Corrado Mazzetti, esempio vivente dei miei pensieri, dei miei insegnamenti, delle mie convinzioni, è una persona da laboratorio di psicologia, attraverso la sua conoscenza puoi scoprire quanto è vera la teoria rispetto all’importanza dell’aspetto mentale nella vita e nello sport, per il benessere e per raggiungere i propri obiettivi, i propri sogni.
Puoi scoprire la realtà degli
emisferi, quando si parla del sinistro razionale che a volta ti blocca, e
l’importanza dell’emisfero destro più immaginativo, più creativo.
Corrado è una
persona Resiliente, riesce a vedere la luce nel lungo tunnel, riesce a
rialzarsi ogni volta da situazioni difficili, si piega ma non si spezza. Cosa
importante riesce a trasmettere la sua esperienza agli altri, atleti, persone,
educatori e soprattutto ai ragazzi.
Corrado Mazzetti è un atleta scrittore amante della vita e dello sport,
gli piace raccontare di sport e di storie sportive di atleti validi. I suoi
messaggi sono ricchi di inviti al sano sport ed alla consapevolezza corporea. Corrado
è uno che non molla, lo ha già dimostrato partecipando a gare lunghissime e
durissime ed ora vorrebbe riprendere a correre le lunghe distanze per scavare
ancora dentro se stesso, conoscersi meglio e continuare il dialogo corpo,
psiche e spirito.
Ti puoi definire
ultramaratoneta? "Sì. Attualmente ho 68 anni e ho smesso di gareggiare nel 1990 anche se
ho continuato a correre, solo per divertimento, finché la salute me lo ha
permesso. Al momento sono gravemente malato, dicono i medici, ma i medici non
sanno quanto è potente la mente!"
Qual è stato il tuo percorso
per diventare un ultramaratoneta? "Ho corso più di 130 maratone
ed avevo bisogno di nuovi stimoli."
Cosa ti motiva ad essere
ultramaratoneta? "Il dialogo con me stesso."
Hai mai rischiato, per infortuni o altri problemi, di
smettere di essere ultramaratoneta? "Si ma gli infortuni sono stati causati da incidenti indipendenti
dalle corse ho dovuto interrompere dal 74 al 79 e poi per altri brevi periodi."
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta? Purtroppo non lo posso fare più ma continuerei perché il dialogo corpo/mente/spirito va oltre la vita."Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? "La sfida con il tuo Io interiore."
La tua gara
più estrema o più difficile? "Diverse ma forse la più
terribile la Badwater nella Death Valley, non la rifarei."
Una gara estrema che
ritieni non poter mai riuscire a portare a termine? "In condizioni ottimali e senza
pensare al tempo, nessuna."
Una gara estremi che non
faresti mai? "Non rifarei la Badwater."
Cosa ti spinge a spostare
sempre più in avanti i limiti fisici? "Scoprire quanto è potente la nostra mente, fino a dove si può arrivare
scavandola di continuo."
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? "Non mi hanno mai osteggiato anche
perché non ce l'avrebbero fatta."
Che significa per te
partecipare a una gara estrema? "Capire chi realmente 'Sono' e
cosa posso ancora 'Divewntare'".
Ti va di raccontare un aneddoto? "Scrivo articoli per la rivista x.run sul sito www.xrun.eu.
Sull'ultimo numero ho pubblicato un articolo su come grazie allo corsa, dopo
essere uscito da 63 giorni di coma, ho compiuto 10 miracoli in 10 mesi:
Il 23 Gennaio 1988 mentre mi allenavo per correre la 100 Km del Passatore
edizione Maggio 1988 alle ore 19,40 venni investito da un auto. Condotto all’ospedale con fratture al perone,
al malleolo, con i legamenti del ginocchio destro lacerati, con due costole
rotte ed una frattura larga 17 cm al cranio occipitale, alle ore 22,30 entrai
in coma. Secondo il parere dei medici con speranze di risveglio praticamente
zero.
