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giovedì 1 giugno 2017

Andrea Zambelli: Da diversi anni considero il Passatore la 100km più bella

Matteo SIMONE 

La 100km del passatore da Firenze a Faenza non l’ha vinta Andrea ma l’ha vinta il Re Giorgio Calcaterra, ma Andrea è arrivato al secondo posto a ridosso di Calcaterra, a qualche minuto, una gara internazionale, la 100km più importante al mondo forse con quasi 3.000 partecipanti.

Di seguito possiamo leggere le impressioni di Andrea attraverso risposte ad alcune mie domande.
Ciao Andrea, gara di 100km del Passatore, cosa significa per te?Credo sia la 100km più bella, da diversi anni considero il Passatore ‘la gara’.”

In effetti il Passatore è una signora gara, tutti la vogliono, tutti ci vogliono provare, non tutti arrivano alla partenza, non tutti arrivano alla fine dei 100km, molti si fermano per strada, molti non riescono a gestirsi, bisogna considerare l’alimentazione, le crisi. 
E’ una lotta nelle prime posizioni, chi attacca da subito, chi aspetta la salita, chi aspetta i 3 quarti di gara, ognuno la sua strategie in base alle proprie caratteristiche conosciute e studiate nel tempo da solo o attraverso persone esperte.
Hai avuto particolari problemi, difficoltà, momenti critici?Quest'anno è stata la terza volta che partecipavo al Passatore e rispetto alle precedenti edizioni, forse grazie a un po' più di esperienza e ad allenamenti più accurati, non ho avuto problemi o momenti difficili.”

Ogni volta si cerca di far meglio, un anno è lungo per affrontare ancora una volta il passatore, ci si prepara, ci si allena in salita, e poi alla partenza si cerca di fare del proprio meglio, a volte ci si riesce, a volte ci sono imprevisti, ansie e tensioni, cattive giornate.
Come decidi obiettivi e strategie di gara, team, famiglia, amici, figure professionali?Negli ultimi due anni gli obiettivi principali sono stati i mondiali, Olanda 2015 e Spagna 2016. Dopo aver recuperato dal mondiale spagnolo ho deciso, insieme al mio coach Riccitelli, di preparare nel migliore dei modi il Passatore. La famiglia mi aiuta molto, assecondandomi in tutto...poi mia figlia Francesca mi da una carica e una motivazione in più, visto che è appassionata di questo sport. Inoltre ho degli amici unici che quando possono mi seguono sempre.”

Sembra essere in una botte di ferro Andrea, di suo ha il talento e poi ha una rete di persone che si preoccupano e si occupano di lui, questo è importantissimo potersi confrontarsi con altri, fidarsi e affidarsi a persone esperte, avere dalla parte sua la famiglia diventa importantissimo, l’affetto e il calore degli altri centuplica le energie soprattutto nei momenti difficili, le parole per andare avanti e superare momenti bui ti vengono dal cuore sottovoce e silenziosamente e l’effetto è potente. 
Gli amici diventano una marcia in più senti le loro energie che spingono da dietro ti fanno diventare più veloce e più leggero. Davvero una bella storia, benessere e performance, una tira l’altra, e poi si aggiungono convocazioni e maglie azzurre, presenze in nazionale e gare internazionali confronto con i più forti atleti italiani , europei e del mondo, l’esperienza che accresce consapevolezza, autoefficacia e resilienza.
Con l’esperienza è cambiato  il tuo modo di allenarti?Si, con l'esperienza ho imparato ad ascoltare il mio corpo e le mie sensazioni, se sento di essere stanco magari mi alleno meno intensamente, poi non faccio moltissime gare, questo per usurare il meno possibile il mio fisico.”

Con l’esperienza si ha più cura di se stessi, del proprio corpo, si vuol durare di più e al meglio, aumenta la sicurezza in se stessi e diminuisce l’allenamento quantitativo, i muscoli e la mente memorizzano gli allenamenti precedenti che restano in memoria.
Curi la preparazione mentale?A volte svolgo sedute di allenamento di 25km in un circuito da 1km, in modo da trovarmi in una condizione psicologica difficile. E' l'unica cosa che faccio per allenare la mente.”

Simulare il più possibile una gara, una situazione, un’esperienza è un buon allenamento mentale.
Quali sensazioni sperimenti prima, durante e dopo la gara?Fino a un anno fa il pre-gara era tremendo, già 3/4 giorni prima della gara sentivo la tensione; ultimamente ho migliorato anche questo aspetto e sono abbastanza tranquillo, quindi arrivo al giorno della gara molto più riposato. Durante la gara cerco solo di stare concentrato e di divertirmi.”

Si apprende su tutti gli aspetti della gara ma anche del pre-gara e del post gara.
Foto di Sandro Marconi (Scotrofo)
Si apprende a considerare che la gara non finisce all’arrivo ma bisogna occuparsi di se stesso anche dopo la gara, bisogna capire cosa serve dopo tanta fatica, riposo, cibo, affetto, incontri, così come bisogna capire cosa poter fare prima della gara, respirare, visualizzare, stare in silenzio, pensare alla figlia.
C’è una parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti?Penso non ci sia una frase o parola che possa aiutare, ci vuole tanta passione, grinta e determinazione.

Un’intervista ad Andrera è riportata nel libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline. 
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza. 
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
 

 

Matteo SIMONE 

Psicologo, Psicoterapeuta 

21163@tiscali.it +393804337230 

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