincere per tre anni di seguito il campionato Iuta che è la formula uno degli ultramaratoneti tra società di tutta Italia”.
“Non ho una grandissima costanza negli allenamenti e la prima 100 km è nata per caso. Per prepararmi a questa ho corso due maratone (Roma e Padova) a distanza di un mese l’una dall’altra, poi ho fatto un allenamento di 30 km e per finire uno di 65 km. Dopo la prima 100 km ho mantenuto un allenamento costante (ma in ogni caso non corro più di due volte alla settimana, spesso solo una volta).”
“Dopo varie maratone, la curiosità di fare una gara diversa, la curiosità.”
“Nel maggio 2003 ho corso la prima maratona, a novembre ne ho corso due ravvicinate con buoni risultati acquistando consapevolezza e nel 2004 ho deciso di mettermi alla prova e ho corso il mio primo Passatore, da lì è scoppiato l’amore per le ultra anche se devo dire che era latente. Prima di correre andavo in bici e i miei sogni erano i passi dolomitici, non le passeggiate in campagna.”
“Ho iniziato a correre da bambina, prima gare veloci poi mezze maratone e maratone cercando sempre di migliorare poi sono passata alle ultra, perché sentivo che quella era la mia strada; alla fine di ogni maratona potevo continuare ancora per km e perché il mondo del ultramaratona è affascinante! La mia prima ultra è stato un mondiale di 100km, una sfida con me stessa!!!”
“Dopo un breve periodo di atletica durante la prima adolescenza, dovetti smettere a causa di infortunio, ma rimase sempre dentro di me la voglia di correre. Quando più tardi cominciai a fare snowboard e a trovarmi più volte a percorrere la strada che porta all'Abetone, stavo tutto il tempo appiccicata al finestrino, affascinata dal pensiero che tanti la percorrevano a corsa...mi è sempre sembrato più ‘etico’ raggiungere i luoghi a piedi anzi che in auto, comunque. Tanti anni dopo ancora, per l'esattezza 4 anni fa, ripresi a correre con l'obbiettivo, che allora mi sembrava quasi impossibile, di fare la Pistoia Abetone...poi in realtà è stato tutto veloce e naturale. All'arrivo della mia prima maratona, Firenze 2011, la sensazione fu: ‘già finita?’ Quindi il passo fu corto verso la Pistoia Abetone, poi le 6 h, infine le 24 h, le 100 km ecc.”
“Ho iniziato per caso, quando un settantenne di disse che avrebbe partecipato ad una 100km, io non avevo fatto alcuna gara ufficiale fino allora, ma dissi tra me e me: - se la termina lui perché non posso farlo io. Dopo qualche anno ho cercato di arrivare più preparato a queste gare e ho iniziato a soffrirle un po’ meno.”
“Un percorso casuale…mi allenavo per altre discipline sportive e …poi la distanza mi ha chiamato…”
“Vengo dalle gare di mezzofondo fatte in gioventù poi c’è stato uno stop di 10 anni ripresa con una bella maratona preparata con tutti i criteri 2h.48 per la cronaca poi hanno incominciato ad incuriosirmi ed affascinare queste distanze.”
“Sono partita dalle gare su strada e dalla maratona corse per le prime volte per seguire le “orme” di mio padre, anche lui maratoneta. Poi con il tempo mi è venuta voglia di provare una 50km e poi il mitico Passatore di 100km. Infine, grazie al mio compagno Paolo amante della montagna, ho scoperto l’ultratrail.”
“Diciamo che mi sono avvicinato quasi subito all'ultra, questo mondo l'ho scoperto grazie ad un amico che mi raccontava di queste fantastiche gare, ho fatto una follia prima della maratona ho corso la Pistoia abetone.”
“Non ho avuto un percorso, ho semplicemente provato a sfidare me stessa allungando sempre più i tempi di sforzo!”
“Nel 2010 dopo una granfondo con gli sci ho capito di non faticare su distanze da molti ritenute già ‘lunghe’, lì erano 45 km. Così qualche settimana dopo ho provato un trail di 26 km e la settimana seguente ho provato una maratona vera, chiusa in 3.29 senza essere stanca.”
“Ho iniziato a correre nel 2004, prima di quello ero sportivo ma non facevo gare, poi quasi per caso mi sono trovato a fare una 10km e poi subito la maratona di Bangkok, tornati in Italia e guardando un calendario di gare ho visto una 24 ore e ho detto perché no? non e andata molto bene ma almeno e stato un inizio.”
Da queste risposte emerge che le potenzialità dell’essere umano sono inimmaginabili, si scopre per caso di essere portati per qualcosa per la quale siamo disposti ad investire in tempo, fatica o danaro. A volte su invito di amici, parenti o medici ci dedichiamo ad attività per noi sconosciute o che non abbiamo mai avuto modo o occasione di praticare o di interessarci e come per magia gradualmente ci accorgiamo di diventare quasi dipendenti, ci accorgiamo che tali attività, tali interessi per qualche motivo ci procurano benessere, ci fanno sperimentare situazioni piacevoli.

Matteo SIMONE

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