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lunedì 1 agosto 2016

Fabrizio Terrinoni, Ironman: più di ogni altra cosa mi aiuta la tranquillità

Matteo SIMONE

A dicembre 2014 decisi di allenarmi per fare un Ironman e vivendo a Roma mi hanno indicato l’Ironteam per la preparazione adeguata per affrontare quella che consideravo un sogno e quindi ho conosciuto il grande coach del nuoto presso Aquaniene che dopo aver visto come nuotavo per 8 vasche mi ha consigliato di fare un corso di nuoto per principianti e dopo qualche giorno incontrai Fabrizio Terrinoni, espertissimo di triathlon e di bici, e dopo tale incontro mi iscrissi subito all’Elbaman e avevo a disposizione 9 mesi per partorire l’Ironman, un’esperienza straordinaria, non solo la gara ma tutta la preparazione.

Ma ora conosciamo meglio Fabrizio Terrinoni che ha fatto dell’ironman uno stile di vita.
Ti puoi definire Ironman?Direi di sì.”
Cosa significa per te essere Ironman?Di solito si considera Ironman chi ha portato a termine almeno un triathlon su questa distanza, anche se per me lo definisce meglio chi ne ha fatti diversi nel corso degli anni, in quanto in questo modo diventa un po' anche uno stile di vita e non un'esperienza.”

In effetti Fabrizio è un vero Ironman, con tempi sotto le 10 ore e più gare ogni anno, io mi posso ritenere un tirocinante Ironman avendone fatto solo uno e con un tempo di 16h16’ al limite del tempo massimo che era di 17 ore, comunque esperienza stupenda.
Qual è stato il tuo percorso per diventare Ironman?Nei primi anni di triathlon mi sono dedicato prevalentemente alla distanza olimpica, già sapendo che un giorno sarei passato a quella più lunga.

La distanza olimpica consiste in 1.500 metri di nuoto, 40km di bici e 10km di corsa mentre l’Ironman è più del doppio e cioè 3.800 metri di nuoto, 180 di bici e la maratona di 42km e 195 metri. 
Fabrizio ha fatto le cose per bene arrivando gradualmente all’Ironman già convinto dall’inizio di essere un atleta da endurance. Per quanto mi riguarda non sono riuscito a rispettare la gradualità per diversi motivi ed ho esordito con l’Ironman, ma avevo da parte mia l’esperienza da ultramaratoneta, di un lungo tour in bici, la bike for animals basta corrida tour, ed un approccio molto mentale alla gara basato su autoconsapevolezza, lavoro di goal setting, visualizzazioni, autoefficacia e resilienza, e avevo appreso tanto dalla conoscenza approfondita del mondo delle gare estreme attraverso questionari compilati da ultrarunneer e partecipazione ad alcune considerate gare estreme.
Cosa ti motiva a essere Ironman?Nella mia personalissima visione dello sport, l'unica vera gara è l'Ironman, tutte le altre sono solo frazioni della vera gara, e come tali hanno senso in quanto allenamenti per la vera gara.”

Per Fabrizio, i 70.3 (mezzi Ironman), le gran fondo di ciclismo e le maratone, sono obiettivi secondari ed intermedi, utili per la preparazione dell’obiettivo importante che è l’Ironman.
Hai mai pensato di smettere di essere Ironman?Prima o poi credo che smetterò, ma non per il momento.”

Fabrizio sembra aver fermato la sua età anagrafica, appare sempre giovane e sempre pronto ad allenarsi o a gareggiare.
Cosa ti spinge a continuare a essere Ironman?Il fatto di poter provare ancora le sensazioni che solo questa gara mi dà, soprattutto sotto forma di ricordi che durano nel tempo.

I ricordi che durano nmel tempo sono fondamentali, soprattutto se si tratta di ricordi piacevoli dove continui a sperimentare sensazioni positive.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare?Probabilmente l’ho sperimentata più nelle gare brevi e veloci, che per caratteristiche fisiche soffro particolarmente.”
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?Per quanto riguarda l’aspetto mentale di queste gare, più di ogni altra cosa mi aiuta la tranquillità.”

Molto sereno e tranquillo Fabrizio che trasmette anche a chi gli sta vicino, si parla tranquillamente con lui, ti da consigli utilissimi con serenità senza farti sentire giudicato o valutato, sa come trasmettere entusiasmo e mentre parla si percepisce dietro le sue parole la sua ricca esperienza. Questo mi ha aiutato quando dovevo decidere quale Ironman dovevo fare ed anche il periodo prima della gara mi spiegò bene le frazioni soprattutto l’utilizzo della muta ed il percorso duro e impegnativo della bici all’Isola d’Elba, in bici ogni tanto lo pensavo in gara, pensavo ai gusci di castagne per terra sulla discesa da Marciana che mi potevano bucare le ruote, alle discese tecniche a cui dovevo stare attento, sono stato molto attento grazie alle sue parole e riuscii ad arrivare al cancello orario della frazione della bici giusto 10 minuti prima del tempo massimo, ma senza bucare, senza cadere, senza fretta.
La tua gara più estrema o più difficile?Credo l’Ironman di Lanzarote.”
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?Forse le gare di ultracycling di diversi giorni e con molte salite lunghe e ripide, nelle quali oltre all’impegno fisico estremo mi spaventa la carenza di sonno.
C’è una gara estrema che non faresti mai?In realtà non lo so, perché come me ne viene in mente una subito dopo penso che forse un giorno mi piacerebbe farla.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?La curiosità.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?I miei familiari capiscono perché sono tutti sportivi, per gli amici dipende, alcuni possono essere increduli ed ammirati, altri mi consigliano di smettere data l’età.”

Tutte e tre le figlie di Fabrizio sono fortissime e raggiungono il podio.
Che significa per te partecipare a una gara estrema?Prevalentemente affrontare una nuova esperienza, del tipo che preferisco.
Ti va di raccontare un aneddoto?Una cosa che ricordo con particolare piacere è stato il mio ritorno appena finito l’Ironman all’appartamento che avevo affittato a Klagenfurt, il cui ingresso era in corrispondenza di uno dei rifornimenti del percorso maratona: quando sono arrivato, tutti i volontari addetti ai rifornimenti si sono voltati verso di me tributandomi un lungo applauso, sebbene fossi un qualsiasi partecipante. Questo ci fa capire come è vissuto lo sport in altri Paesi.”
Come è cambiata la tua vita famigliare e lavorativa?
Direi che non è cambiata perché ho iniziato nel 1993, quando non avevo né famiglia né lavoro.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?Se potessi tornare molto indietro, farei nuoto da bambino.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? A parte i sali minerali e talvolta le vitamine, non li uso in quanto ancora ci sono opinioni discordanti sull’efficacia degli integratori.”
Ai fini dell'idoneità  agonistica, fai indagini più accurate? Oltre al solito elettrocadiogramma sotto sforzo ed analisi del sangue, ho fatto una ecografia del cuore e delle arterie.
E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva?Non da medici.
Hai un sogno nel cassetto?Ovviamente l’Ironman delle Hawaii!”

Un’intervista a Fabrizio è riportata nel libro “Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta”, di Matteo Simone (Autore)

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
21163@tiscali.it +393804337230

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