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lunedì 12 giugno 2017

Matteo Pigoni Una gara trail è una sfida tra me e l'ambiente dove gareggio

Matteo Simone 
 

La quinta edizione della Dolomiti Extreme Trail 2017, si è svolta tra venerdì 9 e sabato 10 giugno su tre tracciati, con partenza da Forno e arrivo a Pieve di Zoldo. 

La 103 Km, è stata vinta da Andrea Macchi ed Emanuele Ludovisi che dal quindicesimo chilometro hanno deciso di darsi una mano e tagliare il traguardo insieme dopo 14h12’, terza posizione Christian Insam, in 14h34’. La gara femminile è stata vinta dalla polacca Marta Wenta in 17h04’, che ha preceduto l’olandese Susan van Duijl 18h40’ e l’italiana Anne Marie Gross 19h06’.
La gara di 54 chilometri è stata vinta da Matteo Pigoni in 6h11’ che h a preceduto Fabrizio Puntel 6h49’ ed Enrico Bonati 7h16’. La spagnola Estelita Santin Fernandez 8h04’ ha vinto la gara femminile precedendo di un solo secondo Roberta Balcon 8h05’, terza Elisabetta Mazzocco 8h28’.
La 23km è stata vinta da Ruggero Berolo e Silvia Serafini.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Matteo Pigoni, vincitore della 54km, attraverso ad alcune risposte a mie domande post gara e anche di qualche anno fa.
Ciao, com'è andata? Soddisfatto?Per me è andata benissimo...sono molto soddisfatto.”
Avuto problemi, difficoltà?L’unico problema/difficoltà è stato il territorio...non ho corso tanto ultimamente sulle Dolomiti quindi dovevo stare molto attento.”
Sensazioni, emozioni?Sensazioni positive, il fisico sta bene, emozioni? Tante...quando corro su questi sentieri ci lascio il cuore.”

Questo è lo sport che vogliamo, non solo competizione pura, forza e resistenza, ma anche sentire e ascoltare il cuore, sentire la gara sulla pelle, emozionarsi attraverso il gesto sportivo a contatto con la natura, fatica ma con sentimento.
Hai scoperto qualcosa di stesso?Ho scoperto direi di no...però tutte le volte che salgo in questi luoghi provo invidia per gli abitanti.”
Gara di trail cosa significa per te?Per me una gara trail è una sfida tra me e l'ambiente dove gareggio...a volte vinco io e a volte lui.”
Come decidi obiettivi e strategie di gara: team, famiglia, amici, figure professionali?Decido sempre strada facendo...sono socio in un azienda di impianti elettrici, quindi i miei allenamenti sono proporzionali al lavoro che abbiamo.”
Con l’esperienza è cambiato  il tuo modo di allenarti?Certamente...da quando ho cominciato a praticare questa disciplina è cambiato tutto, arrivando poi da sport agonistici è proprio un modo diverso di pensare allo sport.”

Il trail diventa una filosofia di vita, il contatto con la natura, viaggi e competizioni da far conciliare, conoscenza del territorio e delle persone che siano atleti, familiari o popolazione locale.
Curi la preparazione mentale? No, non ho mai affrontato questo discorso.”
Hai un idolo, modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno?No, seguo parecchie imprese di atleti ma secondo me ognuno è fatto a modo suo...quindi io vivo nel mio mondo...senza seguire altri.”
C’è una parola o una frase detta da qualcuno che ti aiuta a crederci e impegnarti?Sinceramente tutte le volte che sono in crisi ripenso a quello che mi diceva mio Papà quando ero piccolo...così delle volte mi riprendo.”
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati o da realizzare?Prossimo obbiettivo Cortina trail...sogni? Un giorno mi piacerebbe finire il Tor....speriamo.