Fin da bambino ho avuto la fortuna di essere istruito a sviluppare i modi
più svariati per eludere ed aggirare il pensiero verbale e visualizzare le
idee, costruendo mappe e immagini mentali. In coma ho visto un’idea, ho
immaginato di svegliarmi, l’immaginazione è più importante di ogni conoscenza,
la conoscenza è sempre limitata, mentre l’immaginazione abbraccia il mondo
intero. Il pensiero visivo è legato all’emisfero destro ed è molto più fluido
perché alimenta l’ispirazione. Ho disegnato il mio risveglio ed il 25 Marzo
alle ore 22,30, dopo 63 giorni, ho aperto gli occhi. Si è gridato al miracolo
ma la vita è un miracolo, noi siamo la vita, noi siamo un miracolo. A metà Aprile
ho iniziato la rieducazione, potevo camminare con le stampelle, ma i medici
sostenevano che non sarei più stato in grado di correre. Io preferisco vivere i
sessanta secondi di ogni minuto, i sessanta minuti di ogni ora, ogni ora delle
ventiquattro di un giorno. Quando correvo non avevo dubbi: Vivo il presente e basta!
Il 28 Maggio mio padre mi fece un regalo, venne a prendermi e mi portò
sul Passo della Colla a vedere il passaggio dei centisti. Avevo molti amici da
salutare, l’anno precedente ero arrivato 20° in 8h14’ ma uscendo da Brisighella
insieme all’amico Kovacs fummo investiti da una moto. Kovacs si dovette
ritirare ed io continuai zoppicando, peccato perché a 10 Km dall’arrivo stavamo
riprendendo Rossetti, Bellocq era in fuga ma potevamo salire sul palco. Persi
quasi un’ora ma arrivai in fondo, quello che non ti uccide può renderti più
forte. Aggrappato al mio sogno conclusi la gara, piangendo ma felice di non
aver mollato. Sulla Colla, mentre aspettavo i passaggi, ho vissuto la gara che
non potevo correre. A giugno è avvenuto il secondo miracolo: nonostante il
parere dei medici ho iniziato a correre! Mio padre mi seguiva in macchina
perché ogni tanto soffrivo di labirintite ed ero costretto a fermarmi. Correvo
tutti i giorni 3/5 Km, piano ma li correvo, sempre più avviluppato dal mio
sogno: ‘Continua a provare, continua ad attaccare, avrò successo se
persisterò’, ma avevo bisogno di una guida, nessuna guida è più forte del tuo
sogno. Quando ogni tua risorsa fisica e mentale è focalizzata sul tuo 'Sogno', il
potere di risolvere i problemi si moltiplica all’infinito. Dopo che ho visto il
buio mi sono convinto sempre più quanto è importante lasciarsi guidare da un 'Sogno'. A Settembre mi sono trasferito negli Stati Uniti dove alla Stanford
University c’è uno dei migliori dipartimenti di Medicina dello Sport al mondo
guidato dal Prof. M. Dillingham. Dillingham mi affidò alle cure del
fisioterapista R. Eaglestone famoso per aver rimesso in sesto i campioni Usa di
football. Eaglestone (Aquila di pietra), il nome è tutto un programma mi fece
una sola domanda: ‘Qual è il tuo sogno?’. Risposta secca: ‘Correre a Novembre a
New York in meno di tre ore’. Disse solamente: ‘Bene, diamoci da fare’.
Dopo
due mesi di Isokinetic e training mentale, pratiche alle quali mi sottoposi
senza mai fare una domanda, affidandomi completamente a lui senza mai
discutere, ero in piena forma: 67 chili di muscoli elastici e potenti; grazie a
lui ho sentito scorrere adrenalina a fiumi. Ho immaginato sogni, desideri,
ambizioni, miraggi ed illusioni realizzarsi facilmente, a volte quasi con
arroganza. Il 6 Novembre ero a New York, la 'Grande mela' mi aspettava come 18
anni prima, quando all’alba correvo a Central Park e poi sempre di corsa alle
lezioni alla New York University. Le persone si valutano per quello che possono
fare oggi e non per quello che hanno fatto ieri. Alla partenza ero emozionato,
non era importante il tempo, solo una cosa contava. Giocarmela fino alla fine.
