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lunedì 20 febbraio 2017

Francesca Innocenti, ultrarunner: Corpo e mente sono strumenti meravigliosi

Matteo SIMONE

La vittoria dà sempre grande gioia, è il coronamento di un periodo o di una lunga carriera di allenamenti, gare, impegno, determinazione ed è bello arrivare al traguardo con le braccia alzate, salire sul podio, leggere il proprio nome sul web o quotidiani, insomma è un esperienza positiva meritata che aiuta anche ad andare avanti nella pratica della propria passione con impegno e fatica.

Ti sei sentita campionessa almeno un giorno della tua vita? “Sì, dopo la mia vittoria alla 24h di Montecarlo del 19-20 Novembre 2016 anche se, a dire la verità, mi sono goduta il mio ‘momento di gloria’ solo il giorno dopo, una volta che mi sono ripresa dalla fatica e dal malessere post-gara.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un Atleta? “Correvo fin da ragazzina per le strade di campagna del mio paese natio, Castiglion Fibocchi (Ar) senza sapere durante le uscite né i km che stavo percorrendo né il ritmo a cui correvo. Non sapevo neanche dell'esistenza degli orologi con gps incorporato e correvo con la tuta da ginnastica felpata in inverno e le magliette di cotone in estate e senza scarpe da running. 
Nell'estate del 2011 sono andata a vivere in città ad Arezzo e ho iniziato a correre al Parco Pertini, il principale di Arezzo, a documentarmi su scarpe e accessori da running e a settembre dello stesso anno ho corso la mia prima gara competitiva alla Fratta S. Caterina, frazione della Valdichiana Aretina.
Dopo un mese mi sono iscritta alla società Atletica Sestini e ho iniziato ad allenarmi costantemente, a conoscere il significato di ‘ripetute’ e ‘fartlek’, a documentarmi sui tipi di scarpe da running, sull'abbigliamento e accessori da corsa e a fare altre gare, la mia prima mezza maratona è stata quella di Firenze ad aprile 2012.”

Bello quando gli atleti raccontano che correvano nel proprio paese da ragazzini, che correvano a scuola, che correvano verso il paese vicino, è un ricordo che sta a significare il prendersi una certa libertà, il cercare di allontanarsi da casa, di arrivare da qualche parte con le proprie forze. E’ bello sperimentare il senso di libertà senza competizione, senza misure, senza tempo, senza dar conto. E poi arrivano le prime gare, le prime società, i primi consigli ed allenamenti seri fino ad arrivare a vincere una gara importante, questa è stata l’esperienza di Francesca Innocenti, serena e felice.
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere e alla tua performance? Il cambiamento significativo nel rendimento sportivo lo devo al mio allenatore Luca Sala, presenza fondamentale di questo mio periodo sportivo. Mi segue con costanza e mi suggerisce gli allenamenti da fare con un programma impegnativo ma dandomi tanta motivazione.”

Il bravo allenatore oltre a stilare le tabelle di allenamento, diventa una persona di riferimento dell’atleta, una persona che comunica, che ascolta, che definisce insieme agli atleti gli obiettivi da raggiungere, si confronta con l’atleta su eventuali problemi in allenamento o in gara ed inoltre ha un importante ruolo nel motivare l’atleta.
Qual è stata la gara della tua vita o dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La gara più emozionante è stata la 24 ore di Montecarlo del 19-20 Novembre 2016. E’ stata la prima gara che ho preparato ‘seriamente’, con un programma mirato e vario e a pochi giorni dal via non vedevo l'ora di correre, di mettermi alla prova e di raccogliere i frutti dei sacrifici fatti. I momenti difficili ci sono stati ma il fatto di essere riuscita a correre (seppur alternando la corsa a tratti di camminata) anche durante la notte e nelle ultime ore di gara è stata per me la più grande soddisfazione. 
La 24 ore di Montecarlo è stata anche un punto di partenza per la preparazione di altre gare di questo genere, mi ha insegnato tante cose, a conoscermi meglio, a scoprire aspetti del mio carattere e ne farò tesoro per le prossime ultra-maratone che farò.”

