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martedì 12 maggio 2015

Vito Rubino, Ultraman: Essere determinato e paziente nel raggiungere gli obiettivi

Matteo SIMONE 

Approfondendo il mondo  degli ultramaratoneti ho scoperto che la motivazione è il motore principale per percorrere tantissimi chilometri e quindi c’è differenza di preferenze tra gli atleti.

Ci sono quelli che preferiscono il trail immersi nella natura e non farebbero mai gare su strada, altri che è indifferente correre su sentieri o su strada ma che non farebbero mai  circuiti brevi da ripetere enne volte come una pista di atletica.
Vito Rubino per esempio è un atleta ultra, ultra, ultra ma gli puoi chiedere di correre sott’acqua, nel deserto, in cresta di montagna, in bici, ma se gli dici che c’è da ripetere un giro per enne tantissime volte non parte nemmeno perché la motivazione è inesistente e quindi il motore di avviamento nemmeno si mette in moto.
Al contrario spazi immensi naturali ma anche strade semplici o impervie, mari, acque e bici lo allettano e gli fanno sperimentare il piacere di sentire, il corpo, la fatica, il riuscire nelle sue imprese.
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?
Tutte le gare ultra che consistono nel fare dei giri di uno stesso percorso prefissato, per esempio in una pista di atletica etc. Semplicemente per me non c’è motivazione.”
Che significa per te partecipare a una gara estrema?La possibilità di allontanarmi dalla ‘gabbia’ della quotidianità urbana e dal comfort. Significa mettermi in una situazione di stress dove è necessario concentrarmi e sforzarmi per andare avanti o per tirarmi fuori da una situazione pericolosa.”

Lui è un originario di un posto immerso nella natura che è la città di Manfredonia alle porte del Gargano dove c’è l’immensa foresta Umbra, le strade ed i sentieri del promontorio del Gargano, ed i mari dove poter nuotare nell’immensità dell’Adriatico.
Ti va di raccontare un aneddoto? Quando ero adolescente uscivo con i miei amici in bici sul Gargano. Io avevo voglia di andare oltre e scoprire nuove strade. Loro invece volevano tornare a casa. Allora io dicevo di conoscere una scorciatoia e tutti mu seguivano, soprattutto quando era in discesa. Poi si rendevano conto che non era una scorciatoia e c’erano delle salite ripidissime da fare e io me la ridevo. Uso tuttora la stessa tecnica con mia moglie quando usciamo in bici o di corsa.”

Ultimamente nel Gargano si sta provando a proporre gare ultra ed estreme come la 100km del Gargano ed un Ultratrail di 77km con partenza da Mattinata.
Ma Vito rubino come tanti giovani è un ricercatore migrato in U.S.A. ed il caso ha voluto che essendo anch’io di Manfredonia l’ho conosciuto durante un’uscita sul Gargano con il Team degli ultracamminatori ecospirituali del Gargano.
Così restando in contatto ed appassionandomi alle sue imprese e considerando che sto scrivendo proprio un libro sugli ultramaratoneti e gare estreme ho trovato proprio il pane per i miei denti.
Così posso parlare, intanto di Vito in particolare e degli ultramaratoneti in generale.
Vito sembra un cannibale, un mangiatore di sport, di chilometri, di ore a fare sport, sembra insaziabile, ma per lui vivere è questo, da molto importanza allo sport.
Ti puoi definire ultramaratoneta?Si, faccio gare ultra di corsa, bici, nuoto e gare con discipline combinate come nell’ultra-triathlon (per esempio Ultraman).
Cosa significa per te essere ultramaratoneta?Fare gare che durano almeno un giorno intero (12-24h). Significa correre dall’alba al tramonto senza fermarmi; significa non dormire per correre tutta la notte, e scoprire un nuovo giorno mentre continuo a correre.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?
Ho cominciato facendo trekking da piccolo, con mio padre e con mia moglie dopo. La mia ispirazione era vedere posti nuovi, essere nella natura incontaminata e vedere sempre di più durante il giorno. Poi il giorno non è bastato più e ho cominciato a correre anche di notte.”

Vito sembra un ingordo, piace fare sport sempre di più, questo perché gli permette di vedere, di conoscere, vedere cose nuove, vedere se stesso all’azione, vedere se ce la fa. E’ una scommessa continua con se stesso, una sfida continua.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?La voglia di scoprire pienamente le mie potenzialità".
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?Correre mi ha permesso di esplorare percorsi più lunghi rispetto al trekking. In un certo modo la corsa è per me un trekking accelerato, per chi va di fretta. Ma c’è anche qualcos’altro che si innesca correndo. Respirare più forte, sentire gli odori della natura più intensamente, sentire il cuore andare su di giri e spingere i miei limiti, in una parola vivere più intensamente. Correre ha anche innumerevoli effetti di benessere a lungo termine.”

