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giovedì 15 giugno 2017

E’ un mondo da sperimentare quello delle gare estreme, con attenzione


 
Sto approfondendo argomenti che hanno a che fare con la consapevolezza, la passione e motivazione, il mettersi in moto, il costruire mete, obiettivi, realizzare sogni. La gente non immagina minimamente quello che sperimentano coloro che si avvicinano a gare estreme.

Si sperimenta qualcosa che ha a che fare con la gioia di vivere, vivere intensamente, vivere situazioni forti, superare crisi e problemi, uscire dalle situazioni più disperate e più difficili. Tutto ciò diventa una palestra di vita, si trasferisce tutto nella quotidianità, si affronta la vita con più sicurezza, con meno ansie e paure, si riesce ad andare avanti con quello che c’è.

Si diventa più pazienti, insomma è un mondo da sperimentare quello delle gare estreme, da sperimentare gradualmente, con attenzione. Come tutte le cose ammetto che si corre dei rischi, si può osare, ci si può avvicinare al limite, ma bisogna far attenzione a non strafare.

Bisogna mettere in conto una buona preparazione fisica e mentale, una preparazione nutrizionale ma anche aver cura di se stessi, del proprio corpo, della propria salute. C’è tantissimo da approfondire su questi aspetti, ho scritto già due libri e ne ho diversi altri di prossima pubblicazione. Uno l’ho scritto con Daniele Baranzini e il titolo è Ultramaratoneta, un’analisi interminabile, è spettacolare. L’altro libro che ho scritto ha il titolo di Ultramaratoneti e gare estreme.

Sto approfondendo questo mondo sia direttamente sia avvicinandomi a queste persone e ho scoperto che lo sperimentarsi in queste gare estreme diventa un investimento in termini di arricchimento personale, incremento di consapevolezza, di autoefficacia e resilienza.

La gara più bella della mia vita è stata un Ironman, cioè 3,8km di nuoto, 180km di bici e 42,195 metri di corsa, non la giudico estrema, forse perché mi è andata bene, l’ho preparata bene.

In una gara di 24 ore su un circuito di 1,4km era tanta la tentazione di fermarmi, di riposare, di stendermi su un lettino, ma andavo sempre avanti attratto dalla conoscenza di me stesso, del mondo che mi circondava, del cambiamento della luce, con partenza alle 12 attraversando il tramonto, la notte e di nuovo il giorno, bevendo e mangiando qualcosa, cambiando i ritmi di corsa o di cammino ogni tanto, insomma un’esperienza che può essere definita estrema per chi è al di fuori di questo mondo, ma la considero arricchente, di conoscenza personale, di consapevolezza del tempo che passa e dello spazio che ci circonda.

Una gara che non sono riuscito a portare a termine è la Nove Colli Running della lunghezza di 202,4km e della durata massima di 30 ore, provata per tre volte anche se la prima volta era solo per approcciarmi senza pensare di portarla a termine, si tratta.

Niente di estremo perché, per quanto mi riguarda e per la maggior parte degli atleti, si tratta di essere in contatto con i propri mezzi, capacità, risorse e i propri limiti, andare avanti superando crisi e allucinazioni, elaborando problemi e risolvendo situazioni, conoscendo persone, culture e mondi.

Queste gare diventano viaggi dentro se stessi, di approfondimento, di conoscenza interiore.
Sono arrivato alla conclusione che sono importanti 4 aspetti da allenare. I preparatori atletici in genere si arrendono e si fermano alla maratona, giustamente sconsigliano i propri atleti di osare, di scegliere distanza più lunghe, ma l’essere umano vuole scoprire, vuole sfidare se stesso e in questo caso entra in gioco la mente che comanda o comunque si allea con il corpo ma anche con il cuore considerando l’importanza della forte passione e motivazione.