Obiettivi raggiunti diventano punto di arrivo ma anche punto di partenza per nuovi obiettivi, per nuove preparazioni mirate e con una maggior consapevolezza. 
Qual è una esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la puoi fare? “L'essere riuscita a ripartire a correre l'ultima ora e mezzo della competizione quando ho saputo che stavo perdendo la prima posizione conquistata 15 ore prima. Ho lottato per non perdere la vittoria correndo quasi come avevo fatto durante le prime ore, facendo oltre 8 km nell'ultima ora. 
Non avrei mai creduto di riuscire a fare una cosa simile dopo 23 ore di fatica: il nostro corpo e la nostra mente sono strumenti meravigliosi che, se allenati e trattati bene hanno potenzialità che neanche noi conosciamo. Il giorno dopo, ripensando a quello che avevo fatto, mi venne in mente una frase di Nietzsche ‘Non credi di farcela finché non ce la fai’
.”

Dice bene Francesca, bisogna allenare e trattare bene corpo e mente, è importante sia l’allenamento fisico nel preparare muscoli ed organismo alle lunghe fatiche e sia l’allenamento mentale per adattarsi al cambiamento, alla novità, alla sorpresa, per sorprendere se stessi.  
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “Gli amici che praticano sport a livello agonistico come me (podismo o triathlon) condividono le loro esperienze con me, ci confrontiamo ed è come se ‘parlassimo la stessa lingua’. I colleghi ed amici ‘non sportivi’ mi ammirano e mi fanno i complimenti e sono curiosi di conoscere questo mondo a loro così tanto sconosciuto. I miei genitori finchè facevo le gare brevi in zona venivano anche a farmi il tifo, da quando ho intrapreso la scelta delle ultra-maratone mi chiedono spesso perché debba andare così lontano da casa a gareggiare. Hanno 69 e 74 anni ed è anche comprensibile qualche loro preoccupazione.”
Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Quando corsi la mia prima gara alla Fratta S. Caterina in provincia di Arezzo (era di circa 9 km) mi stavo allenando solo da un paio di mesi. Evidentemente partii troppo veloce e i leggeri falsipiani del percorso di gara mi tagliarono il fiato fin dai primi km e non essendo pronta a tollerare la fatica mi ritirai. Venni via senza nemmeno ritirare il pacco gara perché pensavo che spettasse solo ai finisher.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Ho scoperto che quando la fatica inizia a farsi sentire amo correre da sola. Nelle ultra-maratone riesco a conversare per le prime 2 ore di gara, poi preferisco starmene per i fatti miei, concentrandomi per sentire meno la fatica, con la sola compagnia della musica.”
Quali capacità, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? “Sono disciplinata nell'eseguire gli allenamenti, accetto consigli e sono abbastanza severa con me stessa nel senso che in questi anni sono riuscita ad imparare una cosa: saper gestire la fatica sia fisica che mentale.”

Brava Francesca, non trascura l’importanza dell’attenzione verso l’aspetto mentale che ti permette di fare cose straordinarie aprendo la mente al non ordinario, permettendosi di pensare in grande senza autolimitazioni, senza pensieri negativi e catastrofici.
Che significa per te partecipare a una gara? “E' una prova con me stessa che mi serve a capire e misurare come sono riuscita a preparare i km da affrontare e, bene o male che vada, da lì riparto. Quando faccio le stesse gare con il mio fidanzato ci divertiamo a fare un confronto tra noi ed è un’occasione per incontrare gli amici che condividono la nostra stessa passione, è bello incontrarsi in giro per l'Italia da Nord a Sud nel giro di qualche settimana!
 