Per Vito l’intensità è un concetto fondamentale, ha bisogno di sentire tutto enfatizzato, il cuore, il respiro, più sente è più vuol sentire, il sentire diventa la sua ombra, diventa la sua certezza di esistere, la sua sicurezza, il suo ancoraggio al mondo terreno.
Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta?Vivere la vita intensamente. Raggiungere uno stato in cui solo le cose importanti contano. Riscoprire le persone importanti nella mia vita. Riscoprire e migliorare me stesso.

E’ consapevole dei suoi limiti e dei rischi che potrebbe correre, li mette in conto, ma fa molta attenzione.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?Correre su trail rocciosi in montagna e in condizioni non ottimali può essere pericoloso. Fortunatamente finora è andato tutto bene.”

Vito è determinato nel raggiungimento dei suoi obiettivi ma anche paziente, studia quello che vuole fare, gli obiettivi da raggiungere, sempre più difficili e sfidanti ma possibili per lui anche se per tantissimi sarebbero impossibili, sa come fare per raggiungerli, le risorse necessarie, occorrenti per raggiungerli.
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?Per partecipare: La voglia di avventura. L’incapacità di oziare. Per completare: Determinazione. Non poter accettare le cose fatte a metà. Raggiungere gli obiettivi prefissati.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Di essere determinato e paziente nel raggiungere gli obiettivi.”
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?E’ migliorata nel senso che mi ha dato molta più sicurezza in me stesso e nei miei rapporti con gli altri. Questo mi ha permesso di raggiungere più facilmente gli obiettivi prefissati.

Divertenti sono i suoi racconti allucinatori.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?La devo ancora fare…Finora però un gara in bici da 830km non-stop con più di 10000 metri di dislivello attraverso lo Utah, negli Stati Uniti. Ho completato il percorso in poco meno di 44h. La principale difficoltà è stata lottare con la mancanza di sonno. Durante la seconda notte ho avuto allucinazioni: vedevo la strada prendere forme strane, la striscia bianca attorcigliarsi come un serpente, e ho visto dei pirati impiccati a degli alberi…meglio non continuare.”

Dalla sua parte ha una moglie anche ultramaratoneta, mentre la mamma fa finta di non essere a conoscenza delle imprese considerate pericolose ed estenuanti di Vito.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? Sono molto fortunato perché anche mia moglie è una ultramaratoneta e partecipa con me alle gare ultra. Quando non partecipa fa parte della mia squadra di supporto. Questo ci dà la possibilità di condividere momenti importanti, di superare momenti difficili insieme e attraverso questo percorso di rafforzare la nostra unione di coppia. Mia madre invece è un tipo pauroso, quindi le dico piuttosto cha vado a fare delle ‘passeggiate’ “all’aperto. I miei amici si sono abituati e quasi non si sorprendono più quando racconto quello che faccio.”
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?
Si, mia madre, quando si accorge di quello che faccio.”
Hai un sogno nel cassetto?Il mio cassetto è pieno di sogni. Ma è come il vaso di Pandora, preferisco non aprirlo. Piuttosto lascio che i sogni escano soli uno a uno.”

Intanto nel 2015 il grande Vito rubino è stato capace di portare a termine una grande impresa grazie anche al suo equipaggio coordinato dalla moglie Palas che si sono presi cura di lui fino alla fine della Race Across America (RAAM). Trattasi di una gara di ultraciclismo più dura al mondo, bisogna attraversare tutto il territorio degli Stati Uniti per una lunghezza di 3.004 miglia che corrispondono a 4.800 km in un tempo massimo di 12 giorni chi ci riesce è un eroe. Vito ci è riuscito in 11 giorni e mezzo. 
Questo è significato per lui fare 12 giorni e notti di vita con la bicicletta, dormire il meno possibile, minuti, qualche ora, da due a tre ore al massimo. Significa pedalare dalla mattina alla sera, dalla sera alla mattina, con la luce, con il buio, attraversando tanti tipi di territori, con diversi climi, ed avere un pensiero fisso pensare al traguardo, pensare a portare a termine la gara, pensare a tutto quello che si è investito in questa gara, in termini di allenamenti, di preparazione atletica, mentale, programmazione a tavolino delle varie tappe, delle varie difficoltà, i rischi che si potevano correre, quello di cui doveva fare attenzione.
Per altri impegni non ho potuto far parte del suo equipaggio (crew). Che dire un uomo extraterrestre.
Per concludere non posso che augurare a tutti gli atleti e gli organizzatori di continuare a promuovere un sano esercizio fisico per tutte le età e con qualsiasi modalità e sviluppare sempre nuovi percorsi naturali e consultare libri sulla psicologia dello sport e del benessere.

Vito è menzionato nei libri:
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline 
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice.  
L’esperienza raccontata dalla coppia Palas
Policroniades e Vito Rubino, dal Canada al Messico in mountain bike tandem per 30 giorni, è riportata nel libro “Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti”, 8 ottobre 2018, di Matteo Simone (Autore).
 

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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