In fondo avevo solo 41 anni. Ero lì per correre ed avrei corso fino all’ultimo
respiro. Dovevo solo correre ed arrivare e lo feci, fino al mio ultimo respiro.
Corsi in 2h43’40”, 3:55 a chilometro. Al 35° chilometro mi dovetti fermare per
un attacco improvviso di labirintite. Sì lasciai qualche minuto per la strada
ma mi aiutarono le parole di Eaglestone: ‘A volte, quando sei in difficoltà,
sentiti come un ologramma perché ad un ologramma puoi fare tutto, tranne
levargli la luce. Se lo fai, muore e senza neppure poter gridare al mondo il
suo dolore’. Solo al traguardo ho gridato il mio dolore, ma era gioia. Ma i
miracoli non erano finiti ed il 4 Dicembre ho corso nella mia città, era la
terza volta che correvo a Firenze in una giornata fredda ed assolata, una nuova
storia da raccontare.
Ho corso in 2h30’23”, 3’30” a Km come quando ero giovane, anzi meglio
perché all’ultimo chilometro il labirinto mi ha fermato per diversi minuti. Abbi
il coraggio di vivere ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, dove ci saranno momenti
difficili e momenti facili. Il successo è vivere ogni istante con coraggio, nel
modo più pieno possibile. Questa è la mia storia ma può essere anche la tua o
quella di tanti altri, solo allora avrà un senso."
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare
ultramaratoneta? "Che sono più forte di quanto pensassi, non tanto come atleta quanto come
uomo."
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa? "In meglio, sono riuscito a combinare le cose potendo
gestire il 'Tempo' al massimo."
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non
faresti? "Correrei ancora di più."
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? "No, ai miei tempi neanche esistevano, facevo solo uso
di 'Vitamina C' prodotta dall'Acerola, d'inverno correvo quasi nudo e non ho mai
presso un'influenza né un raffreddore."
Ai fini del certificato per attività agonistica, fai
indagini più accurate? Quali? "Ho sempre fatto dei check-up, minimo annuali, per prevenire eventuali
malattie."
Qualcuno ti ha consigliato di ridurre la tua
attività sportiva? "Sì qualche medico, ma l'attività mi ha invece salvato la vita (se leggerai
l'articolo, tu che sei psicologo, capirai meglio)."
Hai un sogno nel cassetto? "Guarire al più presto per correre la '100km del
Passatore' e andare sul podio come M70."
Corrado è andato sempre oltre l’ordinario e il
razionale, ha voluto sperimentare tecniche nuove utilizzate, in paesi più
lontani, da persone più esperte e di diversi approcci. Con la sua esperienza ha
dato tanti consigli a persone che attraversavano periodi di disagio, di
malattia, di difficoltà.
Può essere considerato un coach che ogni pugile
vorrebbe avere sul ring nel momento dell’incontro.Corrado riceveva tanti consensi, era una risorsa per tante persone.
Un’intervista a Corrado è riportata nel mio libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa
significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad
allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una
classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. Lo stesso autore
ha partecipato a questa gara sperimentandosi e comprendendo cosa significa fare
sport per tante ore, andando incontro a crisi da superare, mettendo in atto
strategie per andare avanti e portare a termine la competizione.
È un libro che
racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che
hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste
aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi
con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia
dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e
limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi
chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il
graduale fare affidamento su se stesso.
Corrado era un uomo come ce ne sono pochi e comunque l'unico di quella razza speciale che io abbia avuto modo di conoscere personalmente.
RispondiEliminaLe gare che ha fatto hanno dell'inumano: ha corso in condizioni incredibili e mai mollato.
Ha superato avversità e traumi fisici.
Un Grande!