Ripartire sempre, sia che hai fatto una bella prestazione sia che hai fatto una cattiva prestazione, ogni volta si riparte con più insegnamenti, più grinta, più motivazione e apprezzando tutto ciò che circonda la gara: luoghi, culture, amici.
Quali sono le sensazioni che sperimenti pre gara, in gara, post gara? “Nelle gare significative e che mi coinvolgono anche dal punto di vista emotivo non vedo l'ora di essere al momento della partenza. 
In gara penso a fare bene, km dopo km, ad andare al ritmo che mi sono prefissata, controllando ogni lap del Garmin che nelle 24 ore imposto ad intervalli di 5 km e cerco di stare tranquilla e di fare cose che mi fanno stare bene psicologicamente come parlare se ne ho voglia, ascoltare i dialoghi degli altri partecipanti, ascoltare la mia amata musica, fare qualche ristoro in più se sento anche solo un po' di sete perché so che il cammino sarà lungo e non devo fin da subito sentirmi sotto pressione. 
Quando iniziano le difficoltà cerco di dividere mentalmente il percorso a piccole tappe, aspettando ad esempio il ristoro come piccolo momento di conforto. Nel post-gara nelle ultra tipo le 6 h o le 50 km riesco subito a fare riflessioni sulla gara e su quello in cui penso che potrei migliorare. Dopo Montecarlo invece volevo solo dormire e soltanto il giorno dopo ho metabolizzato quello che avevo fatto, iniziando a riflettere dopo un altro paio di giorni a cosa poter fare per migliorarmi nella prossima 24 ore. Perché si può sempre fare di meglio.”
Qual è stata la gara più estrema o più difficile? “Non c'è n'è stata una soltanto. Il Passatore per l'antipatia che ho per le salite e la necessità che ho di bere spesso. Avevo due borracce dietro ma non mi furono sufficienti e la disidratazione intorno al 40° km mi causò anche la cistite, ogni 20' avevo la necessità di fermarmi per la sensazione impellente di dover fare pipì. 
La 24 ore di Putignano per il caldo torrido e i km nelle gambe che non avevo. Correre in una zona industriale il 9 di Luglio con 35° in partenza e alla fine è stato massacrante. Infine la 47 km della pace sul Lamone per le condizioni climatiche opposte: la rigidità del clima e il mio errore nel vestiario. Nevicava e pioveva e non avevo indosso né la maglia impermeabile né i guanti, pensavo che mi avrebbero tagliato le dita delle mani! E' proprio vero che da ogni gara si impara sempre qualcosa.”
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare? “Certamente. So di non essere forte nelle salite e alla 100 km del Passatore 2016 già alle prime salite di Fiesole mi chiedevo come avrei potuto riuscire ad arrivare fino a Faenza! Il caldo mi aveva fatto terminare le mie due borracce piene di acqua già dopo pochi km e già le prime salite di Fiesole erano per me difficoltose. 
La premonizione si avverò...infatti per fare gli ultimi 24 km impiegai quasi 6 ore, camminando e riuscendo a malapena ad alzare i piedi da terra per le vesciche che mi si erano formate sulla pianta dei piedi e le gambe sfinite dai km e dalle salite.
A cosa devi fare attenzione nel tuo sport? “Bisogna fare attenzione ad alimentarsi bene in gara e a bere tanto soprattutto nelle gare estive. Per questo preferisco le gare a circuito, perché anche se meno suggestive dei ‘viaggi’ come la 50 km di Romagna o il Passatore mi danno tranquillità in quanto so che ogni 1-2 km potrò mangiare qualcosa o bere se ne avrò necessità. Così come l'avere a disposizione gli indumenti di cambio o altri accessori se ne avrò bisogno.
Bisogna stare attenti a coprirsi bene e usare indumenti specifici per il clima più rigido durante le 24 ore soprattutto di notte e nelle stagioni meno calde perché con la stanchezza la termo-regolazione viene compromessa e aumentano i rischi di congestione. Viceversa d'estate tendo a ripararmi la testa con il cappellino e a bagnarla spesso così come le braccia per avere refrigerio.
Cosa ti fa continuare a fare sport? “Continuerò a fare le ultra-maratone perché mi piace pormi degli obiettivi e provare a superare i miei limiti. Ho la fortuna di condividere questa passione con il mio fidanzato e ci sosteniamo a vicenda condividendo anche i programmi di allenamento.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? La mia crisi durante la 24 ore di Montecarlo è insorta intorno alle 23, avevo tanto sonno e l'ho superata grazie alla musica. Ho acceso il mio lettore mp3 che mi ha tenuto compagnia e mi ha ‘risvegliata’. Le successive due crisi di sonno avute in piena notte le ho superate fermandomi per 5 minuti a sedere e poi grazie alle luci dell'alba non ne ho più avute. 
Di infortuni ne ho avuti due molto ravvicinati tra loro nel 2012, quando avevo iniziato a correre da meno di un anno. Il primo subito dopo la mia prima mezza maratona in primavera e il secondo in autunno. Infiammazione al tendine di Achille sinistro entrambe le volte, risolta con tecarterapia, riposo assoluto dalla corsa di due mesi e mezzo e cambio di scarpe. Infine le difficoltà avute durante la 47 Km del Lamone non posso dirle di averle superate ma ‘sopportate’ stavo infatti concentrata a correre il più veloce possibile per sentire meno freddo, sognando ad occhi aperti una bella doccia calda
!”
Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Lo sport è libertà. Provate gli sport che più vi incuriosiscono, quando troverete quello giusto per voi ve ne accorgerete. Diventerà parte del vostro stile di vita, uno spazio tutto vostro per rilassarvi, sfogarvi, distrarvi, il vostro corpo e la vostra mente ne trarranno benefici.