Quindi la preparazione mentale è importante, bisogna costruire l’obiettivo da raggiungere con una forte immaginazione, e con degli obiettivi intermedi, si cresce e si matura con l’esperienza di allenamento e di gare in situazioni le più difficili dal punto di vista di condizioni climatiche o dislivelli o anche routinarie come possono essere i circuiti o il treadmeal.

Ci sono tante tipologie e modalità di gare estreme, ci sono persone che corrono sul tradmeal per 48 ore o che corrono su circuiti per 10 giorni. Si arriva a pensare che se si vuole si può fare tutto, tutto sta a decidere e scrivere l’obiettivo e poi si prende la direzione per raggiungerlo, si sviluppa una grande forza mentale.

Il terzo aspetto importante è quello nutrizionale, bisogna conoscersi bene, sapere quello di cui si può aver bisogno come solidi o liquidi durante le lunghe distanze e le tante ore di sport, farsi guidare dall’organismo che può richiedere le sostanze più insospettabili come anche vino e birra durante le gare, pizza, bruschetta, di tutto di più, si tratta di gare dove l’impegno muscolare richiede l’affluenza di poco sangue ai muscoli, e quindi mentre si fa sport si può masticare e digerire utilizzando altre quantità di sangue in aiuto di altri organi quali l’intestino.

Il quarto aspetto l’ho definito autoprotezione e coccole, ecco perché ritengo che le gare estreme non sono per masochisti o altro, ma l’atleta deve sviluppare metodi e tecniche per occuparsi di se stesso del proprio corpo, attraverso massaggi, recuperi, ristori, fisioterapia, analisi mediche.

La mente deve solo essere presente con il corpo, qualsiasi cosa succede deve essere pronta a pazientare, esercitare l’attesa, l’attenzione e la focalizzazione per quello che si sta facendo, la mente sa che le crisi come vengono così se ne vanno, la persona si conosce bene riesce a distinguere messaggi del corpo che posso no sabotare o posso essere veri avvisi di malessere.

Si può mantenere la concentrazione per tutta una gara, senza farsi vincere dalla fatica e dalla paura di non farcela, focalizzandosi sul qui e ora, in questo momento, metro per metro, momento per momento, chilometro per chilometro, piccoli obiettivi, ristoro per ristoro, non pensando che la gara è lunghissima e difficilissima, bisogna solo avanzare un po’ per volta.

Si può tenere la mente allenata, esistono ad esempio degli esercizi oppure si può introdurre la meditazione, la visualizzazione, ancoraggi quali allenatore interno, squadra di allenatori interni, sviluppare immaginativamente leggerezza, forza, potenza.

Alcuni testi da consigliare.

Ultramaratoneti e gare estreme, Prospettiva editrice, Civitavecchia.
Chi sono gli ultramaratoneti? Cosa motiva questi atleti? Quali meccanismi psicologici consentono loro di affrontare gare estreme? Cosa li spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?

Ultramaratoneta. Un'analisi interminabile, Curatore: D. Baranzini, M. Simone, Edizioni ARAS.
Questo libro esprime il senso della corsa nelle lunghe distanze, per molte ore e tanti chilometri. L'opera è una sorta di fantastico saggio poetico frutto di dialogo e corrispondenza tra i due autori. Gli autori dialogano a distanza su quello che è il senso dell'ultramaratona: la lunghezza, il tempo, la fatica, la gioia, il dolore, per alcuni anche una "lucida pazzia". L'intento è di illustrare l'ultramaratona, un particolare vissuto di sport a volte considerato estremo, ai limiti della umana ragionevolezza. Daniele Baranzini si racconta attraverso la sua pianificazione e progettazione di lunghe gare da interpretare e portare a termine e Matteo Simone cerca di entrare nella psiche di Daniele alla ricerca di un senso. Daniele è pura corsa, senza corsa non può esistere. Il suo percorso è interminabile, come il titolo di quest'opera.

Inoltre è in uscita il libro Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edizioni-psiconline, 2017.
https://www.edizioni-psiconline.it/anteprime/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.html

 
Matteo SIMONE
www.psicologiadellosport.net/eventi.htm
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html

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