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mercoledì 11 settembre 2019

Il mondo degli ultrarunner: persone bizzarre, sorprendenti e straordinarie

Matteo Simone 

Sto continuando ad approfondire il mondo degli ultrarunner fatto di fatica e soddisfazioni, programmi, obiettivi, percorsi, viaggi interiori. 

Sto continuando l'approfondimento sia in modo diretto, partecipando ad alcune gare, sia attraverso interviste, racconti e testimonianze da parte di atleti di queste discipline di sport di endurance e di ricerca personale.
Gli ultrarunner, persone che non si stressano ma partecipano e arrivano silenziosamente al traguardo incontrando tanta gente lungo i loro viaggi, i circuiti da ripetere tante volte. 
Sempre in cerca di podi ma non solo, a volte basta anche una medaglia, un attestato, a volte meglio di tutto sono le parole di stima e rispetto che si portano a casa perché ognuno fa il suo, con le proprie possibilità e modalità.
Chiamateli pure masochisti o incoscienti ma in realtà a spingere a fare sport di endurance come le ultramaratone, faticando, è il benessere che si sperimenta, un benessere particolare che agisce sulla testa e si diffonde per tutto il corpo e rimane ancorato nella propria anima come un'arma da utilizzare nelle situazioni più difficili emotivamente.
Cosa spinge a partecipare a ultra maratone, sudare, faticare? 
Certo non la performance ma la voglia di mettersi in gioco, di mantenersi in forma, rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e relazionare; la voglia di fidarsi e affidarsi a qualcuno che fa compagnia, che porge una bevanda, che aspetta.
Una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e corpo per provare a stare nel gruppo che contiene e sostiene, per non mollare, per occuparsi di se stessi e degli altri, per raccontarsi, per far parte di un gruppo, una squadra con progetti di gare, per ricordare momenti passati insieme, per condividere momenti, pregata fatti di viaggi e incontri, per superarsi, questo è lo sport che vogliamo che incrementa consapevolezza, autoefficacia, resilienza e spirito di squadra e appartenenza.
Chiamateli pure masochisti o incoscienti, ma in realtà quello che emerge dalle varie storie e testimonianze è che si tratta di un mondo fantastico e sorprendente, affascinante, accudente e protettivo. Si parla di scuola di vita, di una modalità di apprendere dall’esperienza dello sport.
Gli atleti sperimentano sicurezza nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi leader, aumenta autoefficacia nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, si scopre di possedere capacità insospettate.
Lo sport di endurance aiuta a sviluppare la resilienza. 
Chi sperimenta le lunghe distanze nello sport sa che per arrivare al traguardo bisogna essere creativi, allenati e pazienti ma anche molto resilienti, saper cercare dentro se stessi le risorse necessarie per percorrere anche gli ultimi metri e arrivare al traguardo.
Le esperienze di corsa di lunga distanza poi ti danno la consapevolezza che nella vita i problemi diventano più gestibili, affrontabili, risolvibili.

Matteo SIMONE  
380-4337230 - 21163@tiscali.it   
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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