Il Tor è un sogno che Matteo rincorre da qualche anno, interessanti le sue risposte di alcuni anni fa che riporto di seguito.
La tua gara più estrema o più difficile?La più estrema il Mezzalama, gara di scialpinismo che si svolge da Gressoney a Cervinia passando per il Liskam e il Castore, chi conosce questi posti sa cosa vuol dire….la più difficile il Tor des Geants, gara che non sono riuscito a finire ma che mi ha aperto la mente ad altre sofferenze…

Il 2 maggio 2015, Matteo ha partecipato al Trofeo Mezzalama in squadra con Federico Celeghini e Daniele Pigoni. 
A settembre 2014 Matteo ha provato a correre il Tor des Geants non portandolo a termine.
Ti va di raccontare un aneddoto?Quando mi sono ritirato al Tor la mia famiglia c’è rimasta male, soprattutto il bimbo piccolo…dopo parecchi mesi, per la festa del papà mi ha fatto un biglietto con scritto ‘spero che quest’anno riesci a finire il Tor’.”
Hai un sogno nel cassetto?Finire il Tor…come vuole il bimbo.”
Qual è stato il tuo percorso per  diventare ultramaratoneta?Io ho cominciato dalla pista, per poi passare alla maratona, girando per il triathlon e duathlon per arrivare alle ultramaratone offroad…”
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?Tutte le gare a cui partecipo mi riempiono di adrenalina, a differenza della strada, il Trail ha mille incognite che ti fanno vivere gli allenamenti e le gare molto intensamente.”
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
Purtroppo sì, dopo che sono entrato in società nell’azienda dove lavoravo, il tempo è sempre meno, in più i figli crescono e hanno bisogno di più attenzioni, quindi la mia strada si sta rimpicciolendo sempre di più…”

Nella vita si hanno delle priorità, bisogna sapersi dividere tra lavoro, famiglia e passione, lo sport diventa una valvola di sfogo e svago, un qualcosa che ti rende felice, che ti mette alla prova, che ti permette di sperimentare, ma è importante avere i piedi per terra e considerare l’importanza del posto di lavoro da mantenere saldo per continuare a coltivare degnamente la propria passione e continuare ad avere una vita familiare dignitosa, così come diventano importanti le coccole fatte o ricevute, importante diventa la presenza nei confronti degli altri.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?Per mia fortuna no, anzi da quando pratico ultratrail e scialpinismo il mio fisico è cresciuto molto e ho trovato un bel equilibrio sportivo che mi permette tante cose…”
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?La passione che ho per la montagna… arrivare di corsa in posti naturalmente incontaminati….il brivido di raggiungere una vetta.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?La sfida con me stesso di dimostrarmi che nulla è impossibile…
Quale gara estrema ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?Non saprei, negli ultimi anni mi sono ricreduto molto sui miei obbiettivi, sto imparando molto e l’esperienza è una buona compagna di viaggio.”
C’è una gara estrema che non faresti mai?Sicuramente robe nel deserto, è un territorio che non mi ispira.”

C’è chi ama correre senza distinzione di percorso o gara, c’è chi predilige l’asfalto, c’è chi odia i circuiti, importante è la consapevolezza dei propri bisogni ed esigenze, stabilire propri obiettivi e mete e darsi da fare per raggiungere propri sogni.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?La lotta che ho da sempre col mio subconscio.”

La vita è fatta si sfide e ricerca di conoscenza nel profondo di se stessi ma anche di territori, la corsa di lunga di stanza e ultratrail permettono questo andare giù dentro se stessi e ritornare sempre più arricchiti, consapevoli, maturi, responsabili
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme?In pochi capiscono cosa faccio, ma vedo che rimangono ad ascoltarmi quando gli racconto le mie avventure, per me è una vera passione.”
Che significa per te partecipare a una gara estrema?Rimettermi in gioco con me stesso…”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Caparbietà.
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?La moglie è una santa che mi appoggia in tutto….lavorativa no comment.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?Niente, sono contento di tutto.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?Uso solo un integratore di ferro perché tendo a essere anemico, del resto cerco di alimentarmi correttamente.”
Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali?Da qualche anno mi affido al dott. Lodi che oltre alla prova sotto sforzo controlla gli esami del sangue e controlla, con l’ecografia, prostata, reni e tiroide….un ceck up diciamo

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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