Una volta incontrato lo sport che fa per te non lo lasci più, te ne innamori, ti ci affezioni, non vedi l’ora di incontrarlo e praticarlo.
Quale può essere un messaggio per sconsigliare l'uso del doping? “Chi fa uso di sostanze illecite inganna prima di tutto sé stesso, la sua coscienza e la propria salute.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport? Per quali aspetti dell'attività sportiva? Sono infermiera in Salute Mentale, conosco l'importanza del sostegno psicologico. Credo sia utile la figura dello psicologo in tutti gli sport condotti a livello agonistico che pur essendo fatti con passione e piacere richiedono impegno fisico, di tempo e sacrifici. Rinunce del tempo da dedicare alla famiglia, rinunce al riposo che mese dopo mese possono pesare mentalmente. Le emozioni e la motivazione possono trarre beneficio se supportati da uno specialista in modo da far arrivare l'atleta il giorno degli appuntamenti più importanti, nella migliore condizione possibile sia fisica (per merito del preparatore atletico) che mentale (per merito dello psicologo). 
Lo ritengo uno strumento di sostegno fondamentale per affrontare al meglio le difficoltà che possono insorgere nella preparazione di gare ricche di aspettative e altrettanto faticose dal punto di vista fisico e mentale come le 24 ore.”
Sogni realizzati e da realizzare?
Riuscire a vincere una gara Internazionale nella specialità per cui sono stata selezionata tra gli atleti osservati a livello nazionale, la 24 ore, è stato per me un sogno che ho visto materializzarsi! Anche aver vinto il Campionato Italiano di 6 ore in pista a San Giovanni in Lupatoto nel 2016 è stata per me una grande soddisfazione. 
Il mio sogno da realizzare? Indossare la maglia azzurra ai Mondiali di 24 ore di Belfast 2017!”

Interviste a Francesca sono riportate nei libri: 
“Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni”, Matteo Simone, pubblicato da Progetto Cultura.
“Il piacere di correre oltre”.
 
Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022. 

Matteo SIMONE 380-4337230 - 21163@tiscali.it  
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR 

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