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giovedì 10 novembre 2016

Gianni Girod, ultratrailer: Le crisi spesso come arrivano poi passano

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta

Il fantastico e bizzarro mondo dell’ultratrail, qualcosa di sorprendente, di eccezionale, oltre ogni razionalità, immersi nella natura, massima libertà, sentendosi liberi di correre e saltare in salita e discese, quasi volare a volte affrontando anche estreme condizioni fisiche e climatiche. 

Correre per giorni per decine di ore con privazione di sonno, sperimentando depersonalizzazione e stati alterati di coscienza per permettere il fisico di andare oltre le ordinarie possibilità. Solo se ci sei con la testa puoi affrontare e portare a termine tali gare.
Di seguito, Gianni Girod racconta la sua esperienza di ultratrailer.
Ti sei sentito campione nello sport?Si, anche se nel mio piccolo.”
In che modo lo sport ha contribuito al tuo benessere?Sotto tutti i punti di vista, mi ha costruito fisicamente, a livello mentale è una valvola di sfogo.”
Come hai scelto il tuo sport?Fin da ragazzo ho sempre fatto corsa in montagna e poi con la nascita dei trail mi sono appassionato alle distanze lunghe.
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale?Sicuramente il grande caldo perché porta il fisico al limite e bisogna stare molto attenti a idratarsi bene ma, al tempo stesso, fare attenzione perché il mal di stomaco è sempre in agguato. L’alimentazione ha un ruolo fondamentale e spesso capita di non riuscire ad alimentarsi come si vorrebbe.”
 
E’ vero, l’alimentazione ha un ruolo fondamentale nello sport di endurance, diventa il carburante per andare avanti ore e ore di sport, 
anche carburante solido, non solo liquido.
E' importante riempire spesso i serbatoi di glicogeno e variare ai ristori, è l’organismo che richiede sostanze diverse in base a quello che ha consumato, noi atleti dobbiamo sperimentare in allenamento ed in gara ed acquisire sempre più conoscenza del funzionamento ottimale del nostro organismo anche con l’aiuto di validi nutrizionisti esperti.
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere e performance?La mia famiglia innanzitutto, mia moglie e i miei figli che mi permettono di allenarmi, genitori e fratelli che mi seguono e mi aiutano e poi gli amici con cui mi alleno.”
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?Tor des Geants 2012 – 4K Endurance Trail 2016.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Durante il 4k appena concluso c’è stato un momento in cui stavo veramente bene e stavo andando forte che mi sembrava di essere staccato dal mio corpo e di guardarmi mentre correvo.

Il Tor des Geants, gara di endurance trail con 330 km e 24.000 metri di dislivello positivo. 
4K Alpine Endurance Trail Valle d'Aosta, percorso di 350 km e 25.000 metri di dislivello positivo.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano nello sport?In questi sport di lunghe distanze in cui si sta da soli anche per tante ore di notte, si trova il proprio limite, fisico e mentale. E questo aiuta non solo nello sport ma anche nella vita di tutti i giorni.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare sport?Che se ci sono con la testa, il fisico ha delle risorse incredibili!
Quali sensazioni sperimenti nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara)?Di tutto di più. Si passa, anche nel giro di pochi minuti, dal massimo dell’esaltazione alla più profonda crisi, ma in ogni sensazione quello che prevale è sempre il senso di libertà e la passione per quello che si sta facendo.”
La tua gara più difficile?La mia gara più difficile corrisponde con quella che è stata forse la mia miglior prestazione, avevo dei problemi in famiglia e la testa per tutta la durata della gara era rivolta a quello.
Hai rischiato di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? Un messaggio per sconsigliarne l'uso?Assolutamente no! Io faccio sport per passione e lo faccio per stare bene non per farmi del male. La sfida deve essere con se stessi, sapere di aver raggiunto un obiettivo con mezzi non leciti creso che non sia nemmeno gratificante.”
Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte, infortuni?Con pazienza. Le sconfitte e gli infortuni fanno parte del gioco. Le crisi spesso come arrivano poi passano, In quei momenti ci vuole solo pazienza gestendo ogni situazione con calma.

Tale sport permette di sviluppare consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse insospettabili, permette di sviluppare autoefficacia centrando obiettivi sempre più ardui e prestigiosi, permette di sviluppare resilienza superando crisi e difficoltà focalizzandosi sul momento presente e affrontando una per una ogni problematica o crisi che si presenta considerando che come vengono le crisi se ne possono andare, si impara a gestirle facendo estremamente attenzione alla salute per non farsi male, e questo attraverso una conoscenza sempre più profonda di se stessi. 
Tutto ciò aiuta anche nella vita quotidiana a vivere consapevolmente.
Ritieni utile lo psicologo nello sport? In che modo e in quali fasi?Non lo so, non l’ho mai sperimentato. Certo che ci sono momenti o situazioni che anche solo parlarne con amici aiuta molto. Quindi credo che possa essere molto utile e penso che possa essere utile in tutte le fasi, negli allenamenti, nel pre-gara, nel post-gara, infortuni, sconfitte.”
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport?
Lo sport è salute, ognuno di noi può essere bravo in qualcosa e non necessariamente essere bravi deve significare essere vincenti.

Un’intervista a Gianni è riportata nel libro “Cosa spinge le persone a fare sport”, edito da Aracne.

Matteo SIMONE 
Psicologo, Psicoterapeuta  
380-4337230 - 21163@tiscali.it 

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