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venerdì 1 luglio 2016

STEFANO SEVERONI dopo la Staffetta 12xmezzora 4 GIUGNO 2016

a cura di STEFANO SEVERONI

La Staffetta 12xmezzora ‒ all’interno di una manifestazione culturali Sport Against Violence. Ho corso dalle ore 20 alle 20.30, con condizioni meteorologiche favorevoli, non mettendo neanche il cappellino e gli occhiali come sono abituato in altre occasioni. Ho apprezzato la presenza dei numerosi stand all’interno del campo e le varie attività, partecipando a una seduta di yoga. Mi sono venute in mente le edizioni della Staffetta 24x1ora, a cui già partecipai negli anni Ottanta, qui alle Terme, poi alla Farnesina, allo Stadio delle Aquile (ora Paolo Rosi) e a Ostia. Allora alcuni campi erano addirittura in terra battuta.
Ero reduce dalla Maratona di Sicilia di due giorni prima. Il giorno precedente avevo corso un’oretta più dieci allunghi: l’obiettivo era ora di correre a sensazione senza assilli cronometrici.
Una volta a settimana corro le ripetute in pista. In passato ho corso una decina di staffette e una decina di gare di mezzofondo prolungato. Per la mia tecnica di corsa sono più adatto alla strada. Ma una volta ogni tanto non mi è sgradito cimentarmi nelle gare in pista all’aperto. L’unico luogo mai frequentato è la pista indoor. Bellissimi i trail, ma pericolosi. Essendo stato investito nel 2010 da un’auto sulle strisce pedonali e riportato la frattura del femore destro, cerco di evitare situazioni non agevoli quali appunto i trail.
Staffetta 12xmezzora: la definizione è un po’ impropria, in quanto non c’è scambio di un testimone come nelle staffette 4x100 m e 4x400 m, ma un avvicendarsi di atleti appartenenti a un team a una prova di corsa di resistenza.

Lungo il percorso c’erano ristori con acqua. Ma purtroppo anche nel mondo dell’atletica leggera c’è chi non si accontenta di ciò che offre la natura, ma assume sostanze dopanti, un fenomeno da debellare. Purtroppo nella nostra società vige la cultura del farmaco: c’è la sostanza che elimina o attenua il dolore (antidolorifici), quella che fa sperimentare paradisi artificiali (droghe), che allevia la depressione (bendoziazepine, antidepressivi) e così pure ci sono sostanze che si assumono per andare più forte. Il fenomeno è diffuso altresì a livello amatoriale. Si tratta di un retaggio culturale. Bisognerebbe educare in famiglia, a scuola, nelle società sportive, che l’attività sportiva ha un valore eminentemente formativo prima di quello prestativo, comunque da non sottovalutare e da incoraggiare.
Ho iniziato a praticare l’atletica leggera all’età di 5 anni con i centri CONI. Ho interrotto al secondo hanno, in quanto gli orari atletici erano incompatibili con la scuola. Ho ripreso spontaneamente a sedici anni con il Cus Roma. Ben presto mi sono dedicato alle corse di resistenza, per approdare alle maratone e poi alle ultra.
A un mental training di questa primavera l’insegnante ci ha indicato di fissare tre obiettivi a breve, medio e lungo termine. Elenco i miei personali:
      1)      Allenarmi con continuità tutti i giorni
      2)      Arrivare a quota 50 maratone + ultra entro la fine dell’anno
      3)      Correre come guida di ipovedente/non vedente una maratona
   Potrei aggiungere, che gli obiettivi personali sono finalizzati all’obiettivo dell’”altro collega”.
Il mio allenamento consiste in corsa, stretching, ginnastica e yoga. Solo quando per causa di forza maggiore non posso correre, allora pratico la cyclette con rapporto in salita quale forma di potenziamento muscolare (1/2 h).
Per recuperare le energie profuse in allenamento, consumo in quantità notevole fonti di carboidrati: pasta, pane, fiocchi, frutta, verdura, patate, legumi. Integratori solo in caso di carenza manifesta. Un massaggio a settimana e una seduta di posturale al mese.
Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche è il titolo di un libro di un’autrice francese, Melanie Joy, un’analisi psicologica, che disegna il rapporto ambiguo uomo-animale. Uccidere un animale non è mai accettabile per qualsivoglia ragione. Però oggi c’è una sorta di moda del passeggio col proprio cane, dimenticandosi del cittadino: al centro c’è il proprio rapporto con l’animale, più semplice che con un essere umano. Correre in qualche villa è quasi pericoloso, poiché i cani scorazzano senza guinzaglio; e poi l’altro giorno una cane mi è venuto a leccare sulla bocca, mentre ero a terra a fare ginnastica…
Essendo la corsa connaturale per l’essere umano, chi la pratica si riappropria di un’esigenza vitale. D’accordo che correndo si liberano endorfine, ma altresì si pratica un’attività che è propria degli umani.
 


                                            STEFANO SEVERONI

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